sandokan Posted September 8, 2015 Report Share Posted September 8, 2015 (edited) Salve a tutti.Ho da poco terminato la lettura dell'interessante volume edito USMM "Eliso Porta, la mia guerra fra i codici ed altri scritti".Un libro senz'altro differente dal consueto, per l'argomento trattato: la crittografia.Questa scienza matematica, è divenuta piuttosto importante nella SGM soprattutto grazie alla efficiente organizzazione britannica Ultra nonchè quella statunitense di maggiori proporzioni. Il libro in effetti ricalca le memorie frammentarie lasciate dal Comandante Porta, che gli eredi hanno saputo ritrovare e riordinare. Pur non rivelando niente di particolarmente inedito nel settore, ampiamente studiato da autori di grande respiro, vi è una parte nel racconto, che ha destato il mio interesse ovvero la sequenza degli avvenimenti legati al combattimento, infausto per le armi italiane, della notte di Matapan, tra il 28 e 29 marzo 1941.Tra critiche, velate ed esplicite, formulate all'indirizzo dell'Amm. Iachino, vi sarebbe quella di aver ignorato o tenuto in minor conto o comunque sottovalutato, il traffico radio britannico che, per mole di messaggi, tipologia delle trasmissioni intercettate e vari dettagli, avrebbero ingenerato nel Porta la "sensazione fondata" di un complesso navale nemico di proporzioni maggiori dello stimato e, fatto importantissimo, in avvicinamento al complesso navale italiano. Questa deduzione probabilistica di "traffic analysis", sarebbe stata riportata direttamente a Iachino. All'apparenza si dovrebbe dedurre che questa tecnica di informazione, dedotta dalla analisi del traffico, non rientrasse nella "mentalità" dei vertici italiani se Iachino non la prese in considerazione, colpa che, a mio modesto avviso, assumerebbe carattere di maggiore gravità considerando che tale informazione proveniva dal nucleo intercettatori imbarcato, quindi senza ritardi o filtri inopportuni. Eppure, la tecnica di dedurre una qualche "sensazione" delle intenzioni nemiche, rilevando anche solo la mole e l'intensità delle trasmissioni radiotelegrafiche nemiche, aveva già una lunga storia, ben consolidata e nota.Questo fatto, se non cado in errore , di per sè mi lascia perplesso e non spiega la decisione di Iachino nel movimento navale. L'altro passo del libro che mi ha colpito riguarda quanto riportato a pagina 34 che qui cito testualmente per necessità: "...omissis...Questi registri (Nota extra citazione. Porta si riferisce ai brogliacci dove erano riportate le intercettazioni) ci riservavano ancora un dato molto utile per le operazioni future: riguardandoli nella calma del mio ufficio mi accorsi infatti che durante la notte sul 29, pochi minuti prima che la Divisione Cattaneo fosse distrutta dalle navi inglesi, una unità britannica (Nota extra citazione. Si trattava della Valiant?? ) aveva lanciato il segnale di urgenza "J 300 6". Secondo il <Libro dei segnali> (che stavamo ricostruendo) questo segnale significava: <Ho avvistato il nemico sul rilevamento di 300 gradi ed a distanza di 6 miglia>. Ora, sei miglia corrispondono a più di undici chilometri, ed io ben ricordavo che l'oscurità di quella notte non avrebbe potuto permettere un avvistamento a quella distanza. Né poteva trattarsi dell'avvistamento visivo di una luce male oscurata: sarebbe stata segnalata in modo differente. L'unica spiegazione possibile era che l'unità inglese che aveva fatto quel segnale fosse dotata di uno strumento in grado di "vedere" nella notte. Anche la Marina italiana aveva fatto prima della guerra alcuni esperimenti in quel senso, ma senza giungere a risultati di pratico impiego; era evidente che la Marina inglese invece c'era riuscita.Infatti era il Radar, che doveva giocare un ruolo così importante nel corso della guerra.Andai immediatamente a comunicare questa notizia all'Ammiraglio Iachino, che era ancora al Ministero, ed assieme ci recammo dal capo di Stato maggiore che dispose subito perchè fossero ripresi i precedenti esperimenti, per tentare di cosstruire qualcosa di simile.....omissis......in questa occasione venimmo a sapere che la Marina germanica aveva già da tempo realizzato, ed impiegava, degli apparati similari, ma non ce lo aveva mai comunicato - probabilmente per proteggerne il segreto....omissis..." Ebbene, secondo la mia impressione, da come ricostruisce gli avvenimenti il Porta, si evincerebbe che gli stessi siano stati "ricostruiti" molto tempo dopo, a giudicare dall'uso del termine "Radar", sconosciuto agli italiani (che per la RM erano gli RDT e per la RA erano Ra.Ri) almeno fino alla fine '43 - inizi '44; quindi suscettibili di ricordi imprecisi o comunque non più verificabili al momento ed in ogni caso non di prima mano. Inoltre, l'intercettazione del segnale "J 300 6", secondo il Porta riferendosi al Libro dei segnali (che però "stavamo ricostruendo", quindi incompleto), quel 6 significherebbe 6 miglia (nautiche) ovvero circa 11 chilometri. Fin qui tutto bene ma, l'autore non ci conferma la certezza della decifrazione ovvero che quel 6 siano Nautical Miles nella misura di distanza inglese. Se non erro, ma qui vi prego di illuminarmi, le misure di distanza, nella telemetria inglese dovevano essere espresse in Yard; se così fosse 6.000 Yard equivarrebbero a circa 5.846 metri. E quella distanza sarebbe perfettamente compatibile con sistemi ottici convenzionali.Se anche non fosse così, ovvero che siano stati effettivamente 6NM, è davvero inverosimile che la Royal Navy, adusa all'osservazione e tiro notturni da tempo, non potesse rilevare otticamente le navi italiane (e magari non viceversa per i più vari motivi meteo, posizione, contrasto luminoso etc)?Porta riferisce nei ricordi che quella notte vi era parecchia "oscurità" ma, non essendo addetto alle SDT o alle osservazioni telemetriche bensì all'intercettazioni crittografiche, come può esser sicuro che la visibilità fosse tale da non poter esser visti dagli inglesi a 11 chilometri?Ancora, perchè dopo tutto ciò pensare proprio a "un qualche strumento per vedere di notte", visto che dal racconto non si evince se la deduzione sia contemporanea al fatto o piuttosto una ricostruzione "sommando" conoscenze postume, e non pensare invece a più logiche (proprio visto il lavoro imbarcato del Porta) intercettazioni nemiche preventive nelle comunicazioni, come mi pare ci furono per parte degli operativi Luftwaffe e Regia Aeronautica e probabilmente Supermarina?Possibile che proprio uno specialista in intercettazioni e decrittazioni non pensasse minimamente alla cosa più ovvia, almeno all'apparenza?Infine, tra le perplessità che mi hanno colpito, nel racconto correlato e citato, si ha come l'impressione, ma esprimo dubbi da profano, che il Porta abbia quasi fornito a Iachino ed a Supermarina, la regina delle giustificazioni: gli inglesi avevano la "bacchetta magica" (radar), noi no!Quasi si intravedono i portagonisti correre dal CSM con la "quadra": ecco perchè abbiamo perso!Alla fine di questa lunga, spero non noiosa, tiritera, confido nelle vostre opinioni, più informate delle mie per sciogliere questi dubbi.Grazie , cordialissimi salutiTiberio Edited September 9, 2015 by Long John Silver formattazione Giuseppe Garufi, Long John Silver and Corto Maltese 3 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 9, 2015 Report Share Posted September 9, 2015 (edited) Debbo dire che, avendo trovato e fotocopiato il manoscritto di Eliso Porta (“La mia guerra fra i codici”) fin dagli anni 1970, ed esso mi servi per inserire gli elementi più interessanti sul mio libro del 1985 “Il Giallo di Matapan”. Nel complesso l’ho considerato un documento dal contenuto modesto, a volte banale, da disfarmene mantenendo soltanto le pagine che riguardavano La battaglia di Punta Stilo e gli avvenimenti di Gaudo e Matapan, che si trovano nelle mie cartelle sui due avvenimenti.Ho poi approfondito l’episodio nel mio secondo e più aggiornato e più completo libro “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”, del quale riporto, dalla mia minuta, quanto si svolse nella discussione tra il Comandante Porta e l’Ammiraglio Iachino nel pomeriggio del 28 marzo 1941:…… OMISSIS …… “Il fatto che l’ammiraglio Iachino, abbia dichiarato che egli basò la sua decisione di soccorrere il Pola su un apprezzamento della situazione fatto in precedenza, in pieno accordo con i suoi collaboratori, che escludeva per la 1a Divisione un incontro con forze nemiche soverchianti, non sembra alla luce dei fatti del tutto coerente, dal momento che ci fu anche chi espresse dubbi al Comandante Superiore in mare. Tali dubbi venivano proprio dalla persona che più di ogni altro in quel momento, a bordo della Vittorio Veneto, era in grado di valutare una situazione nemica che appariva incerta e per molti versi allarmante. Si trattava del capitano di fregata Eliseo Porta, capo del gruppo di crittografi della Sezione B di Maristat che, come sappiamo, erano stati imbarcati sulla nave ammiraglia della Squadra Navale proprio per interpretare più rapidamente sul posto le intercettazioni del nemico, captando e interpretando convenientemente i messaggi in codice. Dopo anni di silenzio Porta, nominato nel frattempo ammiraglio, scrisse nel 1960 una lettera all’ammiraglio Fioravanzo, allora Capo dell’U.S.M.M., nella quale affermava di aver comunicato a Iachino, nel pomeriggio del 28 marzo, “la sua sensazione che il grosso nemico fosse in mare”. Questa validissima testimonianza, fu contestata dall’ex Comandante in Capo della Squadra Navale, il quale nel 1968 chiese spiegazioni allo stesso Porta. Quest’ultimo rispose con lettera datata 22 giugno di quell’anno, ribadendo che la sua “sensazione che il nemico fosse più vicino di quanto in quel momento si pensasse in plancia Ammiraglio” si fondava su un’insieme di tanti elementi difficilmente definibili e misurabili derivanti dalle “intercettazioni radiotelegrafiche del nemico”, e quindi dalla “intensità dei segnali, arroganza ed urgenza dei trasmettitori delle navi ammiraglie, piccole deviazioni della procedura normale” e da altri indizi (21). _________________________ (21) - A.U.S.M.M., Corrispondenza coll’ammiraglio Iachino, fondo Scontri Navali e operazioni di guerra, b. 27, e Carteggio privato dell’ammiraglio Iachino. In un suo manoscritto inedito l’ammiraglio Porta ha scritto che l’ammiraglio Iachino, al quale si era presentato in plancia ammiraglio della Vittorio Veneto per esporgli la sua opinione sulla situazione, che si basava sull’insieme della “interpretazione r.t., lo stette a sentire, e poi lo congedò senza commenti”. Ed aggiunse: “Mi allontanai con la impressione che quel mio giudizio non andasse d’accordo con il quadro della situazione tattica che egli si era fatto, e che quindi egli pensasse che noi ci sbagliavamo, ciò che a rigor di termini poteva anche essere” Cfr, A.U.S.M.M., La mia guerra tra i codici (contrammiraglio Eliso Porta), fondo Informazioni sul nemico, b. 0.___________________________ Nel suo ultimo libro, “Il punto su Matapan”, Iachino ribatté che la sensazione vaga di Porta “non si basava su nessun serio elemento informativo” che potesse far capire che il grosso della flotta inglese fosse in mare. L’ammiraglio sostenne di non ricordare se a seguito dei dubbi di Porta fosse stato fatto, al termine dell’attacco aereo crepuscolare nemico, “un esame comparativo delle intercettazioni radiotelegrafiche di quella giornata”. Ma ammise che se un tale esame fu fatto esso ebbe in quel particolare momento “carattere sommario” e di esso non fu tenuto alcun conto. Ciò perché dai messaggi scrutinati non si poteva avere la sensazione “che fossero vicine le navi da battaglia di Alessandria”, ma solo i quattro incrociatori dell’ammiraglio Pridham-Wippell [Forza B della Mediterranean Fleet] che stavano tallonando la squadra navale italiana e la cui presenza, sostenne Iachino, “non destava preoccupazione”. Analizzando lo stesso argomento in “La sorpresa di Matapan”, Iachino era sembrato ancora più convincente nella sua versione dei fatti, espressa a posteriori e in modo a lui conveniente. Egli affermò di aver concluso il suo apprezzamento della situazione nella convinzione che le corazzate della “Mediterranean Fleet” “avrebbero logicamente evitato il combattimento di notte”. Quindi sicuro che gli stessi incrociatori britannici dell’ammiraglio Pridham-Wippell “non avrebbero ricercato il combattimento notturno” per “tenersi a rispettosa distanza” dalle navi italiane, Iachino sostenne di aver concluso il suo apprezzamento della situazione con la convinzione che l’unica minaccia che la 1^ Divisione Navale avrebbe potuto incontrare nella rotta per dare soccorso al Pola, sarebbe stata, al massimo, quella rappresentata dai quattro cacciatorpediniere della Forza B. Unità che probabilmente erano state inviate alla ricerca a rastrello nelle navi italiane subito dopo il calar della notte, ma che “non potevano costituire un ostacolo serio per lo ZARA ed il FIUME, scortati com’erano anch’essi da quattro ct. di moderna costruzione”, i quali “secondo le norme regolamentari di Squadra [sic], sarebbero stati tenuti in posizione di schermo avanzato rispetto agli incrociatori”, per proteggerli adeguatamente “da improvvisi incontri col nemico”. Per una maggiore comprensione dell’importanza delle informazioni ricevute dall’ammiraglio, circa gli spostamenti e la composizione della Mediterranean Fleet, vediamo ora quali furono le segnalazioni fatte pervenire in plancia ammiraglio della Vittorio Veneto, dai crittografi imbarcati della Sezione B dell’Ufficio Informazioni Estere di Maristat. Il capitano di fregata Porta, nella sua “Relazione sul servizio di intercettazioni per il Comando in Capo della Squadra dal 26 al 29 marzo 1941-XIX”, ha riferito di aver fatto pervenire all’ammiraglio Iachino, per iscritto o a voce, un totale di 113 comunicazioni, che riguardavano l’intercettazione di circa 1300 telegrammi inglesi. Di essi ne erano stati decifrati 93, dei quali 63 usando il cifrario aeronavale, 19 il cifrario di scoperta e 11 il libro dei segnali. Ovviamente la maggior parte di questi segnali si riferivano alle comunicazioni degli aerei nemici che, usando per le loro trasmissioni soprattutto il codice di scoperta senza sopracifratura e usando la tabella aeronavale del giorno, erano di più facile interpretazione. Per le comunicazioni delle navi britanniche venivano usati i seguenti manuali: il codice di scoperta, per gli avvistamenti del nemico ; la tabella aeronavale della giornata, per gli ordini agli aerei ; il codice tattico a tre lettere (E.L.S. – Estratto Libro dei Segnali) per lo scambio di comunicazioni di rotta, velocità e posizione tra i vari gruppi navali ; il libro dei segnali per le evoluzioni e le formazioni ordinate. Infine le comunicazioni tra la corazzata Warspite, nave Comando della Mediterranean Fleet, e le altre autorità della Royal Navy a terra, erano cifrate con il codice a quattro cifre, che risultava di difficilissima interpretazione. Parecchi dei segnali intercettati dai crittografi della Vittorio Veneto, che per stabilire le posizioni delle unità nemiche usavano la carta quadrettata inglese in loro possesso, riguardavano proprio le trasmissioni della Warspite che, impiegando l’onda ammiraglia oltre ad altre onde non identificate dai decrittatori del comandante Porta, aveva diretto le operazioni degli aerei imbarcati, dando ordini alla portaerei Formidable. Messaggi che poi i centri radiotelegrafici di Malta e di Alessandria provvedevano a ritrasmettere sulle onde generali e su onda Ammiraglia. I messaggi diramati dalle navi in mare erano invece ritrasmessi da Alessandria su onda ammiraglia. In particolare, per le comunicazioni veniva usata l’onda ammiraglia (m. 71,34), l’onda ammiraglia di riserva (m. 36,31), il radiosegnalatore (individuate la m. 162 e la m. 169), ed anche la radiofonia ; quest’ultima fu intercettata saltuariamente, con difficoltà e parole incomprensibili. Tra gli schemi dei segnali intercettati e parzialmente decrittati sulla Vittorio Veneto durante la giornata del 28 marzo ve ne furono ben dieci che riguardavano gli ordini operativi trasmessi dalla Warspite tra le ore 09.49 e le ore 22.32. Di essi particolarmente importanti, per far conoscere la posizione della corazzata nave ammiraglia della Mediterranean Fleet, la cui sigla “1JP” era conosciuta dai crittografi della Sezione B di Maristat, furono i seguenti: - Da 1JP [Warspite] a YY4 :........mia posizione 33°.......’ N. 25° (26°) ........’ E. -0849/28. Questo segnale fu ripetuto alle 08.59 con dati di posizione non identificati, tranne la latitudine che risultava sempre 33° N. - Alle 09.17 la Warspite ordinava all’ unità “WC0” (Formidable) di lanciare gli aerei ; quindi alle 09.25 inviò ad un incrociatore “B2K” un ordine operativo e alle 09.27 altro ordine operativo a tre unità “DDY“ “R2B” “5CQ”. - Alle 09.34 e alle 11.00 la Warspite dette nuovamente la sua posizione con dati non identificati, tranne nel primo segnale in cui si faceva nuovamente riferimento a latitudine 33° ; poi alle 12.15 trasmise nuovamente alla Formidable, comunicando : “Mia posizione 33°......25° (o 26°)......’ E - mia rotta e velocità....... - 1215/28”. - Alle 20.37 la Warspite inviò alle unità “D2M” e “DV5”, ritenute dai crittografi italiani probabili Comandi Complessi, un “Lungo segnale di formazione - Forse le disposizioni per la notte”. - Infine, alle 22.32 la corazzata britannica trasmise alla portaerei Formidable :“Mia posizione 25°.....’ E. - Mia rotta e velocità..... - 2232/28”. Altri messaggi inglesi intercettati e parzialmente decrittati, trasmessi da un ammiraglio non identificato - ma che era certamente Pridham-Wippell - furono i tre seguenti, dei quali il primo era diretto a un “Comando dipendente” - gli incrociatori della Forza B - e gli altri due a “nominativo collettivo”. - Alle 10.20: “Prendete posizione sul rilevamento 290° a distanza.........”. - Alle 19.50: “Velocità 20 nodi - Ore 1945 “dopo un minuto da l’esecutivo”. - Alle 20.15: “Velocità 15 nodi - 2013 (dopo un minuto da l’esecutivo). Rispondono tre unità o Comandi Complessi. Ricordiamo che questi tre ultimi segnali finirono per trarre in inganno il Comando della Squadra navale, che li interpretò come l’intenzione del nemico di interrompere l’inseguimento della flotta italiana e di rientrare alle basi. Da questa errata interpretazione, l’ammiraglio Iachino fu indotto a ritenere che per la 1a Divisione Navale non vi fossero grossi pericoli nel recarsi in soccorso al Pola, e che gli unici attacchi, facilmente contrastabili degli incrociatori di quella formazione navale, potevano derivare soltanto dai tre cacciatorpediniere che erano stati segnalati nel pomeriggio in uscita dal Canale di Cerigotto. Sebbene le molte responsabilità dell’ammiraglio Iachino, e le sue distorsioni dei fatti, fossero state messe impietosamente a nudo nel dopoguerra da una Commissione Inchiesta Speciale, l’ex Comandante in Capo della Squadra Navale continuò ad attribuire, invece, tutta la responsabilità a Supermarina, accusandola di non avergli inviato la sera del 28 marzo nessun “apprezzamento della situazione”. E per convalidare tale suo convincimento, che in parte era corretto, l’ammiraglio Iachino sostenne che quell’Alto Comando navale, al quale competeva “la condotta strategica dell’operazione”, avrebbe dovuto dargli maggiori informazioni dal momento che, attenendosi alle norme fissate dal Documento di Guerra D.G. 1, al Comandante Superiore in mare spettava solo la “direzione dell’azione tattica”. E’ infatti sintomatico quanto egli scrive nella sua opera “La sorpresa di Matapan”, nella quale sostenne che la sua decisione di inviare in soccorso del Pola la 1a Divisione, con messaggio compilato alle 20.38 ed arrivato a Roma alle 21.21, aveva avuto il tacito consenso di Supermarina. …… OMISSIS …… Naturalmente dalle scarse e particolarmente modeste e incomprensibili intercettazioni dei codici tattici britannici, tutti possono rendersi conto a quale livello erano le possibilità di conoscere ordini e intenzioni del nemico nel corso delle operazioni navali. Nulla a che vedere che le precise e dettagliatissime informazioni che il Servizio crittografico britannico era invece in grado di fornire in continuazione ai comandi operativi. Per questo a me sembra che il tentativo di rivalutare le decrittazione del Servizio Crittografico di Maristat, stampando il dattiloscritto di Porta, sia stato fatto al solo scopo di far apparire le nostre intercettazioni più importanto di quanto in effetti erano.Insomma né è uscita l’opinione, espressa del Signor Cernuschi e tanto apprezzata in Marina, che decifravamo meglio degli inglesi. Francesco Mattesini Edited September 9, 2015 by Long John Silver Formattazione sandokan, Giuseppe Garufi and Long John Silver 3 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted September 9, 2015 Author Report Share Posted September 9, 2015 Ringrazio Francesco Mattesini per quanto espresso pazientemente, in maniera più che dettagliata, riguardo la dinamica di quei momenti.Ne esce sicuramente un quadro sulla situazione della catena decisionale che rivela e conferma, a mio avviso, un clima di incertezza diffusa, pur nella falsa convinzione di sicurezza dello Iachino, che il complesso nemico fosse "gestibile" e comunque non preoccupante.Stupisce ancora la convinzione dell'Ammiraglio italiano che le navi britanniche avrebbero certamente evitato uno scontro notturno.In base a quali dati d'esperienza poteva formulare un tale convincimento Iachino?Eppure la condotta della RN era già verificata come "alquanto aggressiva", senza riguardo per le condizioni meteo o di luce. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted September 9, 2015 Report Share Posted September 9, 2015 Com'e' noto, la squadra italiana non si era mai addestrata al combattimento notturno, e non si sapeva come asservire i proiettori alle centrali di tiro. Quindi probabilmente si dava per scontato che gli inglesi fossero altrettanto arretrati di noi. Non c'era solo il problema della patria di Marconi che non aveva coltivato i primi studi sulla radiolocalizzazione, mentre inglesi, tedeschi, americani, giapponesi lo avevano fatto. Il nostro ritardo tecnologico era ad ampio spettro. sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted September 9, 2015 Author Report Share Posted September 9, 2015 Com'e' noto, la squadra italiana non si era mai addestrata al combattimento notturno, e non si sapeva come asservire i proiettori alle centrali di tiro. Quindi probabilmente si dava per scontato che gli inglesi fossero altrettanto arretrati di noi. Non c'era solo il problema della patria di Marconi che non aveva coltivato i primi studi sulla radiolocalizzazione, mentre inglesi, tedeschi, americani, giapponesi lo avevano fatto. Il nostro ritardo tecnologico era ad ampio spettro.A ragione della sospensione delle ricerche del prof. Ugo Tiberio ed altri sui radio localizzatori, non mi spiego perché il Porta , nell' esame degli intercettati, correli il messaggio di scoperta britannico al possesso di un qualche dispositivo di visione notturna e da lì al possesso del RDT. Chiamandolo radar egli ci indica aver scritto le memorie con le conoscenze posteriori al 43-44. Come fece a correre con Iachino dal CSM e dedurre che gli inglesi usavano il radar e dare direttive per la ripresa degli studi, pur tardivi? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 9, 2015 Report Share Posted September 9, 2015 (edited) Francesco, ai centrato il problema. Infatti, più che il manoscritto di Porta "La mia guerra tra i codici", scritto a posteriori e quindi quando si conosceva tutto su Matapan e non gli so deve dare grande importanza, é invece rilevante, per comprendere quanto era accaduto nelle reali modeste decrittazioni, la “Relazione sul servizio di intercettazioni per il Comando in Capo della Squadra dal 26 al 29 marzo 1941-XIX”., presentato a Iachino dallo stesso Porta pochi giorni dopo il rientro a Taranto della azzoppata corazzata VITTORIO VENETO. Franco Edited September 9, 2015 by Francesco Mattesini sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 9, 2015 Report Share Posted September 9, 2015 (edited) Sempre dal mio libro di Matapan: “Alle 22.00 [del 28 marzo 1942] circa, a bordo della Vittorio Veneto fu notata per qualche secondo una luce, ritenuta l’accensione di un proiettore, molto lontano verso nord-nordest, che l’ammiraglio Iachino ritenne appartenere al gruppo dei tre cacciatorpediniere nemici usciti dallo Stretto di Cerigotto, con rotta verso ponente probabilmente per attaccare la sua corazzata, che in quel momento si trovava già oltre 40 miglia a nordovest dal Pola. Poi alle 22.25 fu intercettato dalla Vittorio Veneto il segnale radiotelegrafico trasmesso da una unità navale nemica, con sigla HS, che segnalava ad una unità con sigla UF: “J-300=6”. Segnale che decrittato dopo qualche giorno a Roma [Maristat], aveva il significato “Apparati r.t. indicano che unità di superficie si avvicinano alla flotta sul rilevamento 300° e a distanza di 6 miglia - 2121/28/3”. Infine, alle 22.30 apparvero di poppa, verso levante, vampe d’artiglieria di grosso calibro e bagliori di proiettili illuminanti e ciò dette l’impressione che il combattimento si svolgesse nelle vicinanze, mentre in realtà esso si verificava a 30 miglia di distanza. Vedendo le sagome delle unità della 3^ Divisione, che seguivano la Vittorio Veneto, profilarsi nettamente sui bagliori, l’ammiraglio Iachino chiese al Trieste e allo Zara se erano attaccati. Il primo incrociatore rispose negativamente mentre dal secondo non arrivò nessun segnale. Una volta che furono cessati i bagliori, verso la mezzanotte, il Comandante in Capo della Squadra Navale fece trasmettere a Supermarina il seguente messaggio (vedi Documento n. 125) : “VITTORIO VENETO per SQUADRA - 33876 (alt) Prima Divisione mentre trovavasi ore 2230 presso POLA per assistenza è stata lungamente impegnata con forze nemiche (alt) Non ho notizie perché non risponde alle chiamate R.T. - 223728”.” Come si vede non occorreva conoscere quanto scritto a posteriori dal Comandante Porta sugli avvenimenti di Matapan, dal momento che nel mio libro, “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”, è tutto riportato con estrema precisione e con ricerche basate su documenti dell’epoca mantenuti segreti nella inaccessibile stanza rossa dell’Ufficio Storico della Marina Militare. Evidentemente qualche grande copiazzatore, giocando sull'ambiguo, si é voluto fare bello presso le Superiori Autorita, trovando tra gli ignari creduloni un terreno fertile. Franco Edited September 15, 2015 by Corto Maltese Editato post Giuseppe Garufi and sandokan 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Platon Alexiades Posted September 10, 2015 Report Share Posted September 10, 2015 Dear Franco, Francesco and Sandokan, I have not read Porta's book and I am not an expert on the battle of Matapan (not enough submarine operations for me!) but I would like to make the following observation: some time in or after June 1944, Porta offered his services to the British and provided a list of 95 signals [available at TNA] deciphered by his team on Vittorio Veneto during the battle of Matapan which I assume is available in the Italian archives. The signal J 300 6 is not included - I assume because it was deciphered after the battle - I think it correctly refers to 300 degrees - 6 miles and not 6,000 yards (usually distance in signals were given in miles not thousands of yards. Yards would be used in reports but seldom in signals). Perhaps a signal from HMS Orion? In any case I do not see any signal which was deciphered in time that could have saved Admiral Cattaneo and his ships. Campioni did not have enough information from Porta's efforts to realize the danger he was in. Best regards, Platon sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 10, 2015 Report Share Posted September 10, 2015 (edited) Dalla mia minuta su Matapan: “Alle 20.25, mentre la nave ammiraglia Orion accostava per 310°, forse ritenendo quella direttrice di marcia la più diretta [delle navi italiane] verso il porto di Taranto, il suo apparato radar, di tipo molto vecchio e capace di esplorare solo in direzione della prora, ottenne un contatto, percependo la presenza di una nave alla distanza di 6 miglia. (9) Nello stesso tempo il Gloucester avvistava, sempre di prora a dritta “qualcosa di oscuro e basso sull’acqua” alla distanza di circa un miglio, ma sul momento non lo segnalò all’Orion. Quest’ultimo ordinò di ridurre la velocità della Forza B a quindici nodi, e per diciotto minuti tenne quel rilevamento sotto controllo constatando trattarsi di una nave isolata, ritenuta “più grande di qualsiasi incrociatore”, che appariva “ferma o a lento moto” ; elementi che furono confermati per radio anche dall’Ajax, che disponeva del più efficiente apparato radar tipo 279. (11) ___________________ (11) Tra le navi britanniche partecipanti all’operazione soltanto quattro possedevano a quell’epoca il radar. Di esse, a differenza di quello fisso montato sull’Orion, la Formidable, la Valiant e l’Ajax disponevano del più moderno apparato tipo 279. Esso aveva il vantaggio di essere dotato, a similitudine dei Dete tedeschi, di antenna rotante, capace di rilevare la presenza di aerei alla distanza massima di 90 miglia e di navi fino alla linea dell’orizzonte.____________________ “Per le 20.33 - ha scritto Pridhem-Wippel - l’ORION era a meno di tre miglia e mezzo da detta nave, che allora, a causa delle sue dimensioni, credevo essere la nave da battaglia colpita. Essa non era ancora visibile”. Ma che potesse trattarsi della Vittorio Veneto non era poi del tutto certo ; se lo era, sostenne il Comandante della Forza B, “essa era sistemata” ; e se non lo era, bisognava riprendere il contatto” con quella corazzata. Ragion per cui egli decise di aggirare da settentrione quello scafo immobile, mantenendosi fuori vista, ed aumentando la velocità a venti nodi, lasciò il compito di finire quel primo bersaglio ai cacciatorpediniere delle tre flottiglie del capitano di vascello Mack, due delle quali, la 14^ e la 2^, con lo stesso comandante delle siluranti avevano nel frattempo sopravanzato la squadra da battaglia dell’ammiraglio Cunningham.” In definitiva. Se il vice ammiraglio Pridham-Wippel avesse ordinato ai suoi incrociatori di attaccare il Pola la 1^ Divisione Navale sarebbe stata messa in grado di invertire la rotta, ma il Comandante della Forza B decise che il compito di affondare quell’incrociatore italiano venisse svolto dai cacciatorpediniere del Comandante Mack, e così le navi di Cattaneo finirono in bocca alle corazzate dell’ammiraglio Cunningham. Nello stesso tempo se il messaggio “J-300=6”, trasmesso dall’incrociatore Orion, la nave di Pridham-Wippel, fosse stato decifrato subito e non a distanza di giorni, Iachino avrebbe appreso della minaccia avvertendo immediatamente Cattaneo. Ma occorre considerare che decifrare, nei ristretti limiti di tempo un messaggio trasmesso con codice operativo inesistente nel libro dei segnali britannici in possesso dei crittografi italiani della Sezione B di Maristat imbarcati sulla Vittorio Veneto, era praticamente impossibile. Franco Edited September 10, 2015 by Long John Silver Formattazione sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 15, 2015 Report Share Posted September 15, 2015 (edited) Ho notato una considerevole differenza nel segnale “J 300 6” trasmesso dall’incrociatore britannico Orion, a cui nel dopoguerra avanzato il comandante Porta, basandosi evidentemente nei suoi ricordi, ha dato il significato “Ho avvistato il nemico sul rilevamento 300 gradi ed a una distanza di 6 miglia”. In realtà iI capitano di fregata Porta, nella sua “Relazione sul servizio di intercettazioni per il Comando in Capo della Squadra dal 26 al 29 marzo 1941-XIX”, aveva portato all’attenzione dell’ammiraglio Iachino il seguente testo trasmesso dall’unità UF ossia l’Orione: “J-300=6”, segnale che era stato decrittato da Maristat alcuni giorni dopo il rientro il porto delle navi italiane e che aveva il significato: “Apparati r.t. indicano che unità di superficie si avvicinano alla flotta sul rilevamento 300° e a distanza di 6 miglia - 2121/28/3”. La differenza tra i due messaggi è significativa, perché senza il trattino (-) dopo la lettera J e il segno uguale (=) prima del numero 6, il messaggio sarebbe stato incomprensibile per gli stessi operatoti britannici che lo avrebbero ricevuto. Inoltre si specifica che non si è trattado di avvistamento ma di rilevamenti di “Apparati radiotelegrafici” di navi che si avvicinavano alla flotta britannica. Evidentemente erano le unità della 1^ Divisione dell'ammiraglio Cattaneo. Ciò dovrebbe far comprendere che non si può dare fiducia a chi scrive a posteriori, senza aver prima consultato i documenti originali. In questo caso ha sbagliato il comandante Porta e ha sbagliato chi ha consigliato la pubblicazione del suo dattiloscritto “La mia guerra tra i codici”, senza prima aver consultato un esperto. Sarebbe bastato leggere quanto sull’episodio è riportato nel mio libro “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”. Francesco Mattesini Edited September 15, 2015 by Corto Maltese Editato il post sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted September 15, 2015 Author Report Share Posted September 15, 2015 In effetti, riprendendo il magnifico testo del Mattesini relativo a quegli eventi, non si può che riscontrare come, i fatti documentati e ivi riportati costituiscano quanto di più dettagliato ricostruibile in merito alla sequenza dell'intercettazione britannica della squadra dell'Amm.Cattaneo.Ho altresì compreso come le misure in distanza fossero espresse in NM differentemente da come usualmente indicato per le stazioni di tiro in yard. Anche così però, non mi spiego come abbiano potuto il Porta e Iachino, nonchè il CSM dedurre nell'immediato, che gli inglesi avessero operativi degli apparati RDT (RaRi per la RA) o Radar per i britannici, a meno di confermare una notorietà, almeno in certi ambienti verticistici, di quei dispositivi, seppur del tutto sottovalutati. Continuo ad interrogarmi come potessero, i vertici della RM illudersi di poter affrontare il confronto con l'avversario, evitando scontri notturni, vista la conclamata inferiorità organizzativa ed addestrativa italiana al riguardo.Credo sia verosimile affermare che le lezioni, tragiche, apprese in tante occasioni abbiano stimolato un progresso delle armi italiane che però, irrimediabilmente in ritardo sui tempi, non poteva certo divenire operativamente efficace prima della fine '43 - inizi '44; malauguratamente in ogni settore bellico.Una constatazione che lascerebbe basito qualsiasi analista esperto, figurarsi un semplice neofita come me.Una ultima richiesta di chiarimento che vorrei esprimere riguarda le "luci o segnali o fanali di mischia", riguardo le manovre della squadra di Mack, che non essendo accese al momento opportuno, avrebbero ingenerato alcuni iniziali dubbi sulle posizioni britanniche del nemico. In cosa consistono tali segnali?Vi ringrazio tutti per le dettagliate e cortesissime risposte.Con simpatia, Tiberio Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 16, 2015 Report Share Posted September 16, 2015 (edited) Caro Tiberio, "Luci o segnali o fanali di mischia": Erano fanali a luce colorata che accesi durante gli attacchi ravvicinati notturni del naviglio di superficie, col cannone e col siluro, permettevano di riconoscere le navi amiche da quelle nemiche, in modo da evitare errori. Franco Edited September 16, 2015 by Francesco Mattesini sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted September 16, 2015 Author Report Share Posted September 16, 2015 Grazie nuovamente carissimo Franco. Avevo ipotizzato ovviamente una simile possibilità e grazie alla Tue delucidazioni, ora le dinamiche mi sono più chiare. E' davvero interessante seguire in dettaglio le azioni navali, devo dire molto più affascinanti di quelle aeree, forse perchè in quelle si sente proprio "l'uomo (di mare)" di fronte all'avversario e agli elementi naturali!Cordialissimi saluti Tiberio Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 16, 2015 Report Share Posted September 16, 2015 (edited) Affinché ognuno si faccia un’idea sulle modeste, incomplete, imprecise e confuse intercettazioni delle trasmissioni britanniche la sera del 28 marzo 1941 da parte dei crittografi della Sezione B del comandante Porta imbarcati sulla corazzata Vittorio Veneto, riporto quanto segue, dal Documento “Relazione Servizio intercettazioni RT”, trasmesso il 9 aprile 1941 da Maristat al Reparto O.A. Ufficio Piani: 1950/28 – Da Ammiraglio inglese a nominativo collettivo.Velocità 20 nodi = Ore 1945. Dopo un minuto da l’esecutivo. 2015/288 – Da Ammiraglio inglese a collettivo (rispondono 3 unità o Comandi complessi).Velocità 15 nodi – 2013 (dopo un minuto dà l’esecutivo). 2025/28 – Da Alessandria a 2 aerei ed alla base di Scaramanga.N. 179 – Gli aerei X e L (presumibilmente due “Sunderland” siano pronti alle 05,30 di domani.Gruppo orario 1942/28 ora intercettazione 2015/28. 2150/28 – Da Alessandria ad aereo o Comando aereo.N. 178 – Seguito mio 173 – Domando se l’aereo N. è arrivato. Per questa notte non è richiesta altra azione da parte di Suda-Gruppo orario 1930/28 ora intercettazione 2142/28. 2245/28 – E’ stata intercettata la seguente comunicazione da Maristat Informazioni a Rodi:“Rilevamenti r.g. [radiogoniometrici]:Alle 18,35 nominativo 3CT in 35°10’N. 22°30’E. AltAlle 17,45 nominativo 1JP in 34°50’N. 23°10’E.Gruppo orario 2330/28 [ossia trasmesso da Maristat quando il combattimento tra le corazzate britanniche e gli incrociatori italiani era già terminato].Note. Il nominativo 3CT corrisponde all’aereo che ha segnalato la formazione del nostro gruppo. Il nominativo 1JP corrisponde al Comando in Capo in mare [corazzata Warspite]. 2245/28 – Da Ammiraglio inglese [Cunningham] a collettivo.“Destroyer attack” – 2239/28 (da subito l’esecutivo). [Ossia è il momento in cui la Warspite conclusa l’azione di fuoco incrociatori Zara e Fiume ordina l’attacco ai quattro cacciatorpediniere che scortavano le corazzate]. 2345/28 Da ammiraglio inglese a Unità non identificata.Ho avvistato 3 Incr. Sul rilevamento 240°… (segue la posizione ecc. che non è stata coperta da altre trasmissioni.Gruppo orario 2230/28 ora intercettazione 2255/28. 2245/28 – Da unità navale non identificata ad altra unità.Accostate per contromarcia di ….. gradi – verlocità 28 nodi (da subito l’esecutivo).Gruppo orario 2339/28. Sperò che nessuna sostenga che erano questi i successi crittografici della Sezione B del comandante Porta a Matapan. Come poteva essere aiutato l’ammiraglio Iachino se nei messaggi mancava la composizione delle forze nemiche, i loro precisi movimenti, le posizioni esatte in cui si trovavano ? La amara verità è che, nonostante qualche illuso, non eravamo riusciti ad entrare nei codici navali britannici, e procedevamo solo per indizi, non riuscendo a capire quello che effettivamente veniva trasmesso, giustificando il tutto con “Il telegramma è indecifrabile” oppure che vi erano “parole indecifrabili”. Lo stesso valga per tutte le altre operazioni navali italiane che si erano svolte precedentemente e successivamente alla battaglia di Matapan. Spero che quanto ho riportato sia compreso da coloro che mal consigliati vorrebbero riscrivere la Storia, stampando un brogliaccio che già a suo tempo avevo ritenuto, per il suo modesto contenuto informativo nel campo operativo, di nessuna utilità. Francesco Mattesini Edited September 17, 2015 by Long John Silver formattazione sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted September 16, 2015 Report Share Posted September 16, 2015 (edited) Per chi volesse avere un’idea di quale sia stata, per conoscere le intenzioni delle forze dell’Asse, l’importanza delle decrittazioni dei messaggi ULTRA e la loro distribuzione: http://www.uboatarchive.net/AdmiraltyMessage.htm Il fronte di riferimento è l’Atlantico dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America. Il periodo parte da gennaio 1942 e si conclude con il giugno 1945. Franco Edited September 17, 2015 by Long John Silver formattazione sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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