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NELL’80° ANNIVERSARIO DELLA “RESA INCONDIZIONATA” DELL’ITALIA AGLI ANGLO-AMERICANI E LE SUE TRAGICHE CONSEGUENZE


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Roatta é riconosciuto da tutti, anche dagli anglo-americani quando si trovava a Brindisi, come il  più intelligente ufficiale dell'Esercito italiano. Solo che fu lui a convincere il Re Vittorio Emanuele a fuggire da Roma, anche se non sapevano dove andare, per poi scegliere la Puglia, la sola lingua della penisola controllata ancora dagli italiani e dove erano sbarcati gli inglesi. MacMillan ha considerato Roatta intelligentissimo ma anche "un viglicco nato".

Quanto ai crimini in Iugoslavia, ricordo che i soldati italiani catturati dai comunisti Titini, venivano segati vivi. Me lo ha confidato, dato che lavoravo allo SME, chi in Iugoslavia ci aveva combattuto contro quei banditi, che paragonandoli ai nostri comunisti dovremmo considerare combattenti per la libertà?  Ma ricordate le Foibe?

Mario Roatta, Comandante della 2^ Armasta Iugoslavia, fu sostituito nel comando dal generale Vittorio Ambrosio, e dopo quella guerra schifosa, come per Roatta, anche  Ambrosio i Titini volevano che fosse condannato a morte.

 

Edited by Francesco Mattesini
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Leggo nella voce dedicata a Roatta dalla Treccani:

Insieme al re, a Badoglio, al capo di stato maggiore generale Vittorio Ambrosio e agli altri generali al vertice delle forze armate Roatta ebbe gravi responsabilità nella gestione dell’armistizio firmato con gli anglo-americani a Cassibile il 3 settembre e reso noto l’8. Lasciò i comandi e le truppe senza chiare direttive, e quindi in balia dell’ex alleato germanico, né predispose alcuna azione adeguata per difendere Roma, dove pure i rapporti di forza avrebbero permesso una resistenza antitedesca (peraltro prevista dagli accordi con gli Alleati, pronti all’invio di una divisione aviotrasportata). Anzi, il 9 settembre ordinò al corpo motocorazzato del generale Giacomo Carboni di ripiegare su Tivoli e subito dopo si mise in salvo raggiungendo via mare Brindisi insieme al re e ai suoi familiari, a Badoglio e agli altri esponenti militari e del governo.

https://www.treccani.it/enciclopedia/mario-roatta_(Dizionario-Biografico)/

Nella bibliografia della voce c'è:

Fonti e Bibl.: Roma, Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito, Archivio storico, Direzione generale per il personale militare, stato di servizio n. 6617; Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, Carteggio riservato, b. 73, f. 525: R. gen. M.; Ministero della Difesa, Stato maggiore dell’esercito, Ufficio segreteria e personale, b. 21; Presidenza del Consiglio dei Ministri, f. 1.2.1. 29441/1: Generale M. R. - evasione ospedale di Roma; Roma, Archivio della Camera dei deputati, Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti, Documenti ministero Affari esteri, Processo R., 107/4; Il processo R., Roma 1945; A.M. Brondi, Un generale e otto milioni di baionette, Roma 1946; C. Conti, Servizio segreto. Cronache e documenti dei delitti di Stato, Roma 1946; Il processo Carboni-R. L’armistizio e la difesa di Roma nella sentenza del tribunale militare, s.l. 1949; F. Borsato, La leggendaria fuga del generale R., Roma 1965; L’Italia dei quarantacinque giorni. Studio e documenti, Milano 1969.

E. Ni., R., M., in Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, V, Milano 1987, pp. 207 s.; M. Legnani, Il «ginger» del generale R. Le direttive della 2a armata sulla repressione antipartigiana in Slovenia e Croazia, in Italia contemporanea, dicembre 1997 - marzo 1998, nn. 209-210, pp. 156-174; R.P. Domenico, R., M., in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia - S. Luzzatto, II, Torino 2003, pp. 532 s.; C. Di Sante, Un generale all’altezza dei tempi: M. R., in Gli italiani in guerra. Conflitti, identità, memorie dal Risorgimento ai nostri giorni, IV, t. 2, Il ventennio fascista: la seconda guerra mondiale, a cura di M. Isnenghi - G. Albanese, Torino 2008, pp. 442-449; U. Munzi, Il generale. La storia misteriosa di M. R., Costabissara 2009.

Poi ho trovato questo link:

https://www.roma8settembre1943.it/i-personaggi/i-personaggi-di-parte-italiana/gen-c-a-mario-roatta/

 

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2 ore fa, Francesco Mattesini ha scritto:

Roatta é riconosciuto da tutti, anche dagli anglo-americani quando si trovava a Brindisi, come il  più intelligente ufficiale dell'Esercito italiano. Solo che fu lui a convincere il Re Vittorio Emanuele a fuggire da Roma, anche se non sapevano dove andare, per poi scegliere la Puglia, la sola lingua della penisola controllata ancora dagli italiani e dove erano sbarcati gli inglesi. MacMillan ha considerato Roatta intelligentissimo ma anche "un viglicco nato".

Quanto ai crimini in Iugoslavia, ricordo che i soldati italiani catturati dai comunisti Titini, venivano segati vivi. Me lo ha confidato, dato che lavoravo allo SME, chi in Iugoslavia ci aveva combattuto contro quei banditi, che paragonandoli ai nostri comunisti dovremmo considerare combattenti per la libertà?  Ma ricordate le Foibe?

Mario Roatta, Comandante della 2^ Armasta Iugoslavia, fu sostituito nel comando dal generale Vittorio Ambrosio, e dopo quella guerra schifosa, come per Roatta, anche  Ambrosio i Titini volevano che fosse condannato a morte.

 

Roatta fu sostituito al comanda della 2^ Armata dal generale Mario Robotti.

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Sia sulla Treccani che sul sito Roma 8 settembre Roatta è considerato responsabile dell'omicidio dei fratelli Rosselli.

Su questo argomento esiste l'ottimo libro di Mimmo Franzinelli (storico di sinistra) "Il delitto Rosselli" di cui ricopio la mia recensione su Amazon.

"La cosa più interessante è la ricostruzione della situazione politica in Francia negli anni '36 '37.
Una situazione di guerra civile strisciante come in Italia nel '22 o in Spagna nel '35.
Interessante anche le vicende successive dei membri della Cagoule, certi nelle SS a combattere in Russia, altri nella resistenza.
Ho l'impressione che il libro sia stato scritto per provare le responsabilità italiane, ma conclude onestamente che non ci sono prove.
Naturalmente c'erano contatti tra i servizi informazione italiani e la Cagoule, ma non risulta ci fossero ordini o indicazioni, sicuramente non da alto livello.
I Rosselli non erano un pericolo per il governo italiano e il delitto fu controproducente."

Buffo che l'unica altra recensione di tale Maurizio P. da un giudizio completamente opposto:

"Documentatissimo e molto puntuale ricostruisce con molta precisione la catena di comando che ha determinato la scelta di far assassinare i due italiani a capo della formazione Giustizia e Liberta' oppositori del fascismo per mano dei fascisti della Cagoule francese in cambio di armi italiane per la guerra di spagna."

Scoraggiante, compratevi il libro, leggetelo e ditemi cosa ne pensate.

Comunque Roatta non c'entrava, era in Spagna sotto falso nome e comandante del SIM solo come copertura.

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Su Roatta sono state scritte delle verità ma anche tante inesattezze.  La notte dell'8-9 settembre si rese conto che le forze tedesche, con forze inferiori a quelle italiane ma superiori in qualità di organizzazione e mezzi da combattimento, che Roma non avrebbe retto al loro urtò, e che pertando occorreva decidere se combattere nella Capitale, generando lutti e distruzioni, oppure lasciare Roma ai tedeschi e ritirarci in qualche posto, il più possibile sicuro.

Quando Roatta disse al Re e ai Capi Militari presenti a Palazzo Caprara che i tedeschi disponevano di 600 carri armati, mentre invece non erano più di un centinaio compresi i cannoni d'assalto, Roatta, appoggiato da Badoglio, disse che occorreva che Sua Maesta si mettesse in salvo. Dove ancora non lo sapevano, ma intanto decisero tutti di raggiungere come prima tappa Pescara.

La colonna del RE, costituita da sette macchini e due autoblindo di scorta, fu la prima a partire intorno alle 04.30 del 9 settemb5re; seguirono a gruppetti, il generale Ambrosio, l'ammiraglio De Courten , il generale dell'Aeronautica, Sandalli e il generale Roatta. Quest'ultimo dopo aver dato  ordini per non difendere Roma che neppure firmo.

Infine, provò a raggiungere la colonna reale anche  il generale Carboni,  senza riuscirvi, perché arrivato a Carsoli, che era il punto di riunione di tutti quei tragici personaggi, non trovò nessuno.  Pertanto  Carboni rientrò nella capitale, dove mise in movimento, la Divisione corazzata ARIETE e, con un improvviso colpo di audacia, tentò di accerchiare i paracaduristi tedeschi a sud dei Roma

 Ma arrivata, da Guidonia, a Ciampino  la colonna di carri armati, cannoni semoventi e mezzi meccanizzati di tutti i tipi, che prima non erano stati impiegati, il generale Carboni dovette interrompere quell'interessante manovra offensiva per il sopraggiungere dell'Armistizio, firmato a Frascati presso la sede di Comando del geniale feldmaresciallo Kesselring, che nel frattempo, per non combattere in città, aveva fermato la 3^ Divisione Motorizzata, a nord di Roma, alla Storta e all' Olgiata

Nel frattempo i paracadutisti tedeschi della 2^ Divisione, dopo la fuga degli italiani a porta San Paolo, si trovavano a Via dell'Impero (oggi Via dei Fori Imperiali), e addirittura, provenendo dalla Casilina, alla Stazione Termini.

E' stata da parte italiana una vera deblacle. La peggiore della nostra Storia. E lo ripeto, assumendone tutte le responsabilità: ma quale primo combattimento della resistenza italiana ?

Edited by Francesco Mattesini
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Adesso tutti criticano come si sono comportati Re, Governo e militari in occasione dell'armistizio, ma nessuno ha il coraggio di dire cosa si doveva fare di diverso.

Pensiamo concretamente come sarebbe andata se si fosse deciso di difendere Roma: morti, distruzioni e alla fine sconfitta degli italiani, qualche generale fucilato dai tedeschi, il Re prigioniero importante trattato coi guanti in Germania come Horty, Petain, Laval.

Sarebbe stato meglio?

Ma soprattutto quanti delle forze armate italiane avrebbero combattuto?

Gli ufficiali superiori erano prevalentemente monarchici e avrebbero ubbidito, ma ufficiali inferiori e truppa erano in maggioranza fascisti e fino al giorno prima erano stati bombardati da propaganda che attribuiva le peggiori nefandezze agli angloamericani ed esaltava l'amicizia con i tedeschi. 

Se costretti avrebbero combattuto facendo il minimo indispensabile, se possibile sarebbero scappati.

C'era il precedente della Sicilia, dove Pantelleria e Augusta si erano arrese prematuramente e le divisioni costiere al primo combattimento si erano sciolte come neve al sole.

Indicativo quanto accadde a mio padre, sergente pilota in aeronautica.

L'otto settembre era a Roma in albergo con mia madre, il mattino presto del 9 si presentò in divisa al suo reparto all'Aeroporto dell'Urbe; il suo superiore gli disse di mettersi subito in borghese e di andarsene e questo sicuramente prima che potesse aver ricevuto la notizia dell'armistizio con i tedeschi firmato a Frascati.  

 

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E' la verità, caro Castiglioni. Dovunque i soldati tedeschi attaccassero, i reparti italiani si arrendevano, tranne qualche piccola eccezione. Sulla via Ostiense e a Caracalla si sono immolati soltanto i carristi.

I fanti hanno combattuto bene soltanto al ponte della Magliana, mentre a Porta San Paolo, assieme a quattro civili, sono scappati.

E' mortificante  pensare poi a quello che é accaduto nel resto d'Italia, nei Balcani e anche nel Dodecaneso. 650.000 prigionieri finiti a lavorare o in campo di concentramento nei territori tedeschi, e a loro non era permesso di scappare durante i bombardamenti, restavano al posto di lavoro assieme ai soldati di guardia.

A Roma é andata meglio, perché nell'accordo fatto per la resa della Capitale, per la sua importanza strategica, in quel momento vitale per i tedeschi che si trovavano nel sud-italia, il feldmaresciallo Kesselring permise a tutti i militari di mettersi in borghese entro un raggio di 50 chilometri dalla Capitale, e per questo fu rimproverato a Berlino dall'OKW, che avrebbe voluto tutti i soldati italiani fossero trasferiti in Germania con treni dai vagoni blindati.

Ma come si dice, il fine giustifica i mezzi, e Kesselring permise alla Germania di mantenere il controllo di gran parte dell'Italia fino al 28 aprile del 1945, quando i tedeschi, cominciarono a ritirarsi, con il permesso degli anglo-americani fissato a Caserta prima del 25 aprile.

A questo punto i partigiani parteciparono per tre giorni "all'alba della radiosa liberazione" (parole di Peppone nel film Don Camilli), che si svolse soltanto in alcune grosse città del nortd Italia. Ma, a parte alcune scaramucce, non si ebbe alcun combattimento con i tedeschi, mentre invece cominciò la spietata caccia al fascista.

Chi continuò a combattere fino all'ultimo furono i soldati italiani dei "Gruppi da Combattimento".

La X MAS del comandante  Borghese fu protetta dagli attacchi dei partigiani, quasi tutti di reparti comunisti, dai finanzieri di Milano, che costituiron, armi alla mano, una catenas di sorveglianza intorno alla caserma, fino a quando non arrivarono gli americani.

Francesco

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Dalle nostre poltrone in stanze rinfrescate o riscaldate è facile pontificare, piegando alla propria ideologia gli eventi storici.

Qualcuno che resistette ai Tedeschi, pagando con la vita, ci fu. Ad esempio, il colonnello Luigi Lusignani, che tenne duro insiemi ai suoi uomini fino al 25 settembre, abbandonato da Badoglio e dallo SME. 

https://www.combattentiliberazione.it/m-o-v-m-dall8-settembre-1943/lusignani-luigi

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Lusignani_(militare)

https://www.movm.it/decorato/lusignani-luigi/

 

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41 minuti fa, Giuseppe Garufi ha scritto:

Dalle nostre poltrone in stanze rinfrescate o riscaldate è facile pontificare, piegando alla propria ideologia gli eventi storici.

Qualcuno che resistette ai Tedeschi, pagando con la vita, ci fu. Ad esempio, il colonnello Luigi Lusignani, che tenne duro insiemi ai suoi uomini fino al 25 settembre, abbandonato da Badoglio e dallo SME. 

https://www.combattentiliberazione.it/m-o-v-m-dall8-settembre-1943/lusignani-luigi

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Lusignani_(militare)

https://www.movm.it/decorato/lusignani-luigi/

 

Io sto solo cercando di far capire come era la situazione reale, perché nella narrazione corrente si lascia pensare, anche senza dirlo esplicitamente, che la difesa di Roma fosse possibile.

Nessuno nega che ci siano stati episodi di resistenza, diciamo pure eroici, ma sono stati episodi isolati.

Achille aveva raccolto diverse testimonianze su come si erano comportati gli equipaggi della marina al momento dell'armistizio e diceva che, a parte qualche caso di scelta ideologica convinta da una parte o dall'altra, la scelta era dipesa più che altro dalle circostanze.

Lusignani sicuramente avrà ritenuto che la difesa fosse possibile, che quindi non ci fosse ragione di arrendersi e probabilmente aveva ragione. Sul sito wikipedia c'è scritto "abbandonato da Badoglio", ma non è vero.

Dal diario di Roatta si scopre che si era cercato di aiutare le guarnigioni isolate sulle isole greche mandandogli rifornimenti, appoggio navale o eventualmente riportandoli in Italia, che le forze italiane avevano i mezzi per farlo, ma che gli angloamericani posero il veto a qualsiasi attività.

Così le guarnigioni sulle isole furono lasciate al loro destino.

All'armistizio Lusignani si trovava in condizioni di resistere ed ha resistito; forse davanti a forze tedesche preponderanti si sarebbe arreso. Le circostanze appunto.

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La Divisione "Friuli" in Corsica e a Bastia; il comandante Fecia di cossato con la torpediniera Aliseo e le batterie dell'Esercito sempre a Bastia; i carri del 33° Reggimento cavalleria e il generale Bellomo a Bari (poi fucilato dagli inglesi senza che i suoi colleghi potessero farci nulla, dato che ormai non comandavano più nulla), sono episodi che vanno ricordati, assieme ad altri di minore importanza. Ma tutti gli altri di una Forza Armata che aveva alle armi almeno 2.000.000 di uomini ?

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2 ore fa, Francesco Mattesini ha scritto:

mentre a Porta San Paolo, assieme a quattro civili, sono scappati.

Saranno scappati ma non subito di fronte all'albergo dove erano i miei ci fu un combattimento con almeno un soldato italiano morto. Nella loro stanza trovarono un proiettile entrato dalla finestra sulla strada, le persiane erano chiuse, i vetri aperti. In quel momento i miei erano prudentemente sul retro dell'albergo.

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10 minuti fa, Francesco Mattesini ha scritto:

La Divisione "Friuli" in Corsica e a Bastia; il comandante Fecia di cossato con la torpediniera Aliseo e le batterie dell'Esercito sempre a Bastia; i carri del 33° Reggimento cavalleria e il generale Bellomo a Bari (poi fucilato dagli inglesi senza che i suoi colleghi potessero farci nulla, dato che ormai non comandavano più nulla), sono episodi che vanno ricordati, assieme ad altri di minore importanza. Ma tutti gli altri di una Forza Armata che aveva alle armi almeno 2.000.000 di uomini ?

Nei casi di resistenza da te citati (Corsica, Bari) gli italiani avevano di fronte forze tedesche deboli e avevano ragionevoli possibilità di resistere. Come dicevo più che l'eroismo contano le circostanze.

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2 ore fa, Francesco Mattesini ha scritto:

il feldmaresciallo Kesselring permise a tutti i militari di mettersi in borghese entro un raggio di 50 chilometri dalla Capitale

Però dei militari graziati da Kesserling non tutti si salvarono.

Il 9 o più probabilmente il 10 settembre i miei presero il treno per tornare a nord. A Bologna la stazione era bombardata, il treno si fermò alla periferia sud e dovettero fare 20 km a piedi per prendere l'altro treno che partiva alla periferia ovest. Allontanati da Roma alle fermate intermedie aspettavano i soldati tedeschi che arrestavano gli sbandati. Mio padre in giacca e cravatta viaggiando con moglie e bagagli (con la pistola in dotazione nella valigia) non ebbe problemi, ma molti soldati erano vestiti sommariamente e avevano ancora le scarpe della divisa; erano disperati ma nessuno poteva aiutarli.

Furono facilmente identificati, arrestati e saranno finiti internati in Germania.  

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Potrei capire far scappare il Re ed il suo discendente per assicurare la continuità dello Stato. Non capisco e non condivido per nulla la vergognosa fuga di capo del Governo, Ministri, Stati Maggiori, Ufficiali di "taglia alta", lasciando senza ordini chiari le Forze Armate, alle mercè di qualunque nemico, vecchio o nuovo. Mi auguro che si sia trattato soltanto di viltà, di inadeguatezza al ruolo, e non di connivenza, complicità o altro con i Tedeschi.

Vi aspettate sinceramente che in una situazione del genere con i capi fuggiti, nascosti, scomparsi, l'Esercito potesse resistere, si sono adeguati a quelli che sembravano i veri ordini: scappate a casa, se non potete arrendetevi al primo che passa.

Per questo parlo di forca per Badoglio, Roatta e Carboni, viltà o tradimento non cambia nulla.

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