Francesco Mattesini Posted November 24, 2016 Report Share Posted November 24, 2016 (edited) RISOLTO IL MISTERO DELL’AFFONDAMENTO DEL SOMMERGIBILE GUGLIELMO MARCONI ? Durante l’inseguimento e l’attacco dei sommergibili tedeschi e italiani contro il convoglio HG.75, partito da Gibilterra il 22 ottobre 1941, diretto a Liverpool, Betasom, il Comando dell’11° Gruppo Sommergibili di Base a Bordeaux, impiegò nell’operazione il GUGLIELMO MARCONI, l'ARCHIMEDE, il GALILEO FERRARIS e l'AGOSTINO BARBARIGO. Di essi il FERRARIS (capitano di corvetta Filippo Flores) fu affondato il 25 ottobre dal cacciatorpediniere Britannico LAMERTON (capitano di corvetta Hugh Crofton Simms), mentre del MARCONI non si seppe più nulla e la sua fine è rimasta un mistero mai, fino a ora, dipanato. Il sommergibile MARCONI, sulla base dell’ordine di operazione n. 81 in data 29 settembre 1941-XX con protocollo n. 582/SRP di Betasom, lasciò la base di La Pallice il 5 ottobre per raggiungere, con rotta diretta per parallelo dalla fine della rotta di sicurezza il meridiano 12°. Quindi raggiunse la Zona 1, compresa fra i meridiani 9° e 10° ovest e fra i paralleli 40°42’Nord, con lo scopo di attaccare il traffico navale nemico sulle coste settentrionali della costa portoghese, proveniente dall’Inghilterra. Dopo cinque giorni di permanenza nella zona assegnata, evitando di farsi avvistare navigando durante le ore diurne in immersione e durante le ore notturne in emersione, il MARCONI, conformemente a quanto era fissato nell’ordine di operazioni, si spostò a nord delle Isole Azzorre, nella Zona A compresa fra i meridiani 20° e 24° ovest e i paralleli 38° e 40° nord. Nessun particolare scambio di comunicazioni si svolse sino al giorno 16 ottobre, quando Betasom ordinò al MARCONI e FERRARIS di spostarsi su nuove posizioni di agguato, per operare contro il traffico nemico nelle zone a nord delle Azzorre fra i meridiani 20° e 40° ovest. Nella stessa zona il 20 ottobre avrebbe dovuto arrivare il sommergibile BARBARIGO, che però partì da La Pallice (alla foce della Gironda il fiume che conduceva alla base di Bordeaux) con un ritardo di due giorni per riparare una sopraggiunta avaria che lo aveva costretto a rientrare in porto. Alle 19.15 del 22 ottobre Maricosom, il Comando in Capo della Squadra Sommergibili, comunicò l’uscita da Gibilterra del convoglio HG.75 (17 navi mercantili e 13 unità di scorta) e ordinò ai sommergibili MARCONI e ARCHIMEDE di raggiungere nuove posizioni di agguato alla velocità di 10 miglia, e alle 12.00 del giorno 23, di proseguire a velocità di crociera, nella speranza di “ricercare, segnalare, attaccare” il convoglio ad iniziare dall’indomani. Alle posizioni di agguato cui partecipò l'ARCHIMEDE, che trovandosi a ponente dello Stretto di Gibilterra diretto in Mediterraneo fu trattenuto in Atlantico su richiesta di Betasom autorizzata da Supermarina, ricevendo l’ordine dal capitano di vascello Polacchini di trovarsi al tramonto del 23 ottobre in una posizione di probabile passaggio del convoglio. Si aggiunse alla ricerca, dal 26 ottobre, anche il BARBARIGO, che fu mantenuto in posizione di attesa nella zona a ovest-sudovest dell’Irlanda, dove il convoglio si sarebbe dovuto trovare al tramonto del medesimo giorno. Tra il 24 e il 30 ottobre, per ordine di Betasom le zone di agguato furono continuamente cambiate entro settori definiti, in conformità agli spostamenti del convoglio britannico diretto a Liverpool alla velocità media di 7-8 nodi. In più occasioni, tra il 23 e il 28 ottobre, l’HG.75 fu attaccato con successo da cinque U-boote tedeschi del Gruppo “Breslau” (U-71, U-83, U-202, U-563, U-564), che inizialmente dislocati a ponente dello Stretto di Gibilterra, tra la costa meridionale della Spagna e la costa del Marocco, stavano inseguendo il convoglio, con l’appoggio della ricognizione aerea che, di base a Merignac (Bordeaux), trasmetteva per i sommergibili segnali direzionali radiogoniometrici. Invece, nonostante il continuo cambiamento di posizioni ordinato da Betasom, che continuamente fu tenuto informato sulle posizioni e rotte del convoglio britannico dagli aerei tedeschi a grande autonomia FW.200 del 1° Gruppo del 40° Stormo (I./KG.40) e dal Comando degli U-boote (B.d.U.), nessun attacco realizzarono i quattro sommergibili italiani, dei quali, come detto, il 25 ottobre andò perduto il GALILEO FERRARIS. Alle ore 10.41 il FERRARIS (tenente di vascello Filippo Flores) stava portandosi in superficie sul punto d’incontro con il convoglio britannico segnalato da Betasom, e attendeva le ore 12.00 stabilite per intercettare le comunicazioni radiogoniometriche trasmesse da un aereo tedesco FW.200 del I./KG.40. Trovandosi a 240 miglia per 280º da Capo San Vicenzo, il sommergibile fu avvistato e attaccato da un idrovolante Catalina (AH538) del 202° Squadron della R.A.F. di Gibilterra, pilotato dal comandante del reparto maggiore Norman F. Eagleton. Il velivolo britannico era stato scambiato per l’atteso FW.200. Il comandante Flores non si rese conto del suo errore fino a quando l’aereo britannico attaccò con due bombe di profondità, che pur cadendo vicine al sommergibile non esplosero. Nel successivo mitragliamento il FERRARIS riportò danni allo scafo e, a causa di una pericolosa perdita di olio che avrebbe fatto rilevare la sua posizione, Floris decise di non immergersi. Poco dopo, sulle segnalazioni del Catalina che aveva mantenuto il contatto con il sommergibile, sopraggiunse nella zona a grande velocità il cacciatorpediniere LAMERTON (capitano di corvetta Hugh Crofton Simms), che individuato il FERRARIS alle ore 12.00 aprì il fuoco con il pezzo prodiero “A” da 120 mm. Il sommergibile rispose al fuoco con il cannone da 100 mm, ma essendo stato colpito a prua da un proietto, e dovendo combattere in condizioni di netta inferiorità, il comandante Flores, per evitare la cattura del FERRARIS ordinò di autoaffondarlo; ciò avvenne nel punto lat. 37°25’N, long. 14°33’W. Il LAMERTON recuperò l’equipaggio meno cinque uomini, tra cui due ufficiali, andati perduti con il sommergibile. L’indomani 26 ottobre, alle ore 13.00, il MARCONI trasmise l’avvistamento del convoglio, con velocità 7 miglia, in lat. 38°45’N, long. 16°55’W, posizione che Betasom ritenne attendibile in base alle notizie precedenti. Ma alle 17.45 il sommergibile perse il contatto, ma poiché nello stesso tempo un aereo tedesco FW.200 del I./KG.40 cominciò a trasmettere segnali RG sulla posizione del convoglio nemico, il MARCONI trasmise a Betason “la propria posizione e il rilevamento goniometrico dei segnali RG”. Poiché anche l’ARCHIMEDE aveva fornito le stesse informazioni, Betasom ordinò ai sommergibili di ricercare ed attaccare il convoglio, trasmettendo appena a contatto rilevamenti RG, altrimenti di passare, a iniziare dalle ore 20.00, su nuove posizione ordinate, con inizio all’alba del 27 ottobre. Alle 18.20 del 26, Betasom ordinò al MARCONI: “Date bollettino meteorologico et condizioni di mare”. Il sommergibile rispose alle 19.15 che vi era “mare mosso” e “cattiva visibilità tutto coperto”. Alle 06.00 del 27 ottobre, durante lo spostamento su nuovi settori di ricerca, il MARCONI comunicò di avere avvistato due cacciatorpediniere, e alle 09.15 lo segnalò a Betasom, ma non fece riferimento ad alcun attacco subito. Dopo aver segnalato di avere avvistato alle 05.15 del 28 ottobre tiro illuminante a grande distanza, alle 11.30 il MARCONI, in seguito a richiesta di Betasom, comunicò di trovarsi in lat. 42°55'N, long. 21°55'W. In quel momento, in base alle segnalazioni radiogoniometriche del sommergibile tedesco U-564 (tenente di vascello Reinhard Suhren), che teneva il contatto con l’HG.75 assieme all’U-563 (sottotenente di vascello Klaus Bargsten), il convoglio risultava essere in lat. 42°15’N, long. 21°45’W, vicino alla posizione trasmessa dal MARCONI Dal sommergibile seguì il silenzio, e quindi nessuna risposta alle chiamate ripetute continuamente da Betasom, che inutilmente stava cercando di mettersi in contatto anche con l’affondato FERRARIS. Il MARCONI, distintosi per l'affondamento in Mediterraneo del cacciatorpediniere inglese Escort, e in Atlantico di sette navi mercantili per 19.887 tsl, si perse con cinquantanove uomini dell'equipaggio, e tra di essi non fece ritorno il capitano di corvetta Livio Piomarta, che fu poi decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. Avendo il proprio sommergibile in arsenale per lavori, Piomarta si era offerto di sostituire nel comando del MARCONI il tenente di vascello Mario Pollina che si era ammalato. La Commissione d’inchiesta Speciale (C.I.S.) della Marina, nella sua in esattissima Relazione sulla perdita del MARCONI datata 25 luglio 1947, in cui ha fissato la perdita del sommergibile addirittura al 26 ottobre, dopo aver fatto una breve storia del comandante Piomarta, lo ha considerato “una delle figure più meritevoli di esaltazione e di ricordo”. In realtà, da quanto risulta nel messaggio di Betasom n. 92621, trasmesso a Maricosom e a Supermarina il 17 settembre 1941, l’autorizzazione ad impiegare Piomarta nel comando del MARCONI, pronto per missione alla fine del mese, in sostituzione di Pollina indisponibile per due mesi, era stata proposta dall’ammiraglio Parona, ma soltanto per la “prossima missione”. In base a questo movimento autorizzato da Roma, era rimandato il trasferimento in Mediterraneo del FERRARIS, il sommergibile di Piomarta, al quale l’ammiraglio Parona proponeva di assegnargli il comando del nuovo grande sommergibile oceanico Ammiraglio Saint Bon che, entrato in servizio il 12 giugno 1941, a Betasom si riteneva di poter impiegare in Atlantico. Secondo le MIE ricerche si deve ritenere che il MARCONI sia andato perduto nel corso di una caccia iniziata subito dopo la sua ultima trasmissione del 28 ottobre per l’attacco del cacciatorpediniere britannico DUNCAN. Alle 12.30 su indicazione di un contatto radio (onda 8,520 Kilocicli) in approssimativamente lat. 42°N, long. 21°W, intercettato alle 12.14 al radiogoniometro HF/DF dallo sloop Rochester(capitano di corvetta Conway Benning), indicante la presenza di un "sommergibile italiano" che da qualche tempo stava seguendo il convoglio, il DUNCAN del capitano di corvetta Arthur Nichol Rowell, che avendo necessità di rifornirsi aveva ricevuto l'ordine di raggiungere Gibilterra, diresse verso la posizione segnalata, e diciannove minuti dopo, alle 12.33, avvistò l’unità subacquea a una distanza di circa 6 miglia. Aumentata la velocità a 26 nodi raggiunse la posizioni in cui il sommergibile si era prontamente immerso, e ne iniziò la ricerca con l’asdic. Ottenuto il contatto con il sommergibile in profondità, alle 12.47 il DUNCAN riduse la velocità a 15 nodi, e alle 13.00 iniziò l’attacco lanciando sul rilevamento asdic un primo pacchetto di cinque bombe di profondità. Dopo questo primo attacco, alle 13.04, dal cacciatorpediniere furono viste in acqua piccole macchie di olio dalla densità sottile. Ma poi, mentre si preparava il secondo pacchetto di cinque bombe di profondità, l’asdic si guastò completamente, e la causa del danno fu scoperta per una frattura nel cavo con la cabina dell'oscillatore. Alle 13.09 il DUNCAN, per realizzare il secondo attacco, aumentò la velocità per poi sganciare a caso le cinque bombe regolate per grande profondità con un intervallo di caduta di sette secondi. Circa due minuti dopo che le cariche di profondità erano esplose, una vasta bolla d'aria fu osservata alla superficie del mare. Alle 13.24 il DUNCAN realizzò il suo terzo attacco nel punto della bolla d’aria sganciando una singola carica di profondità regolata alla quota di 500 piedi (152 metri). La posizione dell’attacco avvenne vicino alla piccola macchia di olio rilevata dopo il primo attacco. Al 1340 due piccole esplosioni subacquee, distanziate di due secondi, furono sentite a bordo del DUNCAN. Riparato lo scandaglio acustico che a iniziare dalle 15.35 era nuovamente operativo, il DUNCAN fu raggiunto dal cacciatorpediniere LAMERTON del capitano di corvetta Hugh Crofton Simms, che dopo aver affondato il FERRARIS stava rientrando nel convoglio da un rifornimento a Porto Delgada (Azzorre); ma la ricerca del sommergibile, iniziata dalle due unità alle 13.45, non ebbe successo, e alle 17.00, non avendo ottenuto alcun contatto asdic, la caccia durata quattro ore e mezzo fu abbandonata dai due cacciatorpediniere per raggiungere il convoglio. Trattandosi di un" sommergibile italiano", come scrisse la Sezione Storica dell'Ammiragliato britannico all'Ufficio Storico della Marina Militare (lettera H.S.L. 129/58 del 31 dicembre 1958), non poteva essere che il MARCONI, ma all'epoca dai due enti storici non fu compreso. Ecco il testo originale dalla lettera H.S.L. 129/58: “At 1214/28 October an Italian submarine, call-sign 67N [segnale di chiamata 67/N], was placed by W/T in approx 42° N, 21° W and 19 minutes later (1233/28) the destroyer DUNCAN attacked a submarine contact with depth charges, results not known. The DUNCAN reported having first sighted the submarine on the surface six miles away”. Occorre precisare che l’orario usato dalle navi britanniche in quella zona dell’Atlantico era un’ora indietro rispetto a quello italiano e tedesco. Pertanto le 12.33, ora dell’inizio dell’attacco del DUNCAN al MARCONI, corrispondeva a Betasom alle ore 13.33. E’ anche fermamente da escludere che l’attacco del DUNCAN possa avere avuto come obiettivo l’ARCHIMEDE, l’altro sommergibile italiano che si trovava a sud del convoglio HG.75, poiché, come risulta nella relazione del capitano di vascello Paladini n. 714/SRP, “alle 12.30 comunica di aver subito caccia prolungata, riportando leggere avarie. A richiesta dà la sua posizione: lat. 41°05’N. long. 21°55’W, che è a 90 miglia a sud del previsto”. In queste condizioni, all’ARCHIMEDE, che era ad almeno 60 miglia dalla posizione del MARCONI, anche se avesse spinto le macchine alla massima velocità consentita dal mare grosso (12 nodi ?), navigando sempre in superficie, ci sarebbero volute cinque ore per raggiungere la posizione di attacco del DUNCAN, e a quel punto, nonostante le sollecitazioni di Betasom, difficilmente il sommergibile avrebbe potuto raggiungere il convoglio che si trovava molto più avanti. Mentre le due navi scorta britanniche, dopo l’attacco e la permanenza in zona per controllare l’effetto del loro attacco, dirigevano a forte velocità per ricongiungersi al convoglio HG.75, lo sloop Rochester ottenne un nuovo contatto al radiogoniometro HF/DF su una trasmissione radio proveniente dal settore sinistro. Allora il DUNCAN e il LAMERTON furono diretti via radio a caccia di un sospettato sommergibile, ma la ricerca non portò a nessun contatto e conseguentemente le due unità guerra raggiunsero l’HG-75 poco prima della mezzanotte del 28 Ottobre. Questo secondo sommergibile doveva essere l’U-564 che alle 12.35 aveva dato la posizione del convoglio in lat. 39°05’N, long. 20°05’W con rotta 330° e continuava a trasmettere segnali radiogoniometrici direzionali per i sommergibili italiani. Dai diari dei due sommergibili tedeschi del Gruppo “Brenslau” risulta che, avendo attaccato con successo nella notte e al mattino del 24 ottobre, affondando il cacciatorpediniere COSSAK (U-563) e i tre piroscafi CARSBRECK, ARIOSTO e ALHAMA(U-564), ed essendo rimasti senza siluri, essi avevano continuato a inseguire il convoglio, per portare a contatto l’U-432 (tenente di vascello Heinz-Otto Schultze), che arrivando da nord e attaccando alle 05.08 del 28 ottobre affondò il piroscafo britannico ULEA. L’attaccò, con lancio dei siluri in superficie, passò inosservato e il sommergibile non fu scoperto ne rintracciato dalle unità di scorta. Risulta poi che l’U-563 perse il contatto alle ore 12.30 del 28, quando emergendo l’HG.75 non era più in vista, mentre lo stesso giorno l’U-564 continuò a trasmettere gli spostamenti del convoglio fino alle ore 20.00, quando iniziò la navigazione di rientro alla base. Occorre dire che su una segnalazione del B.d.U. (che alle ore 11.30 del 28 ottobre dava il convoglio in lat. 39°55’N, long. 20°15’W, rotta Nord), alle 14.00 Betasom aveva trasmesso ai sommergibili di raggiungere nuove posizioni per intercettarlo. Al MARCONI fu comunicato di portarsi in lat. 40°25’N, 20°45’W, ma è difficile che in quelle ore il sommergibile, probabilmente in immersione sotto attacco, abbia potuto ricevere quell’ordine, al quale non dette il ricevuto. Perdurando il silenzio del MARCONI e anche del FERRARIS alle 16.00 del 31 ottobre Betasom, nella speranza di poter ottenere risposta e nell’eventualità che essi potessero essere in condizioni di ricevere e di non trasmettere per avarie agli apparati trasmittenti, chiese a tutti i sommergibili in mare di eseguire controlli agli apparati radiotelegrafici e di dare la loro posizione in condizioni di mare favorevoli. Rispose soltanto il BARBARIGO, dal momento che l’ARCHIMEDE rimase silenzioso fino alle 07.15 del 4 novembre, quando segnalò che sarebbe rientrato alla base per il mattino del 5. Il silenzio dell’ARCHIMEDE, che al pari degli altri tre sommergibili italiani non riuscì ad effettuare alcun attacco, fu una nuova fonte di preoccupazione per “Betasom”, poi risoltasi bene, mentre parecchio dolore portò alla Base la perdita del MARCONI e del FERRARIS. Il Comandante di Betasom, capitano di vascello Romolo Polacchini, nella sua relazione n. 714/SRP del 12 dicembre 1941, trasmessa a Supermarina, riferendosi alla perdita del MARCONI scrisse che il sommergibile doveva essere andato perduto “dopo le 1130 del 28 ottobre, data in cui ha trasmesso l’ultimo telegramma”. Nella speranza di avere una risposta dal MARCONI e per fornirgli opportuni ordini, Betasom anche nei giorni seguenti continuò, fino al 5 novembre, a trasmettere al sommergibile che però non dette più «segno di vita». Fu anche chiesto al BARBARIGO, alle 11.00 del 3 novembre, quando avesse sentito l’ultima trasmissione del MARCONI e la risposta, riportata nel Diario di Betasom, fu: «alle 11.11” del 28 ottobre. Quindi l’ora dell’ultima trasmissione del MARCONI, che Betasom ha riportato nei suoi documenti alle ore 11.30 del 28 ottobre 1941, appare vicina, e quindi compatibile, con la scoperta radiogoniometrica del sommergibile italiano alle 12.14, e l’inizio dell’attacco del cacciatorpediniere DUNCAN alle ore 13.33 (ora italiana), a 300 miglia a nord-est delle Isole Azzorre, in lat. 41°57’N, long. 21°56’W. Un'ultima considerazione. Secondo la citata lettera H.S.L. 129/58 della Sezione Storica dell’Ammiragliato britannico, il siluramento del piroscafo ULEA si sarebbe verificato alle 0012 del 28 ottobre in lat. 41°13’N, long. 21°38’W, e il suo affondamento in lat. 41°17’N, long. 21°40’W. Vi sono quindi cinque ore di differenza rispetto all’ora di attacco riportata nel Diario dell’U-432, ossia alle 05.08. Secondo un’ipotesi avanzata dall’Ufficio Storico della Marina Militare, che riteneva possibile che l’ULEA fosse stato affondato dal MARCONI (che avrebbe certamente comunicato l’attacco nelle sue trasmissioni del mattino del 28), la Sezione Storica dell’Ammiragliato britannico, nella citata lettera, scrisse: “E’ possibile che il MARCONI abbia affondato l’ULEA alle 0012/28 ottobre 1941 e che circa 12 ore più tardi sia stato affondato dal DUNCAN”. Da ciò si deduce, inequivocabilmente, che la Sezione Storica dell’Ammiragliato era arrivata all'ipotesi che il MARCONI poteva essere stato affondato dal DUNCAN, con il suo attacco al sommergibile delle ore 12.33. Poiché la lettera fu certamente consultata all’epoca della stesura del libro I Sommergibili negli Oceani, in cui non se ne fa alcun cenno, è possibile che l’ipotesi britannica fosse stata sottovalutata o, per altro motivo, non presa in considerazione, ritenendola inesatta. Occorre però dire, a loro giustificazione, che all’epoca la documentazione, per fare i confronti, non era quella che oggi è a disposizione degli storici e degli addetti ai lavori, potendo controllare non soltanto i rapporti ma anche approfondire le azioni delle singole navi. Francesco Mattesini Roma, 24 ottobre 2016 BIBLIOGRAFIA Diario di Guerra del Comandante dei Sommergibili tedeschi: Kriegstagebücher (KTB) & Stehender Kriegsbefehl Des Führers/Befehlshaber der Unterseeboote (F.d.U./B.d.U.) Ritschel, Herbert, Kurzfassung Kriegstagebuecher deutscher U-Boote, vol. 11: KTB U561-U599, Norderstedt, edito in proprio, 2009, pp. 31 e 46. Archivio Ufficio Storico Marina Militare, Diario di Betasom, 1941. Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico, Missione dei sommergibili ARCHIMEDE – BARBARIGO – MARCONI – FERRARIS, Relazione n. 714/SRP del 12/12/1941-XX°. AUSMM, Naviglio Militare, Sommergibile MARCONI, relazioni e messaggi di Betasom. AUSMM, Relazione d’Inchiesta della C.I.S. [Commissione d'Inchiesta Speciale della Marina] relativa alla perdita del sommergibile MARCONI in Atlantico nell’ottobre del 1941. Ministry of Defence (Navy) German Naval History, The U-Boat War in the Atlantic 1939-1945, HerMajesty’s Stationery Office. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale, Volume XII, I Sommergibili negli Oceani, (compilatore ammiraglio di Divisione Ubaldino Mori Ubaldini), Roma, 1966, p. 230. Historical Section Admiralty, lettera n. H.S.L. 129/58 del 31 Dicembre 1958, per l’Ufficio Storico della Marinba Militare. David Syrett, The Battle for Convoy HG-75, 22-29 October 1941, in Internet. Sito Internet uboat.net. N.B. Tutta la vasta documentazione di parte britannica cui mi riferisco per le operazioni contro il convoglio HG.75 si trova in National Archives (London), fondo ADM/199-1197. Un particolare ringraziamento va a Platon Alexiades, di uboat.net, che mi ha inviato copia della suddetta documentazione (252 pagine). Per quanto riguarda invece le notizie ricavate dai Diari dei sommergibili tedeschi ringrazio Augusto De Toro.Questo messaggio è stato promosso ad articolo Edited January 6, 2018 by Luiz Napy, Luiz and sandokan 3 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted November 24, 2016 Author Report Share Posted November 24, 2016 (edited) Il sommergibile Guglielmo Marconi ottenne in guerra i seguenti risultati: Con comandante il capitano di corvetta Giulio Chialamberto: 2 agosto 1940, colpì il cacciatorpediniere britannico Vortigen, ma il siluro non splose 11 luglio 1940, affondò a Est di Gibilterra il cacciatorpediniere britannico Escort 19 settembre 1940, affondò a ovest della Spagna il piroscafo spagnolo Almirante Josè de Carranza 9 novembre 1940, affondò a ovest della Scozia il piroscafo svedese Vingaland Con comandante il tenente di vascello Mario Pollina: 30 maggio 1941, affonda petroliera di squadra britannica Cairndale , scortata da due corvette, a ovest di Gibilterra 1 giugno 1941, affonda il piroscafo neutrale portoghese Exportador Primeiro a ovest di Gibilterra 6 giugno 1941, affonda il piroscafo svedese Taberg, in convoglio, a ovest di Gibilterra 6 giugno 1941, affonda il piroscafo britannico Baron Lovat, in convoglio, a ovest di Gibilterra 6 giugno 1941, cannoneggia il piroscafo jugoslavo Sud, costringendo l’equipaggio ad abbandonare la nave ormai condannata; ma per non sprecare un siluro ritardò il suo affondamento, poi conseguito con un siluro del sommergibile tedesco U-126 (tenente di vascello Ernst Bauer), lasciando di stucco il comandante Pollina Edited January 23, 2017 by Giuseppe Garufi Formattazione testo. sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted November 26, 2016 Author Report Share Posted November 26, 2016 (edited) Da uboat.net mi è arrivato: http://uboat.net/allies/warships/ship/4365.html Re: Lost submarine GUGLIELMO MARCONIPosted by: Rainer ()Date: November 26, 2016 12:12PM Ciao FrancescoGrazie mille! I concur with your findings that MARCONI was most likely sunk by the depth charge attack carried out by HMS DUNCAN astern of convoy HG-75 on 28 October 1941. I've added this event to our page about this destroyer.Best regardsRainerCrew member of uboat.net In uboat.nethttp://uboat.net/allies/warships/ship/4365.html 28 Oct 1941Italian submarine Guglielmo Marconi (CdC Livio Piomarta) was sunk by depth charges from the British destroyer HMS Duncan (Lt.Cdr. A.N. Rowell, RN) while operating against the convoy HG-75 in the North Atlantic about 300 nautical miles north-east of the Azores in position 41°57'N, 21°56'W. (1) Adesso conosciamo anche il punto di coordinate dove il cacciatorpediniere DUNCAN ha effettuato l’attacco: lat. 41°57’N, long. 21°56’W Alla prima occasione che passa nella zona una nave della nostra Marina si dovrebbe onorare i caduti, lanciando in mare una corona di fiori e dire una preghiera La mia risposta a Rainer Thanks Dear Rainer I always felt that the MARCONI had not been lost to mysterious cause, such as sinking too easy for sudden flooding in bad weather. There had to be a cause, and the HMS DUNCAN attack is the most acceptable. I apologize for my poor writing English language skills. Cordially Francesco Edited January 23, 2017 by Giuseppe Garufi Formattazione testo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted November 28, 2016 Author Report Share Posted November 28, 2016 (edited) RICORDANDO I SUCCESSI DEL SOMMERGIBILE GUGLIELMO MARCONI NEL 75° ANNIVERSARIO DELLA SUA PERDITA - 28 OTTOBRE 1941 Siluramento del cacciatorpediniere britannico Vortigen La sera del 2 luglio 1940, trovandosi in agguato a 80 miglia a levante di Gibilterra, il sommergibile Marconi (capitano di corvetta Giulio Chialamberto) attaccò un flottiglia di cacciatorpediniere britannici, colpendo a poppa con un siluro il Vortigen (capitano di corvetta Ronald Stanley Howlett), di 1.305 tonn. Ma il siluro, dopo l’impatto sul fianco del Vortigen, affondò in mare ed esplose in profondità senza causare danni al cacciatorpediniere che apparteneva alla 13a Flottiglia del Comando del Nord Atlantico a Gibilterra. Subito dopo il Marconi fu sottoposto a una lunga caccia antisom, che lo costrinse a portarsi a una profondità di 125 metri, oltre i limiti del collaudo. Furono contate 140 esplosioni di bombe di profondità, delle quali almeno 20 molto vicine, ma il sommergibile non riportò danni e rimase nella zona di agguato assegnata. Affondamento del cacciatorpediniere britannico Escort Il mattino dell’11 luglio 1940, trovandosi a nord di Orano, il sommergibile Marconi (capitano di corvetta Giulio Chialamberto) avvistò i cacciatorpediniere Forester e Escort che stavano rientrando a Gibilterra da una missione della Forza H nel Mediterraneo occidentale. Alle ore 02.15 il Marconi, che si manteneva in superficie a circa 35 miglia ad ovest dell’Isola Alboran, colpì con un siluro l’Escort (capitano di corvetta John Bostock), di 1.375 tonn. L’esplosione del siluro causò nello scafo del cacciatorpediniere una falla di 6 metri, attraverso cui l’acqua del mare, allagando subito il locale caldaie e gli adiacenti compartimenti. immobilizzarono l’Escort. Il Forester, comandato dal capitano di corvetta Edward Bernard Tancock, che dopo il siluramento dell’Escort, aveva diretto contro il Marconi, che si stava immergendo, sparando con il cannone e lanciando successivamente bombe di profondità che non sortirono alcun effetto visivo, tornò sul luogo del sinistro e, con grande difficoltà, recuperò l’equipaggio del cacciatorpediniere. L’Escort affondò alle 11.15, in lat. 36°11’N, long. 03°36’W. Con esso si persero due uomini e altri tredici rimasero feriti. Affondamento del piroscafo spagnolo Almirante José de Carranza Nella notte seguente, 19 settembre 1940, il Guglielmo Marconi che si trovava distaccato nei pressi di Cabo Villano, intravide fra la nebbia la sagoma di quella che fu ritenuta una grossa nave. Supponendo, per la sua rotta verso sud, che provenisse dalla Gran Bretagna, il comandante del sommergibile, capitano di corvetta Giulio Chialamberto, decise di attaccarla senza preavviso. Un siluro scagliato da breve distanza centrò il bersaglio che fu visto affondare istantaneamente. Poi la constatazione di un inesatto riconoscimento perché la nave affondata, a 16 miglia a nord-ovest di Cabo Villano, era il piccolo piroscafo spagnolo Almirante José de Carranza (ex britannici Ocean Ensign e John Higlander), di appena 330 tsl, che illuminato esercitava la pesca in quei paraggi. La dolorosa verità, cui il comandante Chialamberto non voleva credere, fu riferita dall'unico superstite delle quindici persone del peschereccio. Si trattava di un marinaio che era stato raccolto dal Marconi e successivamente trasbordato su un'altra unità da pesca spagnola, che si trovava poco distante, la Maria Dolores. Affondamento motonave svedese Vingaland Il mattino dell'8 novembre 1940 un velivolo tedesco «FW.200» del l° Gruppo del 40° Stormo (I./KG.40) decollato dall'aeroporto di Merignac, presso Bordeaux, attaccò e colpì con due bombe la motonave svedese Vingaland, di 2.734 tonnellate, unità del convoglio «HX.84», in rotta da New York a Glasgow con un carico di acciaio. Il piroscafo Cornish City, la nave del commodoro del convoglio – che era stato disperso tre giorni avanti per sfuggire all'attacco della corazzata tascabile tedesca Admiral Scheer – e che, essendo distante 15 miglia dalla Vingaland, cercava di riunire alcuni mercantili, udì l'esplosione delle bombe e lo comunicò per radio. Questa segnalazione fu intercettata dal Marconi, che si trovava nella zona a circa 350 miglia a ovest dell'Irlanda, e venne interpretata dal capitano di corvetta Giulio Chialamberto come un segnale di soccorso del Cornish City. Poiché alla stessa interpretazione giunse il comandante del cacciatorpediniere Havelock, che assieme all'Esperus si recava ad assumere la scorta del convoglio «HX.84», dirigendo verso la posizione segnalata dal Cornish City le due navi avversarie si incontrarono.Il Marconi si immerse prontamente portandosi a 125 metri di quota e l'Havelock (capitano di fregata Earle Hathway Thomas) gli dette caccia eseguendo due attacchi e lanciando diciotto bombe di profondità che esplosero tutte al disopra del sommergibile. Avendo visto venire in superficie una grande bolla d'aria e una grossa chiazza di nafta il comandante dell'unità britannica ritenne di aver distrutto la sua preda. Il cacciatorpediniere si allontanò e, proseguendo nella sua rotta, avvistò la Vingaland. La motonave aveva un incendio a poppa, nondimeno l'Havelock, ritenendo si potesse ancora salvare, richiese i rimorchiatori che però non giunsero in tempo. Il Marconi, che nella caccia non aveva riportato danni, mentre ricercava una portaerei segnalata dal sommergibile Otaria, trovò la Vingaland, che era stata abbandonata dall’equipaggio, e l'affondò col siluro poco prima dell'alba del giorno 10 novembre a 200 miglia ad ovest dell’Irlanda. La Vingaland era stata costruita nel 1935 in Svezia, a Goteburg. Nell’attacco dell’aereo tedesco, colpita dalle due bombe una delle quali presso la sala macchina, aveva perduto sei uomini. I diciannove superstiti furono raccolti dal piroscafo britannico Danae II e portati a Glasgow. Affondamento della petroliera militare britannica Cairndale Il mattino del 30 maggio 1941, il sommergibile Marconi, che si trovava all'altezza di Capo Trafalgar, avvistò la grossa petroliera militare inglese Cairndale, di 8.129 tsl, in transito con la scorta delle corvette Coreopsis e Fleur de Lys. Il tenente di vascello Mario Pollina, che era alla sua prima missione in comando, assunto dopo aver ultimato un tirocinio di addestramento di venti giorni alla Scuola tattica di Gotenhafen nel Baltico, dimostrò di aver bene appreso i sistemi di attacco del modello tedesco. Rimontò pazientemente la petroliera al limite dell'orizzonte, l'attese al varco immergendosi, e l'affondò lanciando una salva di quattro siluri, due dei quali colpirono il bersaglio. La Cairndale, varata il 25 ottobre 1938 a Belfast nel cantiere Hartland & Wolff Shipvard col nome di Erato, e entrata in servizio il 26 gennaio 1939 per la Anglo-Saxon / Shell Tanker U.K., era stata acquistata dal Ministero dei Trasporti di Guerra britannica, che le cambiò il nome, inserendola nella Riserva Navale (Royal Fleet Auxiliary). Salpata da Gibilterra il 26 maggio era in viaggio, in zavorra, per Curacao (Venezuela) dove doveva imbarcare il carico di combustibile. Fu colpita sul fianco sinistro dai due siluri del Marconi, il primo alle 20.45 nella cisterna n. 3, ma la nave, con manovre evasive, fu in grado di proseguire alla velocità di 8 nodi. Il secondo siluro colpì alle 21.25 nella sala macchine, dopo di che la petroliera si capovolse affondando in quattro minuti. La Cairndale, che al momento dell’attacco non stava zigzagando, colpa attribuita da una commissione d’inchiesta al comandante della scorta. capitano di corvetta della riserva Edmund Hugh Hopkinson sulla corvetta Fleur de Lys, si inabissò a 170 miglia a sud-sud-ovest di Capo Trafalgar e a 100 miglia a nord-ovest di Casablanca, in lat. 35°19’N, long. 08°33’W. Vi furono quattro morti. Il comandante della petroliera, capitano Reginald John Harland, e i superstiti dell’equipaggio furono recuperati dal rimorchiatore St. Day e sbarcati a Gibilterra.Le corvette Coreopsis e Fleor de Lys contrattaccarono il Marconi, il quale, portatosi nel disimpegno a 110 metri di quota, sfuggi con lievi danni ad una caccia che si prolungò per due ore con lancio di circa cento bombe di profondità. Affondamento del piroscafo da pesca portoghese Exportador Primeiro Dopo aver affondato la cisterna britannica Cairndale il Marconi (capitano di corvetta Mario Pollina) si spostò di zona e nel pomeriggio del 1° giugno 1941, trovandosi a 137 miglia a sud-ovest di Capo San Vincenzo (lat. 35°40’N, long. 10°30’W), all’estremità sud-occidentale del Portogallo, affondò a cannonate il piroscafo da pesca portoghese Exportador Primeiro, di 318 tsl, navigante senza bandiera e segni distintivi. Nell’attacco decedettero due dei ventidue uomini dell’equipaggio di quella piccola nave. Affondamento in convoglio dei piroscafi Baron Lovat (britannico) e Taberg (svedese) Alle 23.50 del 5 giugno 1941, il Marconi (capitano di corvetta Mario Pollina), che operava a ovest dello Stretto di Gibilterra, avvistò il convoglio OG.63, comprendente 39 navi mercantili e sette unità di scorta, partito da Liverpool e diretto a Gibilterra. Il sommergibile lo seguì di poppa, segnalandone e precisandone posizione, composizione e scorta. Betasom, con due sommergibili già a contatto del convoglio (Marconi e Velella), e con l'Emo che stava per giungervi, poco dopo la mezzanotte impartì l'ordine di attacco. Ma per realizzarlo era necessario si realizzassero le condizioni di luce migliori; con l'oscurità era possibile avvicinarsi più agevolmente al convoglio, e pertanto occorreva attendere il tramonto della luna. In tal modo si comportarono il Marconi ed il Velella, i quali, mantenendosi a sud dell’OG.63, continuarono a pedinarlo per sorvegliarne attentamente i movimenti.Il comandante Pollina, che una volta avvistato il convoglio aveva fatto approntare tutti i tubi di lancio, mantenendosi davanti alla rotta del nemico, per poi trovarsi in posizione favorevole e con ottime condizioni di luce, cercò di attuare un efficace piano d'attacco. Egli distingueva benissimo le navi della formazione: i piroscafi, che apparivano scortati da almeno tre cacciatorpediniere, dalla sagoma snella ed elegante, si presentavano su tre colonne parallele distanti circa 50 metri l'una dall'altra; nella colonna centrale furono contati dieci piroscafi di elevato tonnellaggio, mentre in ciascuna delle colonne laterali apparivano tre piroscafi di minori dimensioni.Era intenzione del comandante Pollina di penetrare all'interno del convoglio per attaccare le grosse unità della colonna centrale, ma la manovra non si presentava di semplice attuazione. La luna, che girava dal lato favorevole al sommergibile, era ancora alta, mentre uno dei cacciatorpediniere, che faceva la spola fra la testa delle colonne di centro e di destra, svolgeva a intervalli di circa 25 minuti puntate in direzione del Marconi. Costretto ad eseguire rapide accostate, per allontanare e mettere di poppa il cacciatorpediniere ogni qualvolta esso si avvicinava, Pollina si rese conto che l'attacco al centro della formazione era reso difficile dalla scarsità di spazio di manovra, in quanto le colonne dei mercantili navigavano a breve distanza e il suo sommergibile aveva un raggio di evoluzione molto elevato. Pertanto prese la decisione di attaccare i piroscafi della linea esterna, tra i quali esisteva continuità di bersagli per la presenza delle navi della colonna interna.Alle 04.05, con la luna ormai bassa sull'orizzonte, più giallastra e meno luminosa, Pollina ruppe ogni indugio, e con i motori al minimo puntò verso la testa del convoglio. A manovra appena iniziata, accorgendosi che il cacciatorpediniere nemico, a seguito di un’improvvisa accostata, si stava avvicinando pericolosamente al sommergibile, decise di disimpegnarsi temporaneamente, allontanandosi. Non essere stato avvistato, il sommergibile riprese la rotta primitiva e, alle 04.22, da posizione favorevole, iniziò il lancio a coppiola di sei siluri, due di prora contro altrettanto piroscafi della colonna interna del convoglio, e quattro di poppa contro i tre piroscafi della colonna destra. Quindi alle 04.30 ordinò “Rapida immersione”.Avendo udite due esplosioni intervallate in fase di disimpegno, il comandante Pollina ritenne di aver colpito due navi con i siluri della terza coppiola: il terzo piroscafo della colonna di destra e, probabilmente, anche una nave della colonna centrale. Ma tale convinzione non risultò corretta.Infatti, la prima coppiola partita dai lanciasiluri prodieri a una distanza di 800 metri, dopo aver rasentato la poppa del piroscafo capofila della colonna destra passò oltre senza scoppiare; la seconda coppiola, lanciata 3 minuti più tardi con i lanciasiluri di poppa, a seguito di una rapida accostata sulla sinistra, raggiunse il piroscafo da carico britannico Baron Lovat, di 3.395 tsl, che affondò sbandando rapidamente; la terza coppiola, sempre di poppa, colò a picco l'ultimo piroscafo della linea destra, lo svedese Taberg, di 1.392 tsl.Il Baron Lovat (capitano John Norman Carrett), costruito nel 1926, della Hogarth Shipping Co. di Glasgow, era partito in zavorra da Liverpool e avrebbe dovuto raggiungere Huelva, via Oban con un carico di 3.245 tonnellate di carbone coke. Fu colpito da due siluri, ma tutti i trentacinque uomini dell’equipaggio si salvarono, e furono recuperati dallo sloop Wellington (capitano di corvetta W.F.R. Segrave)Il Taberg (ex Hernia, ex Bretagne), in servizio dal 1920, partito da Glasgow e diretto anch’esso a Huelva, era in zavorra. Della nave morirono quindici uomini, mentre altri sei furono tratti in salvo da un piroscafo britannico.Disimpegnatosi, dopo la serie di attacchi portata a termine in meno di 5 minuti, ed evitato con l'immersione il cacciatorpediniere che lo ricercava nell'oscurità sparando proiettili illuminanti e lanciando bengala, il Marconi si portò a quota profonda, dove rimase fino al pomeriggio; successivamente, essendo rimasto con soli due siluri prese la rotta del ritorno, concludendo così un'ottima missione, nel corso della quale aveva affondato un totale di quattro navi per 13.614 tsl. Cannoneggiamento e immobilizzazione del piroscafo jugoslavo Sud Durante le operazioni in comune dei sommergibili di Betasom e degli U-boote tedeschi per intercettare seguire ed attaccare il convoglio HG.70 a ponente della penisola Iberica, alle 03.45 dell'11 agosto 1941 il Marconi (tenente di vascello Mario Pollina) avvistò due unità leggere ed altre sagome indistinte e lanciò due siluri contro la nave di testa, stimata per un cacciatorpediniere del tipo “Jervis”. Avendo udito l'esplosione di un siluro a distanza di 50 secondi, ritenne con certezza di aver colpito il bersaglio, mentre in realtà lo mancò a causa della prematura esplosione di quell'arma. Si trattava dello sloop britannico Deptford (capitano di corvetta Hugh Robert White) che, in compagnia della corvetta Convolvulus e del cacciatorpediniere Nestor, aveva abbandonato la scorta del convoglio OG.70, proveniente dalla Gran Bretagna diretto a Gibilterra, e procedeva per rafforzare la protezione del minacciato HG.70, da Gibilterra diretto a Liverpool, che stava transitando poco distante. Il mattino del 14, manovrando sulla base di un avvistamento del sommergibile Giuseppe Finzi (capitano di corvetta Ugo Giudice), che alle 02.00 aveva segnalato il convoglio con rotta ad ovest a 350 miglia a ponente di Oporto, ma che successivamente aveva perduto il contatto per la reazione della scorta, il Marconi riuscì a riportarsi in vista della formazione nemica. La situazione era favorevole per fare accostare altri sommergibili, ma il tenente di vascello Pollina decise invece di attaccare il Sud, un vecchio piroscafo iugoslavo di 2.589 tsl (costruito nel 1901 e appartenente alla Brodarsko Akcionarsko Drustvo Oceania), che aveva abbandonato il convoglio e procedeva isolato. Dopo aver lanciato tre siluri, che mancarono il bersaglio, il Marconi immobilizzò il Sud con il cannone OTO da 100 mm, colpendolo con otto proietti su trentatré sparati. La nave da carico, abbandonata dai trentatré uomini dell'equipaggio, poi raccolti dal piroscafo portoghese Alferrarede, stava già affondando in fiamme, per cui il comandante Pollina decise di un usare il siluro. A questo punto sopraggiunse il sommergibile tedesco U-126 (tenente di vascello Ernst Bauer) che, senza troppi riguardi lanciò un siluro che colpì il piroscafo, pretendendone l’affondamento, avvenuto in due minuti. Il Sud, in zavorra, era partito da Gibilterra diretto a Halifax, in Canada. Il successo sul Sud sarebbe pertanto da dividere a metà dal Marconi con l’U-126, ma purtroppo all’estero, in particolare nei paesi anglosassoni e in Germania, esso è assegnato unicamente al sommergibile con conseguì l’affondamento, pertanto all’U-126. Complessivamente, nella sua attività di guerra tra il 10 giugno 1940 e il 28 ottobre 1941, quando fu affondato dal cacciatorpediniere britannico Duncan, il Gugliemo Marconi colpì il cacciatorpediniere Vortigen, affondò il cacciatorpediniere Escort, e affondò sette navi mercantili per 19.887 tsl, naturalmente incluso il piroscafo Sud. Francesco Mattesini Edited January 23, 2017 by Giuseppe Garufi Formattazione testo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted December 10, 2016 Author Report Share Posted December 10, 2016 (edited) Caro Platon Durante la ricerca del convoglio OG.75, diretto a Gibilterra, l’U-83 (tenente di vascello Hans-Werner Kraus) alle ore 11.30 del 10 ottobre, stando in immersione, avvistò una gru galleggiante di tipo moderno, stimata di 500 tonnellate, che doveva avere rotto il cavo di rimorchio da una nave che la trainava, a causa del mare tempestoso. Salito in superficie, il sommergibile affondò la gru con il cannone. Sai dimmi di quale gru si tratta e le carettistiche. In uboat.net non si fa cenno su questo affondamento dell'U-83, né lo riporta Rower, mentre invece é descritto nel diario del sommergibile. Ho già completato l'articolo sull'attività dei sommergibili tedeschi e italiani contro il convoglio HG.75, ma mi servono i documenti britannici che tu ai. Ti sarei grado se potessi spedirmeli al più presto. Grazie mille Franco Edited January 23, 2017 by Giuseppe Garufi Formattazione testo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Platon Alexiades Posted December 12, 2016 Report Share Posted December 12, 2016 Dear Franco, I just got back from London. The HG.75 files were sent to you by Dropbox. Regarding the supposed sinking of a floating crane by U-83: it is true that it is missing from uboat.net but I have found no clue to its identity as no records appear to mention such vessel. According to the KTB of U-83 the attack occurred at 1130 hours on 10 October in Grid CF 2898 (40°15' N, 20°06' W). You could perhaps write to Rainer Kolbicz who is in charge of the U-boat section at uboat.net, he might have an answer as he is quite knowledgeable. Finally, I concur that HMS Duncan most likely sank Marconi although we cannot be 100% sure as no debris was recovered. In the past some sources had doubted that HMS Duncan could have sunk her as they were basing themselves on a Betasom report which had quoted a wrong position (apparently a mistranslation of the Quadrattino position) but I was always convinced that Duncan had attacked Marconi. All the best, Platon Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted December 13, 2016 Report Share Posted December 13, 2016 Thank you, Platon. Your help is invaluable, as always. Francesco Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted December 13, 2016 Author Report Share Posted December 13, 2016 (edited) Mille grazie caro Platon, ai fatto un lavoro di scansioni immenso. Mi darò subito da fare per realizzare un articolo il più veritiero possibile, anche se ho constatato, dove tu sai, sulla perdita del MARCONI molte perplessità ad accettarlo. Cordialmente Franco Edited December 13, 2016 by Francesco Mattesini Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted January 10, 2017 Author Report Share Posted January 10, 2017 Un mio intervento sull'affondamento del sommergibile GUGLIELMO MARCONI é stato inserito in: Con la pelle appesa a un chiodo: Guglielmo Marconihttp://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.it/2014/09/guglielmo-marconi.html Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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