Jump to content

Recommended Posts

Ed ecco il piroscafo TAORMINA, quasi-gemello del VERONA che si trovava insieme in convoglio, di cui si è parlato nel thread su lista aidmen.

 

Foto postata da Mauro Millefiorini su naviearmatori.

Era una classe di tre piroscafi gemelli costruiti in origine per la Italia Societá di Navigazione a Vapore, il terzo era l' ANCONA, affondato il 7 novembre 1915.

Link to comment
Share on other sites

Caro Pierangelo ho consultato i seguenti libri:
Viazzi, Fucilazioni di guerra, Nordpress, 1999
Bianchi, La follia e la fuga: nevrosi di guerra diserzione e disobbedienza nell'esercito italiano 1915-1918, Bulzoni, 2001
Ma anche uno studio statistico  di Giorgio Mortara pubblicato per il ministero della guerra nel 1927 (grande economista, dopo le leggi razziali contribuì a fondare il codice di commercio brasiliano, figlio del penalista e ministro del regno Lodovico)

Il primo è più centrato sulla giustizia militare, il secondo uno studio sociale sulla diserzione e sugli esiti dei procedimenti penali.

Ci sono due tipologie di pene nel codice penale militare vigente all'epoca, quelle che possono comunque consentire al condannato di appartenere alla milizia (morte con fucilazione al petto,reclusione militare, carcere militare,reclusione, dimissione,rimozione sospensione), altri che lo rendono indegno  (morte con fucilazione alla schiena, lavori forzati a vita,
lavori forzati a tempo, reclusione ordinaria,degradazione militare, destituzione).
Mortara scrive che le denunce per diserzione furono in totale 189.425 nei 4 anni di guerra, si svolsero 162.563 processi con 101.685 sentenze di condanna, il che significa per numero di effettivi che 1 soldato su 12 subì un processo e 1 su 41 subì una condanna.
Non entrando nel merito dell'arretratezza del concetto di diserzione che non consentiva una distinzione tra forza maggiore e volontà cosciente, il 63% dei procedimenti per quel reato finirono in condanna. Le condanne aumentarono nel corso della guerra, nel 1916 una circolare diretta ai giudici militari dei tribunali straordinari invitava a non ricorrere alle attenuanti generiche per evitare la pena di morte.
La diserzione all'esterno fu punita quasi sempre con la morte, quella all'interno in prevalenza dell'87% con pene detentive dai 1/3 anni all'ergastolo.
La situazione non migliorò anzi peggiorò dopo Caporetto, sebbene Cadorna fosse stato allontanato e le fucilazioni e decimazioni indiscriminate sul campo fossero meno numerose.
Nessun paese europeo secondo statistiche ormai consolidate fu così feroce contro i propri soldati.
Per quanto riguarda l'esecuzione delle pene, non ho dati da riportarti ma o erano carceri militari o manicomi (s. Servolo, Reggio Emilia, Verona etc).
Mai si parla di colonie penali in Libia anche se il 3.5% delle condanne non riportano menzione della pena.

Torniamo al piroscafo Verona: tutte le fonti internet parlano di 3000 disertori diretti in Libia, perché nel fonogramma dei carabinieri del 12 maggio 1918 si dice questo. nessuno cita dove questo fonogramma sia conservato, forse la notizia è presa da un giornale d'epoca che nessuno cita.
I carabinieri dicono il vero?
Non lo sappiamo, diamo per scontato di si, ma nessuno ha verificato la notizia.
Nessuno studio parla di deportazioni massicce non di 3 ma di 3000 disertori italiani al colpo in Libia, mentre si parla spesso delle deportazioni di civili libici ad Ustica, Favignana ed altre località oppure di civoi libici in Eritrea o viceversa(le miserie della nostra avventura coloniale, italiani brava gente mica tanto come ci spiega Angelo del Boca).
Tutti i cosiddetti disertori appartenevano al medesimo reparto ecc ecc? Direi di no.
Ho trovato due nominativi di Incisa Valdarno morti nell'affondamento: Burchi Giuseppe 34 regg fanteria, Tarchiani Pietro 2 regg speciale di istruzione (che compiti aveva? Indagare)
Mia ipotesi: se i carabinieri dicono il vero, ai sapientoni del comando supremo era venuta questa bella idea di mandare i disertori in Libia a fare dell'altro, ma che poi con l'affondamento abbiano cambiato idea; l'altra ipotesi è che la notizia sia falsa (indagare)

Come procedere: andare agli archivi di stato delle province dei soldati deportati e del maggiore Alberto Volpe per capire se nei loro documenti se ne fa menzione.
Altrimenti hai vinto un viaggio di più giorni a Roma
Ti consiglio per iniziare i seguenti fascicoli

ACS,Guerra europea, fasc. 19.4.8.40, Comando Supremo Reparti di disciplina avanzamenti e giustizia
ACS, Tribunali Militari

 

saluti

L.

Link to comment
Share on other sites

Su questo argomento è seguito un intenso scambio di e-mail principalmente tra Stefano Ruia, Pierangelo Manuele, Luisella Zocca ed io; intendo riportare in ordine cronologico le informazioni ricevute e la mia ricostruzione degli eventi.

Dato che sarà un lavoro lungo e non sono sicuro di avere la costanza di portarlo a termine, comincio ad inviare la prima parte.

 

La diserzione

Negli anni successivi al 1860, quindi in tempo di pace, la denuncia per diserzione poteva essere fatta solo dopo 24 ore che si era constatata l’assenza senza permesso e da questo momento il militare aveva 5 giorni di tempo per ripresentarsi sfuggendo a sanzioni legali

Attualmente per la legge italiana commette reato di diserzione il militare in servizio alle armi che si allontana senza autorizzazione dal reparto e ne rimane assente per 5 giorni consecutivi (un solo giorno in tempo di guerra) o che, trovandosi legittimamente assente, non si presenta senza giusto motivo nei 5 giorni seguenti (due giorni in tempo di guerra).

All’inizio della guerra 15-18 erano disertori coloro che erano dichiarati assenti anche solo per 24 ore e dopo il 1917 le ore furono diminuite.

Ci sono due tipologie di pene nel codice penale militare vigente all'epoca, quelle che possono comunque consentire al condannato di appartenere alla milizia (morte con fucilazione al petto, reclusione militare, carcere militare,reclusione, dimissione, rimozione, sospensione), altre che lo rendono indegno di appartenere all'esercito (morte con fucilazione alla schiena, lavori forzati a vita, lavori forzati a tempo, reclusione ordinaria, degradazione militare, destituzione).

Da uno studio statistico  di Giorgio Mortara pubblicato per il ministero della guerra nel 1927 le denunce per diserzione furono in totale 189.425; nei 4 anni di guerra, si svolsero 162.563 processi per diserzione con 101.685 sentenze di condanna.

Secondo Mario Silvestri ci furono 1.000 fucilazioni per tutte le cause e 2.000 condanne per diserzione verso il nemico.

La diserzione all'esterno fu punita sempre con la morte, quella all'interno in prevalenza dell'87% con pene detentive dai 3 anni all'ergastolo.

I disertori fucilati furono 370 tra quelli verso l’interno e quelli verso l’esterno arrestati perché non riuscirono a passare le linee.

I disertori verso l’interno potevano appartenere alla milizia, cioè essere arruolati nuovamente nell’esercito; dei 101.685 condannati l’87% ha subito pene oltre i 3 anni (87.500); tra questi 15.096 condannati all’ergastolo, 15.332 finirono in carcere con pene minori dell'ergastolo e circa 77.000 furono rimandati al fronte, malgrado la condanna ad oltre 3 anni.

Il 2 settembre 1919 fu concessa una amnistia per una vasta serie di reati militari commessi nel corso del conflitto; a quella data i soldati in carcere erano circa 60.000.

Link to comment
Share on other sites

Il punto è che, a parte il fonogramma dei carabinieri, non vi sono argomenti per dire che quei 3000 soldati fossero tutti o in parte disertori.

Rimane il mistero sulla composizione e gli impieghi dei reggimenti speciali di istruzione (sono stati impiegati solo nelle colonie e a Rodi, e con che compiti?)

Ma qui siamo oltre il tema navale, forse Pierangelo in futuro raccoglierà informazioni utili

Link to comment
Share on other sites

Seconda parte

Dopo Caporetto

Dato che nei giudizi non si faceva nessun discrimine sulla volontarietà, dopo Caporetto tutti i soldati sbandati da quelle zone furono considerati disertori codardi e incapaci, grazie anche alle dichiarazioni di Cadorna.

Da quanto detto prima vi erano da reimpiegare circa 77.000 uomini che si riteneva meglio non integrare nella normale fanteria dove potevano influenzare negativamente il resto della truppa, naturale quindi concentrarli in nuove unità chiamate “Reggimenti speciali di istruzione”.

Questi reggimenti erano considerati poco affidabili, non impiegabili in prima linea e per la tendenza a disertare potevano dare problemi anche sul territorio nazionale; quindi venne l’idea di mandarli in sedi dove non potevano disertare a sostituire truppe impiegabili in combattimento.

In quegli anni l’occupazione italiana della Libia si era ridotta alle città costiere e non era certo il momento di pensare ad operazioni militari per la riconquista, quindi le truppe sul posto avevano solo poco impegnativi compiti di guarnigione.

Ipotizzo che siano stati costituiti 5 reggimenti, di cui 4 inviati in Libia 1° e 2° su MN Verona, 3° e 4° su MN Taormina e il 5° a Rodi; a Tripoli era stata costituita la 1a Brigata speciale di istruzione.

Sul Verona erano imbarcati 3 reggimenti per un totale di 2.812 uomini tra sottufficiali e truppa, quindi una media di 940 per reggimento.

Naturalmente non erano tutti disertori, doveva esserci un adeguato numero di sottufficiali (i sottufficiali disertori sarebbero stati degradati) e di soldati “specialisti” (scrivani, trasmissioni) affidabili.

Ipotizzerei che il 34° fanteria, sbandato dopo Caporetto, fosse stato riportato all’organico con un 50% di disertori e che i due “reggimenti speciali di istruzione” avessero un 80% di disertori.

Per semplicità e chiarezza il fonogramma dei carabinieri scrive “disertori”, ma sarebbe più corretto scrivere “condannati per reati militari”, comunque in maggioranza condannati per diserzione.

Per verificare le mie illazioni sarebbe necessario consultare negli archivi la storia dei reggimenti e i fogli matricolari dei soldati.

Link to comment
Share on other sites

Terza parte

Il sommergibile

L’attacco fu eseguito dal sommergibile tedesco UC 52

Tipo UC2 fu costruito da Germaniawerft Kiel ordinato 12/01/16 varato 23/01/17 consegnato 15/03/17 e aveva le seguenti caratteristiche tecniche:

Dimensioni: lunghezza 49,4m larghezza 5,2m pescaggio 3,7m

Dislocamento 417t in superficie 493t immersione

Propulsione: n°2 motori diesel 6 cilindri 4 tempi 2x250CV; n°2 motori elettrici 2x230CV; 2assi

Velocità: 11,6 nodi in superficie, 7 nodi in immersione.

Equipaggio: 26

Armamento: 3 lanciasiluri 500mm coperta, 1 cannone 88/30, 18 mine UC200 in 6 tubi Ø 1m

Autonomia: 9.430 miglia a 7 nodi in superficie; 55 miglia a 7 nodi in immersione

L’autonomia era notevole per un sommergibile così piccolo, perché il progetto prevedeva la possibilità di raggiungere Pola dalla Germania.

I tubi lanciasiluri erano uno subacqueo a poppa e due a prua in coperta in tubi stagni che potevano essere usati solo in immersione; i siluri in dotazione erano 7, due per ogni tubo anteriore e uno a poppa.

Sopravissuto alla guerra e demolito a Morecambre Inghilterra nel 1919.

Al comando era Oblt.z.S. Hellmuth von Doemming.

Link to comment
Share on other sites

Quarta parte

Il piroscafo Verona

Nel 1907 la Italia Società di Navigazione a Vapore ordinò a tre cantieri diversi in Inghilterra tre piroscafi gemelli destinati al trasporto di emigranti a New York che furono chiamati Ancona, Taormina e Verona.

Il Verona fu costruito da Workman, Clark & Co Belfast ordinato nel 1907, varato il 31/03/08, iniziò il viaggio inaugurale il 19/06/08 sulla la rotta Genova, Napoli, New York, Philadelphia.

Nel 1911 fece trasporto truppe per la guerra di Libia, nel 1913 passò alla Navigazione Generale Italiana sulla linea Genova, Napoli, Palermo, New York e il 4 marzo 1917 iniziò il suo ultimo viaggio commerciale da Genova a New York.

Aveva le seguenti caratteristiche tecniche:

Dimensioni: lunghezza 147m, larghezza 17,8m

Dislocamento 8.241t

Propulsione: n°2 macchine tripla espansione 7.430CV; 2assi

Velocità: 16 nodi

Passeggeri: 60 prima classe, 120 seconda classe, 2500 emigranti

Al momento dell’affondamento era al comando il capitano Simone Gulì, che affonderà nel 1927 con il transatlantico Principessa Mafalda.

Link to comment
Share on other sites

Quinta parte

Il convoglio

Il convoglio partiva da Napoli ed era diretto in Libia, presumibilmente a Tripoli, con sosta intermedia a Messina; come scorta a Taormina e Verona da Napoli vi erano i Cacciatorpedinieri Insidioso, Pontiere, Zeffiro e la torpediniera 22 OS a cui nell’ultimo tratto si aggiunsero i Cacciatorpedinieri Nullo, Euro, Ostro in uscita da Messina.

Presumo che in partenza da Messina per Tripoli si intendesse seguire la stessa procedura, inizialmente l’intera scorta e rientro di Nullo, Euro, Ostro dopo il primo tratto.

Le caratteristiche principali delle navi di scorta erano:

 

CT Insidioso        classe Indomito          anno 1913; 672-715t; 1 120/40; 4 76/40; 2 LS 450  

CT Pontiere         classe Bersagliere     anno 1910; 395-415t; 4 76/40; 3 LS 450  

CT Zeffiro            classe Nembo            anno 1905; 330-365t; 4 76/40; 2 LS 450  

T 22 OS               classe PN                  anno 1912; 108-140t; 1 57/43; 2 LS 450  

CT Nullo              classe Pilo                  anno 1915; 770-806t; 6 76/40; 2 76/30 a.a.; 4 LS 450  

CT Euro               classe Lampo            anno 1901; 320-354t; 1 76/40; 5 57/43; 2 LS 356

CT Ostro             classe Lampo             anno 1901; 320-354t; 6 57/43; 2 LS 356  

 

Da notare l’eterogeneità della scorta con navi di molte classi diverse, alcune quasi nuove, altre piuttosto vecchie, che il siluramento è stato possibile malgrado la scorta numerosa e che dopo è mancata una reazione efficace.

Evidentemente nella Regia Marina del tempo la difesa antisommergibile era in pratica inesistente.

 

La cronologia degli eventi.

Partenza da Napoli:                                                                 9 maggio 1918 ore 17 30’

Scorta aggiuntiva uscita da Messina:                                       notte del 10 maggio 1918

Arrivo del convoglio a Messina:                                              10 maggio 1918 ore 7

Partenza del convoglio da Messina:                                        12 maggio 1918 ore 12

Siluramento del Verona:                                                          12 maggio 1918 12 30’

Rientro a Messina del Taormina:                                             12 maggio 1918 ore 13

Nuova partenza per la Libia del Taormina con la scorta:         12 maggio 1918 ore 22

Link to comment
Share on other sites

Sesta e ultima parte

La posizione dell’affondamento

U-Boat Net indica le coordinate 37° 04'N, 16° 19'E vicino a punta Peloro, posizione a circa 100 km al largo di Siracusa.

“Cariddi” (non so chi sia) e società diving indicano posizioni a nord dello stretto di Messina.

Su Wreck site la posizione indicata è a 4 miglia da Reggio Calabria.

Il fonogramma dei carabinieri al prefetto di Messina indica “a circa 4 miglia da Reggio, in acque territoriali”.

Le prime due posizioni sono sicuramente sbagliate perché la nave usciva da Messina diretta verso sud.

La posizione esatta è certamente quella 4 miglia da Reggio Calabria evidentemente a sud di Messina.

 

I superstiti e le perdite

Alla sera del 13 maggio risultava la seguente situazione:

 

Ufficiali Regio Esercito                                                                                           72

Militari Regio Esercito                                                                                       2.818

Militari Regia Marina                                                                                              12

Equipaggio del piroscafo compresi i cannonieri di armamento ai pezzi:              167

Quadrupedi di ufficiali                                                                                             2

Naufraghi sbarcati                                                                                            2.246

Cadaveri recuperati                                                                                             115

Dispersi (salvo accertamento)                                                                             708

 

Non si escludeva che qualche naufrago sbarcato sulla costa calabra si fosse reso latitante ed erano stati informati i Carabinieri per ricercarli, ma mi pare improbabile che un superstite del naufragio pensasse a disertare arrivando a terra con i vestiti bagnati, presumibilmente esausto, senza bagaglio, senza soldi e in una regione che non era la sua.

Possibile qualche diserzione nel caso di naufraghi soccorsi e immediatamente nascosti dagli abitanti locali, ma non più di qualche caso isolato.

 

Nominativi di ufficiali e soldati

Nei documenti sono citati i seguenti ufficiali:

Col. Davalle Cav. Giovanni               Comandante 2° Reggimento Speciale Istruzione

Nominativo non citato                       Comandante 1° Battaglione 2° Reggimento Speciale Istruzione

Nominativo non citato                       Comandante 2° Battaglione 2° Reggimento Speciale Istruzione

Cap. Gulì                                          Comandante piroscafo Verona

Cap. Corvetta Granozio Cav. Luigi   Comandante Marittimo

Magg. Volpi-Landi Alberto                Ufficiale

Ten.Col. Orso Cav. Felice                 proprietario cavallo

Magg. Saporetti Cav. Vittorio            proprietario cavallo

Soldato Burchi Giuseppe                  34° Regg. Fanteria (di Incisa Valdarno deceduto nel naufragio)

Soldato Tamburi Pietro                      2° Regg. Sp.le Istruzione (di Incisa Valdarno deceduto nel naufragio)

 

I reggimenti trasportati

Il Magg. Volpi-Landi nella sua dedica ex voto alla Consolata scrive “Col mio reggimento di  circa 3.000 soldati e 72 ufficiali”.

Per un unico reggimento 3.000 soldati sono decisamente troppi, nel periodo la forza usuale era un migliaio di soldati, mentre la proporzione tra ufficiali e soldati è invece attendibile.

Ho quindi fatto l’ipotesi che i reggimenti fossero 3: il 2° Reggimento Speciale Istruzione, l’unico di cui siamo certi, un altro Reggimento Speciale Istruzione, che potrebbe essere il 1° o 3° o 4°, e il 34° Regg. Fanteria a cui apparteneva il soldato Burchi, perito nel disastro.

Ma questa è una pura speculazione; Burchi poteva essere stato distaccato dalla sua unità o poteva essere appartenuto in precedenza al 34° fanteria.

Con una ricerca negli archivi si potrebbe facilmente chiarire questo punto.

 

Conclusioni

Ho riesaminato l’affondamento del Verona per capire se era attendibile la notizia sorprendente della presenza dei disertori.

La mia risposta è decisamente positiva.

Link to comment
Share on other sites

  • 3 years later...

Sull’affondamento del Verona, dopo quanto già pubblicato sul sito, è seguito un intenso scambio di e-mail principalmente tra Stefano Ruia, Pierangelo Manuele, Luisella Zocca ed io; in questo scritto intendo riportare in ordine cronologico le informazioni ricevute e la mia ricostruzione degli eventi.

 

La diserzione

Negli anni successivi al 1960, in tempo di pace, la denuncia per diserzione poteva essere fatta solo dopo 24 ore che si era constatata l’assenza senza permesso e da questo momento il militare aveva 5 giorni di tempo per ripresentarsi sfuggendo a sanzioni legali.

Attualmente per la legge italiana commette reato di diserzione il militare in servizio alle armi che si allontana, senza autorizzazione, dal reparto e ne rimane assente per 5 giorni consecutivi (un solo giorno in tempo di guerra) o che, trovandosi legittimamente assente, non si presenta senza giusto motivo nei 5 giorni seguenti (due giorni in tempo di guerra).

All’inizio della guerra erano disertori coloro che erano dichiarati assenti anche solo per 24, dopo il 1917 le ore furono diminuite.

Ci sono due tipologie di pene nel codice penale militare vigente all'epoca, quelle che possono comunque consentire al condannato di appartenere alla milizia (morte con fucilazione al petto, reclusione militare, carcere militare, reclusione, dimissione, rimozione sospensione), altri che lo rendono indegno di appartenere all'esercito (morte con fucilazione alla schiena, lavori forzati a vita, lavori forzati a tempo, reclusione ordinaria, degradazione militare, destituzione).

Mario Silvestri riporta un totale di 1.000 fucilazioni e di 2.000 condanne per diserzione verso il nemico.

Da uno studio statistico di Giorgio Mortara pubblicato per il ministero della guerra nel 1927 le denunce per diserzione furono in totale 189.425 nei 4 anni di guerra, si svolsero 162.563 processi con 101.685 sentenze di condanna.

La diserzione all'esterno fu punita sempre con la morte, quella all'interno in prevalenza dell'87% con pene detentive dai 3 anni all'ergastolo.

I disertori fucilati furono 370 tra quelli verso l’interno e quelli verso l’esterno arrestati perché non riuscirono a passare le linee.

I disertori verso l’interno potevano appartenere alla milizia, cioè essere arruolati nuovamente nell’esercito; dei 101.685 condannati l’87% ha subito pene oltre i 3 anni, 15.096 all’ergastolo, 15.332 finirono effettivamente in carcere e circa 77.000 malgrado la condanna ad oltre 3 anni furono rimandati al fronte.

Il 2 settembre 1919 fu concessa una amnistia per una vasta serie di reati militari commessi nel corso del conflitto; a quella data i soldati in carcere erano circa 60.000

 

Dopo Caporetto

Dato che nei giudizi non si faceva nessun discrimine sulla volontarietà, dopo Caporetto tutti i soldati sbandati da quelle zone furono considerati disertori codardi e incapaci, grazie anche alle dichiarazioni di Cadorna.

Da quanto detto prima vi erano da reimpiegare circa 77.000 uomini che si riteneva meglio non integrare nella normale fanteria dove potevano influenzare negativamente il resto della truppa, naturale quindi concentrarli in nuove unità chiamate “Reggimenti speciali di istruzione”.

Questi reggimenti erano considerati poco affidabili, non impiegabili in prima linea e per la tendenza a disertare potevano dare problemi anche sul territorio nazionale; quindi venne l’idea di mandarli in sedi dove non potevano disertare a sostituire truppe impiegabili in combattimento.

In quegli anni l’occupazione italiana della Libia si era ridotta alle città costiere e non era certo il momento di pensare ad operazioni militari per la riconquista, quindi le truppe sul posto avevano solo poco impegnativi compiti di guarnigione.

Ipotizzo che siano stati costituiti 5 reggimenti, di cui 4 inviati in Libia 1° e 2° su MN Verona, 3° e 4° su MN Taormina e il 5° a Rodi; a Tripoli era stata costituita la 1a Brigata speciale di istruzione.

Sul Verona erano imbarcati 3 reggimenti per un totale di 2.812 uomini tra sottufficiali e truppa, quindi una media di 940 per reggimento.

Naturalmente non erano tutti disertori, doveva esserci un adeguato numero di sottufficiali (i sottufficiali disertori sarebbero stati degradati) e di soldati “specialisti” (scrivani, trasmissioni) affidabili.

Ipotizzerei che il 34° fanteria, sbandato dopo Caporetto, fosse stato riportato all’organico con un 50% di disertori e che i due “reggimenti speciali di istruzione” avessero un 80% di disertori.

Per semplicità e chiarezza il fonogramma dei carabinieri scrive “disertori”, ma sarebbe più corretto scrivere “condannati per reati militari”, comunque in maggioranza condannati per diserzione.

Per verificare le mie illazioni sarebbe necessario consultare negli archivi la storia dei reggimenti e i fogli matricolari dei soldati.

 

Il sommergibile

L’attacco fu eseguito dal sommergibile tedesco UC 52

Tipo UC2 fu costruito da Germaniawerft Kiel ordinato 12/01/16 varato 23/01/17 consegnato 15/03/17 e aveva le seguenti caratteristiche tecniche:

Dimensioni: lunghezza 49,4m larghezza 5,2m pescaggio 3,7m

Dislocamento 417t in superficie 493t immersione

Propulsione: motori diesel n°2 6 cilindri 4 tempi 2x250CV; motori elettrici 2x230CV; 2assi

Velocità: 11,6 nodi in superficie 7 nodi in immersione.

Equipaggio: 26

Armamento: 3 lanciasiluri 500mm coperta, 1 cannone 88/30, 18 mine UC200 in 6 tubi Ø 1m

Autonomia: 9.430 miglia a 7 nodi in superficie; 55 miglia a 7 nodi in immersione

L’autonomia era notevole perché il progetto prevedeva la possibilità di raggiungere Pola dalla Germania.

I tubi lanciasiluri erano uno subacqueo a poppa e due a prua in coperta in tubi stagni che potevano essere usati solo in immersione; i siluri in dotazione erano 7, due per ogni tubo anteriore e uno a poppa.

Sopravissuto alla guerra e demolito a Morecambre Inghilterra nel 1919.

Al comando era Oblt.z.S. Hellmuth von Doemming.

 

Il piroscafo Verona

Nel 1907 la Italia Società di Navigazione a Vapore, ordinò a tre cantieri diversi in Inghilterra tre piroscafi gemelli destinati al trasporto di emigranti a New York che furono chiamati Ancona, Taormina e Verona.

Il Verona fu costruito da Workman, Clark & Co Belfast ordinato 1907 varato 31/03/08 viaggio inaugurale 19/06/08 Genova, Napoli, New York, Philadelphia.

Nel 1911 fece trasporto truppe per la guerra di Libia, nel 1913 passò alla Navigazione Generale Italiana sulla linea Genova, Napoli, Palermo, New York e il 4 marzo 1917 iniziò il suo ultimo viaggio commerciale da Genova a New York.

Aveva le seguenti caratteristiche tecniche:

Dimensioni: lunghezza 147m, larghezza 17,8m

Dislocamento: lordo 8.260,87 tls; netto 5.067,63 tls

Propulsione: n°2 macchine tripla espansione 7.430CV; 2assi

Velocità: 16 nodi

Passeggeri: 60 prima classe, 120 seconda classe, 2500 emigranti

Al momento dell’affondamento era al comando il capitano Simone Gulì, che affonderà nel 1927 con il transatlantico Principessa Mafalda.

 

Il convoglio

Il convoglio partiva da Napoli ed era diretto in Libia, presumibilmente a Tripoli, con sosta intermedia a Messina; come scorta a Taormina e Verona da Napoli vi erano i cacciatorpedinieri Insidioso, Pontiere, Zeffiro e la torpediniera 22 OS a cui nell’ultimo tratto si aggiunsero i cacciatorpedinieri Nullo, Euro, Ostro in uscita da Messina.

Presumo che in partenza da Messina si intendesse seguire la stessa procedura, inizialmente l’intera scorta e rientro di Nullo, Euro, Ostro dopo il primo tratto.

Le caratteristiche principali delle navi di scorta erano:

 

CT Insidioso      classe Indomito       anno 1913; 672-715t; 1 120/40; 4 76/40; 2 LS 450  

CT Pontiere       classe Bersagliere  anno 1910; 395-415t; 4 76/40; 3 LS 450 

CT Zeffiro          classe Nembo         anno 1905; 330-365t; 4 76/40; 2 LS 450 

T 22 OS             classe PN               anno 1912; 108-140t; 1 57/43; 2 LS 450 

CT Nullo            classe Pilo              anno 1915; 770-806t; 6 76/40; 2 76/30 a.a.; 4 LS 450 

CT Euro            classe Lampo          anno 1901; 320-354t; 1 76/40; 5 57/43; 2 LS 356

CT Ostro           classe Lampo          anno 1901; 320-354t; 6 57/43; 2 LS 356 

 

Da notare l’eterogeneità della scorta con navi di molte classi diverse, alcune quasi nuove, altre piuttosto vecchie, che il siluramento è stato possibile malgrado la scorta numerosa e che dopo è mancata una reazione efficace.

Evidentemente nella Regia Marina del tempo la difesa antisommergibile era in pratica inesistente.

 

La cronologia degli eventi

Partenza da Napoli:                                                                  9 maggio 1918 ore 17 30’

Scorta aggiuntiva uscita da Messina:                                       notte del 10 maggio 1918

Arrivo del convoglio a Messina:                                               10 maggio 1918 ore 7

Cannoneggiamento periscopio al largo di Reggio                   12 maggio 1918 ore 9 45’

Partenza del convoglio da Messina:                                        12 maggio 1918 ore 12

Siluramento del Verona:                                                          12 maggio 1918 ore 12 30’

Arrivo telegramma su cannoneggiamento periscopio              12 maggio 1918 ore 12 40’

Rientro a Messina del Taormina:                                             12 maggio 1918 ore 13

Decifrazione telegramma su cannoneggiamento periscopio   12 maggio 1918 ore 13 15’

Nuova partenza per la Libia del Taormina con la scorta:         12 maggio 1918 ore 22

 

La posizione dell’affondamento

U-Boat Net indica 37° 04'N, 16° 19'E vicino a punta Peloro posizione a circa 100 km al largo di Siracusa.

“Cariddi” (non so chi sia) e società diving indicano posizioni a nord dello stretto di Messina.

Su Wreck site è indicata a 4 miglia da Reggio Calabria.

Il fonogramma dei carabinieri al prefetto di Messina indica “a circa 4 miglia da Reggio, in acque territoriali”.

Le prime due posizioni sono sicuramente sbagliate perché la nave usciva da Messina diretta verso sud.

La posizione esatta è certamente quella 4 miglia da Reggio Calabria evidentemente a sud di Messina.

 

I superstiti e le perdite

Alla sera del 13 maggio risultava la seguente situazione:

 

Ufficiali Regio Esercito                                                                                                  72

Militari Regio Esercito                                                                                              2.818

Militari Regia Marina                                                                                                     12

Equipaggio del piroscafo compresi i cannonieri di armamento ai pezzi:                    167

Quadrupedi di ufficiali                                                                                                     2

Naufraghi sbarcati                                                                                                    2.246

Cadaveri recuperati                                                                                                     115

Dispersi (salvo accertamento)                                                                                     708

 

Non si escludeva che qualche naufrago sbarcato sulla costa calabra si fosse reso latitante ed erano stati informati i Carabinieri per ricercarli, ma mi pare improbabile che un superstite del naufragio pensasse a disertare arrivando a terra con i vestiti bagnati, presumibilmente esausto, senza bagaglio, senza soldi e in una regione che non era la sua.

Possibile qualche diserzione nel caso di naufraghi soccorsi e immediatamente nascosti dagli abitanti locali, ma non più di qualche caso isolato.

 

Nominativi di ufficiali e soldati

Nei documenti sono citati i seguenti ufficiali:

Col. Davalle Cav. Giovanni               Comandante 2° Reggimento Speciale Istruzione

Nominativo non citato                       Comandante 1° Battaglione 2° Regg. Speciale Istruzione

Nominativo non citato                       Comandante 2° Battaglione 2° Regg. Speciale Istruzione

Cap. Gulì                                           Comandante piroscafo Verona

Cap. Corvetta Granozio Cav. Luigi   Comandante Marittimo

Magg. Volpi-Landi Alberto                Ufficiale

Ten.Col. Orso Cav. Felice                 proprietario cavallo

Magg. Saporetti Cav. Vittorio            proprietario cavallo

Soldato Burchi Giuseppe                  34° Regg. Fanteria (di Incisa Valdarno deceduto)

Soldato Tamburi Pietro                      2° Regg. Sp.le Istruzione (di Incisa Valdarno deceduto)

 

 

I reggimenti trasportati

Il Magg. Volpi-Landi nella sua dedica ex voto alla Consolata scrive “Col mio reggimento di  circa 3.000 soldati e 72 ufficiali”.

Per un unico reggimento 3.000 soldati sono decisamente troppi, nel periodo la forza usuale era un migliaio di soldati, mentre la proporzione tra ufficiali e soldati è invece attendibile.

Ho quindi fatto l’ipotesi che i reggimenti fossero 3: il 2° Reggimento Speciale Istruzione, l’unico di cui siamo certi, un altro Reggimento Speciale Istruzione, che potrebbe essere il 1° o 3° o 4°, e il 34° Regg. Fanteria a cui apparteneva il soldato Burchi, perito nel disastro.

Ma questa è una pura speculazione, Burchi poteva essere stato distaccato dalla sua unità o poteva essere appartenuto in precedenza al 34° fanteria.

Con una ricerca negli archivi si potrebbe facilmente chiarire questo punto.

 

Conclusioni

La notizia della presenza di disertori a bordo del Verona in occasione dell’affondamento era sorprendente ed era legittimo chiedersi se fosse attendibile.

La mia risposta è decisamente positiva.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Create New...