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La notte di Taranto


Giancarlo Castiglioni
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Ho letto l'interessante scritto di Mattesini "La notte di Taranto".

https://www.academia.edu/34935127/LA_NOTTE_DI_TARANTO?email_work_card=title

Lettura abbastanza sconfortante, il peggior disastro della Regia Marina durante la guerra.

Conoscevo l'episodio abbastanza bene, ma naturalmente dallo scritto di Mattesini ho appreso molti altri particolari.

Sapevo che erano in magazzino molte altre reti di protezione e che non erano state montate per mancanza di galleggianti e accessori.

Non sapevo che le posizioni di ancoraggio delle corazzate erano state scelte perché potessero ruotare sulla boa e quindi manovrare più facilmente in uscita dal porto.

La soluzione più sicura sarebbe stata ormeggiarle entro box di protezione, per cui le reti installate sarebbero state largamente sufficienti.

Anche senza arrivare a questo, se fossero state ormeggiate a  prua e a poppa avrebbero potuto essere disposte parallele alle reti esistenti, in posizione molto meglio protetta.

E' vero che le reti non arrivavano fino al fondo e che in teoria un siluro avrebbe potuto passarci sotto, ma in pratica questo non è mai successo.

Tutti i siluri sono stati lanciati dove le reti non c'erano.

Sulla disposizione degli ancoraggi bisogna notare che paradossalmente i tre incrociatori pesanti in Mar Grande erano meglio protetti dalle reti.

Un aspetto che non è mai stato adeguatamente messo in rilievo è la fragilità dimostrata dalle navi italiane dopo essere state colpite,

Già la Littorio affondata da due siluri a prua non si è comportata molto bene.

Ma ancora più preoccupante è il comportamento di Cavour e Duilio affondate perché colpite da un solo siluro.

Per confronto tutti i nostri incrociatori pesanti, colpiti da un solo siluro sono rimasti a galla sia pur con danni più o meno gravi.

Invece gli allagamenti su Cavour e Duilio sembra fossero progressivi e incontrollabili.

Vengono i brividi a pensare cosa sarebbe successo se una delle nostre 4 corazzate rimodernate fosse stata colpita da un siluro in navigazione.

Da quanto successo a Taranto credo sarebbe sicuramente affondata.

Non è successo, in questo caso abbiamo avuto fortuna.

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Sarebbe interessante fare un confronto con i danni di Valiant e Queen Elizabeth ad Alessandria.

Erano navi costruite nello stesso periodo e rimodernate.

I danni erano simili, ma si appoggiarono sul fondo e la coperta rimase fuori dall'acqua.

Probabilmente fu solo un caso, il fondo del porto di Alessandria è poco profondo e pianeggiante, ma può darsi che gli inglesi avessero scelto il punto di ancoraggio per ridurre possibili danni da bombardamento aereo o mezzi d'assalto.

Aggiungo anche che ad Alessandria il fondo è compatto, perché una ulteriore sfortuna nel caso della Cavour fu che a Taranto in quel punto il fondo era melmoso e dopo l'incaglio cedette di diversi metro sotto il peso della nave.

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Anche Mattesini osserva che come economia di forze l'attacco di Taranto è stato molto più efficace di Pearl Harbour.

Gli inglesi persero 2 aerei, con 2 morti e due prigionieri.

Gli italiani ebbero 40 morti, di cui molti per gas tossici sviluppatisi nei locali dove fu necessario lavorare per cercare di salvare le navi.

L'origine di questi gas non è spiegata, potrebbero provenire da accumulatori elettrici rimasti sommersi.

Probabilmente con un miglior addestramento, se i marinai fossero stati informati del pericolo, queste perdite si sarebbero potute evitare. 

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  • 2 weeks later...

Come si verificò l'affondamento delle tre corazzate a Taranto, e le cause che lo determinarono, é stato da me  compilato secoindo le relazioni dei vari Comandi interessati, che sono spiegati chiaramente nel mio Saggio, e lo riportio di seguito, anche a beneficio di coloro che non conoscono bene l'episodio, o non lo ricordano:

 

Un argomento che l'ammiraglio Campioni mise  particolarmente in  risalto,  fu quello dell'effetto che avevano avuto  i  siluri britannici sulle corazzate italiane, i cui danni risultarono superiori ad ogni immaginabile previsione.

         Sulla Cavour, comandata dal capitano di vascello Ernesto Ciurlo, una falla di metri 12 X 8 in corrispondenza del deposito munizioni prodiero sotto il secondo impianto di grosso calibro, determinò l'allagamento di tutta  la parte prodiera della corazzata. Dopo aver preparato un bilancia­mento a poppa, a cui non venne dato attuazione perché  giudicato inutile e troppo lento, il Comandante della 5ª Divisione, ammira­glio Bruno Brivonesi che, trovandosi imbarcato sulla Cesare, alla mezzanotte era salito a bordo della Cavour per dirigere le operazioni di salvataggio,  de­cise, con molto ritardo, di portare all'incaglio la corazzata danneggiata, spostandola su un basso fondale per mezzo dei rimorchiatori, che, richiesti dal comandante Ciurlo, si trovavano già nei pressi della nave. 

         La manovra di traino, iniziata dal rimorchiatore Porto Pisano alle 04.20, e ultimata alle ore 05.00 del 12  novem­bre,  non portò all'effetto sperato di salvare la Cavour  dall’af­fondamento, poiché l'allagamento continuò a  manife­starsi al ritmo di 50 centimetri all’ora e a estendersi in diversi locali, facendo sbandare la  co­razzata sulla dritta. Questo fatto convinse l'ammiraglio Brivone­si  “ad ordinare l’abbandono della nave, che veniva eseguito  con calma assoluta alle ore 05.45”.

         La  Cavour, sbandando di trenta gradi sul fianco destro  per poi  addrizzarsi lentamente quasi orizzontale, alle 08.00 si  ap­poggio  sul fondale con la coperta di prora di poco sott'acqua  e la  poppa  immersa fino all'altezza dei cannoni  della  torre  di grosso calibro n. 4.

 

                   Sulla  Duilio l’esplosione del siluro magnetico determinò in chiglia, in corrispondenza della torre n. 2,  una falla di metri 11 x  7 sulla  fiancata dritta, tra i depositi munizioni sottostanti  alle due torri di grosso calibro prodiere n. 1 e n. 2, che furono entrambi  allaga­ti, assieme a quello di piccolo calibro situato più a poppavia. Poiché la situazione, in un primo  momento apparsa sotto controllo, tendeva gradualmente ad aggravarsi per l’acqua  che si era infiltrata  nei locali di prora adiacenti ai depositi, estendendosi anche verso poppa in tutta la galleria che conduceva i cavi elettrici attraverso l’apparato motore. Alle 03.30 l'ammiraglio Carlo Cattaneo, comandante della 6ª Divisione, ri­tenne necessario portare la Duilio ad incagliarsi nel punto favore­vole  più vicino; manovra che fu ultimata dalla corazzata alle ore 04.45,  agendo con le proprie macchine e con l'aiuto dei rimorchiatori.

 

 

         Molto più complesso apparve fin dall'inizio il  salvataggio della Littorio, la nave sede di Comando dell'ammiraglio Campioni, sul cui scafo i tre siluri giunti a segno avevano aperto  altrettante  grosse falle: due a prora di dritta, alquanto  vicine, ed una a poppa a sinistra nell’aggancio del timone principale, demolendolo.

Mentre la falla di poppa si dimostrò subito senza importan­za, non avendo riportato alcun danno alla struttura dello scafo,   l'allagamento della nave, attraverso gli altri  due  squarci prodieri - verificatisi uno oltre la traversa del ridotto corazzato e l’altro al ginocchio di sinistra nella zona  dell’apparato motore - cominciò ben presto a costituire fonte  di  allarme;  an­che  perché  quasi  tutte  le pompe, escluse  quelle  di  sentina  e quelle barellabili, erano rimaste inutilizzabili. Alle ore  04.00 la situazione della Littorio peggiorò sensibilmente, dal  momento che la massa d'acqua, entrando attraverso le falle, aumentava in modo  preoccupante, costringendo il comandante, capitano  di  va­scello Girosi, a proporre l’arenamento della corazzata.

         La situazione fu allora esaminata con il Comandante della 9a Divisione, ammiraglio Carlo Bergamini, il quale avendo constatato che  le condizioni di stabilite della Littorio e la tenuta  delle sue  paratie erano buone, concesse l'autorizzazione  all’incaglio di  prora; manovra che la nave portò a termine alle ore 06.25  a­gendo  con  le sue macchine e con i suoi timoni ausiliari  e  con l'aiuto di due rimorchiatori. Tuttavia, subito dopo aver poggiato sul fondale la prora della corazzata, che fino a quel momento era rimasta  fuori dall'acqua, affondò nel fondale melmoso, ed il  li­vello dell'acqua continuò ad aumentare fino al castello, per poi sta­bilizzarsi all'altezza dei verricelli di tonneggio.

         Nonostante  i gravi danni materiali riportati dalle tre  co­razzate le perdite umane risultarono alquanto modeste, poiché decedettero soltanto quaranta marinai: ventitré sulla Littorio, sedici sulla Cavour, e uno solo sulla Duilio. Gran parte di queste perdite furono determinate dei gas tossici, sprigionatisi all'interno dei locali in cui fu necessario agire  nell'opera  di salvataggio, i cui effetti risultarono  particolarmente nocivi,  soprattutto sulla Littorio, ove si verificarono anche  un centinaio di intossicati.


            

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Sul danneggiamento delle due corazzate britanniche QUEEN ELIZABETH e VALIANT riporto quanto é scritto in un elenco di perdite della Marina britannica:

 

QUEEN ELIZABETH A 500 lb, to 17^ months QUEEN ELIZABETH while moored in Alexandria harbour, was damaged by a mine which hadbeen slung under 'B* boiler room by the crew of a two roan submarine. The bottom structure under ®B* boiler room was blown up into the ship and similar damage,, but toa less extent9 occurred under 'A5 and cX e boiler rooms® The damage under the bottomextended over an area of 190 ft® by 60 ft« to include the port and starboard bulges®

Immediate flooding occurred in eA % 5B S and -X1 boiler rooms and the 4*5 inch magazines,'Yf boiler room and numerous other compartments slowly flooded up to the main deck level®

Boilers, auxiliary machinery and associated electrical equipment were severely damaged by the explosion and the subsequent flooding® Main and secondary armament wasserviceable, but all hydraulic power was lost®

Fighting Efficiency - Seriously impaired®

The ship was immobilised and unseaworthy® Main and secondary armament could only have been used with greatly reduced efficiency®

19th Dec®, 1941

D.N»C,4B/R113

1000 lb.Charge placed somewhere between Contact and the sea bed Repaired in U.S0A0 by the creof an Italian two man Submarine0 water 8 fathoms

 

VALIANT while moored in Alexandria harbour, was damaged by a mine which had bqen slung under the port bulge abreast ,A g turret by the orew of an Italian two man submarine^

The lower bulge structure on the port side was holed and blown up into the ship over an area of 60 ft« by 30 ft* and internal damage extended from the middle line up to the bottom of the upper bulge compartmentse Flooding immediately occurred in the lower bulge, inner bottom, 9A9 shell room and magazine and in adjacent compartments up to the lower deck level® Outside the flooded area, minor damage to electrical equipment t occurred due to shock-, No damage occurred to the main or auxiliary machinery. The lower portion of the revolving structure of ’A5 turret was distorted*,

Fighting Efficiency - Seriously impaired, 9A 9 turret was out of action® Had it been necessary for the ship to proceed to sea there would have been a reduction in speed due to the flooding and the risk of undue damage to structure,

REMARKS

In view of the increased allowance of portable electric pumps it was found necessary for provision to be made for the fitting of more connecting boxes to supply power for pumping in an emergency-, 19th Dec,, 1941

D.N.C.4B/R115

1000 lb. Charge placed somewhere between Contact and the sea bed by the crew

of an Italian two man Submarine.

Depth of water 8 fathoms

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