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Le due missioni abortite degli incrociatori verso Palermo nell'agosto 1943


Francesco De Domenico
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Francesco Mattesini, nel suo "La Marina e l'8 settembre - Le ultime operazioni offensive della Regia Marina e il dramma dalla Forza Navale da Battaglia", Tomo I, USMM 2002, scrive tra l'altro (pag. 165):

"Analizzando in modo critico la missione della 8a Divisione Navale [GARIBALDI  e DUCA D'AOSTA ndr] e il mancato bombardamento di Palermo, occorre dire che, a parte la forse eccessiva dimostrazione di prudenza fornita da Fioravanzo [comandante della 8a divisione, che fece infuriare l'ammiraglio Bergamini comandante della Squadra Navale, il quale ne provocò lo sbarco al rientro dalla missione ndr] la decisione dell'ammiraglio di invertire la rotta impedì alle navi italiane di andare  [anche] questa volta ad affrontare uno scontro notturno in condizioni svantaggiose. E questo perché il GARIBALDI e il DUCA D'AOSTA, entrambi ancora privi di radiolocalizzatore, avrebbero dovuto affrontare la Task Force 88 dell'ammiraglio Davison che, messa nuovamente al corrente dall'organizzazione crittografica britannica "Ultra", si era spostata verso ponente dalla zona di sbarco di Capo d'Orlando, e stava effettivamente aspettando l'8a Divisione Navale su una linea di crociera tra Ustica e Palermo, con i due letali incrociatori PHILADELPHIA e SAVANNAH e i due cacciatorpediniere BRISTOL e LUDLOW.

Ciò avrebbe significato dover affrontare con i diciotto cannoni da 152 degli incrociatori italiani i trenta da 155 [rectius 152 ndr] dei due incrociatori statunitensi, per non parlare degli otto pezzi da 127 dei due cacciatorpediniere nemici che, inoltre, disponevano di ben sedici [rectius quindici ndr] tubi lanciasiluri contro i dodici del GARIBALDI e dell'AOSTA."

 

(segue)

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Mattesini ha perfettamente ragione nel dire in sostanza che la missione dell'8a Divisione era molto più arrischiata (per non dire temeraria) di quella compiuta  appena due giorni prima sulla stessa rotta dalla 7a Divisione dell'ammiraglio Oliva (EUGENIO DI SAVOIA  e  MONTECUCCOLI). Ma vorrei qui aggiungere qualche ulteriore elemento di confronto, prendendo a base i documenti americani oggi pienamente disponibili (NARA  declassified 31 Dec. 2012).

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La prima missione tentata di bombardamento navale su Palermo da poco occupata dagli americani, chiaramente mossa dall'intento di "fare qualcosa" per rispondere ai diffusi sospetti tedeschi circa la reale volontà di combattere della Regia Marina dopo il 25 luglio, quella della 7a Divisione Navale, era salpata da La Spezia alle 20.00 della sera del 5 agosto 1943, nella previsione di effettuare il bombardamento la mattina del 6.

Ora, quello stesso 5 agosto, sulla base di un ordine ricevuto ad inizio mattinata una piccola formazione navale americana era salpata da Palermo alle 09.25, i ct GLEAVES e PLUNKETT (caposquadriglia del Destroyer Squadron 7, commander G.L.Menocal, con a bordo il sindaco di Ustica e un maggiore dell'US Army come rappresentante dell'AMGOT) e il mezzo da sbarco LCI-213, ed aveva raggiunto l'isola di Ustica, ritenuta una colonia penale di concentramento per prigionieri politici da liberare. All'arrivo delle navi americane alle 12.45 l'isola si era subito arresa, e l'US Navy ne aveva evacuato l'intera piccola guarnigione militare italiana composta di 2 ufficiali, 84 soldati e 13 marinai, in tutto 99 tra ufficiali e comuni, salpando alle 17.25-17.40 e arrivando a Palermo tra le 20.00 e le 21.30. Dato che Ustica era assolutamente priva di acqua da giorni, la marina americana si era fatta subito carico del problema: alle 18.50 GLEAVES e PLUNKETT incrociano fuori Palermo il cacciasommergibili SC-503 (ex PC-503, dislocamento 95/148 tonn., armato con una mitragliera Bofors da 40 mm e due da 12.7 mm, 15.6 nodi di velocità), che scortava una piccola water barge o cisterna per acqua (probabilmente una Y dell'US Army, del tipo delle nostre TICINO del dopoguerra) diretti a Ustica.

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Il giorno successivo, il 6 agosto alle ore 12 circa, il comandante dello SC-503 Lt. Johnson si reca a bordo dell'incrociatore PHILADELPHIA, nave ammiraglia della TF 88 in porto a Palermo, per riferire di esser stato attaccato durante la notte da due navi sconosciute, ritenute "piccoli incrociatori", circa 5 miglia ad est di Ustica alle 04.20 del 6 agosto, mentre era fermo alla cappa con una cisterna per acqua in attesa di entrare a Santa Maria di Ustica all'alba. La cisterna per acqua era stata lasciata a Ustica.

Queste due piccole unità erano state scambiate per pericolose motosiluranti dall'ammiraglio Oliva, che si era poi subito ritirato lasciandole padrone del campo.

E questa missione abortita aveva naturalmente allertato gli Alleati, che non avevano predisposto nessuna particolare misura protettiva nella notte sul 6, salvo uno o due cacciatorpediniere (BENSON, GLEAVES) di normale pattuglia esterna contro eventuali attacchi di S-Boote poco fuori dal porto di Palermo (c'era stato un attacco di 4 o 5 battelli appena la notte precedente)

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Alle 23.30 del 7 agosto il comandante della TF 88 riceve questi messaggi: il primo  delle 22.23 dall'ufficiale di collegamento con il Cincmed, che dice "La ricognizione aerea non è riuscita a determinare gli esatti movimenti di due incrociatori italiani della classe GARIBALDI. Sembrano muoversi su Palermo. Se possibile la tua formazione dovrebbe salpare immediatamente e stabilire una linea di pattuglia a nord di Palermo verso Ustica", il secondo delle 22.24 aggiunge "Si considera che si presenta una buona chance di portare al combattimento quegli incrociatori e di distruggerli".

Considerando che i cinque ct disponibili costituissero un adeguato supporto alle forze di sbarco fino al mattino successivo, e che l'opportunità di infliggere  un duro colpo al nemico con la distruzione di due incrociatori non potesse esser perduta, CTF 88 procede subito verso nordovest con due incrociatori e due ct per l'intercettazione.

Alle 23.45 CTF 88 invia questo messaggio ai Task Groups delle forze navali alleate nella zona: "Si riferisce che  due incrociatori classe GARIBALDI stanno avanzando su Palermo. Il CTG 89.1 diriga tutte le motosiluranti disponibili a formare una linea di esplorazione con un battello a sudovest ed il resto ad est di Ustica. PHILADELPHIA SAVANNAH LUDLOW e BRISTOL stanno procedendo verso Ustica da sudest. COLOMBO [incrociatore antiaereo inglese ndr] GLEAVES BENSON EDISON formino una linea di pattuglia ravvicinata nel raggio di 15.000 yarde da Palermo."

Alle 01.05 dell'8 agosto messaggio del CTF 88 al comando generale della  7a Armata (generale Patton) "PHILADELPHIA e SAVANNAH ritirati dalla fase notturna dell'operazione di sbarco, cinque destroyers rimangono. Intercetteranno due incrociatori italiani con cannoni da 6 pollici diretti verso Palermo dal nord. Torneranno nell'area di supporto non appena possibile dopo l'alba. Si richiede copertura  della caccia per gli incrociatori la cui posizione approssimativa all'alba sarà Mafog Charlie Jig 3010 e la massima possibile attività di ricognizione e di bombardamento aereo del nemico.

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Alle 00.00 dell'8 agosto TF 88 in rotta a 300°, velocità 20 nodi, in preparazione della ricerca dei due incrociatori italiani.

Alle 02.15 dell'8, non avendo avvistato alcun PT, si ritiene che la loro presenza potrebbe creare confusione e quindi si cancella l'ordine di pattuglia loro destinato.

Alle 02.24 si avvista l'isola di Ustica sul rilevamento 004° distanza 12 miglia.

Alle 04.03 si cambia rotta a 115°, velocità 25 nodi, per tornare alla zona di supporto allo sbarco. Nessun contatto con gli incrociatori nemici.

 

In conclusione: Mattesini ha ragione, l'abbiamo scampata bella .. L'ammiraglio Fioravanzo non meritava la punizione ricevuta, ma forse qualcun altro prima di lui sì..

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Circa un anno dopo i primi disastrosi combattimenti notturni con i giapponesi, la US Navy era in piena fiducia affrontando un combattimento notturno.

Mi chiedo se dopo oltre due anni dal disastro di Matapan nella Regia Marina fosse cambiato qualcosa.

Per i mezzi tecnici il radar non c'era, le cariche a vampa ridotta non credo.

E la dottrina d'impiego era cambiata o prescriveva sempre solo di evitare il combattimento?

Chiedo lumi agli esperti.

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Per Francesco, bravo, adesso avrò del materiale da poter sfruttare nel caso mi venga lidea di fare un articolo, magari per il nostro Forum.

 

Per Giancarlo, i nostri incrociatori avevano la vampa ridotta fino al calibro di 203 mm. Il primo a sperimentare quel calibro era stato il FIUME il 25 marzo 1941, poco prima che partisse per il tragico affondamento di Matapan. Ma le nostre navi, radar o non radar, vampa ridotta o no, non ci sapevano fare. E quì dovrei aprire una discussione, su tutto anche sul comportamento degli uomini, un argomento scabroso che da moltissimi anni mi sta sullo stomaco, ma la terrò per me per Amor di Patria.

E' impossibile combatte in quarantuno scontri navali e perderli praticamente tutti, con perdite navali notevoli, con il risultato utile di affondare soltanto, e nella difesa dei convogli, due cacciatorpediniere e due motosiluranti.

 

Francesco Mattesini

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Ma le nostre navi, radar o non radar, vampa ridotta o no, non ci sapevano fare. E quì dovrei aprire una discussione, su tutto anche sul comportamento degli uomini, un argomento scabroso che da moltissimi anni mi sta sullo stomaco, ma la terrò per me per Amor di Patria.

 

Dire la verità non va contro l’amor di patria … assolutamente il contrario, e va ad onore di chi si è sacrificato cosciente delle condizioni in cui è stato mandato a combattere…

Amor di patria che non è di chi si inventa inesistenti vittorie e si trincera dietro fatti marginali come la mancanza di radar (… si : marginali…)

Amor di patria è prendere coscienza di una guerra sbagliata, condotta dalla parte sbagliata, con mezzi sbagliati, oltre che superati…

… prendere coscienza di un mito inesistente, quella della capacità industriali e dell’ eccellenza di nostre tecniche o scoperte …

La lezione di questa (disgraziata) guerra navale è stata in gran parte appresa, e tramandata proprio da quelli che la guerra l’avevano fatta davvero, ed hanno avuto il coraggio di non mollare, non crogiolarsi nei rimpianti ed educare le nuove generazioni …

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Ecco lo SC-503 quando ancora si chiamava PC-503 in allestimento presso il cantiere di costruzione Rice Brothers Corp. a East Boothbay, Maine, nel marzo-aprile 1942.

 

Se non vado errato, questa è l'unica nave militare americana che sia stata soggetta, nei sedici mesi di guerra intercorsi tra l'aprile-maggio 1942 (le due missioni della portaerei USS WASP con due ct americani di scorta per il rifornimento di Spitfire a Malta, che costituiscono la prima presenza dell'US Navy nella guerra del Mediterraneo nella 2a g.m.) e il settembre 1943, al fuoco di grandi unità della Regia Marina. E che ne abbia provocato la frettolosa ritirata.

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