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La SEAWAY ALBATROSS, dopo aver trasportato ad Aliaga quattro fregate, è tornata a La Spezia, dove ha imbarcato tre sommergibili della classe SAURO.

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Da sinistra a desta: CARLO FECIA DI COSSATO, GUGLIELMO MARCONI, LEONARDO DA VINCI. Delle prime due serie costruttive è rimasto solo il NAZARIO SAURO, musealizzato a Genova.

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Quali sono i motivi per cui inviamo per la demolizione le nostre navi (anche militari!) in Turchia? Costo del lavoro più basso? Smaltimento materiali "speciali" meno regolamentato? Migliore organizzazione?

Possibile che in Italia nessun cantiere potesse fare un'offerta migliore?

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6 ore fa, Leopard1 ha scritto:

Quali sono i motivi per cui inviamo per la demolizione le nostre navi (anche militari!) in Turchia? Costo del lavoro più basso? Smaltimento materiali "speciali" meno regolamentato? Migliore organizzazione?

Premetto che da molto tempo le nostre navi militari (ma anche quelle di altri) vanno "fuori Europa" per essere demolite, non è una novità, purtroppo.

Per capire meglio, vi invito ad andare a cercare qualche video (disponibili sulla rete a volontà) su come funzionano i "cantieri di demolizione" di Aliaga in Turchia o di Alang in India. Alla prima vista vi verrà da ridere, alla seconda vi arrabbierete.

Il mio parere è che si tratti di una combinazione delle ipotesi summenzionate, la manodopera costa di meno e viene sfruttata in maniera diversa che in Europa, l'organizzazione (se così possiamo chiamarla) è ben differente da un moderno cantiere occidentale, a nessuno importa niente dei possibili effetti inquinanti. In parole povere sono dei cantieri dove si pensa a massimizzare il profitto, mettendo in subordine qualunque altra necessità. Avete presente gli antichi "padroni delle ferriere" nostrani?

Mi risulta poi che tutti i tentativi in Italia si siano arenati davanti ad opposizioni, a volte ragionate, ma spesso strumentali: no alla guerra, no ai mezzi di morte, pensiamo al turismo non ad inquinare, i nostri figli avvelenati, meglio disoccupati che inquinati e così via.

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15 ore fa, Giuseppe Garufi ha scritto:

Prima di pensar male, l'operazione si è svolta nella massima trasparenza, ecco qua, dal sito dell'AID.

https://www.agenziaindustriedifesa.it/sales/sale/vendita-di-n-7-galleggianti-ex-unita-navali-della-marina-militare/

Se avete pazienza troverete anche qualche gara andata deserta e cosine interessanti.

Immagino che gli importi siano quelli che la Marina deve pagare per avere le navi demolite. Ci sono state offerte dall'Italia?

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Il 13/4/2024 at 12:16, Leopard1 ha scritto:

Quali sono i motivi per cui inviamo per la demolizione le nostre navi (anche militari!) in Turchia? Costo del lavoro più basso? Smaltimento materiali "speciali" meno regolamentato? Migliore organizzazione?

Possibile che in Italia nessun cantiere potesse fare un'offerta migliore?

un po' tutto quello che dici

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Se la gara è stata vinta  dalla società spezzina Golfo 2 in raggruppamento d’impresa col cantiere Turco Ege Celik, mi sembra la soluzione ottimale.

In Italia si fa il lavoro di alto livello, studio del contratto e delle norme da rispettare, redazione dell'offerta, contatti con il cliente; in Turchia la demolizione affidata alla manovalanza. Ovvio che la mano d'opera in Turchia costa molto meno, poi ci saranno ispettori meno pignoli, si evitano polemiche per eventuali incidenti sul lavoro, ecc.

Così va il mondo.

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