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LA MEMORIA DI MUSSOLINI DEL 31 MARZO 1940


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Quali furono le giustificazioni di Mussolini per l'entrata in guerra dell'Italia, dopo aver sentito per anni i pareri di tanti sprovveduti (termine gentile), e di manipolatori. Dal mio ultimo saggio per Academia Edu, in corso di avanzata compilazione.

 

Francesco Mattesini

 

 

          Nel mese di maggio 1940, mentre le divisioni germaniche, superando ogni ostacolo di resistenza franco-britannico avanzavano in modo inarrestabile nella Francia settentrionale, tra gli Alleati cominciò ad incombere un grande punto interrogativo sul comportamento degli italiani, alleati dei tedeschi. Il Governo fascista di Benito Mussolini fu neutrale all'inizio della guerra, ma in seguito alla richiesta di Hitler che desiderava di incontrarsi con il Duce al Brennero, il 31 marzo 1940 Mussolini, con il promemoria segretissimo n. 328, trasmesso l’8 aprile dalla Segreteria particolare del Duce in dieci copie, aveva comunicato al Re Vittorio Emanuele III, ai Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate italiane e ad altre importanti personalità,  di aver preso la decisione che occorreva entrare in guerra, e di prepararsi a quello scopo per essere pronti nella primavera.[1]

           In quel momento la Francia era integra, dal momento che la guerra stazionava ai suoi confini orientali, senza che alcuno dei due avversari avesse preso un’iniziativa.

          Nella parte del la memoria che, dopo aver fatto una panoramica della situazione generale e di quello che poteva verificarsi nella guerra in corso della Germania contro Francia e Inghilterra,  riguardava l’Italia, prima di passare a descrivere quale dovevano essere le direttive militari,  il Duce sosteneva:[2]

 

Posizione dell’Italia

 

          Se avverrà il più improbabile delle eventualità – cioè una pace negoziata nei prossimi mesi – l’Italia potrà – malgrado la sua non-belligeranza – avere voce in capitolo e non essere esclusa dalle negoziazioni, ma se la guerra continua, credere che l’Italia possa rimanersene estranea sino alla fine, è assurdo e impossibile. L’Italia non è accantonata in un angolo in Europa, come la Spagna o gli Stati Uniti, l’Italia è in mezzo ai belligeranti, tanto in terra, quanto in mare, Anche se l’Italia cambiasse atteggiamento o passasse armi e bagagli ai franco-inglesi, essa non eviterebbe la guerra immediata con la Germania, guerra che l’Italia dovrebbe sostenere da sola, e solo l’alleanza con la Germania, cioè con uno Stato che non ha ancora bisogno del nostro concorso militare e si contenta dei nostri aiuti economici e della nostra solidità morale, che ci permette il nostro attuale stato di non-cobelligeranza. Esclusa l’ipotesi del volta-faccia che del resto gli stessi franco-inglesi non contemplano e in questo dimostrano di apprezzarci, rimane l’altra ipotesi cioè la guerra parallela a quella della Germania per raggiungere i nostri obiettivi che ci compendiamo in questa affermazione: libertà sui mari, finestra sull’oceano. L’Italia non sarebbe veramente una nazione indipendente fino a quando avrà a sbarre della sua prigione mediterranea la Corsica, Biserta, Malta e a muro della stessa prigione Gibilterra e Suez. Risolto il problema delle frontiere terrestri, l’Italia se vuole essere una potenza veramente mondiale, dovrà risolvere il problema delle sue frontiere marittime: la stessa sicurezza dell’Impero è legata alla soluzione di questo problema.

          L’Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guerra, senza dimissionare il suo ruolo senza qualificarsi, senza ridursi al livello di Svizzera moltiplicata per dieci.

          Il problema non è quindi di sapere se l’Italia entrerà in guerra perché l’Italia non potrà fare a meno di entrare in guerra; si tratta soltanto di sapere quando e come: si tratta di ritardare il più a lungo possibile, compatibilmente con l’onore e la dignità, la nostra entrata in guerra.


[1] Francesco Mattesini, Corrispondenza e Direttive tecnico - operative di Supermarina – Scacchiere Mediterraneo; Volume Primo I Tomo, Maggio 1939 – luglio 1940,  Roma 2002, Documento n. 67, p. 262-265.

[2] Ibidem, p. 263-264.

Edited by Francesco Mattesini
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Passando poi a descrivere quale doveva essere il “piano di guerra”, Mussolini sosteneva e concludeva:[1]

 

Premesso che la guerra è inevitabile e che non possiamo marciare coi franco-inglesi, cioè non possiamo marciare contro la Germania, si tratta di fissare sin da questo momento le linee della nostra strategia, in modo da orientarvi gli studi di dettaglio.

 

Forze terrestri – difensivo sulle Alpi Occidentali. Nessuna iniziativa. Sorveglianza lasciata solo nel caso a mio avviso improbabile di un completo collasso francese sotto l’attacco tedesco. Una occupazione della Corsica può essere completa, ma forse il gioco non vale la sorpresa: bisognerebbe però neutralizzare le basi aeree di questa isola.

 

Ad Oriente: verso la Jugoslavia, in primo tempo, osservazione diffidente. Offensiva nel caso di un collasso interno di quello Stato, dovuto alla secessione, già in atto, dei croati.

 

Fronte Albanese: l’atteggiamento verso nord (Jugoslavia) e sud (Grecia) è in relazione con quanto accadrà sul fronte orientale.

 

Libia: difensiva tanto verso la Tunisia, quanto verso l’Egitto. L’idea di una offensiva contro l’Egitto è da scartare dopo la costituzione dell’Esercito di Weygand.

 

Egeo: difensiva.

 

Etiopia: offensiva per garantire l’Eritrea e operazione su Ghederef e Kassala; offensiva su Gibuti, difensiva e al caso controffensiva sul fronte del Kenia.

 

Aria: adeguare la sua attività a quelle dell’Esercito e della Marina; attività offensiva o difensiva a seconda dei fronti e a seconda delle iniziative nemiche.

 

Mare: offensiva su tutta la linea nel Mediterraneo e fuori.

 

A queste direttive gli Stati Maggiori devono basare i loro studi e il loro lavoro di preparazione senza perdere un’ora di tempo, poiché, malgrado la nostra volontà di ritardare – per le ragioni già dette – il più a lungo possibile la nostra attuale non-belligeranza, la volontà dei franco-inglesi o una complicazione impreveduta potrebbe metterci, anche in un avvenire immediato di fronte alla necessità di impugnare le armi.

 

MUSSOLINI


[1] Ibidem, p. 264-265.

Edited by Francesco Mattesini
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Conoscevo questa memoria di Mussolini alle forze armate.

Letta oggi, la dichiarazione che prima o poi l'Italia sarebbe dovuta comunque entrare in guerra sembrerà sorprendente a molti, ma io credo che in questo Mussolini avesse ragione.

Molti saranno sorpresi di sapere che Mussolini aveva firmato il patto d'Acciaio più per paura che per amore della Germania.

Paura che mi sembra decisamente esagerata, in mezzo c'erano le Alpi, l'esercito italiano era grande e si preparava per una guerra difensiva; avrebbe dovuto resistere almeno qualche mese e sembra improbabile che Francia e Inghilterra sarebbero rimaste a guardare senza venire in aiuto all'Italia.

Certo non era incoraggiante il precedente di Caporetto, quando poche divisioni tedesche attaccando in montagna causarono il completo crollo del fronte.

Mussolini non doveva avere una gran fiducia nel Regio Esercito. Che avesse ragione?

Dove Mussolini sbagliò in pieno fu nel ritenere "improbabile" il crollo francese.  

In questa dichiarazioni i nostri generali devono aver letto solo quello che volevano sentirsi dire, cioè che la guerra ci sarebbe stata, ma in un futuro il più lontano possibile, quindi potevano continuare come al solito senza preoccuparsi.

Chi si preoccupò fu invece Cavagnari, che avrebbe dovuto andare all'offensiva su tutta la linea e rispose con una lamentosa contro memoria in cui diceva che lui all'offensiva non poteva andarci proprio.

Non aveva tutti i torti, Mussolini non reagì, non pensò a sostituirlo o almeno a richiamarlo dicendogli che almeno qualcosa poteva fare.

Quando poi arrivò la guerra ancora tutti tranquilli, bastava attendere l'inizio delle trattative di pace.

Si svegliarono qualche mese dopo quando arrivarono le prime sconfitte e tutti si resero conto che gli inglesi facevano la guerra sul serio..

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Caro Castiglioni, come ne avevo gia parlato con Francesco, era proprio quello che hai scritto che volevo far conoscere, senza bisogno di glorificare il DUCE.

 

L'Italia, essendo in una alleanza militare, giusta o sbagliata, non poteva mancare di entrare in guerra prima o poi, e Mussolini lo spiega chiaramente, ma senza avere tanta fretta di effettuare l’intervento. Quello che ha sbagliato, secondo me, era di non credere che la Francia sarebbe stata piegata dalla Germania in un paio di settimane, e a questo punto, per guadagnare qualche territorio a cui anelavano tutti gli italiani (ricordate i cartelli CORSICA, NIZZA, SAVOIA, MALTA,  GIBILTERRA, GIBUTI ecc.) ha passato il Rubicone, per poi ottenere, per non scontentare troppo i francesi come ha scritto il generale Faldella, di guadagnare soltanto i pochi chilometri al confine francese delle Alpi, che erano stati conquistati nell'attacco del 21-24 giugno 1940, a cui l’armistizio italo-tedesco aveva messo termine.

 

E considerate le difficoltà del terreno, il fatto che a quasi fine giugno, eccezionalmente, nevigasse e vi fossero addirittura tormente che immobilizzavano in strade di montagna strette, ghiacciate e melmose uomini e mezzi, che pioveva in continuazione, generando un gran numero di ammalati (la Divisione Friuli, dove era mio padre, per questa ragione non entrò neppure in linea, cosi come altre unità), e vi fossero da espugnare le numerosissime fortificazioni francesi, in parte proseguimento della linea Maginot, i soldati italiani, dovendo passare da uno schieramento difensivo ad uno offensivo in poche ore, fecero miracoli.

 

L’avanzata avvenne lungo tutta la linea del fronte alpino, trovando in certi punti da parte francese una resistenza notevole. In particolare sul passo del Piccolo San Bernardo, dove sfociando da varie direzioni dopo aver conquistato le montagne, alcune di più di 3.000 metri, e manovrando per aggirando le fortificazioni nemiche, stava proseguendo puntando su Arberville, per ricongiungersi ai tedeschi che avanzavano da Lione.

 

Mi riferisco poi allo sfondamento del passo del Monginevro, che portò le truppe alle porte di Briancon, ma in particolare allo sfondamento sul passo del Moncenisio e di altri passi alpini minori della zona. Avanzata che portò, in soli tre giorni, e in quelle terribili condizioni atmosferiche, il miglior alleato dei francesi, e in cui l'Aeronautica non pote dare l'appoggio massiccio che era stato pianificato perché per i banchi nuvolosi non riuscivan a individuare gli obiettivi, a spingersi a tenaglia in Val d'Arch, fino alla periferia di Modane, con un'avanzata profonda 20 chilometri e lunga 40-45 kilometri lungo il fume Maurienne.

 

Una volta conquistato Modane la valle si apriva ed era possibile raggiungere la zona pianeggiante della Savoia che iniziava subito dopo, a San Jeanne de Maurienne. Mancò il tempo per farlo, a causa dell’armistizio.

 

Io conosco bene quella zona, perché per otto volte sono stato in estate con la Famiglia, a Bardonecchia, e pertanto ho percorso molte volte in macchina i passi alpini in Italia in Francia, e mi sono spinto in molte zone della Savoia e del Delfinato.

 

Se in soli tre giorni e mezzo i nostri soldati riuscirono a percorrere un'avanzata di 40-45 kilometri, con buona pace di tanti studiosi e geni del giornalismo che, per odio politico, hanno deriso non soltanto Mussolini ma anche chi  combatteva, e non solo, mi chiedo che cosa sarebbe avvenuto se il Duce, come sarebbe stato logico, avesse iniziato l'offensiva dieci giorni prima, ossia l'11 giugno.

 

Ricordo che i francesi e i loro Alleati, nel 1944-1945 hanno combattuto per otto mesi di fronte al Vallo Alpino Littorio senza riuscire a superare il confine italiano.

 

Per quanto riguarda la Marina condivido il tuo parere.

 

Francesco Mattesini

Edited by Francesco Mattesini
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Non riesco a sopportare le amene fr....acce di chi dice che Mussolini non aveva sbagliato un colpo fino al 10 giugno 1940. Ottobre 1935- maggio 1936 e oltre l'attacco all'Etiopia, luglio 1936-marzo 1939 l' intervento massiccio nella guerra civile spagnola, aprile 1939 attacco all'Albania, ottobre 1938 le leggi razziali antisemite volute per puro servilismo verso il Fuehrer ....Quando nel dicembre 1941 dichiarò guerra agli USA prima dei tedeschi arrivò alla suprema imbecillità di affermare che gli USA (i cui rifornimenti ci avevano pure salvato nella Grande Guerra) non ci facevano ne' caldo né freddo. Innanzitutto un poveretto, anche se come dice De Felice un poveretto popolare.

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Sta bene sulle cause delle guerre del Duce, ma sulle affermazioni attribuite a Mussolini da nemici e amici infedeli, sarei più cauto. Ho semprte presenti le menzogne di Iachino e non solo. Del Diario di Ciano non mi fido affatto, tanto che ho smesso di leggerlo, preferendo consultare per i miei lavori i documenti ufficiali, alle frasi inventate.

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Grazie Francesco,

 

La prima cartina a sinistra riguarda le operazioni sulla zona del Passo del Piccolo San Bernardo, con in blu le puntate delle forze italiane tra le fortificazio ni francesi. La seconda cartina, a destra, il movimento a tenaglia dal Moncenisio alla Val d'Arc, arrivando a 3 km di distanza dall'obiettivo di Modane con la Divisione Cagliaroi, da dove le forze italiane dovevano dirigere verso Albertville, dove avrebbero dovuto arrivare anche le forze provenienti dal Monginevro, e le forze tedesche che avanzavano da Digione, che il 24 giugno avevano occupato con la 3^ Divisione Motorizzata AjaX Le Bain. Una tempesta di neve che fece sospendere l'avanzata il 24, poco prima dell'armistizio, impedì la conquista di Modane, i cui forti erano già battuti dall'artiglierie italiane. Così, Modan, nella rettifica dei confini che inserivano il terreno conquistato dall'Italia, rimase alla Francia. L'offensiva italiana, con l'armistizio alle porte, era stata iniziata il 21 giugno, e proseguita per tre giorni e mezzo, con l'ordine di conquistare  60 km di terreno a partire dal confine italiano. Comunque l'Italia, per le insistenze del generale Roatta presso Mussolini, ottennre una zona smilitarizzata in territorio francese di 50 km.

 

M.F..

Edited by Francesco Mattesini
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Non riesco a sopportare le amene fr....acce di chi dice che Mussolini non aveva sbagliato un colpo fino al 10 giugno 1940. Ottobre 1935- maggio 1936 e oltre l'attacco all'Etiopia, luglio 1936-marzo 1939 l' intervento massiccio nella guerra civile spagnola, aprile 1939 attacco all'Albania, ottobre 1938 le leggi razziali antisemite volute per puro servilismo verso il Fuehrer ....Quando nel dicembre 1941 dichiarò guerra agli USA prima dei tedeschi arrivò alla suprema imbecillità di affermare che gli USA (i cui rifornimenti ci avevano pure salvato nella Grande Guerra) non ci facevano ne' caldo né freddo. Innanzitutto un poveretto, anche se come dice De Felice un poveretto popolare.

Da quanto ho scritto in risposta a Francesco (Mattesini), mi sembra chiaro che non sono tra quelli che ripetono il vecchio slogan “Mussolini ha sempre ragione.”; l’altro Francesco (Di Domenico) non si riferiva certo a me, ma in questo caso difendo Mussolini.

La guerra di Etiopia e la partecipazione alla guerra di Spagna non possono essere considerati errori, sono comportamenti normali per una grande potenza del tempo.

Non è questione di democrazia dittatura, come si sarebbero comportati i democratici Crispi, Giolitti, Salandra o Orlando se fossero stati al suo posto?

Si è detto giustamente che attaccando l’Etiopia Mussolini non aveva capito che la stagione delle conquiste coloniali stava finendo, ma in quel periodo storico chi lo aveva capito?

Inghilterra e Francia si tenevano gelosamente quel che avevano, il Giappone cercava di ampliare il suo impero coloniale, uno degli obbiettivi di Hitler era di recuperare le vecchie colonie.

Mussolini era un uomo del suo tempo e agiva secondo i criteri del suo tempo.

D'accordo con la maggioranza degli storici del periodo, non credo che le leggi razziali siano state fatte per servilismo verso il Führer.

Nel clima di esasperato nazionalismo del tempo, Mussolini era arrivato alla conclusione che fossero necessarie e conseguenti per “forgiare l’uomo nuovo fascista”.

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Una delle mie abitudini e quella di scrivere sempre e sinceramente la Storia senza infilarci il tale o l'altro personaggio che ci é antipatico. Mussolini é considerato un dittatore, mentre ho sempre detto che il dittatore in Italia era il RE, che gli permetteva di spadronerggiare. Faceva comodo anche a Vittorio Emanuele III, altrimenti non sarebbe divenuto Re d'Albania e Imperatore d'Etionia, titoli che gradiva moltissimo e che non voleva abbandonare dopo l'8 settembre, lamentandosi con i rappresentanti Alleati a Brindisi.

 

Dittatori veri e spietati lo furono Hitler e Stalin, e per loro non c'é paradiso. Ma mentre i due fecero uccidere con efferrata ferocia milioni di persone, a Mussolini, non avendo altro in mano lo si accusa, e sappiamo che non é vero, di essere responsabile della morte di Matteotti.

 

Morale, l'unico disertore fucilato della campagna di Sicilia, fra i tanti che scappavano, fu un capo Manipolo della Milizia, e questo, ne sono convinto, per fare sfregio a Mussoilini, che ne venne a conoscenza quando la sentenza era stata eseguita. Russi e tedeschi i disertori li fucilavano senza pietà, a migliaia.

 

il fatto che Mussolini, poi come é poi accaduto a Berlusconi, si accusi di essere stato un incapace, e il Duce anche un dittatore spietato, io non lo ammetto. All'epoca eravamo tutti fascisti, io nel mio piccolo ero Balilla e ancora oggi non mi dispiace. E poi il Duce era amato da tutti, compresi i militari che potevano avere agevolazioni che quelli di oggi si sognano. L'ammiraglio Fioravanzo, io presente, ricordò all'ammiraglio Cocchia, allora Capo Ufficio Storico Marina, ti ricordi quando stavamo tutti duceggiando.

 

Mussolini ha fatto tantissimi errori, che poteva risparmiarsi (vedi gli Ebrei), ma nessuno può accusarlo, tranne per i gas in Etiopia, di aver ucciso centiniaia di migliaia di persone usando, con estrema cattiveria, bombe al napal e al fosforo sulle città tedesche e giapponesi. Come capo militare delle forze sul fronte, carica che il Re gli aveva concesso di fronte alle sue insistente, però mantenendo il Sovrano il Comando effettivo delle Forze Armate, io  l'ho sempre sostenuto che era una frana.

 

Per questo quando  tratto su argomenti militari, cercò sempre di evitare il Mussolini politico, dandogli colpe che risalgono agli anni  '20, il manganello e l'oro di ricino dei fascisti. Vi era una specie di guerra civile in corso, e morti e bastonati ci sono stati dalle due parti. Una situazione sobillata anche da comunisti e  dai cosiddetti partiti democratici, e il Re, che si era stufato, avendo Mussolini dalla sua parte moltissimi militari e ex combattenti,  lo nomino Capo del Governo per evitare che scoppiasse moti pericolosi, e per dare ordine alla nazione. Cosa che, bene o male é poi avvenuta. Nel 1938 il consenso a Mussolini era assoluto, tanto che parlando di anti fascisti in televisione, il Presidente Bertini disse: "eravamo dieci e ci conoscevamo tutti".

 

La morale viene sempre da coloro che nel dopoguerra si calcola che abbiano ucciso dall'aprile 1945 al 1946, tra le 20.000 e le 25.000 persone, soprattutto fascisti o considerati fascisti, mentre altre 40.000 persone erano state uccise dopo il settembre 1943 dai bombardamenti del "Liberatori", di cui si cerca di evitare di parlare nelle manifestazioni sulla resistenza, o come dico io sulla presunta resistenza.

 

Ma voler dire la verita ha chi ha studiato nel dopoguerra con insegnanti politicizzati, e tra questi studenti includo anche i miei due figli, naturalmente rossi, far capire loro che Mussolini ha anche fatto moltissimo nelle opere infrastrutturali e politiche, per dare lavoro ed elevare il valore militare e politico della nostra nazione mantenendola nel novero delle grandi potenze, é praticamente impossibile.

 

Mussolini ha sbagliato alleandosi con Hitler, ma che poteva fare se aveva contro tutte le nazioni democratiche, con in testa i francesi? Il resto viene dalla sua arroganza di uomo infallibile, che era circondato da una classe di mascalzoni, che assecondavano, anzi incoraggiavano le sue vedute di grandezza, ma che poi, per farsi una verginità, lo tradirono al momento opportuno. A fine guerra, tutte le colpe erano del Duce, e tali per i più sono rimaste!

 

F.M.

Edited by Francesco Mattesini
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