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LA STRAORDINARIA MISSIONE DI DUE MS E UNA MZ TEDESCA


Francesco Mattesini
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Riporto, sperando di fare cosa gradita,  quanto ho scritto nell’ultimo capito del mio nuovo saggio per  la mia pagina di Academia Edu. Mancano le fotografie:

 

UNA STRAORDINARIA MISSIONE

I SUCCESSI DI DUE MOTOSILURANTI  E UNA MOTOZATTERA TEDESCA NEL SETTEMBRE 1943 A TARANTO E IN ADRIATICO

 

 

Gli attacchi aerei tedeschi alle navi italiane in Adriatico

 

In quei giorni, tra l’8 e il 12 settembre 1943, la guerra in Adriatico fu fatta anche dagli aerei della Luftwaffe. La sera del 10 bombardieri in picchiata tedeschi Junker  Ju.87, che agivano dalla Croazia, danneggiarono a Cattaro, la grossa cisterna Ardor di 8.960 tsl, che poi, andando alla deriva, fu ancora bombardata e affondata due giorni più" tardi assieme alla nave caserma S. Giorgio, poi recuperata e impiegata dai tedeschi. La Luftwaffe ottenne peraltro maggiori successi nella giornata dell'11 nella zona di Venezia, dove nel pomeriggio, per l’attacco di Ju.87, fu colpita nell’avamporto di Chioggia il piroscafo ex jugoslavo Dubrovnik (capitano Antonio Mesanovic), di 996 tsl., arrivato da Fiume, assieme al piroscafo Scarpanto e che trasportavano personale dell’intendenza della 2a Armata con le loro famiglie. La nave si capovolse e si adagiò su un fondale di 20 metri. Vi furono circa cento morti.

 

 Ma il danno maggiore fu fatto a Venezia, dove per l’attacco di sei Ju.87 venne colpito e incendiato, andando totalmente perduto, il lussuoso transatlantico Conte di Savoia, di 48.502 tsl,, senza che le batterie contraeree del porto, per ordine ricevuto, intervenissero. Dal momento che si svolgevano a Venezia le discussioni per arrivare ad una resa, l’ammiraglio Brenta protestò con i rappresentanti i tedeschi per l’attacco al Conte di Savoia che, ormeggiato in disarmo nel Canale Malamocco della Laguna, era preda delle fiamme causate dalle bombe, e chiese la sospensione degli attacchi aerei. I tedeschi ammisero essere stato uno sbaglio, ma intanto il danno era fatto. Invece, secondo il Diario della SKL l’attacco avvenne per impedire al Conte di Savoia di salpare, quindi non vi fu nessun errore.

 

Infatti, i tedeschi avevano intercettato un messaggio in codice in era riportato "il volo della Savoia". Ma venne erroneamente interpretato poiché, in effetti, si riferiva alla partenza da Roma della famiglia reale per la loro fuga dalla Capitale, anche con la motivazione di risparmiala ai combattimenti. Quindi il grande transatlantico fu attaccato ritenendo che avesse ricevuto l’ordine di partire da Venezia, come stavano facendo le moltissime navi che si trovavano in porto. Il Conte di Savoia, pur con equipaggio ridotto, sarebbe stata in grado di muovere, ma quando il proseguimento dell’attacco aereo fu annullato, era troppo tardi perché bruciava da prora e poppa.

 

Quarant’otto ore dopo essere stato colpito, quando con molta fatica l’incendio fu spento, il Conte di Savoia, secondo per tonnellaggio soltanto al mitico Rex, era ridotto ad un rottame fumante, che restò semi-affondato per il resto della guerra.

 

Anche il viaggio finale dei resti di questa famosa nave fu oggetto di aspre controversie. Recuperato il 16 ottobre 1945 e venduto come rottame da demolizione, il Conte di Savoia, dopo discussioni per la convenienza di poterlo riparare e riportare in servizio spendendo molto denaro e manifestazioni di operai che, invece, volevano che la nave fosse smantellata a Marghera, e in cui i giornali parlarono di "una battaglia dei poveri", la demolizione si concluse solo nell'aprile del 1950 a Monfalcone. Parti dei resti della nave furono utilizzati nello stesso cantiere come acconto della costruzione della prima nave della Linea Italiana del dopoguerra, la motonave Giulio Cesare, molto più piccola, di 27.694 tsl.

 

Lo stesso giorno dell’episodio dell’attacco al Conte di Savoia, 11 settembre, fu colpito da bombe e affondato nei pressi del porto di Spalato il piroscafo Nicola Martini, di 634 tsl, e fece la stessa fine la piccola torpediniera T-8 (tenente di vascello Marcello Bosio), ex jugoslava, attaccata a una ventina di miglia a nordovest di Ragusa (Dalmazia), tra l’isola di Mezzo e l’isolotto di Olipa, da una formazione di nove velivoli Ju.87 del II./St.G.3. Colpita in corrispondenza delle caldaie, la torpediniera si inabisso in un fondale di 64 metri.

 

Nei giorni successivi, mentre i tedeschi potevano ormai esercitare il controllò su tutti i porti italiani a nord di Bari e Salerno, la Marina italiana cercò di portare aiuto alle guarnigioni dell'Esercito che ancora resistevano lungo la costa greca e soprattutto a Cefaloria e Corfù, pagando in questo compito un forte tributo a causa degli Ju.87 del II./St.G.3 (capitano Theodor Nordmann) dislocati ad Argos, in Grecia.

 

Le torpediniere del 3° Gruppo Missori e Stocco, inviate nella zona dei combattimenti per contribuire con le loro armi alla difesa del porto di Corfù, furono attaccate dai bombardieri tedeschi il mattino del 14 settembre e la Giuseppe Missori (capitano di corvetta Wolfango Mandini), colpita dalle bombe dagli “Stuka”, fu portata ad incagliare andando totalmente perduta.     

 

Per dare una paternità ai successi conseguiti anche successivamente a quelli descritti, e che erano quasi tutti attribuiti agli “Stuka”, occorre dire che, mentre i bombardieri Ju.88 dei Gruppi Bombardamento della 2a Luftflotte si dedicavano quasi esclusivamente agli attacchi nella zona di sbarco di Salerno, con qualche puntata nello Ionio, nell’estate-autunno 1943 gli Ju.87 erano invece concentrati al di fuori dell’Italia.

 

Vi erano nei Balcani  due Stormi. Il 3° Stormo (St.G.3) del colonnello Kurt Kuhlmey in Grecia, con i Gruppi I. e  II./St.G.3 e il 151° Stormo (St.G.151) del colonnello Karl Christ, con quattro Gruppi in Serbia per la lotta contro i partigiani di Tito. Lo St.G.151, con i Gruppi I. e II./St.G.151, si trovava a Agram, il IV/St.G.151, (reparto d’addestramento) a Pancevo, mentre il III./St.G.151 era in Grecia nell’aeroporto di Tatoi, presso Atene, inglobato nello St.G.3. Poiché, lo ripetiamo, in Italia non vi erano reparti con velivoli Ju.87, e quindi é da ritenere che mentre i Gruppi dello St.G.3 e del III./St.151 erano impegnati nell’Egeo e nella zona di Corfù e Cefalonia, gli altri tre Gruppi dello St.G.151, della cui attività bellica non si sa quasi nulla, operava nell’Adriatico Settentrionale, fino a Venezia. Il giorno 7 settembre un velivolo Ju.87 della 3a Squadriglia del II./St.G.151, con pilota il sottufficiale Engelbert Schall, era stato abbattuto dai partigiani.

 

Voglio concludere questo saggio con il primo paragrafo della Premessa di Erminio Bagnasco al suo libro Corsari in Adriatico:

 

         Per quanto incredibili possano sembrare, i fatti narrati in questo libro sono rigorosamente veri e documentati. Si tratta della cronaca di sei intere giornate di guerra vissute tra lo Ionio e l’Adriatico da tre unità navali tedesche, due motosiluranti e una motozattera posamine, e dai loro non numerosi equipaggi. Piccole unità alle quali di solito, le principali marine non assegnano un nome come le altre navi, bensì una sigla o, meglio, una “caratteristica” alfa-numerica: nel caso specifico S 54 e S 61 (dove S sta per Schnellboot o motosilurante) e MFP 478.

 

 

FRANCESCO MATTESINI

Edited by Francesco Mattesini
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Nel settembre del 1943 la torpediniera GIUSEPPE MISSORI non era a Corfù.

 

Catturata dai tedeschi a Durazzo il 10 settembre 1943 fu trasferita a Trieste, dove rimase fino alla fine della guerra come T22.

 

Gravemente danneggiata da un attacco aereo il 22 giugno 1944, fu disarmata e abbandonata perché considerata inutilizzabile.

Fu ricuperata dalla Ditta Tripcovich alla fine del 1947 ed avviata alla demolizione nel 1948.

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Dal Groener: TA 22 ex GIUSEPPE MISSORI, in mano tedesca a Durazzo 10 settembre 1943, in servizio Kriegsmarine 3.12.1943 come TA 22, viaggio di prova 14.12.1943, 25.6.1944 colpita da 2 bombe di aereo a SE di Trieste, incendiata, rimorchiata a Trieste con 15 morti a bordo, fuori servizio 11.8.1944, sabotata 3.5.1945 a Muggia, demolita 1949.

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Nei giorni successivi, mentre i tedeschi potevano ormai esercitare il controllò su tutti i porti italiani a nord di Bari e Salerno, la Marina italiana cercò di portare aiuto alle guarnigioni dell'Esercito che ancora resistevano lungo la costa greca e soprattutto a Cefaloria e Corfù, pagando in questo compito un forte tributo a causa degli Ju.87 del II./St.G.3 (capitano Theodor Nordmann) dislocati ad Argos, in Grecia.

Le torpediniere del 3° Gruppo Missori e Stocco, inviate nella zona dei combattimenti per contribuire con le loro armi alla difesa del porto di Corfù, furono attaccate dai bombardieri tedeschi il mattino del 14 settembre e la Giuseppe Missori (capitano di corvetta Wolfango Mandini), colpita dalle bombe dagli “Stuka”, fu portata ad incagliare e fu abbandonata. (Dal DIARIO DI SUPERMARINA)

 

Evidentemente fu recuperata dai tedeschi.

 

Ho visto la foto, grazie Nereo.  

Edited by Francesco Mattesini
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UN PEZZO DI STORIA

 

 

Dal: Diario Operativo della R. Marina dall’8 al 30 Settembre 1943

 

 

3°) = Torp. STOCCO e Torp. SIRTORI a Corfù.

 

         La Torpediniera STOCCO, in sezione con la Torp. SIRTORI, parte da Brindisi alle 172013 e giunge a Corfù alle 231013, per assistenza antisbarco a quel Comando Marina. Durante la notte del 13 al 14, fino alle 0400, si succedono bombardamenti sulla città e sul porto che sono colpiti con bombe dirompenti e incendiarie.

         Alle 0910 una formazione di 10 bombardieri tipo Stukas e Junker 88 sorvolano con ondate successive la rada e la città, sganciando numerose bombe. Una formazione di 3 Stukas attacca le due Torp. Alla fonda: una salva di 6 bombe centra la SIRTORI; una cade sul complesso lanciasiluri di sn., lo perfora a poppavia del serbatoio siluro e penetra sotto coperta dove esplode; le altre cinque bombe scoppiano lungo tutto il lato sinistro vicinissime allo scafo, provocando numerose falle di cui alcune vaste e numerosissimi fori mnell’opera voiva. Una salva cade tra lo STOCCO e il SIRTORI a circa 80 metri dalla poppa dello STOCCO senza provocare danni.

         Essendo ancora sul cielo della rada aerei nemici, la Torp. STOCCO fila per occhio (ha largano a salpare in avaria sin dalla partenza da Brindisi), e si allontana dal porto. Mentre sta uscendo un’altra bomba cade di prora all’Unità ad una cinquantina di metri. Finito l’attacco aereo rientra in porto per dare assistenza al SIRTORI sbandato sul lato dritto. Alle 0110 prende a rimorchio il SIRTORI per portarlo in secca. In prossimità della spiaggia di Landukio si rompe il cavo di rimorchio ed essendo nelle vicinanze un vaporetto locale, il C.te del SIRTORI si fa prendere a rimorchio da questi e dà ordine allo STOCCO di far recuperare i naufraghi che sono in gran parte sull’isolotto Vido. Il SIRTORI viene portato dal vaporetto ad arenare sulla spiaggia prospiciente le saline a Sud SudEst dell’isola Lazzaretto.

         La Torp. STOCCO entra in porto alle 1120 ed ordina ad un motopeschereccio di imbarcare I naufraghi del SIRTORI dall’isolotto Vido e di portarli a bordo.

         Il Comandante di Marina Corfù consiglia allo STOCCO di allontanatsi fuori porto e di incrociare nelle acque della rada a ponente della città.

         Dalle 1310 alle 1732 continuano gli attacchi aerei che colpiscono obiettivi della rada, della città e del porto.

         Il SIRTORI ha subito i seguenti danni:

immediatamente allagati i locali macchine e caldaie spente; i depositi nafta inquinati da abbondante penetrazione di acqua; alcune porte stagne squinternate; tutti i tentativi di tamponamenti fatti con i mezzi di bordo risultano inadeguati.

Dati i gravi danni subiti, il Comandante del SIRTORI, non avendo potuto avere nessun mezzo dal Comando Marina di Corfù, riferisce allo STOCCO [di cui era l’unità comando] che avrebbe tentato di sbarcare dall’Unità sinistrata le mitragliere, le armi portatili e tutto il materiale inutilizzabile; che sarebbe rimasto a Corfù per contribuire alla difesa dell’isola si fa consegnare dallo STOCCO 4 bombe autoaffondamento nave.

         La Torp. STOCCO alle 172014 parte da Corfù per Brindisi, dove arriva nella notte. (Torp. STOCCO).

Edited by Francesco Mattesini
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