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Partigianieria cieca, anche in campo internazionale e strategico . L' Iran ed il "non" accordo

 

Un problema che ci riguarda da vicino, sul piano economico come sul piano militare ed in generale della nostra sicurezza, quello di un accordocon l’Iran, è anche un problema di etica e di raziocinio che non può essere strumentalizzato a fini immediati di simpatia od antipatia politica.

 

UN accordo, con l’Iran è assolutamente necessario, ma non è detto che debba essere quell’ accordo:

il problema non è essere d’ accordo o meno con Trump, ma quello dei rapporti generali con l’Iran, e la sua collocazione nelle relazioni e nella sicurezza internazionale.

Non voglio certo trasformarmi, per molteplici problemi, anche di assonanza e comportamenti, in un paladino di Trump e della sua forma di far politica, ma devo essere obbiettivamente contro la forma ed i comportamenti dell’accordo sottoscritto cinicamente e frettolosamente da Obama, per suoi obbiettivi personali, di prestigio e futuro politico, proprio e di sua moglie.

Un accordo che ci era stato presentato come una panacea, un successo, ma in effetti era un accordo monco perché non riguardava né vettori né rafforzamento militare, che venivano di fatto concessi all’ Iran con la liberazione di grandi risorse ed accesso alla tecnologia occidentale grazie all’ eliminazione dell’embargo e delle sanzioni.

Per quanto riguarda il nucleare si trattava di una moratoria, dilazionando di soli dieci o quindici anni al massimo (tempi corti in questo campo), la possibilità che l’Iran raggiungesse lo status e la capacità di potenza nucleare.

 

L’ attacco alla revisione (non siamo ancora alla rottura, è solo una minaccia neppure velata per riaprire un tavolo di trattativa) viene da tutti i paladini del politicamente corretto, ma è indicativo di quanto questa categoria sia affetta da ipocrisia. 

In questo caso si è trattato di adottare il punto di vista dei movimenti liberali ed anti-Trump degli Stati Uniti, con le proprie propaggini liberal-scic europee, e montare una campagna di opinione riguardo a “cose di cui non sanno nulla;

Una sorta di partito unico internazionale, traversale,  uso a immischiarsi in tutto e per  tutto, abituato ad aprire cause a priori, salvo poi cancellarle o dimenticarle qualora i promotori si rendano conto di essere che impopolari o che la gente si è stufata.

Ricerca di popolarità, mascherata da politicamente corretta, ricerca del consenso immediato e non strategia (e meno bene comune).

 

Gli Stati Uniti, gli unici con una politica globale (l’Europa ha solo politiche internazionali settoriali e di pochi interessi nazionali), gli USA e non Trump che si è trovato il cerino in mano, non avevano altra strada – pena la loro credibilità, non solo il potere – che (ri)negoziare l’accordo (in realtà negoziare, perché di fatto non è mai stato un negoziato ma una serie di concessioni progressive).

Un accordo tanto favorevole per l’Iran, che gli ayatollah certamente non intendevano né vorrebbero toccare: con la legge del bastone e la carota non rimaneva che la minaccia (con 90 gg di tempo, possibilmente estensibili).

 

In un quadro viziato dalla personalizzazione della politica, Trump si sta ritirando da un impegno personale di Obama con l’Iran, non da un impegno dell’America, e sembra voglia chiarire tale situazione, che non riguarda una conquiste storica per la pace, in quanto nessuno tocca il tasto che era priva di valore legale, effettivo,  in quanto Obama non aveva sottoposto l’accordo all’approvazione del Senato e dunque non ne aveva fatto un trattato con validità di legge, un trattato con validità internazionale.

Va sottolineato che pur con questa intesa, l' Iran si è ben guardato di sottoscrivere il trattato di non proliferazione nucleare 

 

L’ Europa, con i paesi “culla del diritto” come il nostro,  aveva chiuso gli  occhi ed approfittato molto più degli USA di quella che in realtà era solo un’ intesa;  quello  del 2015 sbandierato come accordo vincolante ed “inchiodante” per l’ Iran non solo era aria fritta ma ha consentito all’ Iran di accedere nuovamente alle necessarie tecnologie occidentali, campo nucleare e militare inclusi, a anche di recuperare più di 100 miliardi di dollari di surplus commerciale, grazie alla sospensione delle sanzioni.

 

Cosa ha dato in cambio il regime iraniano, che regime è: nulla!    Soprattutto non eliminando nessuna capacità installata ò raggiunta, mantenendosi la possibilità di riavviare il suo programma nucleare dopo 15 anni, un tempo infimo per i programmi nucleari, comunque lo stesso che era necessario all’ Iran ”sanzionato”, di mettere a punto il “proprio sistema”.

Un non accordo che nel migliore dei casi aveva solo rinviato l’ingresso dell’Iran nel club atomico, dando nel contempo risorse e status al regime iraniano per appoggiare e finanziare le sue avventure ed i suoi alleati in Medio Oriente (ma anche, per precauzione, in aree lontane, vedi il Venezuela). 

 

La crisi, che vogliamo nascondere, della Turchia è specchio e risultato di questa folle politica indotta dalla superficialità ed avventurismo della Clinton in Mediterraneo e Medio Oriente.

 

E’ inconcepibile che siano oggi gli europei, che potrebbero tenersi fuori ed osservare l’evoluzione, a tentare di mantenere in vita l’accordo nella speranza di sbarazzarsi di Trump alle prossime elezioni.

L’ unico vantaggio per l’ Europa sarebbe convincere l’Iran a rinegoziare un vero accordo, con valore di trattato, vincolante per tutte le parti. 

 

Non si fa chiarezza con l’opinione pubblica, soprattutto europea, che avvicina il mondo occidentale a ciò che più si dovrebbe temere (per gli europei ed in particolare l’ Italia):  una nuova guerra in Medio Oriente. 

E’ demenziale affermare (e basare la politica di contrasto all’ amministrazione statunitense) che l’Iran ha sempre rispettato l’ “accordo” ed ha (forse) ridotto le sue scorte di materiale fissile (tanto ne aveva in abbondanza … altro è poi vedere dove e come sia andato …) : è stato solo formale ed era nell’ interesse proprio e principale dello stesso Iran.

 

E’ giusto e preveggente, cauteloso, prima di tutto per l’ Europa (e non solo per Israele che è a tutti gli effetti un avamposto, gradito o sgradito che sia agli europei) che il presidente Usa, in questa sbagliata personalizzazione di una politica globale,  voglia   rimpiazzare il non accordo con un patto onnicomprensivo che fermi Teheran anche nello sviluppo dei missili balistici e nelle su ambizioni regionali.

L’ Europa potrebbe avere un ruolo, mediando e stabilendo (anche a proprio vantaggio e tutela) una road-map credibile. 

I più colpiti da una corsa al riarmo nella regione, e le prime vittime di un conflitto, sono e sarebbero gli europei, che invece si preoccupano delle sanzioni e non delle conseguenze.

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Ho letto con interesse il tuo intervento e, anche se mi dispiace, devo ammettere che non sono d’accordo e il disaccordo è su due diversi piani.

Per prima cosa mi rammento che una volta si diceva “pacta sunt servanda”, principio che sembra non valere per gli Stati Uniti; ti prego di notare che sto scrivendo e continuerò a scrivere degli USA e non di Trump, o di Clinton, oppure di Obama, da tempo sappiamo che dietro i Governi (di tutto il mondo) manovrano potenti lobbies, gruppi di potere, gruppi economici, figurarsi i margini di manovra dell’inquilino di Pennsylvania Avenue.

Non penso poi che nessuno abbia dimenticato la provetta di antrace di Colin Powell che stiamo ancora cercando, o la sorte di Gheddafi.

Dici che non si tratta di un “accordo”? L’accordo tra i Governi di USA, Cina, Francia, UK, Russia e Germania da una parte ed il Governo Iraniano non è stato ratificato dal Congresso USA? poco importa: mi pare che il Congresso non avesse ratificato nemmeno il trattato SALT II, che gli USA però rispettarono (fino ad un certo punto).

Cosa prescrive l’accordo? Per risparmiare tempo ed interpretazioni personali, trascrivo dal sito di RaiNews: “I Paesi occidentali hanno promesso di eliminare progressivamente le sanzioni economiche imposte all’Iran negli ultimi anni. In cambio l’Iran ha accettato di limitare il suo programma nucleare e di permettere alcuni controlli periodici da parte dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) alle sue installazioni nucleari, installazioni che l'Iran dichiara di utilizzare a scopi civili e non militari, come invece temono i paesi occidentali. Con il via libera di Teheran, l'Aiea ha ottenuto il permesso di fare ispezioni anche nei siti militari, come quello di Parchin.  L'Iran ha inoltre accettato una moratoria di 15 anni sull'arricchimento dell'uranio al di sopra del 3,67% e la riduzione del numero di centrifughe dalle quali viene estratto parte dell'uranio naturale, che non deve essere superiore a 5.060.  L'accordo prevede anche la modifica del reattore ad acqua pesante di Arak, così che non si possa produrre il plutonio necessario alla costruzione della bomba nucleare. Per cinque anni dalla firma dell'accordo di Vienna, resta in vigore l'embargo Onu sulle armi e per 8 anni quello sui missili balistici.

 

Considerato il punto da cui si partiva, sembra (a mio modesto avviso) un buon accordo, 15 anni, con l’attuale fluidità della situazione politica mondiale, sono quasi pari ad un era geologica; l’AIEA può svolgere i suoi controlli, che in tanti altri Paesi non può svolgere; le sanzioni sono allentate in maniera progressiva.

D’altra parte non penso ci si potesse aspettare che, al primo passaggio della trattativa, gli Iraniani rinunciassero anche ai missili balistici: a due passi Pakistan, India ed Israele sono ben dotati di armi atomiche e buoni vettori per trasportarle: ricordo male o l’India sta cercando di mettere in linea anche un SSBN?

Vorrei riflettere sul fatto che da tutti i Governi di Europa si stanno alzando voci contrarie alla rottura dell’accordo e che gli USA rischiano di trovarsi isolati nel momento sbagliato; per la prima volta dalla seconda g.m. Russi ed Europei sono d’accordo in opposizione agli Americani.

Quanto alla guerra temo esattamente il contrario: la minaccia della rottura dell’accordo restituisce voce ai fautori della “guerra subito” fra Iran ed Israele (sul territorio della disgraziata Siria). I Guardiani della Rivoluzione in questi giorni hanno cominciato a provocare Israele, che subito ha risposto. L’escalation non accenna a fermarsi e non penso che qualcuno fra di noi possa “fare il tifo” per l’ennesima guerra mediorientale.

Un accenno economico, visto come stanno funzionando le sanzioni verso la Russia e i danni che stanno patendo le nostre esportazioni (europee ed italiane), non mi meraviglia che ora le Cancellerie Europee vadano con i piedi di piombo.

Si tratta naturalmente di opinioni personali, non di verità di fede: ho fede nei miei dubbi, più che nelle mie certezze.

 

L’altro piano è molto più delicato: ci siamo detti che (per mille buone o meno buone ragioni) bisogna evitare interventi “politici” sul forum.

Comunque si veda la cosa, i nostri due post sono intrisi di politica, riflettono le nostre categorie mentali politiche; in altra sede dobbiamo tornare a parlarne … sempre ammesso che nel frattempo l’altro moderatore, coerentemente, non decida di cancellare i nostri post.   :)

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In effetti il secondo moderatore si sta chiedendo cosa c'entri il ritiro unilaterale USA dall'accordo sul nucleare sul nostro forum espresso in questi termini che hanno la sorprendente pretesa di essere apodittici.

 

Non essendo il secondo moderatore un tuttologo dell'internet, pur avendo posizioni personali e una certa informazione, non ritiene di dover entrare nel merito della discussione.

 

evidentemente per Carabiniere il primo e secondo moderatore potrebbero essere irrimediabilmente influenzati da " una campagna di opinione riguardo a “cose di cui non sanno nulla".

 

 

Il secondo moderatore invece suggerisce che la corretta grafia di

liberal-scic

casomai è chic

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Per ora rispondo solo su quest'ultimo punto. La relazione non è diretta, ma esiste.

Ci sono forze navali USA e di altre nazioni nel Golfo Persico, nel Mar Rosso e nel Mediterraneo Orientale.

Visto l'aumento della tensione internazionale probabilmente saranno aumentate o riposizionate.

Caro Giancarlo,

È intrinseco che la relazione sia questa, diciamo che non è immediatamente evidente nel primo post che manca anche solo come analisi in prospettiva su questo aspetto, mentre fa delle valutazioni sui **radical-scic** et al. che sono OT ad essere buoni.

La conversazione va chiusa.

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