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GLI AEROSILURANTI TEDESCHI NEL MAR NERO


Francesco Mattesini
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GLI AEROSILURANTI TEDESCHI NEL MAR NERO

 

L’Armenia, la nave della morte.

La più grande tragedia marittima del 20° secolo

 

Francesco Mattesini

 

 

         Il 22 giugno 1941 la Germania attaccò l’Unione Sovietica (Operazione “Barbarossa”) e in breve tempo la linea del fronte si estese vittoriosamente le per armate di Hitler dal nord della Finlandia fino al Mar Nero, con ritmo travolgente, fortemente appoggiate dalla Luftwaffe.

         Nel settembre del 1941 la 6a Squadriglia del 2° Gruppo del 26° Stormo Bombardamento (6./KG.26), costituitasi nel precedente mese di Gennaio in Sicilia come reparto di aerosiluranti, e che fino ad allora aveva operato nel Mediterraneo con velivoli Heinkel 111-H6, al comando del tenente Horst Krupka si trasferì per ordine della 4a Luftflotte a Buzao, in Romania, per operare in Mar Nero contro il traffico sovietico dei trasporti di evacuazione da Odessa (Ucraina sud occidentale)  ai porti del Caucaso. Alle missioni di esplorazione armata col siluro, si aggiunsero le missioni di bombardamento notturno nella zona di Odessa.

         Le operazioni in Mar Nero, dove nel corso del 1941 era stata costituita in Romania, a Buzău (80 Km a nord di Bucarest), un’altra squadriglia di aerosiluranti, anch’essa con velivoli He.111-H6. Si trattava della 1a  Squadriglia del 1° Gruppo del 28° Stormo Bombardamento (1./KG.28), dal 24 novembre 1941 al comando, del capitano Gerd Schäfer, e formata con personale di Gruppi Costieri (Seeflieger) che avevano esperienza con i siluri, e le cui missioni consistettero soprattutto in ricognizioni armate.[1] Schäfer in precedenza era stato il comandante di una squadriglia  costiera, la 2./Kü.Fl.Gr.306. Nella nuova zona di operazioni, alle dipendenze dell’8° Fliegerkorps del generale Wolfram von Richthofen, la 6./KG.26, che a metà novembre risultava ancora in carico al II./KG.26 del X Fliegerkorps in Grecia,[2] realizzarono alcuni attacchi con successo contro le navi sovietiche, assieme alla 1./KG.28. Tuttavia, per mancanza di documentazione, andata perduta durante la guerra o bruciata alla fine del conflitto per ordine dell’Alto Comando della Luftwaffe (OB.d.L) per non farla conoscere agli Alleati, non siamo in grado di stabilire per buona parte degli attacchi a quale delle due squadriglie dover assegnare l’azione e il relativo successo.

         Il 30 settembre 1941 lo scafo del piroscafo sovietico Pugachev, varato nel 1934 nel cantiere Miukolaev ma non terminato, mentre si spostava a rimorchio della petroliera Vajyan Kutyur da Kerk a Tuapse, fu attaccato da un aereo e silurato affondò alle 19.30, in lat. 44°51’N, long. 36°06’E. Decedettero 6 uomini dell’equipaggio e 7 reclute dell’Esercito, mentre i superstiti furono raccolti dopo venti minuti da una motovedetta di scorta. Fu questa la prima nave colpita e affondata in Mar Nero dagli aerosiluranti tedeschi.

         Il 3 ottobre 1941, durante l’evacuazione sovietica di Odessa, la nave ospedale Dnepr, ex piroscafo passeggeri spagnolo Cabo San Augustin, e il piroscafo passeggeri Abkhaziya  salparono da Novorossisk in convoglio per raggiungere Sebastopoli, scortati dal cacciatorpediniere Smyshlenny e dal dragamine T-408 Yakor.  Alle 19.20 la Dnepr (capitano A.N. Morgunov), di 12.600 tsl, fu attaccata da tre He.111 che dalla distanza di 1.000 metri lanciarono contro la nave sei siluri. Colpita da un siluro alle 19.30, la Dnepr affondò in 44°38'N 37°15'Е. Morirono 40 uomini dell’equipaggio e passeggeri, mentre altri 163 uomini furono raccolti dal dragamine Yakor. Secondo segnalazione dell’OKW, il Quartier Generale del Führer, la nave navigava in convoglio scortato da tre incrociatori e cinque cacciatorpediniere.

         Sempre nei primi giorni di ottobre, durante l’evacuazione sovietica dell’Isola Trendra, un aerosilurante attaccò senza esito l’incrociatore Chervonaya Ukraina, ma il siluro passo a 10-15 metri dalla prora della nave. In questo periodo fu attaccato con lo stesso esito l’incrociatore Molotov presso Tuapse.

         Sempre durante l’evacuazione della guarnigione di Odessa, il 16 ottobre 1941 un convoglio, scortato da quattro torpediniere, fu ripetutamente attaccato per sette ore dalla Luftwaffe, nel Golfo di Karkinit. Vi parteciparono circa cinquanta bombardieri e sei aerosiluranti He.111, con caccia di scorta. Nell’ultimo attacco l’anziano piroscafo Bolshevik (capitano E. Freiman), di 1.412 tsl, ex tedesco Koch, in zavorra e con 20 soldati a bordo, che occupando l’ultima posizione del convoglio per la sua bassa velocità era stata la nave più attaccata, alle 18.00 fu preso di mira da tre aerosiluranti, quattro bombardieri e quattro caccia. Gli He.111 dopo aver mitragliato il Bolshevik gli lanciarono contro tre siluri uno dei quali (forse due) colpendo il piroscafo sul fianco destro, distruggendo il locali macchine e caldaie ne causò l’affondamento che si verificò alle 19.00. Decedettero 16 uomini dell’equipaggio, compreso il comandante, mentre i 36 superstiti, compresi 5 passeggeri, furono salvati da due motosiluranti sovietiche.

         Per mancanza di notizie, come detto, non sappiamo se la perdita del Bolshevik è dovuta ad aerosilurante della 6./KG.26 oppure del 1./KG.28, e lo stesso, salvo eccezioni, è da tener presente per gli episodi di siluramento che seguono.

         Il 23 ottobre la petroliera sovietica Sovetskaya Neft, di 8.228 tsl, costruita in Francia nel 1929, fu silurata da un aereo tedesco presso Fedosia, e poi colpita da due bombe una delle quali non esplose. I danni furono riparati dall’equipaggio in mare aperto in due giorni di lavoro, e la nave poté raggiungere Sebastopoli, trasportando civili evacuati da Odessa in quella località della Crimea dove si trovavano circa 1.000.000 di persone, moltissime delle quali, di fronte all’avanzata tedesca nella penisola, cercavano di allontanarsi con ogni mezzo.

         Due settimane dopo si verificò un episodio tragico, che rappresentò la peggiore perdita di vite umane verificatesi nell’affondamento della nave durante tutta la storia, motivo per cui abbiamo intitolato questo articolo

 

 

L’Armenia, la nave della morte”.

 

                I’Armenia (o Armeniya), di 4.727 tsl, varato nel novembre 1928 nei Cantieri Navali del Baltico, a Leningrado oggi San Pietroburgo, era uno dei quattro piroscafi della classe “Adzharia”, le prime navi passeggeri costruite dall’Unione Sovietica, considerate le migliori per il servizio nel Mar Nero. Essendo di medio tonnellaggio e dal limitato pescaggio, di metri 5 ½, quelle navi erano in grado di entrare in porti dalle acque poco profonde, come quelle della Penisola di Crimea. In tal modo nell’anteguerra i quattro piroscafi classe “Adzharia”, in grado di imbarcare circa 550 passeggeri in alloggi di prima seconda e terza classe e 1.100 tonnellate di merci, trasportando passeggeri e posta avevano svolto il loro servizio nei porti come Odessa, Mariupol, Sebastopoli, Yalta e Batum.

         Dopo l’inizio della guerra, requisito e trasformato l’8 agosto 1941 in nave ospedale, il piroscafo Armenia aveva svolto quindici pericolosi viaggi da Odessa ai porti del Caucaso, evacuando una grandissima quantità di soldati e civili feriti, circa 16.000. Nello stesso tempo però aveva trasportato, scortata da unità militari, soldati e merci militari nei porti della Crimea, che nel suo status di nave ospedale avrebbe dovuto evitare di fare. Naturalmente, come diremo, ogni colpa di quello che gli accadde, per quel tipo di comportamento ambiguo e irresponsabile, sarebbe ricaduta sui governanti sovietici, politici e militari.

                L'ultima tragica missione dell’Armenia iniziò alle 05.40 del 4 novembre 1941 quando la nave ospedale, con a bordo i soldati di alcuni battaglioni di fanteria e carichi militari, lasciò il porto di Tuapse, all’estremità nord-orientale del Mar Nero, e si diresse verso Yalta, in Crimea. La nave fu scortata dal cacciatorpediniere Sposobny e dalla motovedetta Gruz, ma alle 11.00 dovette tornare a Tuapse a causa di problemi al motore e si diresse nuovamente verso Yalta dopo una breve riparazione. Questa volta l’Armenia fu scortata dal cacciatorpediniere Soobrazitelny, il cui comandante ritenendo che Yalta fosse già stata catturata dai tedeschi, mentre ancora non lo era, anche se erano vicini alla città, insistette con il comandante della nave ospedale, capitano di 3a classe Vladimir Yakovlevich Plaushevsky, ufficiale di trentanove anni,  per cambiare rotta dirigendosi verso Sebastopoli.[3]

         Di fronte alla situazione militare di Odessa sempre più in pericolo per l’avanzata in Crimea delle truppe tedesche della 2a Armata del generale Friedrich  Erich von Lewinski Manstein, con forti combattimenti che ormai si svolgevano a soli 15 km dalla città, era stato deciso dal Comando della Marina del Mar Nero di evacuare da Sebastopoli, oltre ai feriti, anche il personale del principale ospedale militare, e di almeno altre venti strutture mediche. Pertanto, il comandante dell’Armenia ricevette l’ordine di prendere a bordo della sua nave tutte quelle persone, con le loro attrezzature sanitarie. Nella notte tra il 5 e il 6 novembre furono imbarcati sull’Armenia assieme a migliaia di feriti, anche moltissimi civili con le loro famiglie, L’imbarco avvenne al molo Morzavoda, e si svolse sui due fianchi della nave anche mediante imbarcazioni, mentre tutt’intorno a bordo e a terra si avevano scene di caos derivanti dell’evacuazione in corso.

         Evidentemente il comando navale non voleva difendere Sebastopoli, e aveva cominciato a evacuare tutto dalla città. Ma mentre ciò avveniva, il maggior generale  Ivan Yefimovich Petrov, Comandante dell’Armata costiera, fermò l’enorme caos dell’evacuazione, organizzando la difesa di Sebastopoli, che ebbe successo, poiché i tedeschi riuscirono a conquistarla soltanto nel giugno del 1942. Probabilmente, questo è stato anche uno dei motivi per cui la tragedia dell’Armenia, fu dimenticata dopo la guerra dal Governo sovietico.[4]

         La destinazione dell’Armenia era il porto di Tuapse, distante 250 miglia da Sebastopoli. Nello stesso tempo i sovietici decisero anche di evacuare Yalta, e per raccogliere le persone che dovevano imbarcarsi sul piroscafo, al comandante Plaushevsky, la cui nave era piena di gente all’inverosimile, fu ordinato di lasciare il porto di Sebastopoli alle 17.00 del 6 novembre, invece che alle 19.00, e quindi due ore prima del tramonto, con una luce diurna che rendeva molto pericolosa per la nave l’andare a Yalta. Ma durante la navigazione il capitano Plaushevsky, che era affiancato dal commissario politico Znayunenko Nikolai Fadeevich, ricevette l’ordine di sostare a Balaklava, poche miglia a est di Sebastopoli, dopo con altre persone del partito comunista e le loro famiglie da evacuare furono portate a bordo, tramite imbarcazioni a motore, molte pesanti casse di legno.

         Ciò che ha fatto sospettare si trattasse di qualcosa di prezioso, probabilmente oro di banca da evacuare e valori e opere d’arte del museo della Crimea, per non lasciarli cadere nelle mani dei tedeschi. Fu comunque un secondo errore, dopo quello  di andare a Yalta, ancora più a est di Sebastopoli, dove la nave ospedale già sovraccarica era attesa per imbarcare ancor più passeggeri.

         Si è detto che non vi erano altre navi che potessero effettuare quell’evacuazione, ma il giornalista Kostrichenko ha invece scritto in un suo articolo che ”quel primo strano ordine” di andare a Yalta fu impartito al comandante dell’Armenianonostante ci fossero altre navi ("Gruziya" e "Belostok") a Sebastopoli così come trasporti militari e molti altri piccoli navi che potevano effettuare l'evacuazione da Yalta.[5]

         L’Armenia, scortato dalla motovedetta SKA-041 (comandante Kuloshova), arrivò a Yalta alle 02.00 del 7 novembre, dove imbarco le moltissime persone in attesa sul molo, e ciò avvenne senza che fosse fatta una loro registrazione. Al capitano Plaushevsky fu ordinato dal responsabile del locale Comando navale di lasciare il porto prima delle ore 19.00, essendo estremamente pericoloso effettuare la navigazione nelle ore diurne a causa degli attacchi aerei. Ma Plaushevsky che era un’ufficiale esperto, disubbidì all’ordine, ritenendo che trovarsi in mare sarebbe stato molto meno pericoloso di restare a Yalta, dove non vi era quasi nessuna difesa contraerea, e la sua grande nave poteva essere rilevata facilmente dagli aerei tedeschi, rappresentando per essi un eccellente bersaglio. Inoltre Yalta cadde in mano ai tedeschi il mattino del giorno dopo, 8 novembre, ma già alle 18.00 del 7 i tedeschi erano alla periferia della città, ed è da supporre che Plaushevsky ne tenne conto, non intendendo restare in un porto che di li a poco sarebbe stato sotto il tiro delle batterie del nemico, e di cadere prigioniero con tutti suoi passeggeri. Sembra che anche gli ufficiali dell’NPVD (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni) e i loro familiari avessero insistito per la partenza dell’Armenia e il capitano Plaushevsky, apparendo molto stanco, nello stato di profondo nervosismo generale non ebbe l’energia di rifiutare.

         Vi erano a bordo dell’Armenia, registrati, 5.498 uomini, completamente ammassati nei due ponti della nave, nelle varie stive e in tutte le cabine, comprese quelle dell’equipaggio (occupate da anziani donne e bambini), ma si ritiene che ve ne fossero almeno altri 2.000 che non erano stati registrati.[6] Vi è la convinzione che se l’Armenia fosse partita al tramonto per poi navigare durante la notte sarebbe sopravvissuta, ma questo non è certo poiché, non bisogna dimenticare che gli equipaggi dei bombardieri e degli aerosiluranti tedeschi erano addestrati per gli attacchi notturni. Comunque di giorno la nave ospedale era un bersaglio molto più visibile.

         Alle 07.00 del mattino del 7 novembre l’Armenia salpò da Yalta, scortata da due motovedette e in cielo da due aerei da caccia biplani Polikarpov I-153, e poiché anch’essa era armata con quattro cannoni da 45 mm e varie mitragliatrici, il suo stato di nave ospedale non rientrava nelle norme di protezione internazionali. Infatti il viaggio non era stato comunicato alla Croce Rossa, come sarebbe stato suo dovere, perché all’inizio della guerra, il 22 giugno 1941, il Governo Sovietico aveva rifiutato di aderire alle norme di quel diritto internazionale, concedendo l’immunità della convenzione dell’Aia per le quattro navi ospedali tedesche che Berlino aveva tempestivamente comunicato trovarsi nel Baltico, riferendo, alquanto banalmente, di non farlo a causa “dei sistemi violenti dell'esercito tedesco”.[7]

        Poco dopo la partenza da Yalta si ebbe, verso le 10.00, l’avvistamento dell’Armenia da parte di un ricognitore tedesco, e poco dopo apparve in avvicinamento a bassa quota un aerosilurante He.111, del 1./KG.28,[8] il quale  pilotato il tenente H.W. George diresse contro la nave ospedale, che non reagì sparando con i suoi quattro cannoni e le mitragliere. I due aerei da caccia non avvistarono il velivolo tedesco a causa del cielo nuvoloso fino a bassa quota e dai riflessi del mare agitato, mentre le motovedette ritardarono a sparare per difendere il piroscafo con le loro piccole e poco efficaci mitragliatrici.

        Alle 11.29 l’He.111 del tenente George attaccò l’Armenia, che aveva pitturato sul fianco e sul ponte grandi croci rosse, e dalla distanza di 600 metri lancio i suoi due siluri uno dei quali fallì il bersaglio, mentre l’altro colpì a prora la nave ospedale, il cui scafo si spezzò in due tronconi. Il piroscafo affondò con la poppa in alto nello spazio di quattro minuti al traverso di Gurzuf, a circa 25 miglia a sud di Yalta. E ciò avvenne prima che fosse stato possibile, nel panico scoppiato a bordo, di mettere in mare le sedici imbarcazioni di salvataggio della nave, ciascuna da quarantotto posti. Soltanto otto uomini si salvarono, tre raccolti dalle motovedette e cinque, tra cui la signora A. Popova che era incinta, raggiungendo la costa della Crimea a nuoto, distante almeno 6 miglia con mare freddo e agitato Fu una delle più grandi tragedie navali della storia per perdite di vite umane, certamente la più grande della seconda guerra mondiale, e avvenne il 7 novembre 1941 il giorno della festa del ventiquattresimo anniversario della rivoluzione bolscevica e della parata sulla Piazza Rossa di Mosca, realizzata nonostante l’avanzata delle truppe tedesche ormai vicine alla capitale sovietica.

        Secondo una relazione del Comando in Capo della Luftwaffe (l’OKL) dell’8 novembre 1941, l’attacco all’Armenia sarebbe avvenuto alle 09.24 del 7 novembre a 40 chilometri a sud di Yalta, e il velivolo, di cui non era specificato il reparto aerosiluranti, avrebbe colpito il piroscafo con entrambi i due siluri lanciati sull’obiettivo. Le coordinate dell’attacco, riportate invece nel Diario dell’organo operativo dell’Alto Comando Navale germanico (Seekriegsleitung – SKL),  sarebbero state secondo il pilota dell’He.111 lat. 44,17 N, long. 34,10' E, e quindi non sono troppo dissimili da quelle sovietiche, di lat. 44°15’N, long. 34°17’E, registrate  da un ufficiale di una delle due motovedette di scorta all’Armenia.

        Da parte della 6./KG.26 si ritenne che tra ottobre e dicembre 1941 fossero state affondate 20.000 tonnellate di naviglio; e poiché il totale dei tre piroscafi affondati in quel periodo da un totale di 22.837 tsl, è possibile che vi sia incluso, nei successi della Squadriglia, senza averne il motivo, anche l’affondamento dell’Armenia, che all’epoca, per il costo di vite umane, dovette portare nei comandi della Luftwaffe un notevole imbarazzo.

        Facciamo notare che nei libri Achtung-Torpedos los di Rudi Schmidt, uno dei comandanti del II./KG.26, e Luftwaffe Aerial Torpedo Aircraft and Operations in World War Two di Harold Thiele, da taluni considerati il Vangelo sull’attività degli aerosiluranti tedeschi, sono riportati gli affondamenti dei piroscafi Dnepr e Bolshevik, ma non si accenna all’episodio dell’Armenia. Thiele ha scritto (p. 51) che negli attacchi della II./KG.26 nei mesi di novembre e dicembre non un siluro aveva colpito l’obiettivo. Quindi in Germania, nonostante tutte le lecite giustificazioni di aver attaccato una nave armata e adibita anche al trasporto di truppe e merci militari, esiste ancora parecchia vergogna per quel disgraziato episodio.

         Quanto ai russi, per ancora loro maggiore vergogna, su questo disastro nulla all’epoca fu segnalato dall’Unione Sovietica, e i documenti che riguardavano quella tragedia furono classificati Segretissimo, e tali lo sono stati fino alla caduta del tragico e insensibile regime comunista nel 1989, quando furono declassificati. Ma nella consultazione dei documenti, secondo chi li ha letti, non vi è espressa alcuna emozione, essendovi riportati soltanto dettagli e considerazioni sullo svolgimento del  combattimento delle navi partecipanti e le coordinate dell’affondamento dell’Armenia. Inoltre, poiché parecchi documenti furono distrutti nel 1949, vi è il sospetto che qualcosa di oscuro, da nascondere, doveva essere avvenuto nelle modalità e nelle responsabilità dell’ordine di partenza diurna del piroscafo da Yalta. L’ammiraglio Filipp Oktyabrskly, Comandante in Capo della Marina Sovietica del Mar Nero, nelle sue memorie accusò il comandante Plaushevsky di aver disubbidito al suo ordine di partire da Yalta dopo le 19.00; ma poiché, secondo alcuni storici, Plaushevsky non poteva disubbidire, è evidente che lo fece soltanto perché impostogli da qualche alta personalità del partito comunista, dei servizi segreti o delle forze armate sovietiche imbarcato sull’Armenia. E questo fu il terzo e più grave errore.[9]

         I testimoni che avevano visto Plaushevsky prima della partenza della sua nave riferirono che, sentendosi minacciato anche di punizione, egli era letteralmente furioso per gli ordini a ripetizione che gli erano stati impartiti, andando, dopo la partenza da Sebastopoli, prima a  Balaklawa, e non si conosce chi dette l’ordine, e poi a Yalta, destinazioni che nelle condizioni di sovraccarico in cui si trovava l’Armenia avrebbero dovuto essere evitate. Il primo tenente P.A. Kulashov, uno dei comandanti delle motovedette di scorta all’Armenia, quanto torno a Sebastopoli fu interrogato sull’episodio dalla NKVD (Servizi di Sicurezza) per più di un mese, prima di essere rilasciato.[10]

        I Russi sono propensi a fissare il numero dei caduti della nave ospedale a 5.500, tra feriti e personale medico, ma é accertato che, per documenti non classificati del KGB, vi siano almeno 2.000 dispersi; persone imbarcate, come detto, per agevolazione dei sanitari e del personale della nave, specialmente parenti e congiunti di militari o di comunisti e burocrati di alto rango che volevano mettere in salvo le loro famiglie, di cui non furono segnalati i nominativi, mentre invece con la loro fretta le condussero alla morte.

        Il relitto dell’Armenia dovrebbe trovarsi a una profondità di circa 472 metri. Ma le ricerche per rintracciare l’elenco delle persone imbarcate, che dovrebbe trovarsi nella cabina del comandante, fatte iniziare dalle autorità ucraine nel 1990, e a  cui partecipò nel 2006 anche l’oceanografo statunitense Robert Ballard (che aveva ritrovato il transatlantico britannico Titanic, la corazzata tedesca Bismarck e la portaerei statunitense Yorktown) finora sono state vane; anche perché ostacolate dai numerosi relitti antichi e moderni e anche proiettili, che si trovano nella zona di ricerca, e rese difficili da chi vorrebbe non si toccasse nulla, considerando il punto di affondamento come un mausoleo, da non profanare. Inoltre l’esatta posizione, sulle carte, in cui la nave era affondata non era corretta, e fu necessario estendere le ricerche alle aree limitrofe, ma senza successo.

Con il sistema di ricerca più moderno nel 2006 il team di Ballard effettuò ben ventisette ricerche, con la spesa di 2.500.000 di dollari, ma l’unica nave trovata, alla profondità di 270 metri, fu un vecchio veliero di 30 metri, che non poteva avere le misure di 110 metri di lunghezza dell’Armenia.[11] Nel 2014 una società di ricerca subacquea australiana comunicò che nel 2005 aveva aver rintracciato il relitto dell’Armenia a una profondità di 520 metri, utilizzando un sistema di telerilevamento non rivelato, probabilmente il tanto contestato sistema radar. Ma la notizia non fu poi confermata.

 

***

        

         Il 15 dicembre 1941 il Gruppo I./KG 28 (tenente colonnello Hermann Busch, che dall’ottobre era di base a Seschtschinskaja, a 42 Km a sud-est di Roslav nella Russia centrale, fu rinominato III./KG.26, e la 1./KG 28 divenne la 7./KG 26, ossia la 7a Squadriglia del 3° Gruppo del 26° Stormo Bombardamento. Però da un ordine d’operazione del Comando Superiore del Sud (Oberkommando Süd – O.B.S), con sede a Taormina, risulta che all’inizio di gennaio 1942 il dipendente X Fliegerkorps era stato rinforzato in Grecia per l’appoggio all’Operazione M.43 (la scorta di importante convoglio italiano da Taranto a Tripoli) con il 1° Gruppo Bombardamento del KG.28, che ebbe il compito di effettuare “Ricognizione offensiva notturna nella zona a est di Malta con aerosiluranti contro forze nemiche il giorno X+1 e X+2” dell’operazione.

         Naturalmente, doveva trattarsi della 1./KG.28, ed è evidente che il I./KG.28, della 2a Luftflotte, non si era ancora trasferito a Seschtschinskaja per mettersi a disposizione della 4a Luftflotte. Il III./KG.26 fu poi rinominato III./LG.100, il Gruppo del 100° Stormo Bombardamento che il 9 settembre 1943 affondò all’Asinara la corazzata italiana Roma. Nel frattempo si andava a costituire in Olanda, tra la fine di dicembre e i primi di gennaio, un nuovo III./KG.26 con l’iniziale trasferimento, da Brest a Leeuwarden, della Squadriglia Costiera 2./Ku.Fl.Gr.506 del capitano Ernst Thomsen. Tra il febbraio e l’aprile il III./KG.26 si trovava a Grosseto presso la Scuola Aerosiluranti tedesca (Kampfshulgeschwader - KSG.26), che si addestrava con il velivolo Ju.88 quale Gruppo aerosiluranti, per poi essere trasferito in Norvegia nel mese di luglio.

         Rimase quindi a operare nel Mar Nero come reparto aerosilurante la 6./KG.26, che nel gennaio del 1942 si trasferì a Saki, nella Penisola di Crimea, già base della I./KG.28, ove in marzo fu raggiunta, dall’aeroporto greco di Kalamaki, dall’intero II./KG.26, con la 4a e 5a Squadriglia da bombardamento che avevano ultimato alla Scuola Aerosiluranti di Grosseto l'addestramento al lancio di siluri, come é anche riportato  da Robert Forezyk in Iron Cross Grow, Osprey, 2014.

          Tuttavia, la vera trasformazione del II./KG.26 in Gruppo aerosilurante ebbe inizio a Grosseto nella seconda metà di novembre 1942 quando, con la 6./ KG.26 che già si trovava in quell’aeroporto dai primi d’ottobre, perché era atteso lo sbarco degli Alleati nel Nord Africa Francese, arrivarono  le altre due squadriglia. Quindi per ordine dell’OB.d.L., il II./KG.26 cominciò l’addestramento e una volta concluso nel marzo 1943 l’intero KG.26 operò fino alla fine della guerra nel Mediterraneo (agosto 1944) esclusivamente come Stormo Aerosiluranti.

         Occorre dire che, decollando da Creta, a conferma che gli aerosiluranti operavano all’occasione anche nel Mediterraneo orientale, il 26 gennaio 1942 sei He.111 del II./KG.26, armati con siluri, furono mandati ad attaccare la petroliera britannica Glengyle, che dirigeva verso Malta fortemente scortata, ma l’obiettivo non fu rintracciato.

         All’inizio di marzo ci fu nell’ambito del II./KG.26, a Saki, un cambio di squadriglia, quando la 1./KG.28 si fuse con la 4./KG.26, che fu poi trasferita in maggio al 100° Stormo Bombardamento, come 2./KG.100, poi in luglio ridenominata 7./KG.26. Pertanto la 1./KG.28 venne a far parte del II./KG.26, che nei successivi mesi di marzo e aprile effettuò con le sue tre squadriglie parecchie azioni, conseguendo alcuni successi.

         Nella notte tra 1 e 2 marzo il piroscafo sovietico Fabritsius, di 2.434 tsl, fu attaccato da aerei He.111 del II./KG.26, e danneggiato gravemente da un siluro andò ad incagliarsi a Capo Tuela, a sud est dello Stretto di Kertsch, dove poi andò distrutto da una forte mareggiata.

         Il 18 marzo la Luftwaffe segnalò che erano stati attaccati da bombardieri e aerosiluranti senza successo l’incrociatore Krasnuy Krim e un cacciatorpediniere che scortavano due piroscafi, e il 19 marzo documenti sovietici riportano che era stato attaccato l’incrociatore Komintern davanti a Sebastopoli.

         Il 23 marzo 1942 il piroscafo Vasilii Chapaev (capitano P. Stepanov), di 2.690 tsl, che partito da Poti per Sebastopoli scortato dal cacciatorpediniere Shaumyan e due motovedette, trasportava oltre al carico vario anche 235 soldati, fu attaccato da un isolato aerosilurante tedesco del II./KG.26, e colpito da un siluro alle 19.55, affondò a 40 miglia dal faro di Kherson, in lat. 43°45'N, long. 33°25'E. Morirono 102 persone, 26 membri dell’equipaggio e 86 soldati. Il resto degli uomini, 173 persone, 26 membri dell’equipaggio e 147 soldati, fu recuperato dal cacciatorpediniere Shaumyan e dalle due motovedette. Il commissario della nave, I. Sokalsky, guidò l’opera di salvataggio e salvo molti uomini e poi restò con la nave che stava affondando.

         Alle 12.30 del 29 marzo, il piroscafo Voroshilov (capitano L.F.Shantsberg), di 3.907 tsl, (ex Brazilian Prince ex Tramore), costruito nel 1924, salpò da Kamysh-Burun per Novorossisk con a bordo 2650 feriti e motori di aerei, scortato dai dragamine T 406 Iskatel, T 410 Veryv e tre navi pattuglia. Alle 19.06 nella zona tra capo Utrishenok e capo Myskhako furono avvistati quattro aerosiluranti del II./KG.26, che dividendosi in due gruppi attaccarono il Voroshilov sul fianco e da prua. Alle 19.25 dalla nave fu avvistato un primo siluro e poi altri due, che furono tutti evitati con la manovra. Alle 19.40  fu avvistato un quarto siluro e  il capitano Shantsberg ordino di venire con il timone “Tutto a sinistra” ma era troppo tardi ed il siluro colpi il fianco della nave nella stiva n. 2. Il piroscafo cominciò a imbarcare acqua e sbandare a dritta, e il comandante per evitare che affondasse alle 19.55 lo portò ad incagliare presso la riva del fiume Ozereika . I feriti furono sbarcati, e il 2 aprile la nave fu disincagliata dal rompighiaccio Toros  e rimorchiata a Novorossisk per poi essere riparata. Nel 1962  il Voroshilov assunse il nome di Ilichevsk e fu smantellato nel 1972.

         Il 2 aprile 1942 la petroliera sovietica Valerian Kuibyshev (Capitano V.G. Sobko), di 4.629  tsl, mentre scortata da un cacciatorpediniere e da aerei da caccia Mig-3, da Novorossiysk dirigeva per Kamysh-Burun con un carico di 3.856 tonnellate di cherosene  fu attaccata da cinque He.111 del II./KG.26 e colpita da un siluro a poppa affondo in fiamme. Decedettero 24 membri dell'equipaggio, mentre altri 32 furono salvati.

         Il 17 aprile la nave trasporto passeggeri Svanetia (capitano A.S. Belyaev), di 4.125 tsl, che da Sebastopoli era diretta a Novorossiyks,  fu  attaccata da un pattuglia di He.111 del II./KG.26 e colpita da due siluri affondò in venti minuti. Si trovavano a bordo della nave 950 uomini tra membri dell’equipaggio e passeggeri e di essi soltanto 193 si salvarono. Gli altri 750 decedettero.

         La sera del 2 giugno 1942, un aerosilurante He. 111 con pilota il maggiore Horst Beyling, comandante del II./KG.26, attaccò nel Mar Nero la petroliera sovietica Mikhail Gromov (capitano M.V. Fomin), partita da Tuapse e diretta a Sebastopoli con un grosso carico di benzina avio. La nave era un convoglio con il piroscafo Abkhaziya, che era scortato dai cacciatorpediniere Tashkent e Bezuprechnyy Colpita da un siluro alle 20.55, la petroliera s’incendio e affondò a 347 miglia a sud di Yalta. Tra l’equipaggio, recuperato dai dragamine, vi furono 6 morti. Le altre tre navi, sfuggite all’attacco, riuscirono a sbarcare nel porto della fortezza di Sebastopoli 2.785 soldati.

         Praticamente fu questa l’ultima nave affondata nel Mar Nero dagli aerosiluranti tedeschi, a cui però è stato accreditato negli ultimi tempi ancora un successo, alquanto discutibile, con il siluramento e danneggiamento dell’incrociatore moderno sovietico Molotov (capitano di vascello R.F. Romanov), conseguito nella notte del 3 agosto, presso le coste meridionali della Crimea, attribuendone la paternità ad un He.111 della 6./KG.26. Vi furono diciotto morti e la nave, colpita a poppa, riportò danni considerevoli che, sebbene riparata a Poti il 31 luglio 1943 e rientrata in servizio, per ordine di Stalin, che voleva risparmiare i suoi incrociatori, fu relegata a compiti secondari per tutta la durata della guerra.

 

 

"Il siluramento dell'incrociatore sovietico Molotov"

 

 

         Come abbiamo trattato in un nostro articolo,[12] il successo attribuito fino ad oggi alla 6./KG.26 è alquanto dubbio e assai contestabile e da ridimensionare, poiché il velivolo He.111-H6 (n. 4816-IT)  del tenente pilota Hans-George Bacheim che avrebbe colpito e danneggiato con un siluro l’incrociatore, in realtà apparteneva alla 4./KG.26 (capitano Gerd Schafer) che, come detto,  nel maggio 1942, dopo aver effettuato un corso al lancio di siluri alla Scuola Aerosiluranti di Grosseto,  era stata rinominata 2./KG.100 e poi nel mese di luglio in 7./KG.26.  L'He.111 che avrerbbe effettuato l'attacco al Molotov non rientrò alla base per convalidare il presunto successo apparteneva quindi alla 4./KG.26, o secondo l'ultima trasformazione della squadriglia  alla 7./KG.26.

         Al momento del siluramento del Molotov, secondo il Diario della SKL, le navi sovietiche erano seguite da aerosiluranti, a iniziare dalle ore 22.45, e uno di essi doveva essere proprio l’He.111 della 4./KG.26 (o 7./KG.26), non rientrato alla base e alla cui ricerca di naufraghi fu inviato l’indomani all’alba un idrovolante da soccorso Do.24, decollato da Feodosia, che non trovo nulla.

          Vediamo ora come l’attacco è stato descritto dal comandante del Molotov, che con le sue tardive e discutibili dichiarazioni ha sollevato una serie di polemiche, tutte contro la versione ufficiale italiana, che fino a allora era pienamente condivisa dai tedeschi.

          Alle 01.19 un primo aerosilurante fu visto avvicinarsi al traverso dell’incrociatore, sul lato sinistro. Il capitano di vascello Romanov ordinò di virare a destra, e uno dei due siluri lanciati dal velivolo passo lungo il lato di dritta del Molotov. Dopo cinque minuti, seguì un attacco simultaneo da parte di altri due aerosiluranti. Uno degli He 111 si diresse verso il fianco destro dell'incrociatore, l'altro sul fianco sinistro con rotta 110°. A causa dello sfavorevole chiarore della luna il secondo aereo fu avvistato in ritardo. A una distanza di 3.600 metri i cannoni pesanti del Molotov, aprirono il fuoco con ritmo accelerato e l’incrociatore cominciò a manovrare sulla sinistra, fronteggiando sulla destra l’attacco del primo aerosilurante, che con angolo di 150° lanciò due siluri, visti passare a poppa del Molotov. L’altro aereo, quello che era stato avvistato in ritardo, lanciò i suoi due siluri, dei quali, sempre secondo la versione sovietica, uno passò sul lato sinistro dell’incrociatore, mentre l’altro, alle 01,27, lo colpì a poppa sul fianco destro [sic].

          Se si accetta la versione del comandante del Molotov, vorremmo proprio sapere come può aver fatto il pilota del velivolo tedesco che attaccava da sinistra ad andare a colpire l’incrociatore a poppa del fianco opposto.

          Subito dopo il lancio dei siluri l’He 111, con pilota il tenente Hans-Georg Bachem, fu abbattuto dal fuoco d’artiglieria della nave incrementato anche dal tiro delle mitragliere, e l’intero equipaggio di quattro uomini decedette. Come detto si trattava di un He.111-H6 (WNr 4816 – 1T+JH) della 4a Squadriglia del II./KG.26,  attrezzato al lancio dei siluri, dato che i velivoli di quella Squadriglia portavano bombe, fino al peso di 2500 chili, ed erano utilizzati anche nel lancio delle mine magnetiche.

          Secondo l'allora tenente Rudi Schmith della 6./KG.26 , quella notte non si verificarono attacchi aerei notturni dichiarati dalla Luftwaffe. In particolare ciò non avvenne dal Comando locale, il Fliegerführer Süd, né da quello centrale (OB.d.L.), sempre tenuti tempestivamente al corrente dai Comandi di Gruppo per telefono o per telescrivente. Qualunque ne fossero stati gli esiti dell’attacco era pur sempre un’informazione che sarebbe stata assurdo non registrare e divulgare, specialmente se l’attacco fosse stato giudicato andato a buon fine.

          Contemporaneamente all’attacco degli aerosiluranti tedeschi si era fatto sotto il Mas 568 del sottotenente di vascello Legnani che, ricevuto dalla stazione  radiotelegrafica di Feodosia il segnale di scoperta “Unità nemiche bombardano la costa”, dopo aver passato la segnalazione al Mas 569 (che però la ricevette con un ritardo di circa un’ora), manovrando a tutta forza, con condizioni del mare forza 3, si era portato nella zona in cui le navi sovietiche avevano iniziato il bombardamento, arrivando a contatto con esse “alle 01.18 … in un punto a 3-4 miglia per S.E. dalla zona in cui era avvenuta l’azione del 573”. Nel fragore d’artiglieria, il comandante Legnani  ritenne di essere inquadrato dai grossi calibri delle navi nemiche,  che non aveva ancora avvistato trovandosi “dal lato sfavorevole rispetto alla luna”, mentre, invece, il Molotov, che era impegnato dagli aerosiluranti tedeschi,  percepita la nuova minaccia insidiosa, sparò sul Mas 568 con le mitragliere.

          Il tenente di vascello Legnani, figlio dell’ammiraglio Antonio Legnani all’epoca Comandante della Squadra Sommergibili (Maricosom), manovrando ad alta velocità con il mare al moscone e il suo Mas ricoperto di spuma per gli altri spruzzi del mare che lo investivano, si porto a prua delle navi sovietiche, per poi lanciare i suoi due siluri su un incrociatore di tipo imprecisato da una distanza di 800 metri, “mirando la zona a centro prua sulla sagoma nera della nave”, e ritenne di averla colpita alle 01.30, a prora e al centro, con entrambe le armi. Nello stesso tempo accostò subito per sottrarsi nell’oscurità alla reazione nemica.

          Ha scritto al riguardo il capitano di fregata Francesco Mimbelli:

 

I due siluri lanciati a breve distanza hanno entrambi colpito l’unità maggiore che si è incendiata ed è esplosa violentemente dopo pochi minuti. L’esplosione è stata osservata distintamente anche dall’altro Mas [Mas 573], che nel frattempo era andato alla fonda sotto costa, dagli armamenti delle batterie costiere germaniche e dalle stazioni di vedetta.

 

          Quindi, soltanto dopo il lancio dei siluri del Mas 568 furono viste fiamme ed esplosione avvolgere il Molotov, che pertanto non poteva essere stato colpito nei precedenti minuti dell’attacco aereo. Né la violenta esplosione poteva essersi verificata, come qualcuno ha sostenuto, al momento in cui l’aereo tedesco era caduto in mare dopo essere stato colpito dalla contraerea del Molotov; anche perché il velivolo He.111 era stato abbattuto, secondo il rapporto del Molotov, alle 01.27, ossia tre minuti prima  dell’attacco del Mas 568. Inoltre, tra l’esplosione di un siluro sullo scafo di una nave, seguita da grande rumore, e la caduta di un aereo che, liberatosi dei siluri, poteva trasportare ormai come corpo infiammabile solo la rimanenza della benzina, vi è parecchia differenza.

          Dopo l’attacco, il comandante Legnani, che fu leggermente colpito di striscio da una scheggia alla guancia sinistra senza che inizialmente se ne fosse accorto, ritenendo erroneamente di essere inseguito da un cacciatorpediniere, si disimpegnò lanciando dieci bombe di profondità sulla scia della sua nave, regolate a spoletta zero per esplodere quasi in superficie con grave rischio per l’incolumità del Mas. E fu anche sottoposto a sgancio di bombe a mitragliamento aereo, senza riuscire a distinguere se si trattava di velivoli alleati o nemici. Nessuno dei due Mas attaccanti, è scritto nel rapporto della IV Flottiglia, subì “la minima avaria per effetto del tiro avversario, nonostante esso fosse ben diretto è molto nutrito”.

          Nel medesimo rapporto è anche riportato dal capitano di fregata Mimbelli  quale era stata la valutazione dei comandanti dei due Mas, circa l’incrociatore che entrambi avevano attaccato:

 

          In base a quanto era stato riferito dal Comandante del Mas 573, ho comunicato al Ministero ed alle autorità germaniche che ritenevo che l’unità affondata fosse l’incrociatore “Krasmy Krim”, che ha delle caratteristiche ben definite, che corrispondono perfettamente a quelle osservate dal Comandante in parola. (Il Comandante del 568 non ha avuto modo di poter individuare bene le caratteristiche dell’unità contro cui aveva lanciato). …

          Dopo il lancio, anche il 568 – come l’altro MAS – è stato inseguito a lungo dal Cacciatorpediniere ed è stato oggetto, a quanto riferisce, anche al lancio di bombe da parte di aerei russi che lo illuminavano con dei bengala.

 

          Da qui si deduce che soltanto il comandante del Mas 573, e non il tenente di vascello Legnani, aveva dichiarato di aver colpito e affondato un incrociatore del tipo “Krasmy Krim. E quindi non si può dare al comandante del Mas 568 la responsabilità di aver segnalato il siluramento di una nave dalle caratteristiche nettamente differenti a quelle del Molotov. Inoltre, elemento anch’esso importante, e il fatto che il Mas 568 era stato attaccato da aerei, che furono ritenuti sovietici dal comandante Legnani. E’difficile il poter sostenere che aerei sovietici nel bombardare e mitragliare i Mas avrebbero lanciato bengala per illuminarli, perché ciò avrebbe significato far scoprire agli aerei tedeschi anche le proprie navi, che dovevano rimanere occultate. E’ invece conosciuto che non vi era alcuna scorta notturna di aerei sul cielo delle navi sovietiche, poiché i primi quattro aerei da caccia arrivarono sulle navi soltanto dopo l’alba.

          A questo punto, poiché secondo i sovietici l’attacco dei presunti aerosiluranti e del Mas 568 fu contemporaneo, e che l’attacco al Mas era stato portato da bombardieri tedeschi, uno dei quali della 4./KG.26 fu abbattuto, e che l’unico attacco senza successo era stato realizzato al mattino dagli aerosiluranti della 6./KG.26, appare sempre più convincente che a colpire il Molotov sia stato il Mas 568. Soltanto dimostrando con documenti inequivocabili della Luftwaffe, se esistono ancora, si potrebbe prendere in considerazione che anche gli aerosiluranti tedeschi, se realmente attaccarono di notte e all’ora esatta dell’attacco del Mas 568, potevano aver contribuito a colpire quell’obiettivo. Il Molotov infine fu attaccato dall’aereo sul fianco sinistro, riuscendo ad evitare un siluro, mentre invece fu colpito sul fianco destro, ossia dalla direzione in cui si sviluppò l’attacco del Mas 568.  Per l'attacco, vi sono soltanto tre minuti di differenza tra le 01.30 registrate dal Mas 568 e le 01.27 dichiarate dal comandante del Molotov, e questa leggera disparità di orario, che e sempre da mettere in conto nel corso di azioni navali, sta a significare che l’attacco aveva avuto successo, e che nessuno deve più metterlo in dubbio.[16]

         A sostenere una tesi contraria abbiamo soltanto la versione del comandante del Molotov (che aveva  a bordo dell’incrociatore come comandante della divisione navale il contrammiraglio Nicolay Efremovich Basisty) secondo cui a un aereo che la sua nave avrebbe abbattuto e visto bruciare in  mare per più di tre minuti, va il merito del siluramento del suo incrociatore. Naturalmente, egli non ha il sostegno in questa tesi di Rudy Schmith, che scrivendo a memoria nel suo libro sostiene che le navi sovietiche erano state attaccate al mattino da dieci aerei,[13] specificando che quello fu il primo e ultimo attacco della giornata contro la flotta rossa.[14]

         Secondo lo storico tedesco Jürgen Rohwer, attaccarono  gli aerosiluranti della 6./KG.26, “che erano comandati del capitano Wilhel Klkeeman”, mentre, invece, il comandante titolare era il capitano Karl Otto Max Barth che con dieci He.111 della Squadriglia si trovava alla Scuola Aerosiluranti di Grosseto, per un periodo di addestramento. Ma quelle azioni del II./KG.26, iniziate alle ore 07.10 al traverso di Anapa, e che furono contrastate da quattro aerei da caccia sovietici i cui piloti ritennero di aver abbattuto un He.111, avvennero senza conseguire risultati quando le unita sovietiche, con il Molotov che procedeva alla velocità ridotta di 10 nodi, si stavano ritirando da circa sei ore da quando l’incrociatore era stato colpito.[15]

         E con la constatazione che il Molotov fu effettivamente silurato e danneggiato dal Mas 568, fatto non smentibile se non per voler continuare a ricercare l’introvabile, si chiude il discorso.

         Un’ultima considerazione. Non sono in grado, per mancanza di dati d’attacco delle squadriglie, quali siano stati i risultati conseguiti nel Mar Nero dalle squadriglie  1./KG.28, 4. 5.  e 6./KG.26, mentre per le operazioni nel Mediterraneo e del Mar Rosso, con i dati da me elaborati, risulta che la 6./KG.26, tra il 25 febbraio 1941 e il 7 novembre 1942, affondò 6 navi mercantili per 25.743 tsl, e ne danneggio altre 5 per 37.290 tsl.

         Occorre comunque dire che agli attacchi nel Mediterraneo dei mesi di agosto 1942 (operazione “Pedestal2) e di novembre 1942 (operazione “Torch”), in cui in totale furono affondati 2 piroscafi e danneggiati altri 2, parteciparono, agli ordini del comandante della 6./KG.26, capitano Barth, anche gli He.111 della 3a Squadriglia Combattimento (SKC.3) della Scuola Aerosiluranti di Grosseto, con i loro istruttori.

 

Francesco Mattesini

 


                [1] Nel febbraio 1940 fu costituita in Germania, alle dipendenze della 9a Flieger Division la Squadriglia 1./Kampfgruppe 126 (KGr.126) al comando del capitano Gerd Sterin, con velivoli He.111. Nell’estate 1940, dopo la resa della Francia, la Squadriglia, al comando del maggiore Holm Schellmann, operò da Nantes nella zona di mare dell’Inghilterra meridionale, svolgendo missioni di posa mine. Nell’ottobre fu inserita nel IX Fliegerkorps, e l’8 novembre, con l’arrivo di tre velivoli He.111-H4 con piloti i tenenti Helmut Lorenz, Josef Samweber e Friedrich Müller, iniziò una certa attività come reparto aerosilurante. La prima missione avvenne il 9 novembre 1940, ma il velivolo del  tenente Lorenze fu abbattuto da un caccia Blenheim del 236° Squadron della RAF. L’ufficiale fu salvato con il pilota dell’aereo sergente Walther von Livonius da un idrovolante soccorso. La 1./KGr.126 continuò ad operare nel ruolo di esplorazione armata  nel Golfo di Biscaglia fino al dicembre 1940 quando fu inserita nel 40° Stormo Bombardamento (KG.40) e rinominata I./KG.28.

                [2] Karl Kundelach, Die deutsche Luftwaffe in Mittelmeere 1940-1945 Band 1, tabella  p. 304.

 

                [3] V. Kostrichenko,  Mysterious loss of "Armeniya" (Internet).

                [4] Ibidem.

                [5] Ibidem.

                [6] Vi erano a bordo dell‘Armenia  96 uomini d’equipaggio,  75 infermieri, 29 medici e 9 infermieri.  Capo del personale medico era il Professor Dmitrievskiy Peter Andreevich, il primario dell’ospedale ferroviario della città di Odessa. I locali della nave passeggeri erano stati trasformati in strutture sanitarie, sul ponte e ai lati dello scafo erano state pitturate croci di un rosso brillante, ben visibili dall'aria, e sul principale albero era sollevata una grande bandiera bianca con l'immagine della Croce Rossa. In condizioni normali l’Armenia che fino al giugno 1941 aveva trasportato nel suo servizio di pace migliaia di passeggeri, ma senza mai superare il consentito, poteva raggiungere una velocità massima di 13 ½  nodi all’ora, e non 27 nodi come da taluni è stato sostenuto.

            [7] Sinking of “Armenia” – war Crime ? – Axis History Forum: War Diary of the Navy War office, pt. C, vol. 8 1941 (17 July 1941); IMT, 40:50-51.

                [8] (KTB SKl, Teil A, Band 27, S.139).

                [9] V. Kostrichenko,  Mysterious loss of "Armeniya" (Internet).

                [10] Da Nextews, articolo di Alexander Indra (Internet).

                [11] V. Kostrichenko,  Mysterious loss of "Armeniya" (Internet).

[12] Francesco Mattesini, Il siluramento dell’incrociatore MOLOTOV, Wikipedia -Discussioni.

                [13] Rudi Schmidt, Achtung-Torpedos los.

                [14] Harold Thiele, Luftwaffe Aerial Torpedo Aircraft and Operations in World War Two.

                [15] Jürgen Rohwer,  Die Chronik des Seekrieges 1939 – 1945.

                [16] Nella valutazione di Supermarina (“Danni inflitti al nemico”), realizzata sulla scorta dei telegrammi n. 42783 e 47917, spediti dal Comando della 4^ Flottiglia MAS (capitano di fregata Francesco Mimbelli), in cui si affermava che una nave sovietica “era stata sicuramente affondata dai siluri del nostri MAS”, l’azione d’attacco alle due navi nemiche è descritta come segue: “Mas 573, ore 0015, a circa 10 miglia levante di Feodosia, lancia due siluri – distanza 1200 m. – contro grosso incrociatore scortato da un CT, che aveva effettuato bombardamento costiero. Unità maggiore colpita da un siluro all’altezza del 3° fumaiolo. Violenta reazione. Mas 568, in agguato poco distante, accorreva al segnale di scoperta: avvistato si disimpegna, torna all’attacco e alle ore 0130 – distanza 800 metri – lancia due siluri colpendo incrociatore a prora ed al centro. La nave si incendia. L’unità si presume affondata e si ritiene fosse un incrociatore del tipo KRASNY KRIN, perché aveva tre fumaioli verticali”.

                [17] KTB SKL per il Mar Nero, del 3 agosto 1942.

Edited by Francesco Mattesini
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Interessante. 

Non sono esperto a riguardo, ma segnalo, se può interessare, che la versione on-line in lingua tedesca del "Chronology of the war at sea" riporta per il 29 Marzo 1942: 

 

"Bei Ozereja wird die Voroshilov (3908 BRT) von einer He 111 torpediert. Sie wird zwar gehoben und nach Novorossisk, später nach Suchumi geschleppt, aber während des Krieges nicht mehr repariert."

 

Che il siluramento del piroscafo sia opera di aerosiluranti tedeschi è confermato anche dai KTB SKL , Admiral Schwarz Meer e MGK Sued che riportano più o meno tutti la stessa frase : "Bei LT-Streife am 29.3.42 im Seegebiet Novorossisk 1 Frachter von 4000 t. mit Erfolg angegriffen. Schiff wurde Naehe Novorossisk auf Strand gesetz".

 

Credo quindi, se non sbaglio, che vada aggiunto anche questo alla lista dei successi degli aerosiluranti tedeschi. Segnalo solo che il nome esatto della località è Ozerejka (Озерейкa) e non Ozereja come riportato nel sito citato.  

 

Domenico C. 

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Fin dal 1966 possiedo la versione in tedesco del "Chronology of the war at sea", che mi è servita per moltissimi lavori prima che uscisse, dopo vent’anni, la versione in inglese.

 

         Quindi avevo esaminato il caso della VOROSHILOV,  ma l’ho scartato avendo constatato che l’episodio non è riportato nelle discussioni in Internet e nei libri più recenti: vedi Smith e Thiele, nonché il recentissimo Where the Iron Crosses Grow: The Crimea 1941–44”  - Di Robert Forczyk, dove ci sono cose interessanti, da approfondire sull’attività degli aerosiluranti del KG.26. E’ un libro da acquistare.

 

         Ad esempio l'autore afferma che i bombardieri del II./KG.26 si addestrarono al lancio di siluri alla Scuola di Grosseto, e a iniziare dal marzo 1942, rientrati in Romania, iniziarono ad attaccare le navi con i siluri. A me non risulta, ma se fosse dovremmo cambiare tutto per quanto riguarda la storia degli attacchi degli aerosiluranti del II./KG.26 in Mar Nero, ma anche nel Mediterraneo, e in particolare tenerne conto anche riguardo al MOLOTOV !

 

         Se c’è tutta questa confusione, per mancanza di documentazioni, dobbiamo ringraziare dal punto Storico quell’egoista incompetente di Hermann Goering.

 

Franco

Edited by Francesco Mattesini
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Mi serve un'immagine della Nave Magnaghi, che era adibita a nave bersaglio, per gli Aerosiluranti  della Scuola di Grosseto, nella zona dell'Argentario, generando malumore fra i tedeschi che volevano una nave più veloce. Fu concesso per poco tempo da Supermarina l'avviso Dianas, poi nuovamente il Magnaghi. Naturalmente, poco dopo, impiegato in altro incarico, il Diana fu affondato dal sommergibile Thrasher.

 

Grazie

 

Franco

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Mi serve un'immagine della Nave Magnaghi, che era adibita a nave bersaglio, per gli Aerosiluranti  della Scuola di Grosseto, nella zona dell'Argentario, generando malumore fra i tedeschi che volevano una nave più veloce.

 

... si tratta della vecchia nave idrografica MAGNAGHI o di un bastimento mercantile con lo stesso nome ?

Nel primo caso c'è una foto discreta sull'Almanacco Navale.

 

post-19-0-46927400-1519556946_thumb.jpg

 

Se è questa e servisse, potrei tentarne una scansione migliore.

Saluti.

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Anche io non avevo trovato nulla riguardo ad altra Nave MAGNAGHI, come sempre viene citato sulle lettere di scambio  corrispondenza. Ho però trovato una bellissima fotografia della nave, con due dettagli grafici (Internet in inglese) in cui si vede che la MAGNAGHI ha un doppio albero di vele. Mi sembra che i tedeschi avesse ragione a desiderare qualcosa di meglio. Dopo tutto, non dimentichiamolo, erano in Italia per aiutarci .Non conosco la velocità della nave ma dubito che potesse fare più di dodici-tredici nodi. Con il, BANDE NERE avrebbero potuto effettuare le esercitazioni di lancio con una nave bersaglio di 30 o più nodi. Con il DIANA la velocità e la manovrabilità era ancora bassa.

Edited by Francesco Mattesini
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Se può interessare riporto alcune notizie circa il siluramento del VOROSHILOV, gentilmente inviatemi dalla Russia:

 

Dalla “Cronaca della Grande Guerra Patriottica nel Mar Nero” (La storia ufficiale sovietica):

 

“29.03.1942 г. в 12.30 транспорт "Ворошилов" (капитан  Л. Ф. Шанцберг), имея на борту 2650 раненых , в охранении базовых тральщиков "T-406 Искатель", "T-410 Взрыв" и трех сторожевых катеров. вышел из Камыш-Буруна в Новороссийск.
В 19.06 в районе м. Утришенок - м. Мысхако "Ворошилов" был атакован четырьмя торпедоносцами.

Разбившись на группы, они начали атаку судна с корпуса и с носа. В 19.25 в наступивших сумерках с мостика "Ворошиловa" моряки увидели след первой торпеды. Спустя несколько минут обнаружили еще два следа торпед. От этих трех торпед судну удалось уклониться. Около 19.40 с теплохода заметили след четвертой торпеды. Последовала команда: «Лево на борт!», — но было поздно. Раздался сильный взрыв в районе трюма № 2. Судно стало крениться и погружаться в воду. Капитан направил теплоход к берегу и в 19.55 посадил его на мель. Тут же подошли катера и начали принимать раненых. 2 апреля теплоход подняли с грунта и увели на ремонт в Новороссийск.”

 

Provo a tradurre:

Il 29.3.42 alle 12.30 il trasporto VOROSHILOV (comandante L.F.Shantsberg) lascia Kamysh-Burun per Novorossisk con a bordo 2650 feriti, scortato dai dragamine T 406 ISKATEL, T 410 VERYV e tre navi pattuglia. Alle 19.06 nell’area tra capo Utrishenok e capo Myskhako vengono avvistati quattro aerosiluranti nemici, che si dividono in due gruppi che attaccano la nave sul fianco e da prua. Alle 19.25 dalla nave viene avvistato un primo siluro e poi altri due, tutti evitati con la manovra. Alle 19.40 viene avvistato un quarto siluro e viene ordinato “Tutto a sinistra” ma è troppo tardi ed il siluro colpisce la nave nella stiva n.2. La nave comincia ad imbarcare acqua ed affondare ed il comandante alle 19.55 la porta ad incagliare. I feriti sono sbarcati. Il 2 aprile la nave è recuperata e rimorchiata a Novorossisk.

 

Un articolo sulla storia della nave scritto nel 2013 da Oleg Bulovich,  “Vice-Presidente del Consiglio dei veterani della flotta, operaio onorario del Ministero della flotta del mare dell'URSS” riporta circa le stesse informazioni con qualche dettaglio in più (un primo avvistamento di 2 aerei alle 18.45, la dimensioni della falla di circa 40 mq, il fatto che il VOROSHILOV fu rimorchiato a Novorossisk dal rimorchiatore TOROS):

 

“29 марта 1942 года «Ворошилов» после выгрузки вышел из Камыш-Буруна, имея на борту 2600 раненых и авиационные моторы. В 18.45 вблизи от судна показались два торпедоносца. По ним был открыт огонь, и самолеты скрылись из видимости. Но через некоторое время появились уже четыре немецких торпедоносца. Применив обычную тактику борьбы с торговыми судами, использовавшуюся германскими ВВС, они начали атаку с кормы и с носа. Маневрируя, уклонившись от трех торпед, с теплохода заметили след четвертой торпеды, от которой, несмотря на предпринятые меры, уклониться не удалось. Торпеда попала в трюм № 2, разворотив до 40 м2 обшивки. Трюм быстро заполнялся водой, а судно начало крениться на правый борт. В этой ситуации единственно правильным решением было выброситься на береговую отмель у Южной Озерейки, что капитан Шанцберг и выполнил. Тут же подошли катера для перевозки раненых. К сожалению, не обошлось без человеческих жертв.

Позже «Ворошилов» с помощью ледокола «Торос» был снят с отмели и отбуксирован для ремонта в Новороссийск.”

 

Il libro “Vozdushnaya bitva za Sevastopol 1941-42” (La guerra aerea su Sebastopoli 1941-42) di M.Morozov, Mosca 2007, riporta:

“ВОРОШИЛОВ (3908 брт ).

29.03.1942 г. поврежден авиационной торпедой и выбросился на береговую отмель. Впоследствии снят с отмели и отремонтирован. “

Cioè: VOROSHILOV (3908 tsl): 29.03.42 danneggiato da siluro aereo e portato ad incagliare. Successivamente recuperato e riparato.

 

Personalmente non ho una grossa stima per il libro di Thiele: contiene diversi errori ed omissioni e non mi sembra che si sia sforzato molto nelle ricerche. Ma è solo una mia opinione.

 

Domenico C.

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Grazie Domenico, é importante lo metterò come tu lo hai tradotto, e farò anche la modifica sull'articolo

 

Quanto a Thiele, ho la stessa opinione tua da molto tempo. Ha inserito nel suo libro successi che sono dei nostri aerosiluranti. Ha riportato parecchio dei miei dati, che oprmai dal 1980 sono di pubblico dominio, ma si é guardato bene di mettermi in bibliografia. E non é il solo, ci sono anche (diciamo) "ricercatori" nostrani, che vanno per la maggiore in libri prodotti all'Estero, passando per gli scopritori di notizie.

 

Quanto a Rohwer, invece, nella sua bibliografia sono da moltissimi anni l'unico italiano presente, per La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo e per L’attività aerea italo - tedesca nel Mediterraneo. Il contributo del “X Fliegerkorps (Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico, seconda edizione 2003).

 

Franco

Edited by Francesco Mattesini
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