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L’imbarazzante errore del cacciatorpediniere CAMICIA NERA


Francesco Mattesini
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Nel sito “Accademia EDU” ho postato un mio saggio

 

2 DICEMBRE 1942

 

LA DISTRUZIONE DEL CONVOGLIO “AVENTINO” E L’IMBARAZZANTE ERRORE DEL CACCIATORPEDINIERE

 CAMICIA NERA

 

 

Riporto, a seguito del mio articolo inserito in questo Forum, la parte riguardante manovra e attacco del Camicia Nera:

 

 

L’errore del cacciatorpediniere Camicia Nera

 

           Vediamo ora come si svolse la manovra d’attacco del Camicia Nera (capitano di fregata Adriano Foscari), il cacciatorpediniere più spostato verso nord. Dopo aver messo subito alla massima velocità per stringere per l’attacco silurante le distanze dai cacciatorpediniere nemici, che risultavano a circa 10° di prora sinistra, il Camicia Nera, facendo nebbia, rallentando la velocità a 21 nodi per non farsi scoprire con eccessiva onda di prua e per meglio controllare la manovra di lancio di controbordo sulla sinistra, alle 00.43, da una distanza di circa 2.000 metri, fece partire una salva di tre siluri, che non arrivarono a segno sulle unità della Forza Q la quale stava compiendo una lenta accostata sulla dritta.

 

          Quindi accostando sulla dritta per assumere una rapida rotta di allontanamento in modo da sottrarsi alla reazione nemica, il Camicia Nera fu inquadrato da numerose salve di otto colpi ciascuna: probabilmente di uno dei due incrociatori tipo “Dido”, armati con dieci cannoni da 133, mentre l’Aurora ne aveva sei da 152.[1] Appena terminata l’accostata, e con l’impressione di membri dell’equipaggio che almeno un siluro avesse colpito uno dei cacciatorpediniere, mentre nulla osservò il comandante Foscari, , il Camicia Nera avvisto, alla distanza di circa 800 metri, una nave sull’altro lato rispetto a quello in cui si trovavano le unità della Forza Q, che manovravano sempre in linea di fila, e immediatamente diresse per l’attacco.

 

          Risalendo sul fianco quella nave da poppa a prora e avvicinandosi a essa a grande velocità, evitando nel contempo di aprire il fuoco per non farsi individuare, lanciò sulla dritta gli altri suoi tre siluri: ma anch’essi, fortunatamente, non arrivarono a segno.

 

         La nave contro cui il comandante Foscari stava dirigendo, inizialmente ritenuta essere un incrociatore del tipo “Perth”, e che poi, per dichiarazioni di membri dell’equipaggio e di alcuni naufraghi raccolti dal Camicia Nera, rettificò per un tipo “Emerald”, “con tre fumaioli, dei quali due prodieri molto vicini al ponte di comando”, non mostrò di accorgersi del Camicia Nera, e non sviluppo quindi contro di esso “alcuna azione difensiva”.[2]

 

          Infatti, di questo episodio di cui nessuno prima d’ora aveva parlato o scritto, e che oggi con le nostre rivelazioni, essendo assolutamente inedito, potrebbe generare scalpore, il Camicia Nera per errato riconoscimento, ritenne di aver “sicuramente” di fronte un incrociatore per la mole della nave che appariva imponente, con due fumaioli verticali. Risalendo sul fianco quella nave, da poppa a prora, e avvicinandosi a essa a grande velocità (34 nodi), evitando nel contempo d’aprire il fuoco per non farsi individuare, il Camicia Nera  dalla distanza apprezzata di circa 800 metri, alle 00.45 lanciò di dritta i siluri del secondo impianto sul Da Recco, anch’esso con due fumaioli verticali, che in quel momento, dirigendo verso levante nell’intenzione di aggirare il nemico da ponente, come aveva segnalato alle altre navi, si trovava in tutt’altra direzione. Era infatti spostato verso nord, rispetto alla linea di fila delle unità della Forza Q che, con rotta sud, manovravano sulla sinistra del convoglio “Aventino”.

 

          Fortunatamente i siluri del Camicia Nera non colpirono il Da Recco, che avendo a sua volta avvistato di prora un cacciatorpediniere segnalò al responsabile dei tubi di lancio di fare “attenzione”, e non essendosi accorto che quella nave aveva lanciato i siluri, il comandante Cocchia, non effettuò alcuna manovra evasiva.

 

          Sta di fatto che sul Camicia Nera in fase di disimpegno dopo il lancio dei siluri furono notati sul presunto incrociatore nemico due esplosioni, una più vistosa al centro ed una meno evidente a poppa. La prima esplosione sembrò aver determinato un grosso incendio e poi un grandissimo scoppio nel quale l’unità ritenuta nemica sembrò scomparire. Fu soltanto una suggestione collettiva da parte degli uomini dell’equipaggio del cacciatorpediniere.

 

          L’azione del Camicia Nera, ancora oggi considerata da storici e addetti ai lavori di grande abilità combattiva, fu all’epoca molto apprezzata negli ambienti navali italiani e dal Comando Supremo, tanto che al comandante Foscari, con l’approvazione di un entusiasta Mussolini, fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare.[3]

 

          Ad avvalorare l’ipotesi che il Camicia Nera avesse lanciato i siluri contro il Da Recco è il “Rapporto complementare sull’azione del 2 dicembre 1942-XXI”, compilato dal comandante Foscari e trasmesso, dopo richiesta di spiegazioni, a Supermarina e all’Ufficio Addestramento di Maristat, il 31 dicembre 1942. Nel rapporto le caratteristiche del presunto incrociatore attaccato, sono riportate come segue:

 

          La sagoma dell’incrociatore, per un senso distintivo di paragone col CAMICIA NERA, appariva imponente: lunghissimo lo scafo, alte le fiancate. Rimasero particolarmente impresse alla generalità degli osservatori, risalendo da poppa a prora, due torri, un fumaiolo verticale con albero avanti a sé, poi un lungo tratto apparentemente sgombro, un altro fumaiolo di dimensioni più cospicue, infine il ponte di comando di non eccessive proporzioni. Qualche osservatore che ha potuto vedere l’unità in una posizione relativamente diversa, avrebbe visto un terzo fumaiolo addossato al ponte di comando.

 

          E’ necessario dire che per l’ultima frase nessun incrociatore britannico della Forza Q aveva tre fumaioli, ma le caratteristiche descritte dal comandante Foscari servono a dimostrare che si trattava del Da Recco, come può essere controllato con il sottostante grafico della sagoma del cacciatorpediniere.

Comunque al comandante Foscari venne il dubbio di poter avere attaccato il Da Recco, scrivendo:

 

          A un certo momento (0055) il DA RECCO comunicava di avere “aggirato il nemico da ponente e di aprire il fuoco”. Questa questione dell’aggiramento non mi risultò chiara e, poi ché io ritenevo di essere passato ormai al di la dello schieramento nemico rispetto al convoglio, mi nacque una specie di incubo di trovarmi a intralciare la rotta del DA RECCO che pensavo essermi portato anche lui all’esterno. Poco dopo vidi uno scambio di cannonate e mi buttai a tutta forza da quella parte, senza riuscire a capire di chi si trattasse, tanto più che quello più a ponente che avrebbe dovuto messere, secondo il suddetto segnale, il DA RECCO, faceva fuoco, mi pareva, in modo più nutrito di quanto potesse fare un nostro cacciatorpediniere”.[4]

 

          Ma è ancora più importante quanto scritto nella Relazione “Scontro nella notte del 2 dicembre 1942 a sud del banco Skerki fra le forze nemiche e convoglio DA RECCO”, spedita da Supermarina il 29 dicembre 1942 con protocollo 35769 all’ammiraglio Angelo Parona, Comandante della 3a Divisione Navale a Messina, al quale, come detto, era stato dato il compito di svolgere un’approfondita inchiesta sulla perdita del convoglio H.

 

         Riguardo alla seconda manovra di attacco del Camicia Nera, Supermarina faceva le seguenti significative considerazioni, espresse in modo alquanto sfumato ma comprensibile per l’ammiraglio Parona:

 

         Il Comandante avvista sulla dritta un incrociatore nemico che apprezza faccia rotta di controbordo al convoglio. (Tale ipotesi devesi scartare  date le circostanze e il pericolo di scontro fra le stesse unità nemiche che tale manovra avrebbe potuto costituire. D’altronde il DA RECCO vede poco dopo le unità nemiche in un'unica linea di fila e di rilevamento). [il sottolineato è dell’autore]

 

         A questo punto, senza fare altri commenti o polemiche, ritengo che non vi siano dubbi che il comandante Foscari, commettendo un errore di riconoscimento del bersaglio, attaccò il Da Recco.

 

         Dopo il secondo attacco il Camicia Nera, accostando a sinistra avvistò di prora,  altre due unità navali, e per disimpegnarsi manovrò verso nord e quindi per rotte varie. Ne risultò che il cacciatorpediniere non ebbe più occasione di ritrovare il nemico, e nella ricerca con rotta 50°, assunta alle 01.14, il Camicia Nera uscì dall’area del combattimento, per poi dirigere per rientrarvi alle 03.13 per dare soccorso alle navi del convoglio in fiamme.

 

          Alle 03.45 il comandante Foscari avvistò e seguì per qualche tempo un gruppo navale che ritenne composto da quattro unità, di cui una più grande e tre più piccole, con rotta ponente.[5] Ma doveva trattarsi di navi italiane, poiché le unità della Forza Q, come vedremo, si trovavano ormai distanti nella loro rotta di rientro a Bona, tanto che se ne accorse Supermarina scrivendo che per trovarsi alle 03.45 nella posizione segnalata dal Camicia Nera, le navi nemiche “avrebbero dovuto navigare a 50 nodi” .[6]

 

          Anche sul primo presunto successo del Camicia Nera, negato dal nemico, con il passare del tempo vi fu molto scetticismo da parte di Supermarina che, nel documento “Danni inflitti al nemico” del 9 giugno 1943, fece la seguente osservazione:[7]

 

          L’esplosione di un siluro sul CT nemico bersaglio del primo attacco non è stata notata da alcun ufficiale per cui l’avvistamento da parte di alcuni marinai non può essere preso a base di una valutazione, per la facilità con cui in simili circostanze una salva di cannone e la vampa di lancio di siluri può essere scambiata per un’esplosione a bordo della nave nemica. … Manca qualsiasi elemento obiettivo a conferma.

 

          Comunque l’errore del Camicia Nera nell’attaccare il Da Recco non dovette passare inosservato agli scrutatori dell’Ufficio Storico della Marina Militare, tanto ché nel volume ufficiale dell’ammiraglio Fioravanzo, certamente per non infierire contro il comandante Foscari e rendere amara la verità agli uomini che avevano partecipato all’azione, e che erano sicuri di aver conseguito un duplice successo, l’episodio e trattato in sole undici righe (tre soltanto riguardanti l’incrociatore), senza indicare quali fossero gli obiettivi dell’attacco né fare commenti:[8]

 

          Il CAMICIA NERA (cap. freg. Adriano Foscari), che era il cacciatorpediniere più spostato verso nord … Diresse subito per nordovest, finché alle 0043 lanciò sulla sinistra alla distanza stimata di 2000 m (molto vicina alla reale) tre dei suoi sei siluri, che non colpirono la Forza Q la quale stava compiendo la lenta accostata sulla dritta.

 

          Assunta subito la rotta di allontanamento accostando sulla dritta fu inquadrato da numerose salve di otto colpi ciascuna. Appena finita l’accostata, lanciò sulla dritta alle 00.45 gli altri tre siluri che probabilmente non raggiunsero il bersaglio già in allontanamento rispetto alla posizione occupata in quell’istante dal CAMICIA NERA.

 

Francesco Mattesini

 

NOTE

 

[1] La Relazione definitiva del Camicia Nera, fu trasmesso a Supermarina e ad altri Alti Comandi il 4 dicembre 1942 con n. di prot. 324/SRP, e dall’oggetto “Rapporto sull’azione del 2 dicembre 1942-XXI. In essa è riportato: “Si intravvedono a circa 10° a sinistra della prora almeno due unità nemiche, apprezzate per grossi CC.TT., in linea di rilevamento con rotta di collusione sul convoglio. Manovrò per eseguire il lancio di controbordo e alle 0043 lancio sulla sinistra tre siluri a distanza stimata di 2000 m. (brandeggio 105°).

 

[2] AUSMM, Comando Gruppo CC.TT. di Squadra, Azione navale del 2 dicembre 1942, prot. N. 04261 del 2 marzo 1943, diretto a Supermarina e per conoscenza al Comando della Squadra Navale e a Marina Messina. Anche nella Relazione di Supermarina, Scontro navale della notte del 2 dicembre”, si sostiene che il primo attacco del Camicia Nera avvenne contro due cacciatorpediniere, e il secondo attacco contro un incrociatore tipo “Emerald”, specificando che “il nemico dovette scambiare il CAMICIA NERA per uno dei propri CC.TT. in quanto non aprì il fuoco contro di lui”.

 

[3] Il Comandante della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Angelo Iachino, con lettera del 24 dicembre 1942 per Supermarina, aveva proposto per il comandante Foscari la concessione della Medaglia d’Argento al Valore  Militare assieme alla promozione a capitano di vascello per merito di guerra.

 

[4] Nella relazione del Da Recco circa la presenza nelle vicinanze del Camicia Nera è riportato: “0054 – Il CAMICIA NERA riferisce di aver colpito con un siluro un incrociatore nemico [primo attacco]. 0100 – Si vede un C.T. di prora. Ai tubi di lancio attenzione. 0102 – Si chiede al CAMICIA NERA dove si trova il nemico. Il CAMICIA NERA risponde che si trova sulla sua dritta. 0106 – il CAMICIA NERA informa che il nemico si trova a Sud rispetto a lui e poco dopo informa di aver perduto il contatto.”.

 

[5] AUSMM, Supermarina, Danni inflitti al nemico, prot. N. 17480 del 9 giugno 1943.

 

[6] AUSMM, Scontro della notte del 2 dicembre 1942 a sud del Banco Skerki fra forze navali nemiche a convoglio “Da Recco”, Allegato al foglio n. 35769 del 29 dicembre 1942-XXI.

 

[7] AUSMM, Supermarina, Danni inflitti al nemico, prot. N. 17480 del 9 giugno 1943.

 

[8] Giuseppe Fioravanto, La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale, cit., p. 158 seg. Conoscendo l’ammiraglio Fioravanzo dagli anni 60’, ed il suo carattere vulcanico, immagino la sua delusione nel dover trattare un argomento che era tutt’altro di un episodio  di grande valore militare, da restare inorgogliti.

 

 

Riferimento Internet:

 

https://www.academia.edu/30831181/La_distruzione_del_Convoglio_Aventino_e_l_imbarazzante_errore_del_Cacciatorpediniere_Camicia_Nera

 

 

Edited by Giuseppe Garufi
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Sandokan. Lei ha capito quello io volevo far compremndere. Spesso, e non solo da noi, i fatti storici, anche i più scabrosi e umilianti, sono conosciuti, ma per carità di Patria, si fa finta di nulla, distorcendo la Storia con esaltazioni inopportune.

 

Francesco Mattesini

Edited by Giuseppe Garufi
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Concordo con lei Mattesini che spesso, e non solo da noi, i fatti storici, anche i più scabrosi e umilianti, sono conosciuti, ma per carità di Patria, a volte si fa finta di nulla, distorcendo la Storia con esaltazioni inopportune.

Proprio a motivo del calzante paragone di Sandokan faccio notare che non sempre vige lo stesso metro di misura. Non credo si voglia mettere in dubbio la buonafede di entrambi i comandanti, ma la scelta di campo di Grossi condizionò l'istituzione delle commissioni d'inchiesta, tra i cui membri si trovavano gli ammiragli Maugeri, Leonardi e Pavesi ...

Non discuto la revoca delle medaglie di Grossi, ma sorge spontaneo il confronto con la vicenda riguardante il mio concittadino Adriano Foscari. Apprendo da lei che i vertici della Marina ne erano al corrente, con buona pace dell'ammiraglio Fioravanzo.

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A proposito di Grossi, vorrei ricordare che secondo il nostro compianto Rastelli il fatto di avere una moglie di origine ebraica da proteggere può aver avuto un ruolo nel suo immaginario affondamento di due corazzate americane due. Era credo l'unico ufficiale di Betasom cui era consentito di avere la consorte con se' a Bordeaux.

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Anche se aveva la moglie a Bordeaux, Grossi era pur sempre un galletto.

 

Ho una foto del suo arrivo a Betasom dopo il visionario affondamento della seconda corazzata statunitense (era la corvetta britannica PETUNIA che non colpì).  Accolto, con il mazzo di fiori, dalla solita biondona tedesca (vedi nell'ultimo bollettino, il mio articolo sull'ultima missione del sommergibile DA VINCI, mentre accoglie il comandante del FINZI carezzandogli la barba), la stringe e la bacia sulla bocca con trasporto, tra l'ilarità dei presenti, italiani e tedeschi, compreso il comandante Romolo Polacchini, particolarmente sorridente.

 

Franco

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