CARABINIERE Posted August 23, 2016 Report Share Posted August 23, 2016 ANGLOFILIA ed ANGLOFOBIA Ho notato da un po’ di tempo e su certi scritti, una tendenza, che sfocia nel compiacimento e forse nella compiacenza verso i poteri del momento, a denigrare gli inglesi e la Royal Navy, quasi fossimo tornati ai tempi della “perfida Albione”; rivendicazioni per il passato, dileggio per una serie di incidenti ed avarie che possono colpire qualsiasi Marina. Ci si dimentica che il Regno Unito ha accompagnato, e spesso sorretto, non tanto e non solo l’unione dell’Italia, ma soprattutto la nascita e lo sviluppo della Marina Italiana; una visione interessata e strategica, verso gli equilibri del Mediterraneo, ma certamente un atteggiamento che, anche nelle prime fasi coloniali, ha favorito l’ Italia.Certamente la Regia Marina ha avuto più aiuti e contributi, anche industriali, dal Regno Unito che dalla Francia, per non parlare della Germania Un' osservazione importante, per questo periodo unitario e post unitario, e da questo periodo, riguarda i rapporti tra la Regia Marina e la Royal Navy, tra l' industria italiana e quella inglese: affinità, vicinanza, complementarietà, fattori che rimarranno costanti in una sorta di naturale alleanza sin ben addentro agli anni 30, con rapporti che saranno bruscamente interrotti con l' avventura etiopica, ma i cui effetti influenzeranno addirittura la seconda guerra mondiale, quando eravamo avversari I rapporti tra la Regia Marina e la Royal Navy non seguirono sempre pedestremente i canoni della politica ufficiale, specie durante il ventennio, e questo portò nell’ immediato dopoguerra a sterili polemiche, a strumentali accuse di connivenza, se non peggio, di cui il irizzino fu un triste esponente. Rivisitando fatti, e spesso riscrivendo la storia di episodi epici, con una brutta tendenza a mettere di mezzo gli scomparsi, spesso personaggi di spessore schivi della ribalta che hanno sofferto sulla propria pelle se non con la propria vita gli eventi bellici, si attizza un confronto conflitto che non ha ragione di essere. E’ inutile che ricordi episodi come quello di Fecia di Cossato e del suo affondatore, uniti non solo da rispetto ma da una profonda amicizia (caso non isolato che non impedì a nessuno di compiere sino in fondo il proprio dovere, neppure agli ufficiali spesso in posizioni elevate e critiche, che erano imparentati con inglesi) ma vorrei tornare su quanto ho ritrovato in una recente ricerca. Nino Buttazzoni, personaggio fuori dalle righe, figura oggetto di molte critiche, per la scelta di campo operata, ma certamente al di sopra di ogni sospetto, scrive nelle sue memorie, riferendosi agli anni 30: …. “ .. in Accademia e poi in mare si conosce solo la Royal Navy, la Marina Britannica, e se ne parla con rispetto; è la più potente del mondo, la più organizzata. Gli ufficiali più anziani ci tengono molto a sottolineare i loro contatti con l’ Inghilterra .Con la Germania non abbiamo rapporti, non se ne parla.Con la Francia abbiamo un po’ di contrasti. “ …..Una fotografia dell’ epoca, del pensiero dell’ epoca e dei sentimenti condivisi in tutta la Marina, dalla formazione alle esperienze a bordo, che non possono oggi essere sovvertiti per uno sciocco “pierinismo”.. Abbiamo sbagliato a scendere in guerra, abbiamo sbagliato la parte, non ne siamo usciti bene, bisogna ricordare chi pur non condividendo le scelte a combattuto con dignità ed onore: questo e non una vittoria “rivisitata” è stata l’ eredità per le nuove generazioni, che per fortuna la MMI ha saputo (sinora) recepire. Sarebbe opportuno riflettere, prima di tirare in ballo e strumentalizzare, per un verso e l’ altro, personaggi per la cui coerenza e valore morale ( non distinti da grandissime capacità tecniche e progettuali) a distanza di tempo non servono ne sterili monumenti ne, tantomeno ostracismo; fecero tutti il loro dovere e questo dovrebbe bastare, non serve reinventare gesta e successi di cui loro stessi non hanno mai fatto gala In quanto ad efficienza, avarie e difficoltà, ho il massimo rispetto per la Royal Navy e, anche pensando ai nostri programmi navali, mi permetto una riflessione, quasi storica, su errori commessi e sulla troppo rapida dimenticanza e rimozione degli stessi. Tra la RN e la MMI esistono, ancor oggi, più affinità e similitudini di quanto possa apparire, e bisogna ricordarlo in un momento di evoluzione tecnica e di scelte, quando - come ho citato in precedenti interventi - in nome di trend innovativi e di economie non dimostrabili si riduce la componente tecnica e le competenze tecniche di una forza armata, e si riduce il potere decisionale e contrattuale dell' utente, la RN, come la MMI, e si favorisce il raccordo diretto tra fornitore (industria) e pagatore ( lo stato attraverso ministeri "indiretti”), perdendo di vista sia le necessità che l' efficienza operativa. In Italia è quanto disastrosamente si verificò negli anni 30 quando era il regime a decidere cosa affidare alla Marina, come del resto alle altre FFAA, ed i risultati sono stati evidenti, navi e mezzi da parata, efficienza poca, sacrifici umani smisurati. Non creiamo, dopo oltre settanta’ anni stupide polemiche .. e non ridicolizziamo l’ operato e l’ impegno silenzioso di molti; non abbiamo una Marina da operetta che rivendica successi, capacità e gesta inesistenti, abbiamo una Marina seria e l’immagine di un paese si appoggia anche sulle proprie forze armate, come la stessa pace si poggia sulla efficienza e credibilità delle proprie Forze Armate.Non scalfiamone l’immagine, peggio se dall’ interno … Luiz, Nereo Castelli, sandokan and 3 others 6 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted August 24, 2016 Report Share Posted August 24, 2016 (edited) Caro Carabiniere. Condivido tutto quello che Lei ha scritto, e non perché mi senta particolarmente anglofilo, un popolo che pero stimo, come ho sempre apprezzato la Sua Gloriosa Marina, invidiandone i successi. 400 anni di Storia ad alto livello, fino allo sbarco nelle Falkland (cosa che all'epoca allo Stato Maggiore dell'Esercito dove lavoravo appariva una spedizione da operetta, ma non da me che nelle discussioni con alcuni ufficiali ebbi ragione e mi fu riconosciuto apertamente), non si cancellano deprezzando, imprese gloriose o che ci hanno causato gravi danni e perdita di prestigio, La Marina italiana (la mia Arma preferita) purtroppo ha risentito nella sua Storia della Battaglia di Lissa, dopo di che all'Estero non é mai stata tenuta in grande considerazione, nonostante fosse realmente, dal lato numerico, potenzia e organizzativo una Grande Marina. La prima guerra mondiale é stata combattuta in modo glorioso soltanto con azioni individuali, la seconda idem, comportandoci anche bene con cacciatorpediniere, torpediniere e corvette nella protezione del nostra traffico navale, Tutti coloro che conoscono la Storia della Marina sanno cosa ha significato per il prosieguo della strategia perdere la battaglia di Punta Stilo (che in Marina grazie a nuovi storici si vuole rivalutare); essere sorpresi nella sua base principale di Taranto; perdere la battaglia di Capo Teulada combattendo con le navi che sparavano con i cannoni di poppa; subire il bombardamento di Genova;perdere in modo tragico la Battaglia di Capo Matapan, che rese o vertici della Marina particolarmente prudenti ed anche timoros. Meglio non rischiare! Dopo di che una serie di disastri, come quelli dei convogli “Tarigo”, "Duisburg" e "Aventino", tanto per fare gli esempi più distruttivi, che furono il frutto di una politica errata da parte degli Alti Vertici della Marina, ma anche del Comando Supremo, che non aveva mordente. Come non ricordare la Battaglia della 2^ Sirte, o la battaglia di Pantelleria e quella di Mezzo Agosto, ironizzate da Londra ma nello stesso tempo, a ragione, anche dagli Alleati tedeschi, che non comprendevano come navi in trappola potessero sfuggire, se non alla distruzione, ad almeno una severa punizione. Abbiamo però avuto anche le nostre soddisfazioni, ad esempio con i sommergibili in Atlantico che, si badi bene, non erano guidati in modo estremamente cauto da Supermarina e Maricosom , ma dal comandante in Capo dei Sommergibili Tedeschi, ammiraglio Karl Doenitz, che assegnava loro le zone operative, anche quelle più difficili. E poi ci sono le straordinarie imprese dei mezzi d'Assalto e, qualche buon successo dei Mas e dei sommergibili contro il naviglio da guerra, poiché riuscirono ad affondare cinque incrociatori e a danneggiarne con il siluro altri otto, che confrontandoli ai successi conseguiti dalle medesime armi britanniche tengono bene il confronto. Ora tutto questo sembra non bastare, si vuole di più, cercando di pescare sui successi di altri che assolutamente non ci appartengono. Infine, permettetemelo, non ci fu il tradimento, ma le vittorie nemiche furono agevolate da una eccezionale servizio crittografico e informativo, a cui si rispose da parte nostra con qualche risultato piuttosto modesto. Ci fu soltanto tanta e tanta prudenza operativa. Quella prudenza operativa, a volte vera fifa (vedi la ritirata degli incrociatori nella battaglia di mezzo agosto), che faceva arrabbiare tutti i componenti della Marina, particolarmente quelli della Flotta. La giustificazione che agendo prudentemente arrivammo allo scopo prefissato fin dall’inizio della guerra, quello di conservare intatte le nostre grandi navi, visto come è finita l’8 settembre, e poi con la consegna di quelle stesse navi alle potenze vincitrici, é qualcosa che a me disgusta, ma che qualcuno ancora oggi, vendendo fumo, per convenienza cavalca. Non contraddire mai i desideri e le direttive del Capo, cosa che il sottoscritto, quando le riteneva ingiuste e condizionanti per il suo orgoglio di storico serio (ad esempio il cambio grafico delle rotte di un combattimento navale per dimostrare che il tiro italiano era migliore di quello britannico), non lo ha mai fatto. Francesco Mattesini Edited August 25, 2016 by Francesco Mattesini Formattazione Nereo Castelli and sandokan 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Giuseppe Garufi Posted August 24, 2016 Report Share Posted August 24, 2016 Abbiamo sbagliato a scendere in guerra, abbiamo sbagliato la parte, non ne siamo usciti bene, bisogna ricordare chi pur non condividendo le scelte a combattuto con dignità ed onore: questo e non una vittoria “rivisitata” è stata l’ eredità per le nuove generazioni, che per fortuna la MMI ha saputo (sinora) recepire. Leggendo queste righe, mi sono ricordato di un "Inserto della Rivista Marittima" di tanti anni fa, che mi è capitato di rileggere la settimana scorsa.Si tratta di una raccolta di documenti sullo stato della Regia Marina al 10 giugno 1940. Fra i diversi testi c'è anche quello in cui Mussolini dispone: Mare. Offensiva su tutta la linea nel Mediterraneo e fuori; ma non mancano le oneste risposte fornite da marescialli, generali ed ammiragli.Mi ha impressionato, fra questi, un passaggio di Cavagnari: Qualunque sia il carattere che la guerra potrà assumere in Mediterraneo, ingente sarà, alla fine, il bilancio delle nostre perdite navali. Alle trattative di pace l'Italia potrebbe giungere, non soltanto senza pegni territoriali, ma anche senza flotta e forse senza aeronautica.La data del documento è 19 aprile 1940. sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted August 24, 2016 Report Share Posted August 24, 2016 Documentazione molto interessante e forse poco "attenzionata". Di che inserto si tratta( titolo o numero della RM) , Giuseppe? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Giuseppe Garufi Posted August 24, 2016 Report Share Posted August 24, 2016 Documentazione molto interessante e forse poco "attenzionata". Di che inserto si tratta( titolo o numero della RM) , Giuseppe? Inserto del giugno 1980: La Marina Italiana il 10 giugno 1940. sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted August 25, 2016 Report Share Posted August 25, 2016 (edited) DAL MIO LIBRO LA BATTAGLIA DI PUNTA STILO, Ufficio Storico della Marina Militare, 1^ Edizione Roma 1980 - 2^ Edizione 2001. I compiti assegnati alla flotta italiana dallo Stato Maggiore della Regia Marina prevedevano, in caso di guerra con le potenze di Gran Bretagna e Francia coalizzate, di attenersi nel Mare Mediterraneo al seguente concetto operativo: “Guerra di logoramento con atteggiamento difensivo ad occidente e ad oriente, ed atteggiamento offensivo e controffensivo al centro”.[1] Concetto che, praticamente, prevedeva l’intervento della flotta in difesa delle coste nazionali, nella protezione del traffico nelle acque metropolitane e del traffico con la Libia nonché, con lo sbarramento del Canale di Sicilia (mine e naviglio sottile), ed eventuale intervento delle unità navali, la riunione delle squadre navali nemiche dislocate nel Mediterraneo. Inutilmente il Capo del Governo italiano, Benito Mussolini, tentò di ribaltare questa mentalità d'impiego, che riduceva drasticamente le possibilità d'intervento della flotta italiana alla sola difesa delle coste metropolitane. Informando il 31 marzo 1940 i capi delle Forze Armate della sua decisione di entrare in guerra al fianco della Germania – legata all’Italia dal Patto d’Acciaio – il Duce, con il Promemoria Segretissimo n.328 del 31 marzo 1939, inviato ai Capi Militari, stabilì infatti per la Regia Marina il seguente concetto operativo: “Mare: offensiva su tutta la linea in Mediterraneo e fuori”.[2] Nel commentare le direttive di Mussolini ai capi di Stato Maggiore dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, Capo dello Stato Maggiore Generale (Comando Supremo), nella seduta del 9 aprile affermò quanto segue: “Circa l'azione a fondo della Marina io dico che bisogna interpretarla nel senso di non gettarsi a testa bassa contro la flotta inglese e francese ma di assumere una dislocazione, soprattutto con i sommergibili, atta ad intralciare il traffico degli avversari”.[3] Il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di armata Domenico Cavagnari, condivise in pieno le idee strategiche di Badoglio. Con il suo famoso, ma particolarmente cauto, promemoria del 14 aprile egli fece notare al Duce che la possibilità di fronteggiare la coalizione delle flotte anglo-francesi era resa difficile dall'inferiorità dei mezzi delle forze navali italiane, e aggravata da una sfavorevole situazione geografica. Pertanto, l’ammiraglio Cavagnari espose a Mussolini un quadro demoralizzante, affermando l'impossibilità di “realizzare una condotta di guerra decisamente offensiva” con la flotta di superficie. Aggiunse che le operazioni dei sommergibili sarebbero state infruttuose per la mancanza di traffico nemico nel Mediterraneo, e la guerra delle mine resa inefficace per inadeguatezza dei fondali, ed aggravata da una sfavorevole situazione geografica. Sostenendo che tali condizioni avrebbero costretto la Marina a combattere “sulla difensiva”, l’ammiraglio Cavagnari concluse il suo cauto e sconsolante promemoria sostenendo: “Qualunque sia il carattere, che la guerra potrà assumere in Mediterraneo, ingente sarà, alla fine, il bilancio delle nostre perdite navali. Alle trattative di pace l'Italia potrebbe giungere non soltanto senza pegni territoriali, ma anche senza flotta e forse senza Aeronautica”. Questa prudente presa di posizione del Capo di Stato Maggiore della Regia Marina portò alla conservazione del concetto strategico della difensiva nei bacini occidentale e orientale del Mediterraneo, per “avere in mano il Canale di Sicilia”, come ricordò Cavagnari nella riunione dei capi di Stato Maggiore del 30 maggio 1940, presieduta dal maresciallo Badoglio. Nello stesso tempo, avvicinandosi la vigilia dell’intervento in guerra, a Roma fu deciso di assumere un atteggiamento offensivo soltanto contro l’Inghilterra e un atteggiamento di aspettativa nei confronti della Francia che, attaccata a fondo dai tedeschi con l’offensiva del 10 maggio 1940, si trovava orma sull’orlo del collasso. Nei riguardi della Francia, Badoglio disse ai Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate riunitisi nuovamente il 5 giugno: “Non credo che essa prenderà iniziative contro di noi”.[4]Si sbagliava! Il 10 giugno, dal balcone romano di Palazzo Venezia, il Duce mise al corrente la Nazione della dichiarazione di guerra consegnata agli Ambasciatori del Regno Unito e della Francia. Quindi, a iniziare dalla mezzanotte dell’11, ebbero inizio le ostilità, e mentre la flotta italiana limitava la sua attività operativa a crociere di carattere difensivo nei settori meridionali, tra la Sardegna e lo Ionio, le squadre navali anglo-francesi diedero prova di aggressività, bombardando con le corazzate obiettivi costieri della Cirenaica e del Golfo Ligure; settore quest’ultimo lasciato completamente sguarnito da Supremarina, l’organo operativo dell’Alto Comando navale, pur sapendo che a Tolone erano dislocati i quattro incrociatori pesanti francesi Algerie, Fox, Colbert e Duplaix. Il mattino del 14 giugno, scortati da undici cacciatorpediniere, essi sottoposero a bombardamento navale il tratto di costa tra Vado e Genova, vanamente contrastati dalla piccola torpediniera Calatafimi, da quattro Ma della 13a Squadriglia e dalle batterie costiere, compreso un treno armato con cannoni da 152 mm. Le batterie colpirono gravemente il cacciatorpediniere Albatros con un proiettile da 152 mm. Nessun intervento si verificò invece da parte della Regia Aeronautica, anche perché una formazione di dieci velivoli S.79 del 105° Gruppo – decollata da Pisa in due pattuglie guidate dal colonnello Remo Cadringher e dal maggiore Costanzo Ciano – non rintracciò le navi nemiche, a causa della presenza di estesi banchi nuvolosi nel Golfo Ligure. Allarmato dall’inaspettata iniziativa offensiva francese, che si manifesto anche, assieme a quella britannica, con attacchi aerei su varie città italiane, lo stesso 14 giugno Badoglio invitò i Capi di Stato Maggiore della Marina e dell’Aeronautica “a dare il massimo concorso possibile alla difesa di importanti località della costa ligure-toscana”. L’ammiraglio Cavagnari rispose, il 18 giugno con lettera n. 22539, di poter contrastare gli attacchi navali francesi “soltanto con agguati di sommergibili e con sbarramenti di torpedini”, in quanto non riteneva conveniente spostare una delle proprie squadre navali nel Tirreno, per non sguarnire il più importante scacchiere marittimo della Sicilia; giustificò questo concetto sostenendo: “il nemico potrebbe portare sulle coste sicule le offese che si vorrebbero evitare alle coste tirreniche”. [5] Dal momento che la difesa delle coste nord-occidentali della penisola italiana doveva pur sempre venire assicurata, anche se in forma ridotta, Cavagnari face conoscere a Badoglio di essersi accordato con il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica per la ripartizione dei compiti operativi di carattere aeronavale, ed affermò che il generale Francesco Pricolo si era impegnato di assumere “nel settore dell’Alto Tirreno, l’onere di contrastare con mezzi adeguati le azioni aeronavali inglesi e francesi” contro le coste metropolitane, ed era pronto a far bombardare la base navale di Tolone e gli aeroporti da cui partivano le azioni offensive dell’avversario.[6] Questi accordi furono ratificati dal Comando Supremo il 16 giugno 1940, con lettera n. 1145 spedita ai due Capi di Stato Maggiore della Marina e dell’Aeronautica, con la decisione che le offese contro le unità nemiche, che si fossero presentate nel Tirreno, dovevano svolgersi con l’intervento delle forze aeree nel tratto di mare situato a nord dell’Isola d’Elba, mentre a sud le operazioni sarebbero state svolte dalle unità navali. Tuttavia, l’efficienza piuttosto dubbia di tali misure protettive non poté essere messa alla prova, e questo doveva essere risaputo, perché da quella data, con l’atteso crollo francese, non si verificarono più azioni navali avversarie nel settore Mar Ligure Alto Tirreno. Rientrato il 19 giugno da Monaco di Baviera, dove si era incontrato con Hitler per concordare le condizioni di resa da offrire alla Francia e la strategia da tenere nei confronti dell’Inghilterra, Mussolini impartì a Badoglio nuove direttive da comunicare agli Stati Maggiori, affermando che il compito della Marina doveva restare “immutato” mentre l’Aeronautica doveva continuare le azioni di bombardamento contro Tolone. Soltanto il giorno 25, quando la Francia chiese un armistizio e furono segnalati movimenti navali nel Mediterraneo occidentale – che facevano presumere un’evacuazione dalla Francia verso l’Algeria – Badoglio impartì all’Aeronautica e alla Marina l’ordine di colpire con tutti i mezzi disponibili. A iniziare da questa data si determinò nell’Alto Tirreno un lungo periodo di tregua, dal momento che le operazioni belliche della Regia Marina e della Regia Aeronautica si svolsero per il resto del 1940 quasi totalmente a sud delle coste italiane, per fronteggiare i movimenti delle due flotte britanniche di base ad Alessandria d’Egitto (Mediterranean Fleet) e a Gibilterra, dove alla fine di giugno andò ad installarsi la Forza H, con unità prelevate in gran parte dalla Home Fleet. OMISSIS Dopo di ciò, con queste caute Direttive, e caute prese di posizione, si arrivò alla Battaglia di Punta Stilo, da dove cominciarono tutti i guai della Marina. Io ritengo che, prima di affrontare una qualsiasi discussione critica, scegliendo la parte cui si vuol dare ragione, questi fatti siano esattamente conosciuti. Francesco Mattesini [1] Archivio Ufficio Storico Marina Militare (d’ora in poi AUSMM), fondo Direttive Navali; Archivivio Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico (d’ora in poi ASMAUS), P.R.12 – Piano di Radunata n. 12, Edizione 1° Aprile 1940, Documento n. 4, Concorso dell’Armata Aerea alle operazioni della Regia Marina. Questi documenti, e altri, sono riportati da Francesco Mattesini nelle collane Le Direttive tecnico operative di Superaereo (ASMAUS), Volume I, e Corrispondenza e Direttive tecnico operative di Supermarina (AUSMM), Volume I. [2] Francesco Mattesini, Le Direttive tecnico operative di Supermarina, Volume I, Documento n. 67. [3] Ibidem, Documento n. 68. [4] Stato Maggiore Esercito Ufficio Storico (da ora in poi SMEUS), Verbali delle riunioni del Capo di S.M. Generale, Volume I, Roma, 1983, p. 38. [5] Francesco Mattesini, Le Direttive tecnico operative di Supermarina, Volume I, Documenti n. 108 e 109. [6] Ibidem, Documento n. 110. Edited August 29, 2016 by Luiz Formattazione testo sandokan and Luiz 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted August 25, 2016 Report Share Posted August 25, 2016 Documentazione molto interessante e forse poco "attenzionata". Di che inserto si tratta( titolo o numero della RM) , Giuseppe? Inserto del giugno 1980: La Marina Italiana il 10 giugno 1940. Grazie mille! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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