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Una bella cappella costruita dai prigionieri di guerra italiani a Scapa Flow.


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Visto che in questo periodo stanno uscendo molti libri dedicati alla vita e alle sofferenze patite dai prigionieri di guerra italiani nella Seconda Guerra Mondiale, ho tratto dal volume appena uscito "Orkney & Scapa Flow At War 1939-45" di Craig Armstrong, Pen & Sword History, 2020, un interessante episodio.

Dopo il tragico affondamento della ROYAL OAK il 14 ottobre 1939 ad opera dell'U 47 del Kptn.Ltn. Guenther Prien penetrato nottetempo nel grande ancoraggio attraverso lo Holm Sound (con ben 834 morti a bordo della corazzata), il Primo Lord del Mare dell'epoca Winston Churchill ordinò di costruire quattro  grandi barriere, le Churchill Barriers, in parte affondando vecchi mercantili e in parte in cemento e pietrame, per ostruire i quattro varchi esistenti tra la Mainland (l'isola principale) e le isolette  di Lamb Holm, Glims Holm, Burray e South Ronaldsay, ubicate all'ingresso orientale del grande ancoraggio di Scapa Flow, in modo da renderlo sicuro dagli attacchi degli U-Boote.

La forza lavoro dedicata a questa impresa, avviata sin dal maggio 1940,  comprendeva oltre  2.000 persone, tra cui (a partire dai primi mesi del 1942) oltre 1.300 prigionieri di guerra italiani catturati in Libia e inviati apposta nelle isole Orkney. Per giustificare la violazione della Convenzione di Ginevra, che proibiva l'uso dei prigionieri di guerra come forza lavoro per attività costruttive di carattere militare, le barriere vennero ufficialmente ribattezzate  come "miglioramenti delle comunicazioni tra le isole". Per ospitare i prigionieri vennero costruiti tre campi d'internamento, due sull'isola Burray per 700 persone, e uno sull'isoletta Lamb Holm (posta al centro di uno dei varchi principali) per circa 600 prigionieri italiani. 

 

"I prigionieri di guerra italiani hanno lasciato sul posto  diversi ricordi della loro visita coatta alle isole. Il più famoso tra questi è la Cappella Italiana che fu costruita su Lamb Holm al di sopra del Kirk Sound. Il prete del Campo 60, padre Giacobazzi, presentò la richiesta di unire insieme due NIssen Huts (le famose baracche  semicilindriche in lamiera di ferro ondulato di produzione bellica) per usarle come cappella, e un residente del campo, Domenico Chiocchetti, un artista, venne incaricato della decorazione della cappella. Fu assistito nel suo lavoro da altri due prigionieri, Giuseppe Palumbi, che era un fabbro, e un lavoratore del cemento di nome Domenico Buttapasta. Originariamente era stato concesso solo il permesso di fare pitture sopra l'altare ma, rendendosi conto di quanto grande  era la bravura di Chiocchetti, il comandante del campo dette il permesso di continuare il lavoro fino alla decorazione delle pareti  dell'intera cappella.  Una decisione saggia, in quanto la cappella cattolica non solo divenne  popolare tra i prigionieri, ma è divenuta oggi una delle principali attrazioni turistiche delle isole Orkney" e viene tuttora restaurata con grande cura.

Le barriere vennero ufficialmente inaugurate il 12 maggio 1945, subito dopo la fine della guerra in  Europa, e hanno comunque rappresentato un deciso miglioramento dei collegamenti viari nell'arcipelago. 

Altra fonte: Angus Konstam, "Scapa Flow. The defences of Britain's great fleet anchorage 1914-45", Osprey Publishing, 2009.

 

Un po' di foto mercoledì.

 

 

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  • Francesco De Domenico changed the title to Una bella cappella costruita dai prigionieri di guerra italiani a Scapa Flow.

Anche dopo l'armistizio gli Alleati hann preferito impiegare i soldati italiani di 10 Divisioni che erano rimaste nel Sud Italia e Sardegna, come forze di lavoro, che spesso (come nel cantiere di Taranto) apprezzavano, ma che in realta usavano per le loro esigenze lavorative e di trasporto. In realtà, come é stato scruitto daAgostino degli  Espinosa in "Il Regno del Sud (che per chi no n lo conosce dovrebbe leggere),  gli anglo-americani i soldati italiani  li usavano come "facchini".

Franco

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Nel 1944, nel momento in cui si sono resi conto del grave errore commesso affidando ai cantieri americani l'esclusiva della produzione delle LST, la Royal Navy ha pensato di costruire qualche LST(3) a Taranto, poi ha rinunciato visti i tempi lunghi. A Taranto sono stati però riparati dalla Royal Navy incrociatori, cacciatorpediniere e una nave cisterna spezzata in due.

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