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L'AGGUATO DI MATAPAN


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INTRODUZIONE DELL’AUTORE

 

Verso la fine di marzo del 1941 fu pianificata da Supermarina, l’organo operativo dello Stato Maggiore della Regia Marina italiana, e si svolse nel Mediterraneo orientale una grande operazione aeronavale tra le flotte britannica e  italiana, conclusasi per quest’ultima, passata per la prima volta dall’inizio della guerra all’offensiva con un inaspettato rovescio, verificatosi nella notte del giorno 28 marzo a circa 100 miglia a sud di Capo Matapan, la punta estrema meridionale della penisola greca del Peloponneso.

 

Quella sconfitta nel dopoguerra e negli anni seguenti a bruciato molto nell’animo degli italiani, che ancora non ne conoscevano quali erano stati i retroscena, anche perché furono scritti fiumi d’inchiostro che lasciavano nei lettori notevoli dubbi per il ruolo avuto in mare da coloro che erano preposti alla condotta dell’operazione, e dubbi altrettanto legittimi per il comportamento di Supermarina, che l’operazione “Gaudo” pianificò e diresse da Roma in modo irrazionale.

 

Le battaglie di Gaudo e di Matapan, sono entrambi importanti dal punto di vista storico per il ruolo che ebbero le nuove tattiche e i nuovi strumenti tecnici della guerra aeronavale, soprattutto da parte britannica. Furono soprattutto determinanti gli aerei dell’aviazioni imbarcata (Fleet Air Arm) della nuova portaerei Formidable, che del successo britannico furono i massimi preparatori, mettendo a segno i siluri sulle navi italiani, la corazzata Vittorio Veneto e l’incrociatore Pola che poi portarono al definitivo successo. Vi influì il radar, strumento che, sebbene non avesse avuto nell’occasione un ruolo veramente determinante essendo in possesso di sole quattro navi ed ancora molto impreciso. Tuttavia, scoprendo il danneggiato incrociatori Pola, che era  rimasto immobilizzato e arretrato dalle altre navi della Squadra Navale dopo il siluramento, indirizzò al combattimento notturno la forza da battaglia della Mediterranean Fleet. E ciò avvenne contro un nemico che era ignaro della vicinanza delle navi britanniche, pur essendovi molti indizi che indicavano il contrario, ossia gli incrociatori e i cacciatorpediniere della 1a Divisione Navale, che avevano ricevuto l’ordine dal Comandante della Squadra Navale di invertire la rotta per andare in soccorso del Pola.

 

Furono determinanti le intercettazioni e le decrittazioni di alcuni messaggi radiotelegrafici della Regia Marina, scambiati tra Roma e Rodi, e trasmessi per radio dopo essere stati compilati con il codice della macchina cifrante Enigma di Supermarina, da parte dei crittografi dell’organizzazione crittografica britannica Ultra che aveva sede a Bletcchley Park, a nord di Londra. Notizie, segretissime, che erano poi diramate soltanto ai responsabili degli Alti Comandi in Capo dei vari settori di guerra. I decrittatori di Bletcchley Park, sfruttando le possibilità di decodificazione loro offerte dal “Bombe” (un ingegnoso apparato elettromeccanico di progettazione del matematico polacco Marian Rejewski) ma migliorato durante la guerra dal geniale matematico britannico Alan Turing, permisero all’ammiraglio Andrew Browne Cunningham, Comandante in Capo della Flotta del Mediterraneo, di preparare su notizie in verità generiche, una trappola i cui risultati furono inferiori al previsto, solo perché si verificarono ritardi di appuntamento a sud di Creta dei gruppi navali della Royal Navy, salpati dal Pireo e da Alessandria.

 

Infine l’operazione rivelò in modo tragico agli italiani tutte le loro manchevolezze in materia di cooperazione aeronavale, per l’imprecisione del tiro delle artiglierie, che in un momento favorevole della battaglia di Gaudo non riuscirono a mettere a segno un solo colpo su quasi seicentocinquanta colpi sparati dalle navi, e soprattutto per la mancanza di addestramento al combattimento notturno, poiché le dottrine d’impiego ancorate a quelle della prima guerra mondiale, non ne prevedevano lo svolgimento in un combattimento balistico tra grandi navi.

 

L’idea di scrivere un primo libro sulla Battaglia di Capo Matapan, e portare quindi un nuovo contributo alla conoscenza storica di quell’operazione, poi chiamata “Gaudo”, mi venne dopo che fu stampato nel 1980 dalle Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri, il fortunato e conosciutissimo libro La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945), di cui è coautore per la parte politica il Professor Alberto Santoni, all’epoca Capo della Sezione Documentazione dell’Ufficio Storico della Marina Militare.

 

Fu allora che oltre a reperire il materiale per l’opera citata, mi dedicai a raccogliere notizie su tutto quanto era necessario per la stesura del nuovo libro, chiamato Il Giallo di Matapan. Revisione di Giudizi, trascrivendo minuziosamente i particolari attinenti all’argomento, poiché all’epoca negli uffici storici italiani era ammessa soltanto la consultazione e la trascrizione dei documenti, e solo in casi eccezionali, in cui fui agevolato, la loro fotocopiatura.

 

Non ritenendo attendibili le dichiarazioni dell’Ammiraglio Angelo Iachino, ex Comandante in Capo della Squadra Navale, espresse  in ben tre libi e in innumerevoli articoli, perché quanto era scritto sullo svolgimento della battaglia di Matapan mi appariva chiaramente manipolato, e non fidandomi neppure di questo era riportato nella storia ufficiale della Marina italiana, ossia nel libro dell’ammiraglio Giuseppe Fioravanzo, Le azioni navali nel Mediterraneo, Volume IV, perché vi si ripeteva quanto aveva scritto l’ammiraglio Iachino, ho basato tutta la mia grandissima ricerca nelle fonti documentarie originali, esistenti nei tre Archivi degli Uffici Storici delle Forze Armate italiane: Esercito, Marina e Aeronautica. Inoltre, svolsi una ricerca certosina nella Biblioteca Militare Centrale del Ministero dell’Esercito, dopo io prestavo servizio presso il IV Reparto, e mi tenni al corrente delle più recenti pubblicazioni acquistate in Italia e all’estero, ma sempre basandomi nella scelta delle notizie su quanto avevano scritto, in forma ufficiale e ufficiosa, i maggiori esperti militari.

 

Il Giallo di Matapan, stampato dalle Edizioni dell’Ateneo nel 1985, e con cartine compilata da mio padre Antonio Mattesini, che durante la guerra, con il grado di maresciallo maggiore, era stato capo disegnatore del SIM Comando Supremo, fu accolto con quasi incredibilità per quanto vi era riportato su episodi assolutamente ignorati dagli storici che mi avevano preceduto. E con piacere constatai che nessuno, nell’ambiente della Marina e di altri enti militari, ebbe a lamentarsi poiché il libro portava argomenti documentati, e giudizi personali, da cui non vi era nulla da dissentire.

 

Diventato collaboratore dell’Ufficio Storico della Marina Militare, e autore (dei primi) di sessanta saggi scritti nel Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, nel 1979 ebbi l’incarico, dall’allora Direttore, capitano di vascello Antonio Severi, di scrivere un libro su La battaglia di Punta Stilo, 1a edizione 1990, a cui seguì nel 2001 la 2a edizione rivisitata. Subentrato al Comandante Sereri l’ammiraglio di divisione Renato Sicurezza, egli, scrivendo di suo pugno un programma che io conservo, mi incaricò di effettuare una revisione storica dei libri e delle battaglie più famose combattute dalla Marina italiana nella seconda guerra mondiale. Incarico, poi rinnovato da altri Direttori, come gli ammiraglio Mario Buracchia, Alessandro Valentini e Francesco Loriga. Così nel 1993 fu stampata la prima edizione del libro; Betasom. La guerra negli Oceani (1940-1943), a cui segui del 2003, considerevolmente ampliata, la seconda edizione.

 

Nel frattempo avevo portato a termine la compilazione e stampa di altri due importanti libri: La battaglia di Capo Teulada nel 2000, preceduta nel 1998 dal grosso volume su L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan, di ben 740 pagine. Per la cui compilazione di Matapan, che riportava molti aggiornamenti, dovetti fare una nuova e lunghissima ricerca in tutti i settori storici, con richieste d’informazione anche all’estero, in particolare in Gran Bretagna e Germania, ottenendo con il libro, e mia grande soddisfazione, un risultato di assoluto valore storico, come è tutt’oggi riconosciuto.

 

L’opera dell’Ufficio Storico della Marina Militare, con prefazione del Direttore ammiraglio di Divisione Mario Buracchia, in cui mi elogia considerandomi “il migliore ricercatore dell’Ufficio Storico per quanto riguarda la seconda guerra mondiale”, e sostenendo che avevo “rivisitato gli avvenimenti con grande rigore scientifico, sostenuto da una accurata ricerca documentale”, è molto dettagliata, e per i profani forse anche di difficile comprensione. Ed é per questo motivo, e anche per apportare all’avvenimento nuovi aggiornamenti, che una paio di anni fa ho deciso di dedicare parte del mio tempo di pensionato ad una nuova versione aggiornata della Battaglia, di Matapan, facendo in modo che il lettore possa trovarla più scorrevole nella lettura, ma senza perdere la conoscenza degli elementi più importanti. Tutto ciò ha comportato, rispetto al libro dell’Ufficio Storico, la riduzione all’essenziale dei vari capitoli, e pertanto all’eliminazione dei molti documenti inseriti nel testo, che in parte sono stati sintetizzati, e all’eliminazione di tutta la vastissima documentazione ufficiale, fotocopiata dagli originali, riportata in allegato.

 

Concludo riferendomi ancora a quanto l’ammiraglio Buracchia ha scritto al termine della sua presentazione al mio libro L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan, citando il breve contenuto di un articolo apparso sul Times del 23 febbraio 1961: “Riconosciamo che Matapan fu una nostra fortunata e assai fruttuosa azione navale, ma tributiamo anche onore alla Marina italiana quando onore le è indubbiamente dovuto”.

 

 FRANCESCO MATTESINI

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