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Libro L’Italia della Luogotenenza


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Mi è capitato casualmente tra le mani il libro “L’Italia della luogotenenza” di Ludovico Incisa di Camerana uscito nel 1996; lo ho letto e lo ho trovato molto buono.

Si occupa di un periodo ristretto, dal ritiro di Vittorio Emanuele III in coincidenza della liberazione di Roma nel giugno ‘43, fino al referendum istituzionale nel giugno ’46.

A differenza delle tante storie esistenti del periodo, trascura completamente l’aspetto militare, sia della guerra tra tedeschi ed alleati che di quella tra fascisti e partigiani e si concentra sull’aspetto politico; con molte citazioni da diari, memorie, giornali e riviste cerca di rendere il clima e l’orientamento dell’opinione pubblica dell’epoca; a mio avviso ci riesce in modo efficace.

Il Luogotenente, per un mese Umberto II, dovrebbe essere il protagonista, ma non ruba la scena, è un personaggio tra tanti altri.

L’autore, sicuramente monarchico per tradizione familiare, lo vede con simpatia, ma questo non gli impedisce di metterne in rilievo i limiti politici, l’inconsistenza del suo operato per difendere l’istituto monarchico.

Ammesso poi che Umberto avesse questo obbiettivo; viene il dubbio che rimanere Re non gli importasse più che tanto, o che ritenesse l’arrivo della Repubblica inevitabile e che fosse inutile darsi da fare per impedirlo.

Per non essere accusato di essere fuori tema AIDMEN parlerò principalmente degli episodi navali citati; sono del tutto secondari nel complesso degli eventi, averli ricordati attesta la completezza del libro.

È citato il cambiamento della formula del giuramento, che sollevò molto malcontento nella Marina e fu causa (forse non unica) del suicidio di Fecia di Cossato.

Scrive della richiesta russa della cessione immediata di qualche nave della flotta italiana, tacitata con il prestito di una vecchia corazzata da parte degli inglesi e di un vecchio incrociatore da parte USA.

Scrive diffusamente della dichiarazione di guerra al Giappone, argomento già trattato nel nostro forum.

Riferisce che gli Stati Uniti erano favorevoli, mentre l’URSS era contraria e mette in rilievo l’apparente contraddizione della dichiarazione di guerra russa al Giappone nell’ultima settimana di guerra.

Naturalmente i russi erano contrari per la stessa ragione per cui dichiarammo guerra: non volevano darci il pretesto di considerarci paese alleato.

L’autore è un diplomatico e coerentemente è favorevole alla dichiarazione di guerra, che paragona alla Crimea del 1956; però ammette che la manovra diplomatica non è servita a nulla, fatta troppo tardi e con troppe esitazioni.

Mi permetterò una ultima digressione interessante.

Avevo sempre letto che in occasione della liberazione di Firenze c’erano stati dei franchi tiratori che dai tetti sparavano sulle truppe alleate.

Nel libro l’episodio è ricostruito in modo differente.

Tra il ritiro dei tedeschi che andarono a nord dopo aver distrutto i ponti sull’Arno e l’arrivo delle truppe alleate vi fu qualche giorno di interregno in cui la città venne lasciata a se stessa.

In quei giorni si sviluppò una guerra civile esclusivamente italiana tra partigiani arrivati dalla campagna o usciti allo scoperto e fascisti fiorentini che si erano organizzati ed armati.

Per concludere il libro è scritto bene e si legge in modo piacevole.

 

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