CARABINIERE Posted April 16, 2018 Report Share Posted April 16, 2018 Nella mia non cercata ma inevitabile dissacrazione di Marconi, ormai per me un indebito mito, nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuto nella figura e nei lavori di uno scienziato italiano, questo si italiano, Domenico Pacini. Si tratta di materia per me molto ostica, anche in merito alla terminologia tecnica corretta (sono notorie le mie deficienze in merito, già a livello di elettrotecnica elementare, figuriamoci a questo livello) ma ho ricostruito che all'inizio del XX secolo, due scienziati, l'austriaco Victor Hess e l'italiano Domenico Pacini, in modo assolutamente indipendente svilupparono due linee di ricerca assolutamente innovative, giungendo ambedue alla determinazione dell'origine della radiazione atmosferica. Prima del loro lavoro, l'origine delle radiazioni - oggi definite "raggi cosmici" - era fortemente dibattuta, poiché molti scienziati pensavano che queste particelle provenissero dalla crosta terrestre. L'approccio di Hess è più noto: Hess ha misurato il tasso di scarica di un elettroscopio innalzato a bordo di un pallone atmosferico; poiché la velocità di scarica aumentava quando con l’aumentare della quota, nel 1912 arrivò alla conclusione che l'origine non poteva essere terrestre. Per questa scoperta, Hess fu insignito del premio Nobel nel 1936 e il suo esperimento divenne leggendario. Poco prima, nel 1911, Pacini, un professore all'Università di Bari, fece una serie di misurazioni per determinare la variazione della velocità di scarica di un elettroscopio (e quindi l'intensità della radiazione) mentre l'elettroscopio era immerso in una scatola immersa in mare in prossimità dell'Accademia Navale di Livorno (la Regia Marina Italiana aveva promosso e sostenuto la ricerca). I risultati sono documentati nel suo lavoro "Radiazione penetrante alla superficie del mare ed in acqua, presentato dal Prof Pacini alla regia Marina e diffuso nel mondo scientifico (ndr: ho brutalmente copiato il temine elettroscopio, ma non so se sia il termine oggi adeguato e corretto). Pacini scoprì che la scarica dell’elettroscopio era molto più lenta rispetto alla superficie, e diminuiva con la profondità di immersione. I documenti dimostrano che Pacini e Hess conoscevano il lavoro l'uno dell'altro. Pacini morì nel 1934, due anni prima che il premio Nobel venisse assegnato a Hess per la scoperta dei raggi cosmici, mentre Hess è ancor oggi ricordato come lo scopritore dei raggi cosmici, la scoperta simultanea di Pacini è dimenticata dalla maggior parte del mondo scientifico, esattamente la differenza di quanto avvenne con Marconi, che si assunse tutti i meriti di scoperte altrui, differenza probabilmente dovuta alla mancanza di una lobby a favore del Pacini (e visto che a pensare male si pensa sempre correttamente, come diceva un illustre politico, dalle minime ricerche che ho casualmente fatto, il CNR - presieduto da Marconi – begli anni precedenti non valorizzò mai l’ opera del Pacini, forse come personaggio che avrebbe potuto gettare ombra sugli astri del regime). Chi ne sa di più? Chi vorrebbe sviluppare una ricerca (divulgativa) al riguardo? Il mio interesse riguarda anche la valorizzazione e le intuizioni in campo scientifico della Marina Italiana (anche se quasi sempre limitate da stanziamenti irrisori ...) sandokan 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted April 17, 2018 Report Share Posted April 17, 2018 Affascinante!!!!!! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
sandokan Posted April 17, 2018 Report Share Posted April 17, 2018 Affascinante!!!!!! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted April 28, 2018 Report Share Posted April 28, 2018 (edited) Per chi vuole approfondire l'argomento del radar italiano consiglio il mio esaustivo saggio in due puntate (un vero libro da stampare) pubblicato nel Bollettino d'Archivio della Marina Militare nei settembre e dicembre 1995, e che comprende una mole di documenti fotografati dall'originale. Naturalmente, come tutti i miei lavori, scopiazzati ovunque ma senza citare la fonte, l'argomento trattato, sebbene mai contrastato essendo la verità, é troppo scottante per essere reclamizzato da chi dovrebbe farlo, poichè, in particolare, la costruzione del "GUFO" della Regia Marina, fu un vero Flop. Esso fece irritare moltissimo l'ammiraglio Carlo Bergamini, che avrebbe voluto per la sua Flotta apparati radiolocalizzatori affidabili, come più volte scrisse al Ministero della Marina. Gli apparati montati sulle navi, pur avendo una portata accettabile, sperimentati su obiettivi navali e aerei non vedevano nulla. Altro che un radar "che tutto il mondo ci invidiava", come alcuni incompetenti, piuttosto manipolatori, hanno scritto ! Invece dopo otto anni di vani sforzi da Marinelettro Livorno e dall'industria, per mettere a punto quel radiolocalizzatore, alquanto migliorato dopo che ci aveva lavorato il capitano delle armi navali Alfeo Brandimarte, certamente più abile di Tiberio, nel mio Saggio ho concluso l'argomento scrivendo: "In conclusione, pur avendo realizzato in prototipo vari apparati adatti a tutte le necessità delle Forze Armate, da impiegare nella scoperta, nella condotta del tiro contraereo, nella guida caccia e nella caccia notturna, per tutto il periodo della guerra l'industria nazionale non fu in grado di rendere operativi i propri radiolocalizzatori, ad eccezione del tipo navale EC. 3 ter Gufo, il quale tuttavia, derivante dai primi prototipi realizzati dall'ingegner Tiberio fin dal 1935 a Marinelettro Livorno, all'atto pratico si dimostrò un'autentica delusione". Francesco Mattesini Settembre 1995: I radiolocalizzatori della Regia Marina. Parte prima: Dalle prime sperimentazioni sulle onde elettromagnetiche alla realizzazione di Marinelettro Livorno, p. 95 - 198. Dicembre 1995: I radiolocalizzatori della Regia Marina. Parte seconda: L’aiuto fornito dalla Germania. p. 25 - 141. Edited April 30, 2018 by Francesco Mattesini Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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