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Affondamento del cacciatorpediniere britannico HMS QUENTIN


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Secondo i rapporti italiani del Comando dell’Aeronautica della Sardegna, trasmessi a Superaereo, alle ore 08.55, ossia quando già il Quentin era stato colpito ed affondato da oltre due ore dai bombardieri Ju.88 del I. e II./KG.54, su ordine del Comando Aeronautica della Sardegna decollarono da Elmas, per rintracciare ed attaccare la Forza Q, otto aerosiluranti S. 79 del 130° Gruppo: cinque della 283a Squadriglia guidati dal maggiore pilota Franco Menley e tre della 280a Squadriglia comandati dal Capitano pilota Giuseppe Cimicchi.

 

Durante la rotta verso la zona dell’Isole Galite l’S.79 del maggiore Melley ebbe disturbi ai motori e dovette rientrare alla base. I restanti sette velivoli, proseguendo la navigazione in unica formazione, nel dirigere verso le navi britanniche alle 09.50 avvistarono un convoglio a nord di Capo Serrat, a est di Tabarca (Tunisia). A quel momento la Forza Q non era più in mare aperto, essendo entrata nel porto di Bona alle 09.43 del 2 dicembre, e nel frattempo non aveva riportato nessun altro attacco aereo, dopo quello che aveva portato all’affondamento del Quentin. La Forza Q riparti nel pomeriggio per trasferirsi ad Algeri, poiché in quei giorni il porto di Bona era sottoposto a pesanti bombardamenti degli aerei tedeschi e italiani, che avevano causato perdite e danneggiamento di navi.

 

Mentre stavano iniziando la manovra d’attacco, gli aerosiluranti furono intercettati da tre Spitfire della RAF che, essendo di scorta al convoglio, erroneamente scambiarono gli S. 79 per velivoli Breda 88. Attaccarono per primi i tenenti Homblin e Lindsay, del 242° Squadron, e successivamente il tenente colonnello Petrus Hendrik Hugo, comandante del 322° Stormo (Wing) . Il risultato fu lusinghiero per i piloti britannici che riuscirono ad abbattere ben quattro aerosiluranti italiani, uno dei quali dopo aver sganciato il siluro. Si trattava degli S. 79 dei tenenti Manlio Caresio e Ferruccio Loprieno e dei sottotenenti Antonio Vellere e Amorino Ingrosso. L’equipaggio di Ceresio, su cui era deceduto l’aviere scelto marconista Aldo Manca, e avevano riportato ferite lievi altri due avieri, fu recuperato, dopo ben cinquantacinque ore, da un idrosoccorso tedesco Do. 24 della 3a Flottiglia Soccorso e portato nell’idroscalo di Stagnone.

 

         I tre restanti S.79, guidati dal capitano Cimicchi, si ritirarono dopo aver sganciato anch’essi i siluri, e gli equipaggi, rientrati alla base, riferirono, con ottimismo, di aver colpito un incrociatore e un piroscafo, e abbattuto uno Spitfire.[1] Da parte britannica, colpito dai mitraglieri dell’S.79 del tenente Caresio, precipitò in fiamme lo Spitfire del tenente Hamblin. L’ufficiale si lanciò con il paracadute scendendo in mare ma non fu più trovato.


[1] Sull’attacco dei tre aerosiluranti il generale Carlo Unia, autore di  Storia degli Aerosiluranti Italiani, ha riportato in modo molto schematico: “Il Ten. Cimicchi e i due gregari superstiti riescono a lanciare i loro siluri e ritengono di aver colpito un incr. e un piroscafo. Invece nel Diario Storico dell’Aviazione della Sardegna è scritto: "L'azione non é stata portata a termine per l'attacco di apparecchi Spitfire che assalirono la formazione e abbatterono 4 nostri velivoli. Uno Spitfire é stato abbattuto da parte di un nostro apparecchio".

 

Franco

Edited by Francesco Mattesini
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