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La ripartizione degli incrociatori ex tedeschi tra gli alleati dopo Scapa Flow


Francesco De Domenico
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Sul prestigioso annuario "Warship 2017" a cura di John Jordan, Conway/Bloomsbury, 2017, trovo un documentato saggio di Aidan Dodson dal titolo "After the Kaiser: The Imperial German Navy's Light Cruisers after 1918".

Com'è noto, il Trattato di Versailles firmato il 29 giugno 1919 aveva ripartito tra le marine delle potenze alleate tutte le più moderne navi di superficie della marina tedesca (corazzate, incrociatori da battaglia, incrociatori leggeri, cacciatorpediniere), radunate a Scapa Flow sin dal novembre 1918-gennaio 1919 in base ad un elenco dettagliato di navi da consegnare redatto dai vincitori. Ma pochi giorni prima della firma, e a titolo di sfida delle sue clausole, il 21 giugno 1919 la Hochseeflotte si era autoaffondata in blocco a Scapa, vanificando quindi ex ante il contenuto del Trattato.

 

Conseguentemente, il 2 settembre 1919 gli Alleati frustrati e furibondi notificarono al governo tedesco una nuova lista di navi da consegnare a titolo di riparazione per quelle affondate a Scapa, scelte tra le più moderne tra quelle sopravvissute a Scapa. Tra queste c'erano gli incrociatori leggeri moderni (del 1911-1915) STRASSBURG, GRAUDENZ, REGENSBURG, PILLAU e KOENIGSBERG, che erano stati in precedenza destinati a far parte del poco rimasto alla marina tedesca post-bellica. I cinque incrociatori erano quindi stati giocoforza radiati dalla marina tedesca il 10 marzo 1920, ed erano state loro assegnate delle lettere distintive al posto dei nomi.

La ripartizione tra gli Alleati delle navi ex tedesche ed ex austro-ungariche fu abbastanza laboriosa, in particolare per la rivalità tra Francia ed Italia, che avrebbe poi contrassegnato gli anni del dopoguerra e tutti i Trattati Navali degli anni '20 e '30, a partire da quello di Washington del 1922.

 

Si decise che Francia ed Italia avrebbero ricevuto e messo in servizio ciascuna cinque incrociatori e 10 cacciatorpediniere. Sei incrociatori tedeschi scelti tra quelli nelle migliori condizioni dovevano esser portati in un porto francese per esservi selezionati al meglio dagli esperti francesi ed italiani insieme ai quattro esploratori austro-ungarici a noi ben noti (ADMIRAL SPAUN, SAIDA, HELGOLAND, NOVARA). Gli italiani avevano inizialmente proposto di tenersi i quattro austro-ungarici più due tedeschi, lasciando ai francesi sei navi tedesche, ma i francesi avevano insistito per la par condicio: due austriaci e tre tedeschi per ciascuno (malgrado gli esploratori austriaci fossero un poco più piccoli).

 

Da aprile ad agosto 1920 otto incrociatori tedeschi arrivarono quindi a Cherbourg per sottoporsi alla riffa. La Francia ebbe STRALSUND (Z), REGENSBURG (J), KOENIGSBERG (ii) (A) e il più anziano KOLBERG (W) (1908) più il NOVARA e dieci ct (di cui uno ex a.-u.); mentre l'Italia ottenne GRAUDENZ (E), STRASSBURG (O) e PILLAU (U) più HELGOLAND e SAIDA e dieci ct (3 ex tedeschi, 7 ex a.-u.). I residui incrociatori più anziani (1904-1907) toccarono agli inglesi: STUTTGART (S), LUEBECK (P), STETTIN (T), DANZIG ® , MUENCHEN (Q) più ADMIRAL SPAUN e otto ct, tutti quasi subito avviati alla demolizione.

 

(segue)

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Il PILLAU, ribattezzato BARI, viene messo in servizio a Taranto il 23 gennaio 1924 come esploratore; il GRAUDENZ viene ridenominato ANCONA e entra in servizio il 6 maggio 1925, lo STRASSBURG diviene TARANTO ed entra in servizio il 2 giugno 1925. I francesi avevano dato ai loro incrociatori ex tedeschi i nomi di città dell'Alsazia e della Lorena tornate francesi (COLMAR, MULHOUSE, STRASBOURG, METZ, THIONVILLE); gli italiani scelsero i nomi di città portuali protagoniste della Grande Guerra (anche gli ex austriaci SAIDA e HELGOLAND vennero ribattezzati VENEZIA e BRINDISI).
Tutti e tre ebbero dei cannoni antiaerei da 76 mm al posto dei tedeschi da 88 mm. ANCONA e TARANTO ebbero i cannoni sopraelevati posteriori da 150 mm inizialmente spostati a mezza nave, ma nel 1926 ricollocati nella posizione originaria per far posto alla piattaforma per un idrovolante Macchi M.7 (in seguito un Cant.25AR), con un picco di carico fissato all'albero di maestra. TARANTO prestò servizio come nave ammiraglia della squadra del Mar Rosso dal maggio 1926 al gennaio 1927. Nel 1929 tutti e tre gli incrociatori, insieme al grande ct PREMUDA, ex tedesco V 116, formarono la Divisione Esploratori della 1a Squadra con base a La Spezia. Nel corso dell'anno vennero riclassificati da esploratori a incrociatori. Nel 1928/29 ANCONA ebbe installata una catapulta sul castello di prua, che venne a tal fine allungato con un cavallino sul modello dei clipper, per sperimentare questo tipo di installazione, che in seguito venne adottata per gli incrociatori di nuova costruzione.
Tuttavia, viste le crescenti difficoltà di manutenzione, nell'autunno 1932 ANCONA, varato nell'ottobre 1913 e considerato quello in peggiori condizioni, venne messo in riserva a Taranto come fonte di pezzi di ricambio per gli altri due; sarà radiato l'11 marzo 1937 e demolito l'anno successivo.

(Segue)

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All'inizio degli anni '30 il BARI venne modificato con una estensione della tuga del ponte di comando verso poppa e l'abbassamento del primo fumaiolo al livello degli altri due, modifiche rese possibili dalla disattivazione delle sei caldaie anteriori a carbone. Caldaie e primo fumaiolo vennero poi rimossi durante un nuovo periodo di lavori nell'estate del 1934, quando gli altri due fumaioli vennero anch'essi abbassati. Con le quattro residue caldaie a nafta il BARI aveva una potenza dell'apparato motore ridotta a 21.000 shp, che gli consentivano una velocità limitata a 24.5 nodi. Nel settembre 1934 venne inviato in Mar Rosso, dove rimase sino all'arrivo della nave coloniale ERITREA nel marzo 1938.

 

Nel settembre 1935 anche il TARANTO passò in Mar Rosso, dove rimase per un anno prima di rientrare in patria per lavori. Durante questo periodo il TARANTO vide la disattivazione della coppia anteriore di caldaie, e le emissioni delle altre due collocate nella sala caldaie prodiera vennero fatte confluire nel secondo fumaiolo, con la soppressione del primo. Le quattordici caldaie rimaste, miste a carbone e nafta, fornivano 13.000 shp per 21 nodi.

 

Nel 1936 furono avanzate delle proposte per adattare anche l' ANCONA per il servizio coloniale, con la rimozione delle caldaie poppiere, modificando le altre per bruciare nafta e convogliandone le emissioni in un solo fumaiolo, più l'aggiunta di tre pezzi da 76/40. Una ulteriore opzione, proposta nell'aprile 1936, voleva trasformarlo in nave antiaerei per la difesa delle basi periferiche, con la rimozione di tutte le caldaie salvo sei, con una velocità pari a 21 nodi, lo smantellamento di tutte le sovrastrutture a poppavia del primo fumaiolo e l'installazione di non meno di 13 cannoni da 100/47 in impianti binati controllati da tre direttori di tiro antiaerei più un quarto di riserva, mantenendo anche la capacità di posare fino a 100 mine. Il costo della ricostruzione fu tuttavia ritenuto eccessivo, e ancor maggiore era quello di un'ipotesi alternativa che prevedeva di dotarlo di macchine nuove per attribuirgli una funzione di nave scorta di squadra.

L'opzione di conversione in nave coloniale fu anch'essa scartata per ragioni di costo, e l'ANCONA venne radiato l'11 marzo 1937 insieme ai due esploratori ex austro-ungarici, VENEZIA e BRINDISI, e demolito l'anno successivo.

(segue)

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  • 1 month later...

Con l'ingresso dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, BARI e TARANTO vennero basati a Taranto per prestare servizio nello Ionio e nell'Egeo. Alla vigilia dell'attacco alla Grecia (28 ottobre 1940) entrarono a far parte della Forza Navale Speciale  ivi costituita il 25 ottobre per le progettate operazioni di sbarco a Corfù,  Cefalonia e Zante, con il BARI come nave ammiraglia . In realtà, visto l'andamento avverso della campagna di Grecia, solo il 4 maggio 1941 dopo l'intervento tedesco avrà luogo la prima operazione anfibia con il BARI ad Argostoli nell'isola di Cefalonia, poi l'11 maggio a Patrasso sempre con il BARI come nave ammiraglia dell'amm. di sq. Vittorio Tur.

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Poi il 19/20 luglio 1941 BARI e TARANTO sono a Cattaro/Teodo per contrastare con le loro compagnie da sbarco le prime azioni offensive delle formazioni partigiane jugoslave.

Dall'11 dicembre 1941 nave ammiraglia della FNS è il TARANTO.

Al 1° giugno 1942, in vista dell'operazione C3 Malta, TARANTO e BARI guidano rispettivamente la 11a e la 12a Divisione Navale, la prima sotto l'amm. di sq. Tur e la seconda sotto l'amm. di div. Luigi Biancheri, comandante in seconda della FNS. 

Una volta tramontata l'operazione di sbarco a Malta, le due divisioni sono soppresse dal 1° settembre 1942 e il BARI torna alla funzione di ammiraglia: l'11 novembre 1942 guiderà con partenza da Livorno la maggiore operazione anfibia della FNS,  lo sbarco a Bastia in Corsica, anch'esso - come le operazioni anfibie in Grecia del 1941 -  effettuato senza incontrare opposizione alcuna.

Gradualmente la FNS viene quindi smobilitata: il TARANTO lascia il 12 dicembre 1942 andando a La Spezia, il BARI rimane a Livorno fino al 10 gennaio 1943.

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Entrambi gli incrociatori ricevettero durante la guerra un potenziamento delle armi antiaeree leggere, e nel 1943 ne venne prevista la trasformazione in navi antiaeree. I lavori iniziarono a Livorno sul BARI, che avrebbe dovuto ricevere 8 cannoni aa da 90/50 mm, 8 x 37/54 mm e 8 x 20 mm, ma la nave venne affondata in porto durante un bombardamento aereo alleato il 28 giugno 1943 prima che i lavori fossero stati completati. Se ne avviò il recupero, interrotto dall'armistizio dell'8 settembre, quando il relitto venne sabotato. Il relitto fu parzialmente smantellato dai tedeschi durante il primo semestre del 1944,  poi nel dopoguerra venne recuperato il 13 gennaio 1948 e demolito.

Quanto al TARANTO, era stato portato a Livorno il 26 febbraio 1942 per servire anche come nave scuola per l'Accademia Navale, ma una volta terminato il servizio con la FNS  venne posto in riserva alla Spezia nel dicembre 1942. Sabotato il 9 settembre 1943, fu riportato a galla dai tedeschi ma nuovamente affondato il 23 ottobre 1943 durante un bombardamento aereo alleato, ancora recuperato nel gennaio-aprile 1944 e definitivamente colato a picco nel settembre 1944 durante un ennesimo bombardamento. Demolito nel dopoguerra.

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Ma un altro incrociatore ex tedesco ha prestato in qualche modo servizio nella Regia Marina nella 2a g.m.: il vecchio NIOBE, varato nel luglio 1899, il più anziano  degli otto lasciati alla Reichsmarine dal Trattato di Pace, e anche uno dei due collocati in riserva a Wilhelmshaven nel 1920  data la sua vetustà.

Una volta varato nel gennaio 1923  il suo rimpiazzo (il Trattato di Pasce prevedeva che il rimpiazzo era possibile a 20 anni dal varo dell'unità da sostituire), l'ERSATZ-NIOBE che poi sarebbe divenuto l'EMDEN, la vecchia nave venne radiata nel giugno 1923.

Ma anziché finire alla demolizione, venne venduta al Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni come incrociatore-scuola con il nome DALMACIJA. Nel 1925-26 venne sottoposto ad un ciclo di lavori di ammodernamento presso il Deutsche Werke di Kiel che ne alterò drasticamente l'aspetto. Dopo le prove effettuate dal 7 agosto 1926, si trasferì senza armamento a Tivat (Teodo) nel golfo di Cattaro, dove giunse il 3 settembre 1927. Venne riarmato con sei pezzi da 83.5 mm /55 M27 Skoda, 4 x 47 mm/44 e 2 mitragliere AA  da  15 mm Zbrojovka. Nel corso di ulteriori lavori nel 1930 l'albero di trinchetto, adattato a tripode,  ricevette una coffa per il controllo del tiro. Servì sia come nave scuola che come ammiraglia.

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Al momento dell'occupazione italo-tedesca della Jugoslavia,  il DALMACIJA, nave ammiraglia della flotta jugoslava, cadde in mani italiane il 17 aprile 1941 a Cattaro. Venne ridenominata CATTARO, classificata cannoniera e impiegata come nave scuola dalla scuola di artiglieria di Pola. Nel 1942/43 venne anche impiegata per azioni contro i partigiani titini e come bersaglio per sommergibili e aerosiluranti. Il 31 luglio 1942 il sommergibile HMS TRAVELLER  la attaccò con siluri veri, ma mancò il bersaglio.

L'8 settembre 1943 si trovava a Pola per riparazioni alle caldaie, e cadde in mano tedesca l'11 settembre. I tedeschi, che amavano sempre le navi da loro costruite, nonostante l'età davvero rispettabile  la rimisero in servizio con un equipaggio misto tedesco-croato, dopo la rimozione dei cannoncini da 47 mm, il potenziamento dell'armamento antiaereo e la modifica dei fumaioli con un taglio obliquo. Venne proposto di ribattezzarla con nomi austro-ungarici come ZENTA e NOVARA, ma alla fine (dicembre 1943) prevalse la proposta di restituirle il nome NIOBE che aveva avuto nella Kriegsmarine.

Il 13 novembre 1943 partecipò alla prima parte dell'operazione antipartigiana "Herbstgewitter". Stava partecipando alla seconda parte della stessa operazione insieme ad un campionario antiquario ex italiano, TA 20 ex AUDACE, TA 21 ex INSIDIOSO e TA 22 ex GIUSEPPE MISSORI, quando un errore di rotta la portò all'incaglio sulla costa sud dell'isola di Silba il 19 dicembre. I tentativi di riportarla a galla con l'aiuto di rimorchiatori accorsi da Pola non riuscirono, e nella notte del 22 dicembre le motosiluranti britanniche MTB 226 e 298, chiamate dai partigiani locali, la colpirono con due siluri, uno a prua e uno a poppa, provocandone la rottura in chiglia e  la perdita della nave, con 17 morti e 16 feriti gravi a bordo. Il rimorchiatore PARENZO, che le si trovava affiancato per supportare il tentativo di salvataggio, venne colpito da un terzo siluro e affondò.

Il 23 dicembre l'equipaggio venne evacuato, salvo un piccolo gruppo lasciato a bordo per smontare i cannoni ed altre parti recuperabili, con l'aiuto di una gru galleggiante inviata da Pola. Il relitto fu poi fatto saltare dai tedeschi e ulteriormente saccheggiato dai partigiani. La demolizione a cura di Brodospas ebbe luogo tra il 1947 ed il 1952.

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