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Stier, il più incapace corsaro tedesco


jacopoenzo2007
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L'epopea degli incrociatori ausiliari tedeschi non è solamente legata all'ultimo vincente combattimento del Kormoran contro l'incrociatore leggero Sidney. Il più famoso rimane l'Atlantis [Hilfskreuzer 2] del capitano di fregata Bernhard Rogge che nel corso di una crocieta durata ben 622 giorni riuscì ad affondare o catturare 22 mercantili alleati per 145.000 tsl prima di venire affondato in oceano Atlantico il 22 novembre 1941 dall'incrociatore britannico Devonshire. Il più proficuo fu il Thor [Hilfskreuzer 4] che nel corso di due crociere uscì vincente dal confronto con tre incrociatori ausiliari britannici, mandò a fondo 23 unità per 152.000 tsl, andando distrutto nel porto giapponese di Yokohama l'11 novembre 1942 a causa dell'esplosione accidentale della nave appoggio Uckermark. Il Komet [Hilfskreuzer 7], il più piccolo del gruppo di nove incrociatori ausiliari, al comando del capitano di vascello Robert Eissen raggiunse il Pacifico attraverso i mari a settentrione della Siberia, un'impresa nautica di primissimo ordine, per presentarsi indisturbato - e ovviamente inatteso - davanti a Nauru e procedere al bombardamento delle installazioni portuali insieme all'Orion [Hilfskreuzer 1]. Nel complesso i corsari mandarono a fondo o catturarono non meno di 142 unità avversarie per circa 870.000 tsl/tons, un bilancio estremamente positivo ancor di più considerando il fatto che fu ottenuto con sforzi minimi, ovvero attraverso il semplice adattamento di mercantili e nulla più. Ma non tutte le pagine scritte dai corsari furono di gloria.

 

Ottenuto attraverso la trasformazione della motonave Cairo, varata nel 1936 dai cantieri Krupp di Kiel, lo Stier [Hilfskreuzer 6] era dotato dell'armamento classico di questo genere di unità, ovvero sei cannoni da 150 mm, due pezzi da 37 mm antiaerei, quattro da 20 mm anch'essi antiaerei, due tubi lanciasiluri da 533 mm con una dotazione di 8 siluri posizionati sotto la linea di galleggiamento, e quindi invisibili, più due idrovolanti "Arado Ar-231". Battezzata inizialmente Schiff 23, l'unità era stata impiegata nella protezione dei convogli costieri e in generici compiti di sorveglianza fino al 21 aprile 1941, data di inizio dei lavori di conversione già conclusisi il successivo 1 giugno, giorno in cui il comandante capitano di fregata Horst Gerlach lo ribattezzava Stier [ovvero Toro], il segno zodiacale della moglie.

 

L'avventura dello Stier e del suo equipaggio di 325 uomini, la cui età media era inferiore rispetto a quella degli altri corsari, iniziava il 9 maggio 1942 dalla base di Kiel per un primo trasferimento a Rotterdam. Sotto scorta delle torpediniere Iltis, Kondor, Falke, Seeadler e di ben 16 motodragamine. l'incrociatore lasciava il porto olandese tre giorni più tardi per avventurarsi nelle pericolose acque del Canale della Manica. Un simile dispositivo non poteva passare inosservato e il primo segnale della reazione nemica si concretizzava attraverso il fuoco delle batterie costiere a lunga gittata di Dover, immediamente seguito dall'intervento di un gruppo di motosiluranti della Royal Navy. Approfittando dell'oscurità e della nebbia, al largo di Cap Gris Nez le piccole unità riuscivano a portarsi nei pressi della formazione dando così vita a un confuso combattimento nel corso del quale a fronte della perdita della MTB 220, la MTB 221 mandava a fondo la torpediniera Iltis e la MTB 219 faceva fare la stessa fine alla Seeadler. Nell'occasione il comportamento del corsaro non fu certamente all'altezza, tanto per usare un eufemismo. Il giovane e inesperto equipaggio aveva ricevuto l'ordine di sparare su qualunque cosa si muovesse sul mare e in effetti fece fuoco in tutte le direzioni colpendo però un unico solo obiettivo, ovvero lo scafo in affondamento della Seeadler, causando altre vittime oltre a quello provocate dall'esplosione del siluro avversario. Archiviato ingloriosamente il battesimo del fuoco, senza ulteriori problemi il giorno 20 lo Stier lasciava finalmente Royan raggiungendo finalmente le acque dell'oceano, ultimo dei corsari impiegato dalla Kriegsmarine nel corso del conflitto.

 

Il 4 giugno 1941 al largo delle coste brasiliane il corsaro coglieva il primo successo mandanto a fondo il cargo Gemstone di 4.986 tsl ma anche in questa occasione i cannonieri dello Steir dimostrarono tutte le loro manchevolezze non riuscendo a mettere un segno un solo colpo, nonostante le numerose salve sparate da una distanza di meno di diecimila metri. Fu il comandante del mercantile, armato con un solo cannone da 102 mm e dotato di una velocità inferiore, una volta resosi conto di avere di fronte un ben più potente incrociatore ausiliario a mettere la parola fine all'imbarazzante scontro per evitare inutili perdite tra il proprio equipaggio: il mercantile venne così mandato a fondo con il lancio di un siluro. Tra l'altro, sempre a causa dello scarso addestramento, l'operatore radio dello Stier non era riuscito nemmeno a disturbare le richieste di aiuto inviate nell'etere dall'avversario.

 

Il secondo combattimento avveniva due giorni più tardi con l'incontro con la cisterna panamense Stanvac Calcutta di 10.170 tsl armata con un vecchio cannone da 102 mm e un pezzo da 76 mm antiaereo. Rispetto al collega del Gemstone, il comandante della cisterna era deciso a dare battaglia e nonostante l'evidente inferiorità ordinava l'apertura del fuoco. A dispetto di quanto accaduto quarantott'ore prima, negli oltre dieci minuti di combattimento i tedeschi dimostrarono una maggiore abilità riuscendo a centrare il bersaglio con parte dei 123 colpi sparati non prima però che due da 102 mm finissero la loro corsa sulla scafo del corsaro. Persino l'incontro in pieno oceano con la nave appoggio Charlotte Schliemann non fu scevro da incidenti: quando ormai i serbatoi erano pieni, l'equipaggio dell'incrociatore si accorse che a causa di un proprio errore il liquido ricevuto non era nafta ma bensì acqua.

 

A fine luglio si verificava l'incontro con il raider Michel del comandante Hellmuth von Ruckteschell che, inutilmente, tentava di convincere il collega a operare congiuntamente per avere maggiore probabilità di successo. L'unica cosa positiva del rendez-vous fu quella che nei giorni successivi le esercitazioni svolte dai due raiders dimostrarono un aumento della qualità dei cannonieri dello Stier, miglioramento che in effetti si palesò il 9 agosto nell'affondamento del cargo Dalhousie di 7.072 tsl, in navigazione tra Cape Town e Trinidad, avvenuto questa volta senza subire danni. Una parentesi positiva di breve durata perchè mentre il piroscafo andava a fondo colpito da due siluri, sulla scena riappariva il Michel verso il quale lo Stier indirizzava segnali di identificazione non corretti rischiando così uno scontro fratricida. Niente da stupirsi dunque se il rapporto inviato da von Ruckteschell al SKL fu impietoso: a Gerlach non interessevano nulla tattiche e strategie, sembrava vivesse fuori dalla realtà, era completamente inadatto a sostenere un compito così gravoso e con lui anche gli altri ufficiali e l'intero equipaggio, troppo giovane e inesperto.

Dopo un'infruttosa crociera nell'oceano Indiano il 25 settembre, ventiquattr'ore dopo aver nuovamente incontrato il Michel, lo Stier si riforniva dal Tannenfels dal quale riceveva anche un idrovolante giapponese "Nakajima". Quarant'otto ore più tardi mentre le due navi erano ferme, fianco a fianco, con gli equipaggi impegnati in operazioni di manutenzione, da un piovasco le vedette osservavano emergere a una distanza di circa 3.000 metri un'unità avversaria. Immediatamente Gerlach mandava gli uomini ai posti di combattimento facendo aprire il fuoco contro l'intruso in inesorabile avvicinamento mentre il Tannenfels cercava di disturbarne le trasmissioni radio. Il combattimento tra i due avversari, avvenuto a brevi distanze, durò circa un'ora al termine del quale la nave alleata andava a fondo devastata da più di 50 salve da 150 mm e 900 colpi da 37 e 20 mm. Ma anche la situazione dello Stier era grave, uno dei 15 colpi incassati aveva distrutto il condotto principale della nafta e il furioso incendio che ne era seguito aveva causato l'interruzione dell'energia elettrica mentre un secondo aveva reso l'unità ingovernabile tanto che nel bel mezzo del combattimento per qualche minuto lo Stier aveva assunto una rotta circolare rendendo impossibili l'impiego dei tubi lanciasiluri. Resosi conto che la lotta contro le fiamme, pericolosamente avvicinatesi al deposito munizioni dov'erano custoditi 19 siluri, era senza speranze il comandante dava l'ordine di abbandonare la nave, mandata defintivamente a fondo con cariche da demolizione. L'intero equipaggio dello Stier, tranne tre uomini morti nello scontro, più alcuni feriti dello Stanvac Calcutta, veniva raccolto dal Tannenfels, rimasto quasi indenne, che a causa delle pessime condizioni del mare rinunciava alla ricerca dei naufraghi alleati mettendo la prua verso la Germania. Per i 19 superstiti avversari si apriva così una difficile battaglia per la sopravvivenza conclusasi solamente 31 giorni più tardi di indicibili sofferenze quando il gruppo, dopo aver percorso 1.800 miglia e perduto quattro uomini, riusciva a raggiungere un remoto villaggio di pescatori lungo le coste brasiiane.

 

Il 2 novembre 1941 Gerlach sbarcava a Bordeaux e nel suo primo rapporto ai comandi affermava di essersi scontrato con una nave da guerra americana come dimostrato dall'impressionante volume di fuoco sviluppato dal nemico. Non fu facile fargli credere che l'avversario non era una unità della U.S. Navy ma nient'altro che una semplice "Liberty" da 7.181 tsl entrata in servizio da pochi mesi, la Stephen Hopkins, in navigazione da Capetown a Bahia, armata con il classico vecchio pezzo da 102 mm [4 pollici] risalente al conflitto precedente, due da 37 e quattro mitragliatrici. Quando il mercantile si era trovato di fronte le due unità, conscio che non avrebbe avuto alcuna possibilità di sottrarsi allo scontro, il comandante Paul Buck aveva inviato gli uomini ai posti da combattimento confidando nelle loro capacità, e le sue aspettative non erano andate deluse. Con questa notizia, tutt'altro che positiva, il comandante Gerlach concludeva la sua prima e unica missione di guerra dopo 140 giorni di navigazione, percorso circa 50.000 miglia e affondato quattro navi per 30.728 tsl.

 

Unico tra i comandante di corsari a cui non venne assegnata la Croce di Ferro, nel proseguimento del conflitto Gerlach ottenne il comando della Schiff 5 dove fu seguito dall'80 per cento dell'equipaggio dello Stier che lo considerava "simpatico", ma non prese parte più ad alcuna azione di guerra, terminando la sua carriera con incarichi a Leningrado, Grecia e nei Paesi Bassi. Concluso il conflitto, dopo aver trascorso un periodo in un campo di prigionia, ritornò alla vita civile ma non riuscì a combinare granchè, adattandosi a fare il camionista per combattere la povertà in cui era ridotta la famiglia. E' morto nel 1970, all'età di settant'anni.

 

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la Marina mercantile statunitense contribuì alla vittoria alleata con migliaia, migliaia e ancora migliaia di unità che trasportarono uomini e rifornimenti in tutte le parti del globo ma solamente nove ottennero l'ambito riconoscimento di "Gallant Ship" concesso dal Segretario ai Trasporti. Tra queste, e non può essere casuale, ci furono proprio Stanvac Calcutta e Stephen Hopkins, i cui comandanti e gli equipaggi si batterono con valore. Alla memoria del capitano dello Stephen Hopkins e del cadetto-cannoniere Edwin Joseph O'Hara vennero concesse la "Merchant Marine Distinguished Service Medal" mentre alla memoria del capopezzo, Lt. Kenneth Martin Willett proveniente dalla Riserva, fu assegnata la "Navy Cross". Altri membri dell'equipaggio, ancora il comandante Paul Buck ed Edwin Joseph O'Hara, e Richard Moczkowski ebbero l'onore di dare il proprio nome ad altre "Liberty" così come Kenneth M. Willett il cui nome venne assegnato al cacciatorpediniere di scorta DE354. Infine, ma non ultimo motivo d'onore, la Marina mercantile decise di battezzare Stephen Hopkins II un'altra "Liberty".

 

In un confronto di qualsiasi genere il successo può essere raggiunto per meriti propri o per demeriti altrui. I comandanti e gli equipaggi di Stanvac Calcutta e Stephen Hopkins si batterono con valore ma certamente il loro comportamento fu agevolato da un avversario tutt'altro che irresistibile, tanto per utilizzare un eufemismo.

 

jacopoenzo

 

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