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Dunkirk


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Alla fine, dopo aver sentito tante campane, mi è venuta la curiosità di vedere il film e come supponevo non mi è piaciuto.


Con questo non voglio dire che regista, attori e produttori del film non sappiano fare il loro mestiere, tutt’altro.


Se volevano fare un prodotto che avesse successo, che piacesse al pubblico, ci sono riusciti.


Se volevano fare un’opera d’arte a mio giudizio personale no; ammetto che fare le due cose insieme era forse impossibile.


Se volevano fare una ricostruzione storica sicuramente no; ci sono molti errori, siamo molto lontani dalla realtà.


Non mi è piaciuto il montaggio: non pretendo l’unità di tempo luogo azione, ma questo continuo andare avanti e indietro mi è sembrato eccessivo e confondente, pur avendo già letto le recensioni.


Anche la musica mi è sembrata eccessivamente rimbombante.


Sarà l’età (mia).


Mi pare si sia esagerato con le scene di annegamento in luogo chiuso; ce ne sono almeno tre, nella nave, nel peschereccio arenato sulla spiaggia e nell’aereo ammarrato.


Mi hanno fatto venire in mente la famosa divertentissima gag di Walter Chiari che nel bagno di casa prendeva in giro i film di guerra americani sui sommergibili.


Riconosco che la retorica bellicista è abbastanza limitata, ma per me è sempre troppa.


Devo dire che gli anacronismi segnalati da altri non mi hanno disturbato più che tanto.


Le ricostruzioni delle navi sono certamente criticabili, si poteva far meglio, ma possono andare. Non ho visto le case moderne sul fronte a mare che segnalava Alfano; forse alludeva a un rapido passaggio all’inizio del film con due costruzioni stile razionalista che potevano anche passare per costruite negli anni ’30.


Mi hanno dato più fastidio certi errori concettuali di cui faccio un campionario.


Cominciando dall’inizio con il bombardamento sulla spiaggia: tutti si buttano a terra, un po’ di soldati muoiono, gli altri si rialzano, ma la realtà era molto peggio.


Le statistiche dicono che in guerra c’erano due feriti per ogni morto quindi nella realtà ci sarebbero stati molti feriti che cercavano di rialzarsi lamentandosi e che non si potevano soccorrere.


Poco dopo una nave affonda completamente a pochi metri dal molo.


Impossibile, un quella posizione potevano esserci al massimo 5 metri di profondità, avrebbe dovuto appoggiarsi sul fondo.


Assurdo pensare che virando al momento opportuno una piccola barca possa far sbagliare il bersaglio ad un aereo che arriva mitragliando.


Assurdo che un bombardiere dopo aver sganciato le sue bombe rimanga a gironzolare intorno al bersaglio come fa l’Heikel verso la fine.


Nella realtà gli aerei colpiti non planano dolcemente facendo una scia di fumo.


Ho visto le riprese dal vero delle cineprese collegate alle mitragliatrici; l’aereo si disintegra, perde le ali, il motore, il pilota muore all’istante.


Assurdo che un aereo col motore fermo senza benzina riesca ad abbattere un altro efficiente.


Assurdo che uno Spitfire riesca a planare come un aliante dopo che il motore si è fermato già a bassa quota.


Assurdo che si riesca a incendiare facilmente un aereo che ha finito la benzina.


Assurdo che mentre l’aereo brucia l’elica rimanga al suo posto sorretta da un manico di scopa dove dovrebbe essere il motore.


Ho già detto che i film di guerra non mi piacciono.


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  • 2 weeks later...

Restringendoci all'episodio della nave affondata al molo, si può anche sostenere che l'impatto drammatico dell'affondamento completo era maggiore, e che quindi il regista ha fatto questa scelta per ragioni artistiche.

Questo ragionamento ha una sua logica, lo accetto.

Io però sostengo che un bravo regista possa ottenere l'effetto drammatico senza rinunciare alla verosimilianza dell'azione.

Certamente è più difficile.

La gag di Walter Chiari è molto vecchia credo risalga al '55 al '60.

Credo di averla vista a teatro, non sono sicuro che la abbia fatta anche in televisione.

Non so se ci siano registrazioni TV già da quegli anni, sono l'unica possibilità di recuperarla.

Walter Chiari, raccontando una barzelletta nemmeno molto divertente, era capace di far ridere il pubblico per l'intero spettacolo con digressioni sull'intero scibile umano.

Il classico "One man show".

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