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L'incaglio del F 95 - San Giorgio - a Punta Della Maestra.


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Grazie Domenico; che si trattasse di un 76 mm era evidente osservando l'arma nelle foto da me riportate. Ti chiedo una cortesia: potresti pubblicare anche la pagina del  Kriegstagebuch dove è presente la descrizione dell'armamento del San Giorgio ?

 

...Non mi risulta che il “piroscafetto” San Giorgio II, nel 1943, fosse armato con un cannoncino da 57/43, peraltro mai impiegato nel corso del 2° conflitto mondiale. Ritengo, invece, che il pezzo di prora sia un 76/40 Mod.1916 R.M.su affusto a piattaforma, vista la presenza dei cilindri ammortizzatori...

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Allego la documentazione che ho disponibile circa l'armamento del SAN GIORGIO sotto bandiera tedesca.

Entrambi i documenti (uno è di fonte britannica) sono riferiti al gennaio 1944.

Ricordo, dato che non è riportato in Groener, che IV 52 era la sigla assegnata al SAN GIORGIO dopo il suo trasferimento alle dipendenze del Comando Marina Tedesca in Italia.

Domenico C.

 

post-94-0-03521000-1483446634_thumb.jpg

 

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  • 3 months later...

...Il ricupero del SAN GIORGIO : pur ammettendo l'avanzamento della linea di costa, che non si siano ancora ritrovati documenti relativi al recupero e alla demolizione ( è una balla quanto scritto nell'articolo citato che la nave abbia ripreso servizio nel dopoguerra) e che il portolano cita un relitto senza però darne il nome, mi domando, osservando la ultranota fotografia dell'incaglio, come sia possibile che una nave di quelle dimensioni e pressochè integra possa esser stata quasi totalmente insabbiata sia pure nel giro di settant'anni e soprattutto che NESSUNO abbia visto ???? Odio gli opinionismi ma in questo caso ritengo che ci sia da discutere. Se sbaglio scusatemi.

 

...In quanto al recupero e successiva demolizione, mi permetto di contraddirvi. E' indubbio che il relitto sia ancora presente in loco nella documentazione ufficiale dello Stato, carte nautiche, portolani, avvisi ai naviganti degli anni '50-60; il nome della nave è specificato nel documentazione di Compamare Ve.del 1953.

E' una balla che abbia ripreso servizio; se Loligo legge bene è proprio quanto sto affermando e spero che quel perseverare diabolicum si riferisca all'ineffabile dott. Cernuschi.

Il cannone affiorante del San Giorgio era famoso nell'area del delta. Nel 1960 fu protagonista di alcune scene di un film, noto al suo tempo, del neo realismo italiano. Nel dubbio potesse trattarsi di una pur ottima ricostruzione di scena ho rintracciato uno degli attori, all'epoca giovanissimo, che mi ha confermato che quelle riprese furono girate in mare, alla foce, a un centinaio di metri dalla riva, la medesima posizione indicata dai documenti. Posso produrre i fermi immagine delle scene incriminate.

Tuttalpiù posso accondiscendere che la demolizione sia avvenuta progressivamente nel tempo da parte di recuperanti locali, non da imprese specializzate dotate di pontoni di sollevamento, ma il grosso del relitto si trova ancora sotto la sabbia e il fango della foce.

 

Ricevo oggi, inaspettatamente questa mail da un appassionato ricercatore di storia locale del delta, che mi ha autorizzato a pubblicare a suo nome.

 

Sono Luciano Chiereghin Di Porto Tolle, ex SGT della M.M. di leva imbarcato sul cacciamine Mandorlo,  appassionato di storia locale; da qualche tempo mi sto occupando della Nave San Giorgio affondata alla foce del Po di Pila, e mi sono imbattuto nel vostro sito.Essendo nativo e vivente nel Delta del Po, conosco abbastanza bene questa vicenda. Personalmente negli anni sessanta ho avuto modo di vedere con i miei occhi il cannone che con la bassa marea spuntava fuori dall'acqua. Dalle immagini trovate sul web, posso dire che il cannone di proravia è un 76/40 o /30 lo si nota dalla presenza dell'attenuatore di rinculo. Comunque nel 1962 quando fu girato il film Scano Boa tratto dall'omonimo romanzo di Cibotto il cannone de S. Giorgio era visibile,.... Ho intervistato alcuni anziani che ricordano tutto. Questi affermano con certezza che la nave non è stata mai recuperata e rimessa in servizio. Sostengono  che dopo l'affondamento veniva spesso mitragliata da Pippo tanto da renderla simile ad un colabrodo. Una cosa è certa, verso la fine degli anni 60 la marina ha fatto saltare in aria solo il cannone che scomparve subito. Fino a qualche anno fa un vecchio pescatore aveva in casa sua le due poltrone della plancia, ma dopo la sua morte i figli li diedero al ferrovecchio. Gli altri pezzi della sovrastruttura piano piano furono rimossi dai pescatori locali e denudata all'infuori del cannone, piano piano la nave si insabbiò prima dalla poppa e poi il resto.Moltissimi pescatori locali perdettero le loro reti impigliatesi nel relitto, poi finalmente fecero saltare il cannone, con grande sospiro dei pescatori. Il relitto giace ancora lì, qualche metro sotto il letto del fiume, per tre motivi: il moto ondose fece la sua parte nello sprofondamento, il letto del fiume si è alzato causa l'allungamento della foce verso est, e anche il bradisismo negativo, provocato dall'estrazione del metano  fece abbassare  tutto il territorio deltizio di oltre  due metri e mezzo. 

Se vuol saperne di più sulla mia attività di ricerca digiti in Google il mio nome Luciano Chiereghin Delta del Po ....

Per altri chiarimenti , potrà contattarmi a questa mail; mi farà piacere... 

 

La vogliamo considerare una pistola fumante ?  :)

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  • 1 year later...

 

...Il ricupero del SAN GIORGIO : pur ammettendo l'avanzamento della linea di costa, che non si siano ancora ritrovati documenti relativi al recupero e alla demolizione ( è una balla quanto scritto nell'articolo citato che la nave abbia ripreso servizio nel dopoguerra) e che il portolano cita un relitto senza però darne il nome, mi domando, osservando la ultranota fotografia dell'incaglio, come sia possibile che una nave di quelle dimensioni e pressochè integra possa esser stata quasi totalmente insabbiata sia pure nel giro di settant'anni e soprattutto che NESSUNO abbia visto ???? Odio gli opinionismi ma in questo caso ritengo che ci sia da discutere. Se sbaglio scusatemi.

 

...In quanto al recupero e successiva demolizione, mi permetto di contraddirvi. E' indubbio che il relitto sia ancora presente in loco nella documentazione ufficiale dello Stato, carte nautiche, portolani, avvisi ai naviganti degli anni '50-60; il nome della nave è specificato nel documentazione di Compamare Ve.del 1953......

 

Ricevo oggi, inaspettatamente questa mail da un appassionato ricercatore di storia locale del delta, che mi ha autorizzato a pubblicare a suo nome.

 

Sono Luciano Chiereghin Di Porto Tolle, ex SGT della M.M. di leva imbarcato sul cacciamine Mandorlo,  appassionato di storia locale; da qualche tempo mi sto occupando della Nave San Giorgio affondata alla foce del Po di Pila, e mi sono imbattuto nel vostro sito.Essendo nativo e vivente nel Delta del Po, conosco abbastanza bene questa vicenda. Personalmente negli anni sessanta ho avuto modo di vedere con i miei occhi il cannone che con la bassa marea spuntava fuori dall'acqua. Dalle immagini trovate sul web, posso dire che il cannone di proravia è un 76/40 o /30 lo si nota dalla presenza dell'attenuatore di rinculo. Comunque nel 1962 quando fu girato il film Scano Boa tratto dall'omonimo romanzo di Cibotto il cannone de S. Giorgio era visibile,.... Ho intervistato alcuni anziani che ricordano tutto. Questi affermano con certezza che la nave non è stata mai recuperata e rimessa in servizio. Sostengono  che dopo l'affondamento veniva spesso mitragliata da Pippo tanto da renderla simile ad un colabrodo. Una cosa è certa, verso la fine degli anni 60 la marina ha fatto saltare in aria solo il cannone che scomparve subito. Fino a qualche anno fa un vecchio pescatore aveva in casa sua le due poltrone della plancia, ma dopo la sua morte i figli li diedero al ferrovecchio. Gli altri pezzi della sovrastruttura piano piano furono rimossi dai pescatori locali e denudata all'infuori del cannone, piano piano la nave si insabbiò prima dalla poppa e poi il resto.Moltissimi pescatori locali perdettero le loro reti impigliatesi nel relitto, poi finalmente fecero saltare il cannone, con grande sospiro dei pescatori. Il relitto giace ancora lì, qualche metro sotto il letto del fiume, per tre motivi: il moto ondose fece la sua parte nello sprofondamento, il letto del fiume si è alzato causa l'allungamento della foce verso est, e anche il bradisismo negativo, provocato dall'estrazione del metano  fece abbassare  tutto il territorio deltizio di oltre  due metri e mezzo. 

Se vuol saperne di più sulla mia attività di ricerca digiti in Google il mio nome Luciano Chiereghin Delta del Po ....

Per altri chiarimenti , potrà contattarmi a questa mail; mi farà piacere... 

 

La vogliamo considerare una pistola fumante ?  :)

 

A distanza di quasi due anni aggiorno questa vecchia discussione con una notizia di tutto rispetto.

 

Con tali premesse come avrei potuto non contattare il signor Chiereghin ?

Luciano un appassionato di ricerche archeologiche (e non solo) si è rivelato una vera miniera di informazioni sulla storia locale. Abbiamo parlato per mesi circa la possibilità di condurre una campagna di ricerca finalizzata alla localizzazione del relitto del SAN GIORGIO che, non lo nascondo, ritenevo di una certa difficoltà vista l'evoluzione della morfologia dei fondali dell'area deltizia in continuo mutamento negli ultimi 70 anni.

Il ritrovamento da parte di Luciano di una aerofotogrammetria della foce del Po di Pila del 1949 e della mappa al 1:10.000, ricavata da quest'ultima, ci diede l'input per l'avvio delle operazioni.

Nella foto e riportato pure nella mappa, era chiaramente visibile il SAN GIORGIO allora incagliato all'esterno della foce, in allineamento con il canale d'entrata con la prora in direzione del Faro di Punta della Maestra.

A seguito della georeferenziazione eseguita dal Chiereghin, il carteggio divenne così un gioco da ragazzi e diede piena conferma alla mia / nostra teoria che, a causa del ripascimento del settore Sud, il relitto si doveva attualmente trovare all'interno della odierna foce, con ragionevole certezza al di sotto del piano campagna della spiaggia in prossimità del bagnasciuga.

Il rilevamento della MM del 1953, effettuato dal Faro di Punta della Maestra, si è rilevato ottimo in relazione alla posizione indicata nella mappa, un po' meno il dato riguardante la distanza, peraltro di poco diversa da quanto allora stimato.

Dopo un mesetto, il tempo necessario per l'approvvigionamento delle attrezzature necessarie, GPS, magnetometro, georadar e dei relativi operatori qualificati, utilizzando l'imbarcazione di Luciano, siamo sbarcati nella mattinata del 13 giugno, sulla spiaggia di Scano Boa, irraggiungibile altrimenti via terra, localizzando nell'area rilevata dal carteggio una massa metallica, a forma rettangolare, della lunghezza di m 54 x 10 circa, misura corretta per difetto della scansione originale, tenendo in considerazione l'ampiezza del cono di influenza del magnetometro.

Sono stati effettuati accurati rilievi GPS lungo i lati, lungo la mezzeria del trovante e sulla sua estremità di ponente che appare di forma rastremata.

Fuori di questa, a pochi metri di distanza, è stata rilevata una massa metallica di maggior densità e consistenza del corpo principale, di superficie ridotta, inferiore a 10 mq.

La successiva passata, effettuata con il georadar, ha rilevato che l'estradosso della massa metallica si trova ad una quota variabile tra – 3,00 e – 4,00 m dal piano campagna, a sua volta degradante tra + 0,10 e + 0,80 m sul l.m.m.

Ulteriori comprove di gran rilievo ed effetto le potrò dare a breve, ad avvenuta pubblicazione di un articolo in merito di Luciano, al quale sono riconoscente per il reperimento di prezioso materiale topografico, notizie dirette di grande valore, nonché di una impeccabile organizzazione.

 

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Magnetometro Ferex 4021 ad alta sensibilità per bonifica ordigni bellici

 

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Ai margini del lato Sud - zona centrale del trovante

 

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 Georadar per indagini archeologiche

 

                                                                                                                                                                             continua ...

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Un oggetto metallico sepolto, nel caso specifico sotto la sabbia, durante le ore diurne nel periodo estivo viene riscaldato per cessione di calore a causa della forte insolazione dello strato sovrastante; nelle ore notturne, al raffreddarsi dello strato superficiale, avviene il fenomeno inverso. La trasmissione del calore tra due corpi, infatti, ha luogo da quello a temperatura maggiore a quello a temperatura minore e il processo continua fino al raggiungimento dello stato di equilibrio termico.

Questo principio viene sfruttato, in modo particolare nell'ambito dei rilievi archeologici, utilizzando immagini trasmesse da satelliti che impiegano particolari lunghezze d’onda che sono in grado di rilevare immagini all’infrarosso non visibili all’occhio umano. Dal momento che i reperti sepolti di una certa consistenza generano variazioni sia termiche che del tasso di umidità del suolo che li ricopre, o sulla vegetazione sovrastante rispetto ad aree vicine, è intuibile come sia così possibile, individuare anomalie su mappe satellitari che altrimenti sarebbe difficile notare mediante l'osservazione diretta a livello del suolo.

 

Ciò premesso l'ubicazione del relitto era sotto il nostro naso in quanto lo stesso era ben visibile in alcune delle immagini satellitari che avevamo a disposizione; non ce ne siamo accorti, se non dopo il completamento dei rilievi planimetrici. Grazie all'occhio particolarmente addestrato di Luciano Chiereghin all'osservazione di tali immagini che, per evidenziare maggiormente, ha elaborato come di prassi nella ricerca archeologica, siamo arrivati ad avere questa straordinaria immagine che, a mio avviso, rappresenta la ciliegina sulla torta.

L'immagine originale era già stata precedentemente postata senza che mi rendessi conto della visibilità della sagoma del relitto.

Dalle immagini all'infrarosso allegate non ho ora timore di affermare che sotto le sabbie del delta sia celato il relitto di una piccola nave. Come precedentemente riportato le sue caratteristiche dimensionali corrispondono a quelle del relitto oggetto dell'indagine e, fatto significativo, tutti i punti GPS precedentemente rilevati riportati sull'immagine satellitare georeferenziata, cadono al suo interno.

 

bGV2OD.jpg

immagine satellitare precedentemente postata

 

A seguire la rielaborazione cromatica del particolare incriminato

 

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  • 2 months later...

Un oggetto metallico sepolto, nel caso specifico sotto la sabbia, durante le ore diurne nel periodo estivo viene riscaldato per cessione di calore a causa della forte insolazione dello strato sovrastante; nelle ore notturne, al raffreddarsi dello strato superficiale, avviene il fenomeno inverso. La trasmissione del calore tra due corpi, infatti, ha luogo da quello a temperatura maggiore a quello a temperatura minore e il processo continua fino al raggiungimento dello stato di equilibrio termico.

Questo principio viene sfruttato, in modo particolare nell'ambito dei rilievi archeologici, utilizzando immagini trasmesse da satelliti che impiegano particolari lunghezze d’onda che sono in grado di rilevare immagini all’infrarosso non visibili all’occhio umano. Dal momento che i reperti sepolti di una certa consistenza generano variazioni sia termiche che del tasso di umidità del suolo che li ricopre, o sulla vegetazione sovrastante rispetto ad aree vicine, è intuibile come sia così possibile, individuare anomalie su mappe satellitari che altrimenti sarebbe difficile notare mediante l'osservazione diretta a livello del suolo.

 

Ciò premesso l'ubicazione del relitto era sotto il nostro naso in quanto lo stesso era ben visibile in alcune delle immagini satellitari che avevamo a disposizione; non ce ne siamo accorti, se non dopo il completamento dei rilievi planimetrici. Grazie all'occhio particolarmente addestrato di Luciano Chiereghin all'osservazione di tali immagini che, per evidenziare maggiormente, ha elaborato come di prassi nella ricerca archeologica, siamo arrivati ad avere questa straordinaria immagine che, a mio avviso, rappresenta la ciliegina sulla torta.

L'immagine originale era già stata precedentemente postata senza che mi rendessi conto della visibilità della sagoma del relitto.

Dalle immagini all'infrarosso allegate non ho ora timore di affermare che sotto le sabbie del delta sia celato il relitto di una piccola nave. Come precedentemente riportato le sue caratteristiche dimensionali corrispondono a quelle del relitto oggetto dell'indagine e, fatto significativo, tutti i punti GPS precedentemente rilevati riportati sull'immagine satellitare georeferenziata, cadono al suo interno.

immagine satellitare precedentemente postata

 

 

 

my 2 cents (grazie a Stefano Ghezzo che mi ha segnalato l'articolo)

 

http://www.polesine24.it/home/2018/08/27/news/localizzato-a-punta-della-maestra-il-relitto-della-san-giorgio-30586/

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  • 1 year later...

Aggiungo un altro tassello a quanto precedentemente documentato sul nostro relitto.

L'amico e nostro forumista Luciano Chiereghin ha rintracciato un interessante documentario, intitolato “AVAMPOSTO - L'isola di Ca' Venier di Porto Tolle”, pubblicato nel 1959 dal regista Giulio Questi. https://www.youtube.com/watch?v=sV8J-4QT56Y

Le riprese, in realtà, sono in buona parte antecedenti al 1957, in quanto l'insediamento dei casoni di Isola della Batteria, ancora abitati nel filmato, fu abbandonato definitivamente a seguito della rotta del Po del giugno di quell'anno.

In un fermo immagine elaborato da Luciano si intravede nella foschia, in distanza sulla dritta del faro di Pila, uno scafo fantasma che non può essere altro che il relitto del SAN GIORGIO, ancora totalmente emerso, incagliato in assetto di navigazione, (la struttura che si nota a poppavia del relitto è uno dei due briccoloni di segnalazione posizionati precedentemente al traliccio metallico)

mentre nelle immagini precedentemente riportate, tratte dal filmato “Scano Boa” del 1961, il relitto era totalmente sommerso fatta eccezione del cannone di prora.

post-366-0-20863300-1570034086_thumb.jpg

Ciò confermerebbe che la causa principale dello sprofondamento dell'alveo, avvenuta in un periodo relativamente breve, è dovuta al fenomeno della subsidenza, causata in quegli anni dall'attività estrattiva del gas naturale.

Cfr Subsidenza nel delta del Po...Dal 1954 al 1958 furono estratti 230 milioni di m³ di gas per anno; nel 1959 si salì a 300 milioni.
Dal 1951 al 1960 furono misurati abbassamenti medi del suolo di un metro con punte di due metri; nonostante la sospensione delle estrazioni del 1961 il territorio continuò a calare nei 15 anni successivi; dall'inizio degli anni '50 a metà degli anni '70 il territorio si è abbassato mediamente di oltre 2 metri sino a punte di 3,5 metri... https://it.wikipedia.org/wiki/Subsidenza

Per quanto riguarda, invece, il totale interro del relitto, attualmente ubicato sotto il sedime della spiaggia, sono inequivocabili le precedenti foto satellitari che documentano la mutazione morfologica della foce, tutt'ora in atto, dagli anni '50/'60 ai giorni nostri.

 

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