Danilo Pellegrini Posted December 22, 2016 Report Share Posted December 22, 2016 (edited) Prendo spunto dall'accenno di Stefano Ghezzo al piroscafo di vigilanza foranea San Giorgio, nella sua mail postata da Luiz http://www.aidmen.it/topic/652-relitto-di-un-rd-al-largo-di-punta-della-maestra/?p=4956 per riportare integralmente un articolo scritto da Enrico Cernuschi sul Notiziario della Marina, marzo 2016 http://www.marina.di...sangiorgio.aspxPer correttezza rendo noto che prima di approdare a questo lido lo avevo, pur sotto forma diversa, anticipato in altra sede. Le navi hanno un nome e un’anima. Spesso le tre cose (nave, nome e anima) coincidono. Un celebre caso è quello del San Giorgio, veterano di tutte le guerre italiane dall’epoca dell’entrata in servizio, nel 1910, alla difesa di Tobruch nel 1940-1941. Libri, articoli e documentari furono dedicati a quella nave, da allora fino a oggi. In teoria, quindi, si sa tutto sul San Giorgio. Manca però un tassello. Un piccolo dettaglio di appena 364 tonnellate di stazza.Il nome San Giorgio fu infatti portato, in quegli anni, anche da un piroscafetto della Società Anonima di Navigazione a vapore Istria varato nel 1914 e iscritto, dal 12 maggio 1940, nei ruoli del Naviglio Ausiliario dello Stato con la caratteristica F. 95. Ma con un nome e un patrono del genere non ci si poteva mica limitare ai pur dignitosissimi compiti del pilotaggio.E infatti, ecco che nell’aprile 1941, data la mancanza, o quasi, di navi da guerra italiane in Alto Adriatico al momento della guerra con la Jugoslavia, la nostra vedetta passa in prima linea col proprio cannone prodiero da 57/43 (era un pezzo del 1887, un’annata evidentemente ottima per i cannoni). Imbarcato, da buon vaporetto, un plotone da sbarco di marinai, il nostro andò a occupare, sparacchiando qua e là quando era necessario, più di un’isola in Dalmazia per due settimane di fila. Nel 1942 diventò poi un posamine, imbarcando una dozzina di armi per volta da posare, tra un pattugliamento e l’altro, nei canali dell’arcipelago. Mestiere pericoloso, certamente, ma non più di quello di tante altre navi e dei loro uomini di quei tempi o nel corso di ogni guerra. Questo almeno, fino alle ore 17.25 del 18 febbraio 1943.In quel momento, come registra il Diario di Supermarina, qualcuno nella Sala operativa (il progenitore dell’attuale CINCNAV, a Santa Rosa) credette di aver capito male. Il messaggio, trasmesso in chiaro, diceva “Avvistato e attaccato il nemico, nave San Giorgio combatte”. Il vecchio incrociatore era affondato più di due anni prima. Seguì, pochi minuti dopo, un altro marconigramma, trasmesso precedentemente in codice e appena decifrato: “45° 02N 13° 35 E (a sud di Capo Promontore, in Istria, n.d.a.) attaccato da Smg. con lancio di un siluro che passa sotto lo scafo senza esplodere. Lancio bombe di profondità”. Le bombe disponibili erano solo 4, ma la reazione della nave italiana lanciata a tutta velocità (in verità, 10 nodi) risalendo la scia del siluro era stata rapida e precisa. Avvistato il pur sottile periscopio d’attacco, il San Giorgio tirò contro quel bersaglio 3 colpi col pezzo di prora. Poco dopo il battello avversario, l’inglese Thunderbolt, emerse. Nel rapporto di missione del comandante britannico si afferma di aver lanciato, da meno di 500 metri, contro una corvetta. Come promozione su campo non c’era male per quel piroscafetto. Le notizie inglesi affermano poi che il sommergibile, sottoposto alla caccia antisom avversaria, emerse per “attaccare” la nave italiana. Peccato che la distanza iniziale tra le due navi fosse di 5.500 yard per poi salire, nel corso di un quarto d’ora, a oltre 8.000 tra il battello che filava a 17 nodi e il vaporetto che lo incalzava a, sì e no, 11 producendo un gran fumo nero con la propria vecchia macchina a triplice espansione alimentata a carbone e i fochisti che spalavano e sudavano come dannati. Le proporzioni tra il battello inglese, da 1.326 tonnellate e lungo 84 metri fuori tutto, e i 38 metri del San Giorgio erano le stesse della lancia del comandante Achab contro Moby Dick.Il duello tra il cannone da 102 mm inglese, il quale tirò 66 granate in risposta al fuoco del 57 italiano (32 proietti sparati in quella fase) non produsse danni reciproci, come rilevò subito, e onestamente, il rapporto di missione italiano. I britannici scrissero, invece, di aver messo a segno diversi colpi sul bersaglio, probabilmente ingannati dalla densa nuvola di fumo che usciva dal fumaiolo della nave. Alla fine, riparate le avarie minori riportate quando era in immersione, il Thunderbolt, visto che la luce stava calando (due to the failing light) ed essendo ormai in una zona di fondali sufficienti, pensò bene di immergersi e allontanarsi. Probabilmente lo spirito di San Giorgio, patrono di Genova, non volle infierire.Il Thunderbolt fu poi affondato, il 12 marzo 1943, davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna. Il San Giorgio continuò la propria guerra in Adriatico. Naufragò, nel corso di una violenta mareggiata, il 12 febbraio 1944 alle foci del Po. Recuperato dopo la fine del conflitto riprese a navigare sotto le consuete vesti civili di onesta nave da carico misto dal passato insospettabile. Il santo, come sempre marinaio in pectore, passò poi la mano a un bel caccia conduttore entrato in servizio nel 1955 e, nel 1987, all’attuale nave d’assalto anfibio. C’è poco da fare: il motto Arremba San Zorzo è una questione di anima, di nave e di santo guerriero, tutti insieme in ogni tempo e in ogni età, senza questioni di taglia. Per quanto l'articolo sia piacevole alla lettura, la versione di E. Cernuschi non è del tutto corretta: Il Thunderbolt fu poi affondato, il 12 marzo 1943, davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna. Il San Giorgio continuò la propria guerra in Adriatico. Naufragò, nel corso di una violenta mareggiata, il 12 febbraio 1944 alle foci del Po. Recuperato dopo la fine del conflitto riprese a navigare sotto le consuete vesti civili di onesta nave da carico misto dal passato insospettabile... Non è proprio così: il San Giorgio non venne mai recuperato né rimosso ed è mia opinione che si trovi tutt'ora interrato sotto le sabbie e i limi che, nel corso del tempo, hanno mutato profondamente la morfologia dell'area del delta.L'equivoco deriva molto probabilmente da quanto riportato su “Navi Mercantili Perdute” edito dall' USMM, errore peraltro da me segnalato al CV Gian Paolo Pagano, compilatore dell'ultima edizione del 1997: San Giorgio: piroscafo misto - 364 tsl - Costruito nel 1914. Appartenente alla Soc. An. di Navigazione a Vapore Istria con sede a Trieste. Iscritto al Compartimento Marittimo di Trieste, matricola n°159.Requisito dalla Regia Marina dal 12 maggio 1940 (a Trieste) all'8 settembre 1943. Per lo stesso periodo, con la sigla F 95, iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.Affondato per incaglio durante una violenta mareggiata (bora), il 12 febbraio 1944, alle foci del Po (Po della Pila). Successivamente recuperato Parimenti, nel volume "Dall'Adriatico destinazione Oriente e Americhe", F. Ogliari e L. Radogna, molto precisi nelle vicende dell'armamento adriatico, in collaborazione con il dr. Fulvio Babudieri, noto storico della navigazione triestina, non ne citano Il recupero, peraltro confermato per altre unità appartenenti al naviglio minore. Sono al corrente delle vicende del San Giorgio essendomi a suo tempo ben documentato; in passato; intervistai inoltre un anziano ex fanalista del Faro di Pila, testimone oculare dei fatti, che confermò la presenza del relitto in loco nell'immediato dopoguerra quando era ancora affiorante la prua e ben visibile il cannone. Non ho reperito notizie circa presunte operazioni di recupero o rimozione. Fa testo oltre alla relazione del maggiore G.N. Lendaro, Capo Ufficio Recuperi della Regia Marina del 28.2.1946 http://www.aidmen.it/topic/652-relitto-di-un-rd-al-largo-di-punta-della-maestra/?p=4907 il quadro riassuntivo di Compamare VE dei relitti affondati nella giurisdizione di Venezia - non ancora recuperati - nel maggio 1953, foglio n°3, da cui risulta che, in quell'anno, lo scafo del San Giorgio, in posizione di mg. 0,8 x 96° dal (entrata del) canale di Punta Maestra, era seminsabbiato in un fondale di tre metri e segnalato da un'asta in ferro sormontata da catarifrangente bianco e miraglio, alta 4 metri.Il relitto, inoltre, costituendo pericolo per la navigazione, era ancora segnalato nelle carte nautiche degli anni '60. Recentemente, ho effettuato sopralluoghi sul posto constatando dal confronto delle foto satellitari degli ultimi decenni le notevoli variazioni del profilo dei lidi.La posizione rilevata data dai portolani e dagli avvisi ai naviganti, di un miglio a Levante dal faro di Pila, si trova ora in prossimità della spiaggia. Ma non è tutto ! Non mi risulta che il “piroscafetto” San Giorgio II, nel 1943, fosse armato con un cannoncino da 57/43, peraltro mai impiegato nel corso del 2° conflitto mondiale. Ritengo, invece, che il pezzo di prora sia un 76/40 Mod.1916 R.M.su affusto a piattaforma, vista la presenza dei cilindri ammortizzatori.Arma imbarcata dalla R.Marina come pezzo a.n. ed a.a. sulla maggior parte delle unità leggere, naviglio sottile, R.D. e dragamine fino alla 2^ guerra mondiale.Significativa la foto dell'unità da poco incagliata alla foce del Po di Maestra, allora in servizio come G 107 nella 1. Geleitflottille (flottiglia navi scorta) appartenente alla 11. Sicherungsflottille di base a Trieste, foto nella quale sono visibili i cilindri ammortizzatori. Il pezzo non venne sostituito dalla Kriegsmarine all'epoca della cattura; ne fa fede la foto di Aldo Fraccaroli, scattata a Venezia il 13 settembre 1940; venne solamente aggiunta, non so in quale occasione, la piazzola protettiva con scudatura semicircolare.Purtroppo il Gröner nel suo "Die deutschen Kriegsschiffe 1815-1945" nei vol. 3 e vol. 8/2, non fa menzione del tipo e calibro dell'arma principale in dotazione all'unità e non mi è nota la documentazione tecnica di parte italiana. La vedetta foranea F 95 San Giorgio, affondata presso il delta del Po il 12 febbraio 1944 Venezia, 13 settembre 1940. Foto Aldo Fraccaroli continua ... Edited December 23, 2016 by Luiz Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Danilo Pellegrini Posted December 23, 2016 Author Report Share Posted December 23, 2016 (edited) Cannone R.M. 76/40 Cannone Nordenfelt 57/43 già appartenente alla Tp 5 PN - Museo Tecnico Navale La Spezia continua ... Edited December 23, 2016 by Danilo Pellegrini Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Loligo Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 Errare humanum, perseverare diabolicum.... Ancora una volta si riportano testi errati senza pensare a sottolineare l'errore trovato. M i riferisco a quanto scritto nell'articolo originale e in Navi mercantili perdute e cioè che l'armatore del piroscafo SAN GIORGIO sia una fantomatica Società di Navigazione Istria. Nossignori l'armatore corretto è Società di navigazione a Vapore Istria-Trieste. Basta guardare su un Libro registro del RINA. Secondo punto : si parla anche di "piroscafetto" SAN GIORGIO II : "piroscafetto" termine qui fortunatamente messo tra virgolette, è spesso usato da giornalisti e opinionisti per sottolineare con un certo disprezzo le non grandi dimensioni della nave accentuando il "colore locale" che per i ricercatori è assolutamente inutile. Per fortuna le virgolette finalmente usate fanno perdonare l'uso del diminutivo... Quello che non si perdona è il SAN GIORGIO II. Il lettore sprovveduto potrebbe pensare che SAN GIORGIO II sia il nome vero della nave che resta sempre e solo SAN GIORGIO, basta consultare il RINA o il LR of Shipping. Se si vuol sottolineare che non si parla dell'incrociatore ma di altra unità sarebbe stato opportuno mettere II tra parentesi. Queste piccole inesattezze e appunti di colore si ritrovano frequentissimamente in pubblicazioni meno professionali e si sentono in trasmissioni televisive. L'AIDMEN finora ne è stato al disopra.... Terzo punto : Il ricupero del SAN GIORGIO : pur ammettendo l'avanzamento della linea di costa, che non si siano ancora ritrovati documenti relativi al recupero e alla demolizione ( è una balla quanto scritto nell'articolo citato che la nave abbia ripreso servizio nel dopoguerra) e che il portolano cita un relitto senza però darne il nome, mi domando, osservando la ultranota fotografia dell'incaglio, come sia possibile che una nave di quelle dimensioni e pressochè integra possa esser stata quasi totalmente insabbiata sia pure nel giro di settant'anni e soprattuto che NESSUNO abia visto ???? Odio gli opinionismi ma in questo caso ritengo che ci sia da discutere. Se sbaglio scusatemi Nereo Castelli 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 Nel bel libro di Giorgio Spazzapan e Paolo Valenti "I vaporetti. Storia dei servizi costieri per passeggeri nel Golfo di Trieste", Edizioni Luglio, dic. 2003, che probabilmente il buon Pellegrini non conosce, c' e' un ricco corredo di foto e disegni del SAN GIORGIO e la storia completa della nave, che si conclude con le parole "Successivamente recuperato e demolito". P.S. Nella prima guerra mondiale, il SAN GIORGIO fu requisito dalla Regia Marina come SAN GIORGIO II, all'uso francese allora in voga, per distinguerlo dall'incrociatore corazzato omonimo evidentemente. Ma solo per quel periodo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Danilo Pellegrini Posted December 23, 2016 Author Report Share Posted December 23, 2016 Il libro “ I Vaporetti” è ben presente nella biblioteca del buon Pellegrini, che lo conosce bene, come molti testi delle Edizioni Luglio.Non avevo ancora terminato, vista la tarda ora, ma quelli rimarcati non sono gli unici errori.Il piroscafetto di soli 38 metri, non che cambi molto, ma ne misurava 53,17 (dimensione di stazza), libro registro R.I.Na. 1940.In quanto al recupero e successiva demolizione, mi permetto di contraddirvi. E' indubbio che il relitto sia ancora presente in loco nella documentazione ufficiale dello Stato, carte nauitiche, portolani, avvisi ai naviganti deli anni '50-60; il nome della nave è specificato nel documentazione di Compamare Ve.del 1953.E' una balla che abbia ripreso servizio; se Loligo legge bene è proprio quanto sto affermando e spero che quel perseverare diabolicum si riferisca all'ineffabile dott. Cernuschi. Il cannone affiorante del San Giorgio era famoso nell'area del delta. Nel 1960 fu protagonista di alcune scene di un film, noto al suo tempo, del neo realismo italiano. Nel dubbio potesse trattarsi di una pur ottima ricostruzione di scena ho rintracciato uno degli attori, all'epoca giovannissimo, che mi ha confermato che quelle riprese furono girate in mare, alla foce, a un centinaio di metri dalla riva, la medesima posizione indicata dai documenti. Posso produrre i fermi immagine delle scene incriminate.Tuttalpiù posso accondiscendere che la demolizione sia avvenuta progressivamente nel tempo da parte di recuperanti locali, non da imprese specializzate dotate di pontoni di sollevamento, ma il grosso del relitto si trova ancora sotto la sabbia e il fango della foce. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 Bene, una risposta "ottima e abbondante". Grazie.P.S. Questa vicenda mi ricorda quella del caro Franco Bargoni e il relitto del suo PERTINACE sugli scogli della Meloria. La demolizione finale dei relitti è sempre controversial ... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Luiz Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 siete indomabili. Possiamo andare in ferie tranquilli o il 27 vi ritrovo qui? "Le navi hanno un nome e un’anima. Spesso le tre cose (nave, nome e anima) coincidono." è un bell'incipit ;-) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Danilo Pellegrini Posted December 23, 2016 Author Report Share Posted December 23, 2016 Bene, una risposta "ottima e abbondante". Grazie.P.S. Questa vicenda mi ricorda quella del caro Franco Bargoni e il relitto del suo PERTINACE sugli scogli della Meloria. La demolizione finale dei relitti è sempre controversial ... Grazie, se non per l'accettazione, perlomeno per la comprensione del mio punto di vista. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Danilo Pellegrini Posted December 23, 2016 Author Report Share Posted December 23, 2016 (edited) ...Il cannone affiorante del San Giorgio era famoso nell'area del delta. Nel 1960 fu protagonista di alcune scene di un film, noto al suo tempo, del neo realismo italiano. Nel dubbio potesse trattarsi di una pur ottima ricostruzione di scena ho rintracciato uno degli attori, all'epoca giovannissimo, che mi ha confermato che quelle riprese furono girate in mare, alla foce, a un centinaio di metri dalla riva, la medesima posizione indicata dai documenti. Posso produrre i fermi immagine delle scene incriminate.... Per non lasciare le cose a metà. Il film in questione è “Scano Boa”, il nome della spiaggia/isola, non raggiungibile dalla terra ferma, in prossimità del punto di incaglio del San Giorgio, dove era allogata la troupe cinematografica.Il film è ispirato all'omonimo romanzo di Antonio Cibotto, protagonisti Carla Gravina, Josè Suarez e il piccolo Gianfranco Penzo che ho rocambolescamente rintracciato e si è dimostrato estremamente disponibile. Mi rammarico di non essere riuscito a sentire la signora Gravina, risiede a Fregene, che nelle sequenze incriminate si trovava nell'imbarcazione da pesca. Sia chiaro che non ho la certezza assoluta, ma quella bocca da fuoco mi pare troppo aderente al reale, nella fattispecie nell'affusto, per essere un simulacro ricostruito. Mancano i cilindri recuperatori e i volantini, ma essendo parti facilmente rimovibili e la zona allora poverissima, questo non mi meraviglia, anzi rende forse il fatto più credibile. I fermo immagine sono ricavati da dvd in mio possesso. Il pezzo dell'ultima foto è un 76/40 navale. Edited December 23, 2016 by Danilo Pellegrini Napy 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Luiz Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 ...Il cannone affiorante del San Giorgio era famoso nell'area del delta. Nel 1960 fu protagonista di alcune scene di un film, noto al suo tempo, del neo realismo italiano. Nel dubbio potesse trattarsi di una pur ottima ricostruzione di scena ho rintracciato uno degli attori, all'epoca giovannissimo, che mi ha confermato che quelle riprese furono girate in mare, alla foce, a un centinaio di metri dalla riva, la medesima posizione indicata dai documenti. Posso produrre i fermi immagine delle scene incriminate....Per non lasciare le cose a metà. Il film in questione è “Scano Boa”, il nome della spiaggia/isola, non raggiungibile dalla terra ferma, in prossimità del punto di incaglio del San Giorgio, dove era allogata la troupe cinematografica.Il film è ispirato all'omonimo romanzo di Antonio Cibotto, protagonisti Carla Gravina, Josè Suarez e il piccolo Gianfranco Penzo che ho rocambolescamente rintracciato e si è dimostrato estremamente disponibile. Mi rammarico di non essere riuscito a sentire la signora Gravina, risiede a Fregene, che nelle sequenze incriminate si trovava nell'imbarcazione da pesca. Sia chiaro che non ho la certezza assoluta, ma quella bocca da fuoco mi pare troppo aderente al reale, nella fattispecie nell'affusto, per essere un simulacro ricostruito. Mancano i cilindri recuperatori e i volantini, ma essendo parti facilmente rimovibili e la zona allora poverissima, questo non mi meraviglia, anzi rende forse il fatto più credibile. I fermo immagine sono ricavati da dvd in mio possesso. Il pezzo dell'ultima foto è un 76/40 navale.Ce l'ho quel DVD, era stato pubblicato dalla regione Veneto ma non l'avevo mai guardato Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Napy Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 Sig. Pellegrini davvero molto interessante questo post, complimenti per la documentazione e le immagini. Volevo fare solo una precisione. Sicuramente sul SAN GIORGIO non fu imbarcato un cannone da 57/43 (sembra proprio un 76/40 o al massimo un 76/30) ma nel corso della Seconda Guerra Mondiale, cannoni di quel calibro e di quella vetustà (però sembra ceduti dal Regio Esercito, da verificare) furono imbarcati su diverse unità mercantili militarizzate. Ad esempio la famosa PERTINACE di Bargoni sicuramente ne imbarcò uno, ma gli esempi documentati sono parecchi. Saluti Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Danilo Pellegrini Posted December 23, 2016 Author Report Share Posted December 23, 2016 ...Il cannone affiorante del San Giorgio era famoso nell'area del delta. Nel 1960 fu protagonista di alcune scene di un film, noto al suo tempo, del neo realismo italiano. Nel dubbio potesse trattarsi di una pur ottima ricostruzione di scena ho rintracciato uno degli attori, all'epoca giovanissimo, che mi ha confermato che quelle riprese furono girate in mare, alla foce, a un centinaio di metri dalla riva, la medesima posizione indicata dai documenti. ,,,Ce l'ho quel DVD, era stato pubblicato dalla regione Veneto ma non l'avevo mai guardato Male Allora nel cofanetto hai anche il libro di Cibotto che a me è piaciuto molto, ma io sono un “malato” del delta, che ho percorso in lungo e in largo; il film è solo una pallida ombra del romanzo, ma comunque da vedere. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Danilo Pellegrini Posted December 23, 2016 Author Report Share Posted December 23, 2016 (edited) @ Napy: Apprezzo particolarmente il suo giudizio positivo, signor Ghiglino; in effetti reputavo l'argomento fosse di scarso interesse e avevo deciso di chiuderla qui. Sono così incoraggiato di concludere il thread pubblicando alcune foto esplicative scattate in loco quest'estate, in un'avanscoperta per predisporre un'indagine più accurata. Allego anche le immagini satellitari che documentano i sensibili mutamenti del profilo costiero negli ultimi 15 anni dovuti a continue erosioni alternate a ripascimenti di notevoli masse di sedimenti. Accedere alla spiaggia da mare per la via più diretta può essere un incubo anche per un gommone: secche e “scani” si susseguono frequenti e paralleli alla costa a partire da oltre mezzo miglio da terra. E' d'obbligo seguire la tortuosa canaletta segnalata da frasche, continuamente aggiornata e corretta dai "meatori fluviali" percorsa dai pescatori locali. La zona è selvaggia e nel contempo di una bellezza sconvolgente; più delle parole sono significative queste immagini. Come per le foto precedenti pubblico in chiaro, in modo che anche gli amici di Luiz, non iscritti, che hanno introdotto l'argomento, possano vederle.Anticipo intanto a tutti voi gli auguri natalizi e un caro saluto.Danilo Immagine anno 2015 - situazione simile a quella odierna Immagine anno 2013 Immagine anno 2009 Immagine anno 2004 Immagine anno 2001 Edited December 23, 2016 by Danilo Pellegrini Napy 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted December 23, 2016 Report Share Posted December 23, 2016 Bene, una risposta "ottima e abbondante". Grazie.P.S. Questa vicenda mi ricorda quella del caro Franco Bargoni e il relitto del suo PERTINACE sugli scogli della Meloria. La demolizione finale dei relitti è sempre controversial ...Sono in debito di una spiegazione. Il buon Bargoni telefono' in mia presenza all'autore di un libro in cui si diceva che i resti del PERTINACE (il panfilo convertito in AS su cui Bargoni era stato imbarcato e su cui si era buscato una pleurite) si trovavano ancora sulle secche della Meloria, per dirgli ridendo che aveva assistito di persona (abitava allora all'Ardenza) alle demolizione del relitto da parte della ditta Fratelli Neri. Un grande maestro. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Domenico C. Posted December 29, 2016 Report Share Posted December 29, 2016 Se può interessare, secondo il diario di guerra dell'unità, a fine gennaio 1944 (e quindi poco prima della perdita) il SAN GIORGIO risultava armato con1 cannone da 76 mm1 mitragliera binata da 20 mm3 mitragliere singole da 20 mm Oerlikon2 mitragliere da 13,2 mm1 mitragliera da 8 mmoltre alle rotaie per posa mine. Purtroppo il documento non precisa meglio il cannone, ma conferma che si tratta di un 76 mm come precisato da Napy.Domenico C. Danilo Pellegrini and Napy 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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