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UNA LEZIONE DI STRATEGIA NAVALE


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Una Lezione di Strategia Navale.

 

Come ho scritto nel mio libro L’Operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan, generando all’epoca (1998) grandissima incredulità e sorpresa, nella Marina britannica, al pari di quella italiana, esisteva l’obbligo, soprattutto nelle notti di scarsa visibilità, di far seguire gli incrociatori dai cacciatorpediniere. Per la distruzione delle quattro navi mercantili del convoglio H (Aventino) la notte del 2 dicembre 1942 nella zona del Banco Skerki (Canale di Sicilia), la Forza Q britannica partì nel pomeriggio del giorno 1 da Bona nella formazione, incrociatori Orion, Sirius, Argonaut, cacciatorpediniere Quentin, Quiberon. Quindi con l’oscurità avvistò otticamente e attaccò il convoglio “Aventino” e rientro a Bona, per poi partire nel pomeriggio per Algeri, sempre procedendo con gli incrociatori in testa e i cacciatorpediniere che seguivano, mantenendo l’allineamento, per quanto possibile, anche durante lo scontro notturno.

 

Ricordo che per anni si è sempre detto che il disastro di Matapan del 28 marzo 1941 era da addebitare al povero ammiraglio Carlo Cattaneo, Comandante della 1a Divisione Navale, perche aveva mantenuto i cacciatorpediniere dietro gli incrociatori, privandosi di uno schermo protettivo avanzato. Nessuno, tra gli ammiragli e comandanti di unità, che conoscevano le norme di squadra, lo difese. Anzi, il più polemico fu l’ex Comandante della Squadra Navale, ammiraglio Angelo Iachino, il vero responsabile del disastro di Matapan, che scaricò su Cattaneo gran parte della propria responsabilità, e delle cui magagne io ebbi già modo di denunciare con prove di fatto nel mio libro "Il Giallo di Matapan", Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1985.

 

 Cattaneo, agendo d’iniziativa, avrebbe potuto mandate in testa i cacciatorpediniere, ma non lo fece per adeguarsi a quelle che erano allora le “Norme di Squadra” della Regia Marina, da me rintracciate e pubblicate nel citato libro “L’operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan”, edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare.

 

Poi, dopo la funesta esperienza di Matapan, i vertici della Regia Marina cambiarono le disposizioni di navigazione notturna e delle norme di combattimento, con i cacciatorpediniere disposti di volta in volta, e secondo la situazione, sul davanti e sui fianchi degli incrociatori. Invece nella Royal Navy, continuando a ritenere che nelle azioni di mischia dovessero essere gli incrociatori a mantenere la testa della formazione, per avere maggiore possibilità di individuare gli obiettivi e per non essere intralciati durante il tiro dai propri cacciatorpediniere che potevano essere scambiati per unità nemiche, le norme di navigazione notturna furono mantenute, con grande profitto.

 

Ricordo che anche nella distruzione delle sette navi mercantili del convoglio Beta (Duisburg), la notte del 9 novembre 1941 a sud della Calabria, la nave comando della Forza K, l’incrociatore Aurora, si mantenne in testa alla linea d’attacco (i due incrociatori Aurora e Penelope e i due cacciatorpediniere Lance e Lively) durante la navigazione di partenza da Malta e di ritorno, e sia nel corso del combattimento, mantenendo sempre la linea della formazione.

 

Dare poi la colpa di ogni nostra sconfitta al possesso del radar, all'epoca ancora alquanto impreciso, può aver fatto comodo nel corso degli anni quando si doveva dare ad ogni episodio di combattimento andato male una giustificazione. In realtà il tutto era causato da un addestramento al combattimento notturno insufficiente, e di apparati di puntamento e di tiro non adeguati alla situazione.

 

Francesco Mattesini

Edited by Francesco Mattesini
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Interessantissimo contributo storico, dallo stimato Mattesini, che mette a fuoco ancor di più le innumerevoli concause e fattori di mancato coordinamento operativo che afflissero la RM nel duro confronto con la RN.

A mio modesto giudizio, il fatto che lo stato maggiore della RM trasse quelle conclusioni operative, ancorandosi inoltre  ferreamente alla questione radar dopo Matapan, che rimase comunque sostanzialmente irrisolta nel settore italiano fino all'Armistizio (tranne ovviamente le poche iniziative ma non-sistematiche che si poterono mettere in atto) denota una certa insufficienza nell'analisi tattica e successivamente strategica delle operazioni. Eppure le teorie sulla cooperazione aeronavale (il vero problema nel mediterraneo) espresse dall'Amm. Di Gianberardino, con una visione piuttosto moderna (o forse troppo avanzata per le mentalità italiane) ed avanzata, furono chiare già ben prima delle nubi di guerra all'orizzonte!

Grazie.

Tiberio

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Caro Mattesini,

sempre puntuale, preciso e sul "pezzo"

Condivido pienamente e soprattutto non si è mai abbastanza attenti sul punto essenziale:   In realtà il tutto era causato da un addestramento al combattimento notturno insufficiente (ed anche quello diurno lasciava a desiderare, per le limitazioni delle pratiche di tiro, con l' eccessiva usura delle canne), e di apparati di puntamento e di tiro non adeguati alla situazione.

Da parte mia invito sempre gli interessati a recarsi presso i musei e rendersi conto dell' eccessiva complessità delle nostre centrali di tiro (ne sono conservate tre, in varie sedi) per rendersi conto della loro intrinseca inaffidabilità,  tra leverismi, relaix, troppe postazioni, le isteresi di calcolo erano eccessive e le avarie  purtroppo continue,  in una ambiente tanto difficile di vibrazioni, concussioni, scuotimenti per condizioni meteo marine,

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