Jump to content

Un episodio della Battaglia di mezzo giugno e gli aerosiluranti italiani


Francesco Mattesini
 Share

Recommended Posts

UN EPISODIO DELLA BATTAGLIA DI MEZZO GIUGNO 1942 CON PROTAGONISTI GLI AEROSILURANTI ITALIANI

 

             Dal mio articolo in preparazione sui “Successi degli Aerosiluranti italiani e tedeschi nel Mediterraneo”, tra l’estate del 1940 e l’estate del 1944, porto a conoscenza come si svolse il  sanguinoso attacco in massa degli aerosiluranti S. 79 e S. 84 della Sardegna il mattino del 14 giugno 1942.

             Ricordo che la Formazione Navale britannica, denominata Forza T, al momento dell’attacco, era costituita da un convoglio di 42 navi, tra cui  6 mercantili (5 piroscafi e 1 petroliera) scortato da un complesso di 38 navi, che includevano la corazzata Malaya, le portaerei Eagle e Argus, gli incrociatori Kenya (vice ammiraglio A.T.B. Curteis), Liverpool, Charybdis e Cairo, il dragamine veloce Welshman, 17 cacciatorpediniere, 4 dragamine di squadra e 7 motolance.

             Vediamo come si svolse la battaglia dopo che il convoglio britannico, proveniente dall’Estuario del Clyde, nella Scozia nord Occidentale, era stato segnalato transitare nella notte sul 12 agosto per lo Stretto di Gibilterra con rotta est, dagli osservatori dell’Asse di vigilanza sulle coste meridionali spagnole e del Marocco spagnolo.

 

             “La sera del 13 Giugno 1942 il generale di Squadra Aldo Urbani, Comandante dell’Aeronautica della Sardegna, tenne rapporto a tutti i comandanti dei reparti che l’indomani, nell’attaccare il convoglio nemico, dovevano svolgere i vari compiti assegnati. Dopo un ampio commento Urbani mise per iscritto i suoi intendimenti, cosegnandone poi copia a ciascuno dei Comandi interessati. Quando poi il mattino del 14 arrivarono le segnalazioni dei ricognitori italiani e tedeschi sul convoglio britannico, alle 08.00 il Comando Aeronautica Sardegna ordinava la partenza da Elmas di una prima formazione di otto tuffatori Cr. 42. Quindi comunicava ai reparti che l’ora X era fissata per le 09.00, e li metteva al corrente sugli ultimi spostamenti verso levante della formazione navale nemica, con rotta e composizione.

             In base a quanto stabilito dal generale Urbani, le varie formazioni offensive da impiegare contro il convoglio dell’operazione britannica Harpoon, per conseguire la simultaneità degli attacchi sull’obiettivo, fin dalla partenza dalle basi e nella rotta di avvicinamento al convoglio nemico dovevano mantenere il collegamento a vista, con velivoli dotati delle medesime caratteristica di velocità, che erano agevolati dalle ottime condizioni atmosferiche, con visibilità di almeno 30 km. In tal modo gli aerosiluranti S. 79 del 130° e 104° Gruppo, procedendo verso una zona di incontro colla formazione nemica compresa tra i paralleli 38°20’N e 37°40’E, e quindi relativamente vicini alle basi si partenza nel sud della Sardegna, dovevano volare in formazione, ad una quota di navigazione di circa 700 metri, scortati dai caccia meno veloci, i Cr. 42 del 24° Gruppo. Il 130° Gruppo, costituito dalle squadriglie 280a e 283a, era un reparto veterano, mentre il 104° Gruppo, con le sue squadriglie 252a e 253a, era stato da poco trasformato, passando dal bombardamento alla specialità di aerosilurante. Esso veniva per la prima volta impiegato in azione bellica, poiché Superaereo ritenne che avesse raggiunto un buon livello di addestramento al lancio del siluro, con almeno due lanci d’esercizio per ogni pilota.

             Per gli aerosiluranti S. 84 del 36° Stormo, che erano più veloci degli S. 79, il problema della protezione aerea si manifestò di più difficile realizzazione, perché assegnar loro la scorta ravvicinata di velivoli Cr. 42 significava farli scadere durante la navigazione, con distanziamento dei caccia sempre più crescente verso l’obiettivo. Fu quindi deciso che i più veloci caccia Mc. 200 del 54° Stormo della scorta indiretta, che possedevano anche maggiore autonomia, assumessero la protezione degli S. 84 nella zona del convoglio, arrivandovi con qualche minuto anticipo.

             I decolli delle formazioni offensive ebbero effettivo inizio alle ore 09.00, con la partenza da Elmas degli otto tuffatori Cr. 42 del 24° Gruppo Caccia ripartiti in due sezioni, ciascuna guidata da un S. 79 del 36° Stormo Aerosiluranti provenienti da Decimomannu, e si conclusero in un quarto d’ora con il decollo dalle varie basi della Sardegna meridionale  di:

             - quindici aerosiluranti S. 84 dei gruppi 108° e 109° del 36° Stormo, decollati da Decimomannu;

             - diciotto aerosiluranti S. 79, dei quali otto del 130° Gruppo, decollati da Elmas e dieci del 104° Gruppo decollati da Decimomannu, con aggregati velivoli ed equipaggi del 2° e 3° Nucleo Addestramento Aerosiluranti.

             - diciotto bombardieri Cant. Z. 1007 bis dei gruppi 29° e 33° del 9° Stormo , decollati da Villacidro;

             - diciannove caccia Cr. 42 del 24° Gruppo destinati alla scorta ravvicinata, decollati da Elmas; 

             - venti caccia Mc. 200 del 7° e 16° Gruppo del 54° Stormo destinati alla scorta indiretta, decollati da Monserrato.

             Durante il volo, passando per il settore di Capo Spartivento, le due formazioni degli aerosiluranti S. 79 si costituirono in pattuglie di cinque velivoli in colonna, volando alla quota di circa 700 metri. La formazione degli S. 84, per la richiesta del comandante del 36° Stormo, colonnello Giovanni Farina, che lamentò l’impossibilità di formare pattuglie organiche di cinque velivoli della stessa squadriglia per mancanza di addestramento degli equipaggi in tale tipo di formazione, procedette nella rotta verso il convoglio nemico con pattuglie a triangolo, di tre velivoli ciascuna.

             Il compito degli aerosiluranti era quello di attaccare simultaneamente i fianchi del convoglio britannico, con gli S. 79 del 130° Gruppo (capitano Franco Melley) e del 104° Gruppo (maggiore Virginio Reinero) diretti ad aggirarlo per poi attaccarlo sul lato meridionale, e con gli S. 84 del 36° Stormo (colonnello Giovanni Farina) destinati ad effettuare l’attacco sul lato nord della formazione nemica, perché le loro scarse doti di manovrabilità avevano consigliato di evitare possibili manovre di aggiramento dell’obiettivo. I bombardieri Cant. Z. 1007 bis del 9° Stormo (colonnello pilota Giovanni d’Auria), la cui quota di navigazione era stata fissata in 4000 metri, si costituirono e procedettero in colonna di pattuglie a cuneo di cinque velivoli. La loro azione di bombardamento doveva avvenire contemporaneamente a quella degli aerosiluranti e la quota di sgancio delle bombe fissata tra i 3000 e i 4000 metri, con obiettivi assegnati navi da battaglia e portaerei per il gruppo armato con le bombe da 160 chili e piroscafi, ed eventualmente incrociatori, per il gruppo armato con bombe da 100 chili.

             Il compito dei velivoli da caccia Cr. 42 del 24° Gruppo (maggiore Mario Frulla), era quello di scortare gli aerosiluranti in un'unica formazione nella fase di avvicinamento alla formazione nemica, volando anch’essi alla quota di 700 metri, per poi scindersi in due scaglioni al momento dell’attacco, uno per seguire e proteggere gli S. 79, l’altro per fare lo stesso con gli S. 84. I caccia Mc. 200 del 54° Stormo (tenente colonnello Francesco Beccaria), volando alla quota di 4000 metri, dovevano procedere l’arrivo sull’obiettivo degli aerei offensivi, per tenere impegnati preventivamente i caccia già in volo delle navi portaerei nemiche, e poi dedicarsi a proteggere l’attacco degli aerosiluranti e dei bombardieri.

             Sull’obiettivo, raggiunto intorno alle 10.00, gli otto Cr. 42 dalla prima ondata d’attacco, guidati dal capitano Alberto Brondi, trovarono ad attenderli otto caccia delle portaerei, decollati in quattro sezioni, tre di Hurricane dell’801° Squadron dalla Eagle e una di Fulmar dell’807° Squadron, sempre della Eagle ma partiti dalla Argus. Due Hurricane, pilotati dal tenente di vascello F.R.A. Turnbull e dal sottotenente di vascello H.E. Duthie, attaccando per primi, abbatterono subito uno dei due S. 79 del 36° Stormo, un velivolo della 259a Squadriglia con capo equipaggio il tenente Alberto Leonardi, mentre il secondo S. 79, della 256a Squadriglia, con pilota il tenente Isaia Rossi, pur attaccato riusciva a disimpegnarsi. I suoi mitraglieri ritennero ottimisticamente di aver abbattuto due caccia nemici.

            Nel frattempo, i piloti dei tuffatori Cr. 42, ciascuno dei quali era armato con due bombe da 100 chili fissate sotto le ali, effettuavano il tiro in picchiata prendendo di mira la Argus, ed erroneamente ritennero di averla colpita con due bombe all’estremità poppiera del ponte di volo, mentre in realtà fu mancato da una bomba soltanto l’incrociatore Charybdis che scortava la portaerei. Nella fase di disimpegno due Cr. 42, con piloti il capitano Alberto Brondi e il sottotenente Bruno Castro, furono abbattuti dalla sezione di Fulmar, guidati dal tenente di vascello A.B. Fraser-Harris, comandante dell’807° Squadron, e dal sottotenente di vascello L.P. Twiss. Altri due Cr. 42 furono costretti ad atterrare in Algeria, a Sidi Hamed, per mancanza di benzina.

             Alle 10.05, mezz’ora dopo che si era conclusa l’azione dei Cr. 42, e i caccia Mc. 200 del 54° Stormo si trovavano già da alcuni minuti sul cielo della formazione navale nemica, sopraggiunsero da nord quattordici aerosiluranti S. 84 del 36° Stormo, alla cui formazione era venuto a mancare il velivolo del maggiore Carlo Maccagno, rientrato alla base per avaria al circuito idraulico. Restavano i nove velivoli del 109° Gruppo che, guidati dal colonnello Farina, erano seguiti da altri cinque velivoli del 108° Gruppo, alla cui testa, essendo venuto a mancare il comandante Maccagno, era il capitano Arnaldo Casalotti. Avanzando in colonna di triangoli di pattuglie, nell’andare all’attacco sulla sinistra del convoglio gli aerosiluranti si suddivisero in pattuglie diradate per poi iniziare gli attacchi, contrastati dalla reazione dei caccia delle portaerei, che avevano in quel momento in volo sei Hurricane e quattro Fulmar.

             Parte di questi caccia costrinsero una delle pattuglie di tre S. 84 del 108° Gruppo, guidata dal capitano Casalotti, a ritardare la manovra di avvicinamento e il lancio dei siluri, che infine fu reso possibile, al terzo tentativo, contro una grossa unità in coda alla formazione, per l’intervento dei Cr. 42 del 24° Gruppo Caccia, che svincolarono gli aerosiluranti da una condizione eccezionalmente critica. Tuttavia poiché uno dei tre S. 84 fu abbattuto, e quello del capitano Casalotti non lancio il siluro per malfunzionamento del meccanismo di sgancio, ne risultò che soltanto un velivolo poté realizzare l’attacco contro la corazzata Malaya, senza riuscire a colpirla.

             Nel corso dell’azione, secondo la relazione britannica i velivoli italiani attaccarono alle 10.12 contrastati da un violentissimo fuoco contraereo, con la corazzata Malaya che sparava con tiro di sbarramento anche con i suoi cannoni di medio calibro da 152 m/m. Questa violenta reazione, lontana e vicina, generando un turbinio di scoppi e di proiettili traccianti diretti contro gli S. 84, costrinse i piloti a lanciare prudentemente da grande distanza, stimata in 3500 metri, i loro siluri che le navi britanniche evitarono con una pronta accostata di emergenza di 45° mettendo la prua verso gli attaccanti; manovra ordinata dalla nave ammiraglia, l’incrociatore Kenya su cui esercitava il suo comando il contrammiraglio A.T.B. Curteis, Comandante la Forza T, ossia dell’insieme delle forze navali britanniche. Conseguentemente nessun siluro giunse a segno, mentre, nel corso di un vero tiro al bersaglio, andarono perduti ben sei S. 84.

             I primi ad essere abbattuti furono due velivoli del 109° Gruppo, l’S.84 del colonnello Farina che, colpito da una cannonata esplose e precipitò in mare a circa 4.000 metri dalle navi, e l’S. 84 del capitano Paolo Simeoni, comandante della 259a Squadriglia, entrambi precipitati in fiamme in seguito all’attacco di due Fulmar dell’807° Squadron pilotati dal tenente di vascello Philip Hall e dal sottotenente di vascello Peter Palmer. A bordo del velivolo del colonnello Farina si trovava, quale copilota, il maggiore Mario Turba, comandante del 109° Gruppo.

             La stessa sorte subirono due velivoli della pattuglia del 108° Gruppo, con piloti i tenenti Angelo Zanelli e Oreste Bedosti, che si erano accodati per l’attacco ai nove S. 84 del 109° Gruppo, così come non rientro alla base l’equipaggio del tenente Angelo Abate, del 109° Gruppo. Infine l’ultima perdita riguardò uno degli S. 84 della pattuglia del 108° Gruppo che era stata costretta a ritardare l’attacco. Il velivolo pilotato dal sottotenente Oliviero Donati, colpito al motore destro e ai piani di coda, fu costretto ad ammarare, ma i sei uomini dell’equipaggio, tre dei quali erano feriti, furono tratti in salvo dopo sette ore di permanenza su un battellino da un idrovolante Cant. Z. 506 della 613a Squadriglia Soccorso, che era decollato da Cagliari con pilota il maresciallo Bosio.

             Da parte britannica, nell’attacco agli aerosiluranti, andarono perduti due Fulmar dell’807° Squadron. Quello del tenente Hall fu colpito dapprima dai mitraglieri degli S. 84 e poi dai piloti dei Cr. 42 del 24° Gruppo, dei quali il tenente Italo Marchi e il sottotenente Giorgio Moretti sostennero di aver abbattuto un velivolo di quel tipo. Nel tornare verso la Argus, il Fulmar fu raggiunto dai proietti  dalle mitragliere Oerlikon del cacciatorpediniere Wrestler  e precipitò in mare. Il pilota, decedette, mentre si salvò l’osservatore sottotenente di vascello L.D. Hurry, recuperato da una nave della Forza T. Il secondo Fulmar ad andare perduto era quello pilotato dal sottotenente di vascello Palmer e con osservatore il sottotenente di vascello John Ceely. Entrambi decedettero.

             Alle 10.00, mentre si svolgeva il disastroso e inconcludente attacco degli S. 84 del 36° Stormo, gli aerosiluranti S. 79 del 104° e del 130° Gruppo e del 2° e 3° Nucleo Addestramento arrivarono sull’obiettivo da nord, in colonna di cunei di cinque velivoli ciascuno. In testa, guidati dal maggiore Melley, erano gli otto velivoli del 130° Gruppo seguiti, al comando del maggiore Reinero, dai dieci velivoli del 105° Gruppo. Accolti anch’essi dalla violentissima reazione delle unità navali e dall’aggressività dei caccia delle portaerei, gli S. 79, sopraggiunsero sulla sinistra della formazione navale, attraversando alla quota di 150 metri la linea dei cacciatorpediniere della scorta. Quindi aggirato da poppa il convoglio, gli S. 79 lo attaccarono da sud sul lato dritto, scindendosi in due gruppi, con i velivoli del 130° che diressero verso la testa della formazione e quelli del 104° verso il settore centrale. Quindi, diradandosi, gli S. 79  lanciarono i loro siluri contro le navi mercantili della colonna meridionale che si presentavano in condizioni favorevoli, dall’altezza di circa 50-100 metri e dalla distanza media di circa 1800 metri.

             Nonostante la violenta reazione contraerea delle navi e l’aggressività dei caccia delle portaerei, che persistevano nell’azione di contrasto agli S. 79 anche dove più violento era il fuoco delle artiglierie e delle mitragliere, ebbe successo. Tre pattuglie di S. 79 diressero contro i piroscafi e l’incrociatore tipo “Southampton” che li guidava, la quarta pattuglia diresse contro quella che fu ritenuta una corazzata. Uno dei siluri colpì la nave di testa della colonna, il grande incrociatore Liverpool, che in quel momento procedeva alla velocità di ventuno nodi, e un altro siluro raggiunse, a centro nave, il piroscafo olandese Tanimbar, che occupava l’ultimo posto nella colonna di dritta.  

             Secondo la versione britannica, uno degli aerosiluranti, per lanciare la sua arma si spinse fino a 400 metri dalla portaerei Eagle, ma fu abbattuto dalle sue mitragliere. Era l’S. 79 della 253a Squadriglia del 104° Gruppo pilotato dal tenente Mario Ingrellini, che per lanciare il siluro, superando il cerchio di fuoco delle unità di scorta, si era spinto fino a 400 metri dalla Eagle, per poi precipitare con un motore in fiamme. Lo stesso avvenne per l’S. 79 che colpì il Tanimbar, che si trovava in coda al convoglio. Questo aereo colpito dalle mitragliere del piroscafo americano  Chant, alle cui armi vi erano cannonieri della Marina statunitense, continuò nel suo percorso fino a quando non fu abbattuto da un’altra nave. Nel frattempo aveva sganciato il suo siluro colpendo il Tanimbar, che restò immobilizzato e in stato di affondamento.

             Oltre ad Ingrellini, la 253a Squadriglia perse l’S. 79 pilotato dal tenente Giovanni Vivarelli Colonna, nobile rampollo di una famosa casata. Essendo gregario di sinistra del maggiore Rainero, fu abbattuto dopo aver sganciato il siluro contro una grossa unità da guerra. Quattro altri velivoli della 253° Squadriglia, che subì la maggiore pressione della contraerea delle navi britanniche, furono colpiti gravemente.

             Di essi, l’S. 79 del maggiore Reinero che, dopo essere sfuggito volando a pelo d’acqua ad un caccia che lo aveva inseguito dopo lo sgancio del siluro, mentre stava rientrando a Decimomannu al limite dell’autonomi, assai danneggiato e con il primo armiere Pietro Chessa ferito, fu costretto ad atterrare ad Elmas senza il poppino sinistro asportato da una granata. Il secondo S. 79, quello del sottotenente Giovanni Babini, i cui danni furono gravissimi, fu anch’esso costretto ad atterrare ad Elmas. Il  terzo S.79, che era stato colpito ai serbatoi durante la fase d’attacco e poi dalla caccia durante la manovra di scampo, perdendo carburante costrinse il pilota, tenente Enrico Marescalchi, a effettuare abilmente un atterraggio di fortuna senza carrello su un prato di modeste dimensioni a circa 4 chilometri da Capo Teulada. Infine il quarto velivolo pilotato dal tenente Eugenio Taverna, secondo gregario di testa del maggiore Reinero, dopo lo sgancio del siluro, fu costretto a sorvolare la nave che aveva attaccato, e nell’allontanarsi in fase di scampo, fu colpito da una gran numero di colpi di mitragliera. Ciononostante, riportandosi a pelo d’acqua, riuscì a raggiungere la base. Fu l’unico velivolo dei sei della 253a Squadriglia a rientrare a Decimomannu e fu probabilmente l’S.79 che con il suo siluro colpì il piroscafo Tanimbar, e che nel piroscafo Chant ritennero fosse stato abbattuto.

             Anche gli S. 79 del 130° Gruppo, che attaccarono in due pattuglie di quattro velivoli, equamente ripartiti tra quelli della 280a e della 283a Squadriglia trovarono parecchia difficoltà a farsi strada verso gli obiettivi, perché attaccati dai caccia delle portaerei, che li costrinsero a desistere da un primo tentativo d’attacco. Si ripresentarono all’attacco verso le 11.00, dopo aver compiuto un lungo giro verso sud, ma l’azione, secondo alcuni, fu condotta senza trappa convinzione e i loro siluri, sganciati da troppo lontano per conseguire un buon risultato multiplo. Tuttavia, poiché una pattuglia di quattro S. 79, guidata dal maggiore Melley e con gregari i tenenti Alessandro Setti e Angelo Caponetti e il sottenente Manlio Caresio attaccarono l’incrociatore di testa del convoglio, che era il Liverpool, e molto probabile che sia stato un loro siluro a colpirlo. In effetti, l’equipaggio aveva chiaramente individuato quattro scie di siluri che correvano verso l’incrociatore; due furono schivati, uno passò sotto la poppa del Liverpool, che non poté evitare di essere colpito dall’ultimo siluro. I quattro S. 79 rientrarono tutti alla base di Elmas, sebbene più meno danneggiati, e con le carlinghe e le ali forate in più punti, a dimostrazione che nell’attaccare non si erano tirati indietro.

             Il totale delle perdite di quest’ondata d’attacco di aerosiluranti fu rappresentato dall’abbattimento dei due S. 79 della 253a  Squadriglia del 104° Gruppo, e di due caccia di scorta: un Mc. 200 del 16° Gruppo del 54° Stormo con pilota sergente maggiore Raimondo Giardini, e un Cr. 42 del 24° Gruppo con pilota il sergente maggiore Mazzolani. Giardini e Mazzolani furono vittime degli Hurricane della Eagle.

             Il successivo ed ultimo attacco dei Cant. Z. 1007 bis del 9° Stormo, portato da una quota di circa 4000 metri e con rotta 90°, ebbe ugualmente un certo successo. I velivoli arrivando sopra le navi della Forza T in due formazioni, a breve intervallo l’una dall’altra, subito dopo la conclusione dell’attacco degli aerosiluranti S. 79, sganciarono settantanove bombe: sessantasette da 160 chili e dodici da 100. Una salva sganciata dalla formazione di otto velivoli del 29° Gruppo (maggiore Cesare de Porto) centro ancora il Tanimbar (8.169 tsl). Due bombe colpirono il piroscafo. Il suo lato sinistro fu avvolto dalle fiamme. Poi il Tanimbar assunse uno sbandamento a sinistra di 20°, e il comandante ordinò di abbandonare la nave, che poco dopo affondò. Invece, nessun successo conseguirono nel successivo attacco i dieci Cant Z. 1007 bis del 33° Gruppo (maggiore Ercole Savi). Tutti i Cant. Z. 1007 bis rientrarono alla base, con danni più o meno gravi.

             Il Liverpool (capitano di vascello William Rudolph Slayter), probabilmente colpito, come detto, da un siluro sganciato da un S 79 del 130° Gruppo Aerosiluranti, che non era riuscito a schivare, riportò gravi danni, e dopo aver girato sulla destra rimase immobilizzato con uno sbandamento di 7° a dritta, e con una falla nello scafo di 24 piedi per 19. Uno degli aerei attaccanti dopo aver sganciato il siluro sorvolò il Liverpool mitragliando il ponte superiore e causando alcune vittime. In totale i morti della nave furono quindici e i feriti ventidue.

            Il Liverpool in fiamme e con la sala macchine demolita ed allagata, la sala motori anch’essa invasa dall’acqua che, passando per i depositi di nafta, raggiunse i compartimenti di dritta fino al ponte inferiore, il timone inceppato e una sola elica utilizzabile, con locali privi di corrente elettrica, e due torri di tiro inutilizzabili, dopo aver spento l’incendio fu costretto ad invertire la rotta. Essendo assai sbandato, nel dirigere verso Gibilterra con rotta 270°, l’incrociatore fu rimorchiato, alla velocità di tre soli nodi dal cacciatorpediniere Antelope, che era scortato, per la protezione antisommergibile, dal cacciatorpediniere Westcott. Raggiunse Gibilterra dopo essere scampato nel pomeriggio del 14 giugno all’attacco di ben quarantaquattro aerei italiani decollati dalla Sardegna, inclusa una formazione mista di otto aerosiluranti S. 79: tre del 104° Gruppo e cinque del 130°. Erano i soli velivoli di quella specialità ancora in grado di immediato impiego dopo la precedente e sanguinosa azione del mattino, e furono rispettivamente guidati sul Liverpool dai tenenti Eustachio Cattaneo e Angelo Caponetti. Vi fu ancora una perdita dal momento che fu abbattuto dall’incrociatore un S. 79 della 253a Squadriglia del 104° Gruppo, con capo equipaggio il tenente Giovanni Giacomello, ma i sei uomini l’equipaggio furono recuperato l’indomani dal cacciatorpediniere britannico Vidette.

             Gli attacchi degli aerosiluranti dell’Aeronautica della Sardegna nella giornata del 14 giugno, con il solo affondamento del piroscafo Tanimbar, da condividere tra aerosiluranti e bombardieri, e il danneggiamento per siluro dell’incrociatore Liverpool, furono considerati soddisfacenti poiché si ritenne, sulle ottimistiche affermazioni degli equipaggi degli aerosiluranti convalidate da Superaereo, che fossero stati affondati tre piroscafi e colpiti una portaerei, una corazzata, due incrociatori e un cacciatorpediniere e abbattuti undici aerei da caccia nemici. Risultati che erano assolutamente fuori della realtà. Inoltre, l’attacco costò  molto cari ai reparti di volo della Sardegna che lamentarono il mancato rientro alla base di ben sedici velivoli, tra cui sei aerosiluranti S. 84, quattro S. 79, tre dei quali aerosiluranti, un bombardiere Cant. Z. 1007 bis, quattro caccia Cr. 42 e un caccia Mc. 200. I britannici per contro persero nel corso dei combattimenti aerei soltanto tre velivoli da caccia, due Fulmar dell’807° Squadron, uno dei quali, come detto, abbattuto dalle navi amiche, e un Hurricane dell’801° Squadron.

             Secondo le relazioni britanniche gli equipaggi italiani attaccarono valorosamente, ma avrebbero certamente raggiunto un risultati maggiori di quelli conseguiti se avessero meglio coordinato le azioni tra bombardieri e aerosiluranti, e soprattutto tra i due gruppi di aerosiluranti che avrebbero dovuto svolgersi contemporaneamente sui due lati della formazione navale. Sebbene alcuni ufficiali non fossero stati concordi con questa valutazione, il capitano di vascello A.S. Russell, comandante dell’incrociatore Kenya, e il capitano di vascello H.T. Ammstrong del cacciatorpediniere Onslow definirono gli attacchi aerei “inattesi e impressionanti”. Il comandante della Malaya, capitano di vascello J.W.A. Waller, ritenne invece “che l’efficienza del tiro di sbarramento effettuato con i pezzi da 152” avesse “indotto gli attaccanti a sganciare prematuramente i loro siluri”.

Edited by Luiz
Link to comment
Share on other sites

  • 8 years later...

Buonasera. L'aviere motorista Silvio Ales decorato con medaglia d'argento al valor militare morì nella battaglia di mezzo giugno e la motivazione della medaglia recita:....in azione di bombardamneto  ed in numerose ricognizioni offensive durante una delle quali veniva affondato un piroscafo nemico ( era il Tanimbar?) e in una azione notturna dopo  che il velivolo era stato costretto ad un ammarraggio per avaria ai motori visto il proprio comandante in pericolo, si lanciava generosamente in suo aiuto  e nell'eroico tentativo ne divideva l'ignota sorte" Mi potrebbe chiarire se fu il savoia marchetti di Ales ad affondare il piroscafo? Sto scrivendo delle biografie su personaggi della toponomastica trapanese. Grazie, Giuseppe Romano

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Create New...