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Libro "La Repubblica di Salò"


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Un libro che non conoscevo di un autore sconosciuto, Diego Meldi, trovato in un supermercato a prezzo ridotto.

Lo ho sfogliato per curiosità e lo ho comprato quando ho visto che contiene un capitolo dedicato ai “franchi tiratori fiorentini”.

Un episodio poco conosciuto di cui avevo letto nel libro “L’Italia della luogotenenza” di Ludovico Incisa di Camerana.

Nell’agosto ’44 quando gli alleati arrivarono all’altezza di Firenze, la città rimase abbandonata per alcuni giorni tra le linee ed iniziò una guerra civile tra partigiani usciti dalla clandestinità o arrivati dalla campagna e fascisti fiorentini.

L’autore cerca di ricostruire quel che è effettivamente successo districandosi tra gli scritti propagandistici successivi, lamenta la mancanza di documenti e la necessità di dover ricorrere a dichiarazioni orali spesso poco attendibili. Il giudizio finale, pur incerto, è che l’episodio sia stato sopravvalutato.

Il libro segue la linea programmatica del sottotitolo: “Gli avvenimenti che sconvolsero l’Italia analizzati e presentati con chiarezza ed obbiettività”. Non fa sconti sulle colpe di entrambe le parti, evita toni drammatici e cerca costantemente di tenersi al di sopra delle parti.

Gli avvenimenti sono descritti in modo sintetico, molto spazio è dedicato a documenti, discorsi di Mussolini, leggi, decreti; vi è un elenco di tutte le formazioni militari, di polizia regolari e irregolari che hanno operato nella Repubblica di Salò, quindi per scriverlo è stata necessaria una seria ricerca storica.

Mi ha fatto riflettere e ha cambiato in parte le mie convinzioni il capitolo dedicato ai problemi di legittimità.

Ho sempre dato per scontato che il governo Badoglio fosse il governo italiano legittimo e la Repubblica di Salò un governo fantoccio degli occupanti tedeschi, ma se esaminiamo i fatti il giudizio potrebbe essere diverso.

Nel ’22 dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio, Mussolini fu incaricato dal Capo dello Stato e ricevette la fiducia del Parlamento; certo la marcia su Roma era una minaccia, una pressione indebita, ma che il fascismo sia andato al potere in modo legittimo è opinione condivisa da tutti gli storici.

Nel luglio ’43 il Capo del Governo in carica è stato costretto alle dimissioni, arrestato immediatamente dopo e al suo posto è stato nominato un generale non legittimato successivamente da un Parlamento o dal Senato.

Se i fatti si fossero svolti in un paese del Sud America nessuno avrebbe dubbi a definirlo un colpo di stato militare.

Nel settembre ’43, dopo la firma dell’armistizio lungo il governo Badoglio era formalmente privo di ogni potere, tutte le sue decisioni dovevano essere approvate dalla commissione alleata.

Al nord ovviamente i tedeschi avevano sempre l’ultima parola, ma formalmente non vi era alcun obbligo del genere.

Da considerazioni formali passiamo a cose più concrete, le forze militari messe in campo.

Avevo letto da qualche parte e sempre creduto che le 4 divisioni repubblicane addestrate in Germania si fossero sfasciate per le diserzioni al rientro in Italia e che fossero state impiegate al fronte in modo molto limitato.

Dal libro scopro e ho verificato da altre fonti che fino alla fine della guerra hanno tenuto il fronte in Garfagnana, Liguria e sulle Alpi contro la Francia, fronti secondari certo, ma un apporto non trascurabile.

Sull’altro lato invece, malgrado le richieste dei generali del Regio Esercito agli Alleati, l’impiego al fronte fu sempre estremamente limitato.

Al Nord, dopo aver pensato in un primo tempo di rivolgersi solo a volontari, con molte incertezze si decise per la chiamata di leva e fu probabilmente un errore. I renitenti furono molti, per evitare la leva ci fu chi si rifugiò in Svizzera, tra cui un mio zio, e chi entrò nei partigiani.

Malgrado questo è impressionante il numero dei volontari che aderirono all’esercito Repubblicano e ad altre formazioni militari fasciste.

Al sud non ho mai sentito parlare di volontari e ho il dubbio che durante la guerra non siano mai state fatte chiamate di leva.

Condivido la visione del libro che la grande maggioranza della popolazione attendesse solo la fine della guerra senza impegnarsi, stretta da un lato e dall’altro tra due fazioni che la tormentavano cercando di portarla dalla loro parte, ma tutto sommato ho l’impressione che al nord l’appoggio della popolazione al governo fosse maggiore che al sud.

Per non essere completamente fuori tema aggiungo che è citata con il giusto peso la Marina repubblicana, la cui attività in pratica coincide con quella della Decima MAS. Citato anche l’unico successo, il grave danneggiamento del cacciatorpediniere francese Tromb con un barchino esplosivo,

Concludendo un libro valido e documentato che vale la pena di leggere.

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  • 2 months later...

Se riporta gli argomenti come li hai descritti, senza le solite manipolazioni che hanno fatto eroi chi non lo era affatto  e decorati con medagli d'oro, al posto delle gia assegnate e discutibili medaglie d'argento (conoscenza personale), ritengo che sia un libro da leggere e istruirsi su materie non conosciute. . Riguardo a fatti militari, i militi della Repubblica Sociale Italiana hanno difeso, facendolo bene, il confine occidentale dall'attacco dei francesi, inchiodandoli fino alla fine della guerra. Anche la costa Ligure era difesa dai militi, per non parlare delle difesa contro le truppe di Tito, al confine orientale, che volevano avanzare oltre quanto hanno fatto, occupando anche Monfalcone, che poi per l'intervento degli anglo-americani dovettero lasciare.  Lo stesso accadde per la Val d'Aosta, che i francesi, una volta apertosi il cammino alpino per la fine della guerra, non volevano mollare.

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