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UN BREVE SUNTO SULLA VERITA’ DELL’AFFONDAMENTO DEL CACCIATORPEDINIERE BRITANNICO “MOHAWK” DURANTE L’ATTACCO AL CONVOGLIO “TARIGO” LA NOTTE DEL 16 APRILE 1941


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UN BREVE SUNTO SULLA VERITA’ DELL’AFFONDAMENTO DEL CACCIATORPEDINIERE  BRITANNICO “MOHAWK” DURANTE L’ATTACCO AL CONVOGLIO “TARIGO” LA NOTTE DEL 16 APRILE 1941

 

Distaccato a Malta, il Mohawk faceva parte, con altri tre cacciatorpediniere della 14a Flottiglia (Jervis, Janus, Nubian) di una forza d’attacco, che l’11 aprile 1941, proveniente da Alessandria, era giunta nel porto della Valletta, per ordine del Comando della Flotta britannica del Mediterraneo (Mediterranean Fleet). Lo scopo del trasferimento era quello di costituire a Malta, per la prima volta dall’inizio della guerra con l’Italia, una forza d’attacco di navi di superficie destinata a minacciare le rotte libiche dell’Asse. Dopo due notti di pattugliamenti, trascorsi senza avvistare due convogli nel Canale di Sicilia, i quattro cacciatorpediniere, guidati dal capitano di vascello Philip John Mack sul Jervis, salparono nuovamente alle ore 18.00 del 15 aprile 1941 per intercettare, alla velocità di 26 nodi, un convoglio italiano diretto a Tripoli, che era stato segnalato quello stesso pomeriggio da un aereo da ricognizione Maryland del 68° Squadron della RAF di base a Malta.

Il convoglio, costituito dai piroscafi tedeschi Adana, Aegina, Arta, Iserlohn, dal piroscafo italiano Sabaudia, e scortato dai cacciatorpediniere italiani Luca Tarigo, Baleno e Lampo, fu intercettato nelle prime ore del 16 presso Sfax ed attaccato alle 02.10 fu completamente distrutto. Alle 02.38, dopo aver contribuito ad incendiare una delle unità del convoglio e mentre stava manovrando per attaccare una nave mercantile che stava tentando di speronarlo, il piroscafo tedesco Arta, il Mohawk (capitano di fregata John William Musgrave Eaton) fu colpito sul fianco destro, all’altezza della torre prodiera Y, da un siluro lanciato dal cacciatorpediniere italiano Tarigo (capitano di fregata Pietro De Cristofaro), che poi fu anch'esso affondato. Ne conseguì che la torre Y, per l’esplosione del suo deposito munizioni, andò completamente distrutta, e tutto il personale della torre e quello adibito al suo rifornimento di munizioni restò ucciso. Pur costretto a fermarsi, con parte della poppa asportata fino alla torre X, il Mohawk, impiegando le due torri prodiere A e B, aprì ugualmente il fuoco sulla nave mercantile scelta a bersaglio, probabilmente l’Arta, e la centrò con alcuni proiettili incendiari, determinandone l’esplosione. Subito dopo, alle 02.40, il cacciatorpediniere, che continuava a sparare sulle navi nemiche in vicinanza, fu nuovamente colpito sul lato sinistro, all’altezza della plancia e tra le sale caldaie 2 e 3, da un secondo siluro, questa volta lanciato dal cacciatorpediniere Lampo (capitano di corvetta Enrico Marano), assieme ad un secondo siluro, mentre un terzo siluro non era partito per mancata accensione della carica di lancio. In precedenza, lo stesso Lampo, sebbene gravemente danneggiato a poppa dal tiro del cacciatorpediniere Nubian (capitano di fregata Richaerd William Rovenhill), aveva lanciato una salva di tre siluri contro lo stesso Nubian, ma non lo aveva colpito. Dopo il riuscito attacco del Lampo, il Mohawk, come ha riportato nella sua relazione il comandante Marano, aveva cessato il fuoco contro la sua nave. In effetti era rimasto completamente immobilizzato e sbandato sul fianco.

Il capitano di vascello Philip John Mack, comandante del Jervis; ordinò al Janus (capitano di fregata John Anthony William Tothill) di finire il Mohawk. Bastarono soltanto quattro proietti da 120 mm della torre B prodiera. per dare al cacciatorpediniere il colpo di grazia. Il Mohawk affondò rapidamente di fianco, in lat. 34°56’N, long. 11°42’E, in un punto ove il fondale era di circa 13 metri, e rimase semisommerso con circa 15 metri di castello sopra il pelo dell’acqua. Gran parte dell’equipaggio riuscì a mettersi in salvo su sei battellini “Carley”, o gettandosi in mare.  Gli uomini del Mohawk  recuperati dal Nubian e dal Jervis (Philip John Mack) furono 169, mentre i deceduti risultarono 39, tra cui un solo ufficiale.

Questo breve racconto è da me portato a conoscenza dei lettori dell’AIDMEN, in attesa dell’ultimazione di un mio libro sulla distruzione del convoglio “Tarigo”, che sarà stampato al più presto dall’editore Luca Cristini.

La manovra di attacco del Lampo (che aveva portato ad affondare il già gravemente danneggiato Mohawk colpito da un siluro del Tarigo) e in particolare il comportamento del suo comandante capitano di corvetta Enrico Marano, sarà descritta in modo esaustivo. 

Al Comandante Marano dovrebbe essere doveroso assegnargli per la sua impresa una adeguata decorazione alla memoria, consegnandola ai suoi parenti più stretti.

Francesco Mattesini

 

 

 

 

 

 

 

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Sembra che l'unica arma efficace dei caccia italiani siano stati i siluri. Non si parla di colpi di artiglieria andati a segno, mentre i cannoni inglesi colpivano e facevano danni.

I nostri 120 avevano gli stessi problemi di dispersione colpi dei grossi calibri, in sintesi non colpivano mai?

Mi viene il dubbio che essendo notte gli italiani non abbiano nemmeno sparato.

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