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L’Ing. Repossi, tra i ricordi del padre, mi riferì del siluramento del Bolzano in agosto ’42 e mi disse che aveva un libro in cui era descritta tutta la vicenda.


Gli chiesi di prestarmelo, ma la cosa non era tanto semplice; il libro era già esaurito quando il padre cercò di procurarselo e riuscì solo ad avere una copia in prestito che fotocopiò integralmente.


Nel frattempo avevo cambiato lavoro ed ero andato a Venezia come direttore di cantiere per l’impianto di trasporto bagagli del nuovo aeroporto; ero da solo nella baracca del cantiere dove avevo una mastodontica vecchissima fotocopiatrice che copiava un foglio alla volta.


Come è tipico di questi lavori, periodi di attività frenetica si alternavano a periodi in cui c’era poco da fare, per cui mi feci prestare le fotocopie e con pazienza, poco alla volta, fotocopiai di nuovo le 400 pagine del libro.


Mi sembrava di averlo letto e lo ricordavo noioso, scritto nello stile retorico tipico del periodo; recentemente lo ho ripreso perché pensavo riportasse la vicenda dell’ipotetico bombardamento costiero del Bande Nere.


Probabilmente avevo scorso solo l’inizio, ora lo ho letto integralmente e ne ho avuto una impressione completamente diversa.


Il libro è “Vento in prora - Pagine di guerra” di Armando Traetta, in pratica la sua autobiografia dal giugno ’40 al settembre ’43, scritto immediatamente dopo i fatti e pubblicato nel 1950.


L’autore avvisa che ha preferito lasciare il libro così come era in origine, perché così rispecchia lo spirito e la mentalità delle persone che agivano in quel momento e direi che questo è il maggior pregio del libro.


Le notizie sugli esiti delle battaglie sono quelle che si conoscevano al momento, naturalmente spesso imprecise, ma non lo considero un difetto; giustamente l’autore dice che questo non è un libro di storia.


Il libro mi ha fatto riflettere su come noi, appassionati di storia navale e di battaglie, concepiamo la guerra; leggiamo i numeri dei morti e feriti, sappiamo cosa significano, ma in fondo li consideriamo come fosse il risultato di un videogioco o di una partita di calcio. 


I libro racconta storie tremende vissute da testimone diretto, come quella di un marinaio che esce felice dall’ospedale perché ha perso un braccio, ma è riuscito a salvare una gamba che era andata in cancrena e vicinissima all’amputazione.


O quella di un marinaio che in occasione del bombardamento del Gorizia era rimasto con le gambe schiacciate da una pesantissima piastra di corazza; per tentare di salvarlo gli vengono amputate le gambe sul posto, da un infermiere perché il dottore era morto, e anche lui muore appena finita l’operazione.


O quando a Napoli durante le riparazioni del Bolzano, vuotando un locale allagato si ritrova il teschio di un marinaio dato per disperso qualche mese prima; naturalmente non era un estraneo, era una persona con cui si era vissuti fianco a fianco per più di due anni.


Tornando ad argomenti più tecnici e meno deprimenti, Traetta era imbarcato sul Bolzano dall’inizio della guerra, fu gravemente ferito in occasione del primo siluramento del Bolzano, ritornò a bordo appena ristabilito e vi rimase fino alla sua ultima destinazione La Spezia.


Poi fu destinato al Gorizia e vi rimase fino al trasferimento a La Spezia, gravemente danneggiato da un bombardamento a La Maddalena.


Infine fu destinato a Genova sul Freccia come direttore di macchina e al momento dell’armistizio sovraintendeva al recupero della nave nel frattempo affondata in un bombardamento.


Interessante il resoconto dei danni al Bolzano a Punta Stilo.


Fu colpito da un proiettile a poppa che fece pochi danni ma troncò i cavi elettrici che alimentavano una delle due elettropompe che azionavano il timone; con questo danno il timone avrebbe dovuto mantenere la sua posizione, invece ruotò completamente da un lato e la nave fece un circolo completo finché si riuscì a passare al controllo manuale del timone. Solo dopo ci si rese conto che un secondo proiettile della stessa salva era esploso in acqua vicino alla poppa e lo spostamento dell’acqua aveva portato il timone a incastrarsi a fine corsa a sinistra.


Sui libri di storia è scritto “danni trascurabili, la nave è rientrata immediatamente in servizio.


Nel libro di Traetta si scrive anche di morti, di funerali con picchetto d’onore, di madri e parenti da avvisare, di feriti da visitare in ospedale.


Il libro continua con gli avvenimenti successivi, Taranto, Capo Teulada, Matapan, ma io salto al 7 agosto 1941, quando il Bolzano fu silurato da un sommergibile e Traetta rimase seriamente ferito, anche se si riprese abbastanza rapidamente, fu dichiarato ancora idoneo e su sua richiesta riassegnato al Bolzano quando era in riparazione a Genova.


Tommaso Repossi racconta che in questa occasione dei marinai annegarono perché rimasti chiusi dalle porte stagne in locali allagati e che degli ufficiali, con le pistole in pugno, impedirono ai loro compagni di riaprire le porte per soccorrerli.


Gli ufficiali potrebbero anche aver avuto ragione, forse i marinai non si potevano comunque salvare e riaprire le porte stagne poteva mettere a rischio la nave; non so se Repossi fosse testimone diretto o riferisse quanto detto da altri, non so quanto questo racconto sia attendibile, ma a pag. 163 è riferita una circostanza che lo fa ritenere basato su un fatto reale.


Molti giorni dopo il siluramento furono recuperati i corpi di due marinai di guardia all’elettropompa del timone ed è probabile che siano morti annegati.


La prossima volta racconterò la fine del Bolzano.


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