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Il blocco aeronavale italiano nella guerra di Spagna


Giancarlo Castiglioni
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Il blocco aeronavale italiano nella guerra di Spagna


(ottobre 1936 – marzo 1939)


 


Ho finito di leggere l’interessante, ponderoso e dettagliatissimo lavoro di Mattesini e ho constatato che le mie conoscenze sull’argomento erano molto lacunose.


Colpa mia naturalmente, ma l’argomento è trascurato sia nelle storie della guerra civile spagnola che nelle storie della marina italiana.


Sapevo dei pochi bombardamenti costieri, dell’attacco per errore di un sommergibile ad un cacciatorpediniere inglese, della cessione alla Spagna di due sommergibili.


Non sapevo che erano stati ceduti anche 2 esploratori e due vecchi cacciatorpedinieri.


Non sapevo che alcuni mercantili con rifornimenti dall’URSS erano stati intercettati addirittura nel Mar Egeo, soprattutto non sapevo che la guerra al traffico era stata così estesa e continua per tutta la durata della guerra.


Sicuramente l’importanza dell’intervento della Regia Marina nella guerra di Spagna è molto sottovalutato.


Comunque l’azione aerea è stata di molto prevalente su quella navale e Mattesini documenta i moltissimi attacchi contro navi in navigazione ed in porto.


Sono documentati anche i numerosi bombardamenti su Barcellona, principalmente sul porto, alcuni su infrastrutture industriali, ma molti sulla città con intenzioni dichiaratamente terroristiche.


Come più tardi gli alleati durante la IIGM, gli effetti demoralizzanti di questi bombardamenti sono stati molto sopravvalutati da militari e Governo italiano.


Una citazione merita il bombardamento su Barcellona fatto il 1 gennaio 1938 dal Generale Giuseppe Valle, Segretario di Stato e Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica; credevo che fosse stato effettuato da una formazione, invece era un solo aereo pilotato personalmente da Valle, con partenza e ritorno a Guidonia, quindi un volo di 2.000 km, ai limiti dell’autonomia.


Mattesini a ragione lo critica per le complicazioni politiche conseguenti se qualcosa fosse andato storto, ma io credo che il valore morale del gesto lo giustifichi; chi comanda deve essere disposto a prendersi almeno in piccola parte gli stessi rischi che ordina.


Credo sia stato il solo bombardamento effettuato partendo direttamente dall’Italia, tutti gli altri partivano da Maiorca, in posizione ideale equidistante da Barcellona e da Valencia, base della flotta Repubblicana.


Naturalmente tutti i successi contro i trasporti repubblicani furono ottenuti con bombardieri a volo orizzontale, dato che non avevamo bombardieri in picchiata e meno che mai aerosiluranti.


I tedeschi invece avevano i bimotori biplani Heikel HE.59, aerei di concezione decisamente superata, usati per lo più come bombardieri e che come aerosiluranti, anche per difetti nei siluri, riuscirono a mettere un solo colpo a segno, non un gran risultato.


Credo che quanto successo in Spagna abbia molto contribuito a portar fuori strada la Regia Aeronautica; gli aerosiluranti non ottenevano grandi risultati, i bombardieri a volo orizzontale colpivano le navi, che necessità c’era di un addestramento specifico sul mare o di aerosiluranti?


Non si tenne conto che era diverso attaccare mercantili disarmati, probabilmente da bassa quota, invece di navi militari con difesa contraerea, che obbligavano ad attaccare da grande altezza.


Un errore simile si fece con i sommergibili; gli scarsissimi risultati furono attribuiti alle limitazioni operative che richiedevano una sicura identificazione del bersaglio, mentre avrebbero dovuto far suonare qualche campanello d’allarme.


Certamente dopo è facile criticare, ma direi che dalla guerra in Spagna la Regia Marina abbia imparato più che altro le lezioni sbagliate.


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