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La patente sanitaria


Long John Silver
  • di Walter D'Agostino

     

    Ogni imbarcazione, quando si accingeva a salpare, doveva munirsi di alcuni documenti (diversi a seconda della stazza, del tipo di vela, del porto di destinazione, del carico, della nazionalità, ecc) fra i quali erano fondamentali:

    • il ruolo di equipaggio (o passaporto marittimo, o ruolo di armamento), che era rilasciato dalle Autorità di polizia ed era indispensabile per tutti i legni: certificava l’identità degli uomini imbarcati in epoca in cui non esistevano documenti di riconoscimento;
    • il certificato di carico o doganale (o manifesto delle merci caricate, oppure polizza di carico), che, così come si può desumere dal nome, descriveva e accompagnava le merci imbarcate;
    • la patente di sanità (o bolletta sanitaria, o patente sanitaria, o fede di partenza), che era rilasciata dalle autorità sanitarie era considerata il documento più prezioso nei periodi in cui serpeggiavano le epidemie. Siccome però le grandi malattie contagiose erano endemiche in una o nell’altra delle regioni che commerciavano via mare, si deve concludere che la patente di sanità era praticamente sempre indispensabile;
    • il giornale di navigazione, cioè il diario di bordo, che era obbligatorio soltanto per i legni grandi (quelli di vela quadra) ed i piroscafi;
    • i certficati consolari (obbligatori per le imbarcazioni che salpavano per paesi stranieri), che erano rilasciati dal console dello stato verso il quale era diretta l’imbarcazione che salpava. Questi documenti in genere erano due, il certifìcato consolare di partenza e il certificato consolare di salute. Quest’ultimo confermava la buona salute del porto, della regione e dava ulteriori garanzie alle Autorità politiche e sanitarie del porto d’arrivo; per di più, particolare non trascurabile, era scritto nella lingua nazionale e non richiedeva interprete per essere decifrato (basti pensare alle difficoltà di lettura dei documenti esibiti dalle imbarcazioni provenienti dai porti dell’Impero Ottomano o della Grecia).

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Patente sanità di Genova rilasciata a Savona il 28 agosto 1829 a Padron Gaetano Cafiero che salpa da Napoli al comando del brigantino San Michele con 15 persone di equipaggio portando le robbe usuali proviste da boca, e da guerra a propria difesa

 

Essendo questo capitolo dedicato ai documenti sanitari dei viaggi per mare, si vedrà dapprima in particolare la patente sanitaria e saranno poi ricordati alcuni adempimenti cui le imbarcazioni dovevano sottostare all’approdo, alla fine della loro navigazione. Per completezza e semplicità riporto alcuni articoli dei “REGOLAMENTI SANITARII PER LO REGNO DELLE DUE SICILIE” del 13/3/1820.

 

Art. 17 - La patente è una carta autentica che le autorità sanitarie muniscono delle loro firme, e di tutte le indicazioni, di cui si parlerà ne’ seguenti articoli, ed indi rilasciano ai capitani o padroni di bastimenti, allor che essi son per partire da un dato luogo.

 

Art. 18 - La patente dee prima di ogni altro contenere l’indicazione del luogo donde i bastimenti partono, con una espressa e distinta dichiarazione dello stato di salute che ivi si gode, affinchè ciò serva di notizia officiale ovunque essi vadano ad esercitare il loro traffico.

 

Art. 19 - In conseguenza di ciò che è prescritto nell’articolo precedente, la patente è di quattro specie, giusta la quadruplice classificazione de’ luoghi, enunciata nell’articolo 5 del presente regolamento.

Si chiama patente sporca quella che rilasciata in luogo infetto, porta la dichiarazione che ivi esiste in atto la peste, o altra simile malattia contagiosa.

Si chiama patente tocca quella che rilasciata in luogo sospetto, porta la dichiarazione che ivi sia approdato qualche legno infetto, o provegnente in pratica da luogo infetto, o pure che si sia sviluppata la peste in qualche vicino territorio.

Si chiama patente netta quella che rilasciata in, luoghi sospesi, porta la dichiarazione che ivi si gode perfettissima salute.

Si chiama patente libera quella che rilasciata in luoghi liberi, porta la dichiarazione che ivi si gode perfettissima salute.

 

Art.20 - Oltre alla dichiarazione di cui si parla nei due precedenti articoli, la patente deve indicare:

  • la data del giorno in cui vien rilasciata;
  • il nome, l’età e la filiazione del capitano o del padrone del bastimento a cui si rilascia;
  • la denominazione del bastimento, e la bandiera di cui è coverto;
  • i nomi, le età, e le filiazioni di tutti gli altri individui che vi sono imbarcati, sia come formanti l’equipaggio, sia come passeggieri;
  • la specificazione del luogo per cui è diretto;
  • la circostanza se esso sia voto o carico; ed in quest’ultimo caso qual sia la natura delle merci di cui il carico si compone.

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Patente di Sanità rilasciata a Corfù il 6 aprile 1721 (s.v.= stile veneto, cioè secondo il calendario veneto) al Padron Giorgio Argirocastriti che salpa per Otranto con cinque compagni

 

Alcune patenti erano prestampate per un uso specifico, per il trasporto del sale o il cabotaggio, ad esempio; altre per accompagnare le barche da pesca anche quando esse erano autorizzate a pescare soltanto di giorno, in tratti di mare ben determinati, restando sempre sotto il controllo delle autorità sanitarie; altre ancora accompagnavano i passeggeri imbarcati o le merci che riempivano la stiva, o gli animali.

Le patenti dovevano essere scritte con inchiostro e portare il bollo dell’autorità che le rilasciava: il loro costo era in relazione al tipo di velatura, al tonnellaggio, al viaggio: la data non doveva essere scritta “in abaco” (non in cifre cioè), ma in lettere per renderne difficile la falsificazione. Tutti i Magistrati di Sanità si impegnavano, “per la dovuta lealtà che devesi serbare verso lo straniero”, ad annotare sulle patenti che ti lasciavano la triste evenienza dei primi casi di malattie contagiose verificatisi nella loro giurisdizione.

Nel regolamento sanitario di altri Stati la denominazione è diversa: lo Stato Pontificio ad esempio distingueva libera, netta, sospetta, brutta, contagiosa (quest’ultima quando “l’imbarcazione portava uomini attualmente colpiti dal contagio e le materie suscettive in contatto immediato con essi”), il Regno di Sardegna netta, di osservazione semplice, di osservazione di rigore, sospetta, brutta. La Commissione Sanitaria di Alessandria d’Egitto nel suo Avviso del 18 novembre 1833, chiama imperfetta quella patente “che non enuncia il numero preciso delle persone di equipaggio e quello de’ passeggeri, oppure non enuncia la provenienza anteriore del legno nel porto in cui essa è rilasciata”; e considera possessori di patente sporca “tutti que’ Bastimenti che sia nel numero dell’Equipaggio, che nel numero de Passeggieri offrissero discrepanza colle dichiarazioni relative contenute nel documento che avranno esibito all’arrivo”.

 

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Patente di Sanità rilasciata a Napoli il 5 luglio 1787 a Padron Felice Mizzi che al comando della paranza IL CROCIFISSO salpa per Civitavecchia con 7 persone di equipaggio e 5 passeggeri. (originale 44x45 cm)

 

In tempi “non sospetti di contagio” “colui che non presenta tutti i documenti richiesti è punito di tal negligenza con tre o cinque giorni di osservazione, benchè altronde non siavi verun dubbio sul suo stato sanitario”: in tempi di epidemia la mancanza di questi documenti era una tragedia perchè, pene di polizia e quelle doganali a parte, al suo approdo l’equipaggio era sottoposto comunque alla più lunga delle quarantene. Le “carte” tutte, e quelle sanitarie in particolare, dovevano essere non solo conservate con sicurezza, ma dovevano essere sempre perfettamente leggibili: esse erano custodite nella cosiddetta “caldaja” (o “ramiera” o “sta gniera”), recipiente semi-sferico, fornito di un coperchio che lo chiudeva quasi ermeticamente, e che in caso di naufragio restava a galla ed era recuperabile. A volte la caldaia era rinvenuta su una spiaggia insieme a qualche relitto, e permetteva di conoscere gli estremi della imbarcazione e i nomi dei marinai scomparsi fra le onde (scatola nera ante litteram). E’ particolarmente commovente quanto si legge in due documenti stilati il 20 ottobre 1852: nel naufragio davanti a Cotrone dello sciabecco “L’Immacolata” il mozzo appena decenne muore “perduto nelle onde portando con se la ramiera ... legata al collo ... con tutte le carte di navigazione.

In tempi di epidemia l’approdo era permesso solo nelle ore diurne e solo negli scali meglio organizzati dal punto di vista della “Sanità pubblica”, cioè solo in quelli nei quali prestavano la loro opera i Deputati, i Commissari, i Direttori di Salute (i cosiddetti “posti di pratica”, essendo gli altri approdi non autorizzati considerati “posti di ripulsa”).

All’arrivo del legno il Deputato si avvicinava all’imbarcazione tenendo in mano una lunga canna spaccata all’altra estremità: il capitano stesso doveva infilare nello spacco i documenti che venivano subito “affumati” alla fiamma di un fuoco acceso sulla riva prima di essere consultati.

 

Dal Regolamento di Sanità Marittima dello Stato Pontificio (in “Leggi e Provvedimenti di Sanità per gli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna” - Torino 1831), riportiamo i seguenti articoli:

 

34. Le patenti ed altri certificati sanitarii scritti su carta si profumeranno collo zolfo, essendo stato riconosciuto che, ne’ casi in cui non si possono adoperare i gaz acidi, il vapore dello zolfo li purga certamente dall’infezione.

 

35. Si eseguisce cautamente il profumo in questa maniera:

Deesi avere in pronto una canna lunga 5 o 6 piedi, una estremità della quale sia stiappata per la lunghezza di due nodi. Questa canna si tiene dall’uomo a pratica dì una estremità e si presenta coll’altra estremità alla persona in contumacia. Questa deve spiegare la patente ed altri certificati, e metterli così spiegati dentro la stiappatura della canna, in modo che non possano uscirne senza forza. Allora l’uomo a pratica alza la canna, tenendo il foglio lontano da se e da tutti gli altri, e se ne va al luogo dove dev’essere preparato il fuoco. Dee colà esser pronta una quantità sufficiente di paglia, strame o fieno che s’avrà cura di bene inumidire, e che si collocherà sopra un fastello di stipa, od altra roba di esca, in modo che faccia fumo senza spegnere il fuoco. Sopra la paglia si spande lo zolfo ben polverizzato, e s’accende il fuoco. Al fumo che tosto si alza si soprappone ad una certa altezza il foglio colla canna, senza mai toccarlo; gli si fa ben ricevere il fumo ora da una parte, ora dall’altra, finchè sia ben giallo; avvertendo che la materia combustibile non levi ad un tratto la fiamma, e non abbruci il foglio; il quale, dopo essere stato in siffatta guisa affumicato, si lascia raffreddare un momento, e può quindi essere maneggiato senza pericolo.

 

36. Ogni posto dovrà perciò esser sempre provveduto di zolfo; il capo lo custodirà con diligenza, ed avrà cura di farsene mandare prima che abbia totalmente usata la quantità che gli sarà stata consegnata.

La cartapecora non doveva essere passata sul calore: se un capitano viaggiava con una patente stilata su cartapecora doveva, al suo arrivo, mettersi sotto vento, spiegare il documento e tenerlo aperto di fronte al Deputato affinchè questi lo potesse leggere a distanza.

 

37. S’avvertirà che la carta pecora non si può spurgare, come la carta comune di cenci, col solo mezzo del profumo. E’ perciò proibito di ricevere patenti e certificati distesi su carta pecora, e se il capo-posto non potrà leggerli esattamente, tenendoli la persona in contumacia spiegati in mano in giusta distanza, non potrà l’esibitore essere ammesso a pratica. Il capitano del legno (in alcuni casi insieme con tutto l’equipaggio) doveva ora rispondere a precise domande sul viaggio e firmare la sua dichiarazione: doveva, cioè, “dare il costituto”.

 

Art.27 - Il Costituto è un atto legale con cui il capitano o padrone di un bastimento è obbligato a deporre innanzi alle autorità sanitarie, giusta le interrogazioni che gli vengono fatte, su tutte le circostanze della navigazione eseguita dal momento della sua partenza in pratica da un luogo, sino a quello dell’approdo nel luogo, ove se gli domanda il costituto.

 

Art.28 - Il costituto deve stendersi in forma di domande e risposte, e con le necessarie dichiarazioni sulle leggi punitive de’ falsi costituti.

 

Art.29 - Il costituto deve esser convalidato da giuramento, e sottoscritto dal capitano o padrone che si chiama a deporre.

Anche questo documento, che doveva assolutamente essere firmato dal capitano o dallo scrivano di bordo, subiva il solito “energico affumo”. Dopo di che, le autorità sanitarie dovevano affrontare l’ultimo adempimento, quello della visita.

 

Art.31 - La visita ha per oggetto di assicurarsi, della integrità di numero, della identità di persona, e dello stato di salute di tutti gliindividui che sono a bordo di un bastimento; della natura ed identità de’ generi, di cui il bastimento è carico [nonché] nome e patria del Capitano; denominazione e portata del bastimento; numero del di lui equipaggio; da qual luogo proviene; quali sono le mercanzie, che formano il suo carico e a chi sono dirette; in qual giorno è partito; se nel suo soggiorno ne’ luoghi da’ quali procede gli abitanti godevano buona salute, oppure se eranvi delle malattie contaggiose o sospette; in quale stato di salute si ritrova il suo equipaggio, e quali accidenti sono sopraggiunti al suo bordo durante il viaggio; in quali parti ha toccato; se è stato visitato da bastimenti da guerra, o se egli stesso ne ha visitato, o fatto qualche preda.

 

Art.32 – I Deputati di Salute si assicurano della integrità di numero e della identità di persona degl’individui che sono a bordo di un bastimento, chiamandoli tutti a rassegna innanzi ad essi, e confrontandoli coi nomi e colle filiazioni indicate nella patente. Si assicurano inoltre della integrità di numero de’ suddetti individui, facendo montare a bordo una guardia sanitaria, per verificare se vi sia nascosto qualche individuo di più non descritto nella patente.

 

Art.33 - I Deputati si assicurano dello stato di salute di detti individui, facendoli visitare un per uno alla loro presenza dal medico o chirurgo sanitario a ciò particolarmente destinato. Trattandosi di un legno provegnente da luogo sospetto, e non contentandosi il medico di aver osservato gl’individui dal loro semplice aspetto, sarà in sua libertà farli denudare, specialmente per vedere se nell’inguine o sotto le ascelle vi fosse qualche tumore, o altra equivoca indicazione morbosa.

Quando tra i medesimi individui vi fossero delle donne, che il medico anche credesse di doversi osservare a nudo, allora la visita si farà in modo che non restino violate le leggi della decenza.

 

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Patente di Sanità prestampata per merci rilasciata a Trieste il 7 maggio 1796 al Cap. Andrea Ferzetti che salpa al comando della corvetta LA MADONNA DI CARRIMIADA. Interessante il nutrito elenco di materiale stivato

 

Il più delle volte il Medico non saliva a bordo ed attendeva i marinai uno alla volta nella sua barchetta; se saliva a bordo restava sopra vento, faceva denudare i marinai e li osservava. Qualche volta il sanitario eccedeva forse nelle precauzioni: nel certificato rilasciato a Gallipoli il 24 aprile 1845 dal Medico Fisico Antonio Franza si legge:

“. . . avendo visitato colle solite cautele, e dovute distanze l’equipaggio del Brigantino nomato La Grazia del Capitan Luigi Scarpati consistente in persone quattordici incluso il detto Capitano, l’ho trovati tutti in perfetta salute, ed avendoli fatti battere [notare la finezza! NdR] sotto le ascelle e nell’inguinaja , non si è rinvenuto segno di mal contaggioso...”

Se l’imbarcazione proveniva da porti considerati sospetti, se durante la navigazione era stata attaccata da corsari, se per una qualsiasi ragione si potesse avanzare qualche dubbio sulla sua “sanità”, equipaggio, passeggeri e carico (anche animali eventualmente trasportati) erano messi in quarantena. Alla fine del periodo di contumacia il medico visitava nuovamente equipaggio e passeggeri: solo dopo il suo benestare, il suo certificato, era concessa la “libera pratica”.

 

Art. 100 - La pratica è la libera comunicazione a cui si ammettono i bastimenti e loro carichi, quando per le condizioni del loro approdo non van soggetti ad alcuna specie di trattamento sanitario, o quando sia regolarmente compiuto quello che per disposizione generale o particolare fu loro da prima applicato.

 

Art. 102 - I bastimenti che provengono da luogo libero con patente libera e regolare, si ammettono a pratica nell’atto stesso in cui sono riconosciute le favorevoli condizioni del loro approdo.

Le patenti di Sanità spesso a tergo sono “attergate” o “ritoccate” : portano cioè delle annotazioni fatte dai deputati di Salute dei porti dove l’imbarcazione ha fatto scalo per operazioni di carico o scarico, per difficoltà di navigazione, per rifornimento: le patenti rilasciate ai pescatori spesso hanno a tergo moltissimi ritocchi perchè le barche da pesca erano obbligate a rientrare a sera per scaricare il pescato, non potevano uscire in mare di notte, e dovevano avere ogni mattino una nuova annotazione sulla patente prima di salpare.

 

In genere le patenti del ‘600 e del ‘700 rispecchiano la religiosità della gente di mare: e il loro “en tête”, molto diverso da porto a porto, riproduce Gesù o la Madonna, insieme ai Santi Protettori. Spesso questi documenti raggiungono grosse dimensioni e sono vere e proprie opere d’arte. Verso la fine del ‘700 ed i primi dell’800 gli Stati hanno riordinato le strutture sanitarie che hanno affrontato congiuntamente i problemi sanitari legati alla navigazione: da questo periodo le patenti sono state stampate centralmente, sono diventate “di una edizione uniforme ed invariabile”: queste “moderne” patenti sanitarie hanno pur sempre un loro fascino, ma rassomigliano più a moduli che a quadri (fig.6). Le patenti modernissime poi, stampate quando le Autorità evidentemente ritenevano che l’uomo di mare non avesse più molto bisogno di Domino Iddio e dei Santi Protettori, sono dei banali e microscopici talloncini che solo eccezionalmente si sono salvati dal macero (forse non abbiamo perso molto).

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