Limitandoci in questo lavoro agli aspetti concernenti il potenziamento delle forze di scorta di superficie (ai Paesi Nato alleati erano delegati tali compiti ed il pattugliamento mentre la componente di attacco era fondamentalmente costituito dalla US Navy ed almeno nella prima fase dell’ alleanza dalla Royal Navy) la priorità fu identificare un tipo di unità in grado di confrontarsi con la massa di sommergibili sovietici, di alte prestazioni od almeno considerati tali, che non solo stavano entrando in servizio in gran numero nella flotta Sovietica, ma venivano anche ceduti alle nazioni del patto di Varsavia ed a paesi considerati “vicini”.
Era già evidente che tale minaccia non poteva essere confrontata con le unità residuate dalla 2^ GM , nemmeno troppo anziane e massicciamente cedute alle marine alleate, ma occorreva studiare un nuovo tipo di unità scorta (per semplificare del tipo DE, Destroyer Escort, altrimenti definiti Ocean Escort Ships, come nel caso della classe Dealey) in grado di soddisfare non solo compiti di scora costiera ma anche di scorta di altura, ed essere riprodotti – possibilmente con una certa standardizzazione di componenti – rapidamente ed in grande numero. Il progetto fu sviluppato a partire dal 1949.
USS Dealey alle prove, in Atlantico, 28 maggio 1954
All’ inizio degli anni 50, nelle prospettive più nere della Guerra fredda e sotto l’ impatto negativo della guerra di Corea, la US Navy commissionò e mise in servizio una classe di caccia di scorta (più esattamente fregate secondo la stessa tipologia e definizione NATO) che rispondeva in parte ai predetti requisiti, senza eccessive sofisticazioni, la classe Dealey, dal nome della capoclasse, USS Dealey (DE-1006).
Lo stanziamento per questa classe, la prima di costruzione postbellica, riguardava inizialmente 31 unità, ma la US Navy giocò con la disponibilità di fondi e l’ elasticità fornita dal MDAP per costruire negli Stati Uniti e dotarsi di solo tredici unità, destinando il resto delle risorse per finanziare il potenziamento delle capacità AS di altre tre Paesi NATO, Francia, Italia e Portogallo, con la costruzione in loco di altre unità (alla fine quattordici pagate direttamente dagli USA, come da tabella a continuazione, ma con un certo effetto moltiplicatore, in economia di scala, sui programmi navali nazionali di Italia e Francia).
E’ importante segnalare che questo primo programma statunitense di costruzione postbellica per navi scorta riguardava altre quattro unità, appartenenti alla classe Claud Jones, che a volte viene considerata parte della classe Dealey, dal cui progetto evidentemente derivano, pur presentando notevoli differenze, cominciando dalla propulsione, diesel, sino al minor armamento, con una significativa riduzione di costo.
La John R. Perry della classe Claud Jones nelle acque delle Hawaii, Febbraio 1971
Le due classi, o sottoclassi, sono anche significative della scuola che tendeva a privilegiare la propulsione a vapore, considerata più silenziosa, per le operazioni AS, rispetto ai diesel, malgrado le maggior complicazioni, oltre al costo, sia di spazio sia di personale che comportava la propulsione a vapore.
Le classi Dealey e Claud Jones furono anche gli ultimi esempi statunitensi di unità scorta di medio dislocamento e ridotte dimensioni.
Le 31 unità del programma, secondo il programma gestito dalla US Navy e riguardante direttamente la classe Dealey, erano le seguenti:
- DE 1006 Dealey, 08-11-1953 Bath Iron Works, Maine
- DE 1007 a 1013 Classe Le Normand, Francia. 1953-1959
- DE 1014 Crommwell 04-06-1954 Bath Iron Works, Maine
- DE 1015 Hammerberg 20-08-1954 Bath Iron Works, Maine
- DE 1016 a 1019 Classe “Le Corse”, Francia, 1951-1955
- DE 1020 Cigno, Classe “Cigno”, programma 1950, 1957 Cantieri Tosi Taranto
- DE 1021 Courtney 02-11-1955 Defoe Shipbilding, Michigan
- DE 1022 Lester 05-11-1956 Defoe Shipbilding, Michigan
- DE 1023 Evans 14-09-1955 Puget Sound Bridge, Washington
- DE 1024 Bridget 25-04-1956 Puget Sound Bridge, Washington
- DE 1025 Bauer 07-06-1956 Bethlehem Steel, California
- DE 1026 Hooper 01-08-1957 Bethlehem Steel, California
- DE 1027 John Willis 04-02-1956 New York Shipbuilding, New Jersey
- DE 1028 Van Voorthis 26-07-1956 New York Shipbuilding, New Jersey
- DE 1029 Hartley 24-11-1956 New York Shipbuilding, New Jersey
- DE 1030 Joseph Taussig 09-03-1957 New York Shipbuilding, New Jersey
- DE 1031 Castore, Classe “Cigno”, programma 1950, 1957 Cantieri Tosi Taranto
I fondi disponibili per le costruzioni da DE 1007 a DE 1013 e da DE 1016 a DE 1019, furono assegnati al finanziamento di due serie di escorteurs-rapides di disegno e costruzione francese del tipo E 50, classe Le Corse, e di sette dei quattordici tipo E 52, classe Le Normand, che andarono a sostituire i 19 DE di costruzione bellica precedentemente ceduti dalla US Navy alla Marine Nationale
I fondi assegnati alle unità DE 1020 e DE 1031 furono destinati al finanziamento di due dei quattro avvisi scorta del programma navale italiano 1950 (Cigno y Castore) , inizialmente con la classifica NATO D, caccia di scorta, e dopo poco tempo riclassificati F, fregate AS.
Dal punto di vista industriale le flessibilità del programma MDAP, molto evidenti nel caso francese, nel caso italiano furono tali che – oltre all’ armamento di produzione nazionale – le due unità su commessa off shore montarono sensori di produzione nazionale mentre le unità del programma nazionale (Canopo e Centauro) montavano sensori di produzione nazionale.
Cigno e Castore montarono inizialmente un radar di scoperta aerea Microlambda MLA 1b 2-D ed uno di navigazione e scoperta di superficie MLA-6B , mentre il radar della DT NSG era il MLT-4; l’ adozione di questi apparati da parte della MMI fu la premessa e la condizione necessaria per l’ installazione degli stessi per le unità destinate all’ esportazione.
CIGNO entrando a Taranto fine anni 50, ancora con classifica D e sensori di produzione italiana
Notare le diverse forme di scafo rispetto ai Dealy e per l’ armamento AS il lanciabas trinato brandeggiabile prodiero (Menon Lungo) completato dai lanciabas Menon corti laterali prima della zona pp; tra i due fumaioli era installato un lanciasiluri fisso singolo per siluri pesanti AS filoguidati che non ebbero sviluppo.
Il panorama non sarebbe completo se non si menzionassero, come evoluzione pur non essendo parte specifica del programma Ocean Escort Ships iniziale, le molto successive cinque fregate norvegesi della classe Oslo e le tre fregate portoghesi classe Pereira da Silva, tutte più o meno derivate dal progetto dei Dealey ed anch’ esse comunque con finanziamento MDAP statunitense, più o meno consistente, come nel caso norvegese.
HNoMS Oslo in nell’ allestimento originale
HNoMS Oslo in Nord Atlantico nel 1971 con il complesso Sparrow rimosso per realizzare una piattaforma elicotteri
Mentre nel caso delle fregate portoghesi la rispondenza al progetto originale della Dealey era evidente e marcata, per le fregate norvegesi Oslo il progetto derivava solamente da quello del Dealey, in un’ ottica di polivalenza e non di specializzazione AS, dove il complesso di artiglieria pp fu sostituito da un lanciatore di missili antinave Penguin e dove fu installato come armamento AA un lanciatore a otto celle per missili Sea Sparrow. La flessibilità del progetto e le caratteristiche di polivalenza risultarono evidenti in successive trasformazioni delle unità norvegesi, adattate con una piattaforma elicotteri (soluzione già prospettata dalla US Navy con la trasformazione FRAM che prevedeva l’ uso del vettore a controllo remoto DASH).
Programmi navali nel complesso importanti, soprattutto per le implicazioni industriali che comportarono in Europa, che sotto altri aspetti furono un insuccesso per quanto riguarda la auspicata standardizzazione di armamento e componenti. Per italiani e francesi furono il punto di partenza per lo sviluppo di nuove armi e nuovi sensori, completamenti diversi tra loro e, nel caso francese, lontanissimi dai sistemi statunitensi; persino il disegno di scafo e le forme di carena non furono uniformi, pur mantenendo le linee “flush deck” (coperta continua), l’andamento del cavallino, l’ attacco di sovrastrutture ed in alcuni casi fumaiolo, con la più evidente differenza (e complicazione) che mentre i Dealey erano semplificate come unità monoelica con due timoni la maggior parte delle costruzioni europee furono realizzate su due assi.
In questo quadro il Portogallo rimase un caso isolato, almeno per questo primo programma, con la Marina portoghese che utilizzò le risorse inizialmente destinate al DE1032 per acquisire una unità, subito classificata fregata ed unica nella sua classe, da costruirsi in Italia la “NRP Pêro Escobar”, pennant NATO F335 (unità estremamente interessante, ed anch’ essa caso isolato, nel panorama delle costruzioni militari italiane, erroneamente considerata, per il suo profilo, parte delle costruzioni del Gruppo Ansaldo, e Cantiere di Livorno, per marine estere, Venezuela ed Indonesia).
A parte una certa uniformità per l’ apparato motore, il Pero Escobar, costruito dalla Navalmeccanica di Castellamare di Stabia, aveva notevoli differenze di allestimento anche in funzione di un armamento totalmente diverso e dotazioni elettroniche dissimili, forse un po’ più evolute per specifiche ed esigenze NATO. La plancia risultò molto più spaziosa di quella delle unità Ansaldo da esportazione, mentre il sistema di scoperta e combattimento, basato sul radar di scoperta aerea MLA 1b 2-D della Microlambda segnò un’ importante successo per la nascente industria di settore dell’ epoca, con la prima esportazione in ambito NATO, visto che il sistema adottato sulla Pero Escobar fu replicato nel possibile sulle altre unità di squadra portoghesi, di costruzione inglese convertite in unità AS anche se già obsolete ed usurate.
Vista aerea pp della NRP Pêro Escobar , dopo la consegna, evidenziante la poppa molto sgombra e la sistemazione dei complessi binati antiaerei Oerlikon da 20 mm ai lati della DT poppiera
Il sistema, per quanto riguarda scoperta e comunicazioni, rimase invariato per tutta la vita operativa, mentre cambi sostanziali riguardarono l’ armamento, per un’ unità inizialmente considerata da molti analisti dell’ epoca sottoarmata (rispetto agli standard dei DE e soprattutto alle altre unità Ansaldo da esportazione che risultarono sovra-armate); certamente va notato che l’ armamento della Pêro Escobar era analogo e per certi aspetti inferiori a quello delle contemporanee corvette della classe Albatros.
Alcune caratteristiche di queste unità meritano pertanto particolare attenzione:
- l’ armamento artiglieresco era costituito da:
- 2 complessi singoli SMP da 76/62, simili ma non uguali né ugualmente automatizzati agli SMP da 76 costruiti per la classe Albatros, nelle sue versioni italiana e per esportazione; anche la forma delle torrette e la loro blindatura era atipica. Certamente un insuccesso delle costruzioni italiane.
- 1 complesso binato Breda Bofors da 40/70 senza caricatore automatico
- 2 complessi binati 20/70 Oerlikon motorizzati ed asserviti, probabilmente caso unico navale
[*]l’ armamento di lancio, un ibrido che rimandava ai sistemi in uso nella MMI sino alla 2^ GM, più di superficie che AS, era costituito da.
- Un complesso l.s. trinato brandeggiabile da 533 (21”) a livello di coperta, più o meno a c.n.
[*]l’ armamento A.S. era costituito:
- 2 complessi trinati SQUID/LIMBO (prob inglesi, e comunque analoghi a quelli delle quatto fregate ex inglesi allora in servizio in Portogallo) posizionati su ambedue i lati a proravia della sovrastruttura, immediatamente sovrastanti il complesso da 76mm; il sistema di movimentazione delle b.a.s. e delle cariche risultò abbastanza difficile, e la posizione di tiro comportava alcuni rischi per la stessa unità (posizione e scelta delle armi sono comunque caso unico ed isolato sia nella storia delle costruzioni militari italiane sia delle stesse armi inglesi)
- 2 tramogge scaricabombe poppiere tipo Mk6, da 6 armi ciascuna.
NOTA: con una poppa estremamente sgombra, in controtendenza con le costruzioni del’ epoca non furono installati lanciabombe laterali (come previsto negli stessi Dealey), neppure con la disponibilità degli ottimi Menon corti ampiamente diffusi sulle contemporanee costruzioni italiane.
La poppa della Pêro Escobar piuttosto sgombra che evidenzia notevoli differenze sia con l’ armamento della più piccola classe Albatros sia la più vicina classe Centauro – consegna il 30 giugno 1957
- I sensori erano costituiti da:
- due sonar a scafo (AN/SQS-29 da ricerca ed attacco ed un 147-F ausiliare)
- due radar, uno di scoperta aérea MLA 1b 2-D (dello stesso tipo imbarcato su due sole unità della classe Centauro), uno di navigazione e scoperta di superficie AN/SPS-12
- due direzioni di tiro, av e ad, tipo NSG con radar MLT-4 e ottiche Galileo a cui erano asserviti i cannoni da 76/62.
- Un sistema di comunicazione Marconi costituito da tre trasmettitori, quattro riceventi, due telescriventi.
L’unità, per quanto unica ed atipica nella struttura ed organizzazione, soddisfò le aspettative della Marina portoghese, costituendone l’ unità di bandiera, anche se non si può dire che sia stata proficuamente impiegata a causa delle condizioni e vincoli legati al finanziamento ed alla costruzione di questa unità, che influenzarono grandemente e gravemente la vita operativa di questa unità, relativamente breve (dal 1957 al 1975 con intervalli di disarmo), visto che la integrazione NATO come destinazione dei fondi MDAP ne impediva l’ uso per le necessità più impellenti ed immediate del Portogallo, le guerre coloniali in Angola, Mozambico, Guinea.
Le esigenze prioritarie di questi conflitti riducevano molto la disponibilità di risorse per le attività NATO, costringendo a mantenere in disarmo le unità non impiegabili in quei teatri operativi, al punto che nel 1971, quando la Pêro Escobar rimase a lungo nell’ Arsenale di Alfeite, se ne prospettò la radiazione . Date le buone condizioni generali dell’ unità prevalse la tesi di una sua modernizzazione, non estesa ma mirata alla sostituzione dell’ armamento originale e dei relativi asservimenti con gli identici apparati statunitensi nell’ intento di standardizzarli con quelli delle fregate classe Pereira da Silva (costruite nei cantieri lusitani in stretta osservanza del progetto della classe Dealey).
NRP Magalhaes Correia, classe Pereria da Silva, costruita nel 1962 dai cantieri Lisnave
Dopo questo refitting, che comporto poche modifiche, salvo una razionalizzazione delle tughe per lo sbarco dei lanciasiluri, dell’ armamento AA e delle direzioni di tiro originali, la Pêro Escobar risultò armata con:
- due complessi binati US Naval Gun Factory 76/50 Mk 33, a.n. ed a.a.a, il prodiero protetto in cupola in vetroresina, asserviti ciascuno a radar AN/SPG 34
- un complesso singolo Bofors/BAE System 40mm/L70 modello 1958,
- 2 mitragliere singole navali Oerlikon da 20 mm, mod. 1922,
- 2 complessi trinati lanciasiluri Mk 32 per siluri Mk44. Sulla tuga prodiera
- 1 centrale di tiro Mk-63 con due radar AN/SPG 341
- 1 sonar a scafo AN/SQS 17A.
Vista pp della NRP Pêro Escobar , dopo il refitting del 1971 presso l’ Arsenale di Alfeite
Vista prodiera della NRP Pêro Escobar , nel 1974 in una sosta alle Azzorre
La fine delle guerre coloniali, la crisi politica lusitana e la riduzione di tutte le spese militari decretarono poi la radiazione anticipata della Pero Escobar, che fu demolita nel 1976, quando ancora avrebbe potuto avere ancora una proficua vita operativa, almeno come unità addestrativa e nave scuola, ruolo che svolse per lungo tempo come nave di bandiera della Marina portoghese..
Conclusioni e commenti:
Sono poco conosciuti e soprattutto poco riconosciuti il ruolo e l’ importanza che ebbe il programma Ocean Escort Ship, con inizialmente la classe Dealey, nello sviluppo navale della NATO: si trattò del primo vero programma multinazionale, sviluppato e condotto con molta flessibilità dalla US Navy, che ebbe uno sviluppo di oltre 26 anni, dall’ inizio della progettazione nel 49 sino alle ultime costruzioni norvegesi e portoghesi.
Un programma ed un progetto che ebbero molte interpretazioni oltre che varie evoluzioni (si pensi alla polivalenza ed alla trasformazione della classe Oslo, ed agli interventi FRAM sulla classe Dealey), adattamenti di tale progetto furono sviluppati dalla US Navy per altri contesti ed alleanze, comprese le prime fregate per l’ Iran, prima della caduta dello Sha)..
I Dealey ed i loro derivati o coevi europei rappresentarono d’ altra parte punto finale, l’ultima applicazione della propulsione a vapore per unita scorta di medio dislocamento.
Il progetto - avviato nel 1949 - era un compromesso con molte limitazioni e condizionanti, con unità spartane di difficile abitabilità, ed equipaggi relativamente molto numerosi.
Dopo questo programma mentre la US Navy puntò su unità di sempre maggiori dimensioni, mantenendo la propulsione a vapore, le marine italiana, francese e tedesca prevalsero in ambito NATO con i loro progetti di propulsione diesel o mista (cominciando dalla Royal Navy) superando le titubanze e gli indirizzi statunitensi ed inglesi , legati a macchine "rotative" piuttosto che Alternative.
L’ adozione di motori diesel veloci, con particolari sistemazioni antirumore ed antivibranti, superò certe preclusioni di base per la lotta AS, che d’ altra parte passò a disporre di apparati molto più avanzati ed efficienti (tra cui il VDS).
L’ adozione della propulsione diesel ridusse drasticamente la consistenza degli equipaggi e parimenti portò a recuperi di spazi a bordo vicini al 50%, con vantaggi per abitabilità, autonomia, dotazioni.
Per l’ Italia il programma ha avuto Riflessi importanti ed è stato alla basi di un sistema navale/industriale integrato, nazionale.
L’ atipicità di alcune soluzioni, e l’ esperienza acquisita nella costruzione di queste unità furono di grande aiuto per l’ industria italiana (ed anche per alcune scelte della MMI).
Per la Navalmeccanica di Castellamare di Stabia fu un passaggio importante, con un salto di qualità per la prima esperienza di montaggio e messa in funzione di a.m. a vapore di alta pressione, con caldaie Foster Wheeler tipo D, che sucesivamente divennero o standard della MMI. Per la Societa Meccanica di Pozzuoli fu il canto del cigno, la fine di un’ era con un’ arma che non rispose minimamente alle aspettative, per Microlambda/Selenia, a cominciare dagli stabilimenti del Fusaro l’ inizio di un‘era di aggregazioni e successi.
Foto e disegni:
- Le nostre navi – UDPMM 1960
- Sito istituzionale marina Portoghese
- NavSources
- destroyerhistory.org
- Archivio autore
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