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  1. In questi giorni si celebra la ricorrenza di quella che viene considerata una impresa “sportiva”, la traversata dell’ Atlantico da Ovest verso est del Destriero con la conquista del Nastro Azzurro. Solo marginalmente si trattava di una impresa “sportiva, ma della conclusione di una serie di sperimentazioni al limite della scommessa che aveva coinvolto la Fincantieri (prima con una unità presto dimenticata, il saettia, e poi con il destriero che utilizzoò in gran parte la tecnologia e l’ esperienza degli aliscafi (non certo, a parte l’ immagine, la migliore soluzione navale) In quel momento si trattava della più grande unità navale completamente in alluminio e che montava i più potenti idrogetti mai sviluppati. Il Destriero era un banco prova, per nuove applicazioni, soprattutto militari: una nuova carena che per quanto adatta alle alte velocità assicurava una buona tenuta al mare, andature sostenute e continuative con TAG collegate ad idrogetti, bassi livelli non solo di rumorosità (interna) ma di segnatura in generale. Fu un segnale recepito dalla cantieristica mondiale, ma soprattutto dalla cantieristica statunitense, che dette il via all’ associazione tra Fincantieri e MartinMarietta (Lockeed Martin), con una significativa affermazione di immagine e tecnologia di Fincantieri, che portò poi al progetto ed alla costruzione in serie delle LCS a scafo dislocante (costruzione mista in acciaio e alluminio, anche se ancora con troppo alluminio. Una scommessa costosa ed inusuale per l’ Italia, non sportiva ma su R&D che certamente ha portato a buoni risultati, tecnici ed economici: credo che in questi termini vada celebrato l’ anniversario.
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