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La Marina Militare e la prossima guerra


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Premetto che quanto scrivo non piacerà a molti appassionati navali, ma non si può rinunciare a ragionare per paura che le conclusioni siano sgradevoli.

Per iniziare da una nota positiva vedo che con il progetto Sciamano per una nave porta droni la Marina sembra essersi resa conto della rivoluzione in corso nella guerra e negli armamenti e sta reagendo nella giusta direzione.

L’argomento del momento è l’aumento delle spese militari, chiesto a gran voce da giornalisti, commentatori e politici, aumento ritenuto necessario per difenderci dalla Russia.

Mi trovo in imbarazzo per dover dimostrare quanto questa esigenza sia assurda.

L’Italia non ha bisogno delle sue forze armate per difendersi dalla Francia con cui è stata in guerra 80 anni fa. La guerra contro la Francia è oggi inconcepibile e assurda.

Lo stesso vale per Germania, Gran Bretagna e Jugoslavia con cui allora siamo stati in guerra; i tempi in 80 anni sono radicalmente cambiati in modo irreversibile.

Non vedo perché la situazione con la Russia debba essere diversa.

La Russia non ha motivazioni razionali per attaccare l’Europa Occidentale, il suo interesse è nel migliorare i rapporti commerciali e venderci gas e petrolio.

Attaccando non avrebbe ragionevole speranza di vittoria, avanza faticosamente nell’attuale guerra contro l’Ucraina che ha un terzo della popolazione russa, cosa potrebbe fare contro un gruppo di Stati che ha più del doppio della sua popolazione?

Quindi la Russia non vuole fare la guerra e non può farla.

Ma anche l’Europa avrebbe difficoltà a fare la guerra contro la Russia. Ungheria e Slovacchia si rifiuterebbero decisamente, seguiti molto probabilmente da Romania e dagli stati balcanici. Sugli Stati del Mediterraneo non metterei la mano sul fuoco, potrebbero sfilarsi anche loro, Italia in testa.

Dopo questa lunga premessa, ipotizziamo che la guerra ci sia, in fondo quando si vuole iniziare una guerra si trova sempre il pretesto adatto.

La domanda è cosa fare per prepararsi.

La risposta di molti è l’Esercito Europeo, sorvolando su un problema cruciale: chi lo comanda?

L’Esercito Europeo avrebbe un senso se ci fosse un Presidente d’Europa eletto a suffragio universale, ma non c’è e credo non ci sarà mai.

Più o meno tutti si dicono a favore dell’unità europea quando questa unità è lontana, ma non so come reagirebbero se questa eventualità si facesse concreta. Credo che anche tra la popolazione al momento di votare per l’unità europea molti si tirerebbero indietro e in diversi stati non si raggiungerebbe la maggioranza, ma la contrarietà più assoluta sarebbe dai governanti degli Stati, che verrebbero privati di gran parte del loro potere.

Tutti i governanti a parole vogliono l’unità, ma nessuno muove un dito per farla.

Se la situazione è questa da 50 anni ci sarà un motivo.

Scartato l’Esercito Europeo, di cui si parla da anni senza risultati, quel che invece si potrebbe sicuramente fare è uniformare le forniture di armamenti ai diversi eserciti nazionali; si otterrebbe sicuramente un risparmio e una maggiore efficienza, specialmente per eserciti destinati a combattere come alleati.

Sarebbe razionale, ma lo vedo difficile, in questo campo tutti vogliono avere l’ultima parola.

Cerchiamo di immaginare come sarebbe combattuta questa guerra tra Europa e Russia, per capire cosa dobbiamo fa per prepararci.

Dovrebbe svilupparsi in modo molto simile all’attuale guerra in Ucraina: fronte stabilizzato con faticose avanzate di pochi chilometri, serve fanteria con esteso uso di artiglieria e di droni.

Impossibile si combatta ai nostri confini; come nel 1941 l’Italia dovrebbe allestire un nuovo ARMIR da inviare a combattere ai confini con la Russia in Polonia o nei paesi baltici.

Per combattere questo tipo di guerra all’Italia manca quasi tutto.

In primo luogo l’organizzazione per mandare in missione all’estero a combattere quasi l’intero esercito, ben più impegnativo che mandare missioni di pace nei Balcani o in Medio Oriente.

Poi gli uomini, da arruolare e addestrare; credo non sarà possibile ripristinare la leva, problematico raccogliere volontari in numero adeguato.

Come armamento della fanteria credo manchino completamente piccoli droni da ricognizione essenziali nei combattimenti attuali.

Per l’artiglieria servono essenzialmente pezzi da 155 motorizzati, di cui molti pare siano stati ceduti all’Ucraina, poi si deve assicurare un adeguato rifornimento di munizioni.

Per l’aviazione gli aerei che abbiamo sono praticamente inutilizzabili, subirebbero perdite inaccettabili. Ormai gli aerei pilotati vanno sostituiti con missili balistici e da crociera e con droni di tutti i tipi, bombardamento, combattimento, ricognizione strategica; anche in questo campo credo manchi quasi tutto.

Arriviamo quindi al punto che ci interessa, quale sarebbe il ruolo delle Marine e in particolare della Marina Italiana in questa guerra?

Sicuramente molto limitato.

Anche senza l’appoggio degli Stati Uniti le Marine europee hanno una superiorità schiacciante e senza necessità di prendere il mare, rimanendo nei loro porti, data anche la situazione geografica, potrebbero bloccare completamente il commercio russo; rimarrebbe solo una limitata possibilità di traffico con la Cina attraverso l’Artico.

Nel Baltico i russi si ritirerebbero immediatamente all’inizio della guerra, senza nemmeno tentare di attraversarlo.

In Mediterraneo, prima ancora dello scoppio della guerra, completerebbero l’abbandono già in corso adesso.

In Atlantico potrebbero reagire attaccando il traffico occidentale e credo lo farebbero senza usare i sommergibili esposti a rischi troppo grandi, ma identificando i bersagli con satelliti e colpendoli con missili a lunga gittata o lanciati da aerei a lungo raggio.

Non credo dedicherebbero molte risorse a questo settore, sul fronte terrestre avrebbero bersagli molto più paganti; probabilmente sul mare cercherebbero di colpire solo bersagli particolari, come trasporti di armamenti dagli Stati Uniti identificati da intelligence.

Non credo valga la pena di organizzare convogli, le navi di scorta più che a difesa diventerebbero altri bersagli.  

Quindi, Baltico affidato alle piccole Marine dei paesi costieri, Atlantico affidato alle Marine del Nord Europa, Gran Bretagna, Francia e Germania, Mediterraneo nominalmente affidato all’Italia, ma dove non ci sarebbe praticamente niente da fare.

Conclusione, visto le enormi lacune nella preparazione alla guerra in tutti i campi, l’unica cosa ragionevole sarebbe ridurre radicalmente i finanziamenti alla Marina per concentrare le risorse dove sono più necessarie.

E come avevo anticipato questo non piacerà agli amici della Marina e agli appassionati navali.  

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