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Esercitazione della flotta russa “Ocean-2024” anche nel Mediterraneo


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L’intera flotta russa del Mediterraneo ha preso il largo per inscenare una battaglia navale, utilizzando praticamente tutte le armi di bordo. E lo ha fatto nelle acque tra Siria e Cipro, dove sono presenti anche numerose unità statunitensi schierate come deterrente nei confronti di Hezbollah. Le grandi manovre sono parte dell’esercitazione Okean, lanciata dal Cremlino in tutti i mari del pianeta. Dal porto siriano di Tartus sono salpate le due fregate Gorshkov e Grigorovich, la corvetta Merkury e il sottomarino Ufa, con il sostegno dei cacciabombardieri Sukhoi SU24, di aerei ed elicotteri specializzati nella lotta ai sommergibili. Stando al filmato diffuso dal ministero della Difesa russo, hanno simulato diverse missioni. Anzitutto, il contrasto a un attacco condotto con droni marittimi e volanti sparando con tutta l’artiglieria di bordo – dai cannoni da 100 millimetri alle mitragliatrici dei fanti di Marina - e allestendo anche cortine fumogene. Poi ci sono state le prove della caccia a un sottomarino, coordinando aerei ed elicotteri, fino al lancio dei razzi che seminano bombe di profondità. Nel video non si mostrano attività dei missili a lungo raggio, lo strumento più insidioso di questo gruppo navale: la fregata Gorshkov può imbarcare gli Zirkon ipersonici, che possono sfiorare i 10 mila chilometri orari, mentre il sottomarino della classe Kilo è dotato dei Kalibr. Entrambe queste armi sono state utilizzate spesso nei raid contro le città ucraine. Non è chiaro dove si trovi attualmente un secondo sottomarino della stessa classe, il Novorossiysk, che ha varcato Gibilterra pochi giorni fa. Durante il viaggio dal Baltico è rimasto in superficie, venendo seguito e fotografato dalle navi della Nato: adesso secondo alcune fonti starebbe per entrare nel Canale di Sicilia per procedere verso la Siria. L’ipotesi è che sostituisca il gemello Ufa, ma non è escluso che Mosca voglia raddoppiare il suo presidio dopo il potenziamento dell’Us Navy nel Mediterraneo orientale legato al confronto tra Israele e gli Hezbollah libanesi.

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