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Smg Malachite e San Marco


Naumachos
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S.ri, avrei bisogno di un chiarimwento, a seguito di una discussione mi trovo a chiedervi se avete testimonianze storiche sugli incursori imbarcati a bordo del Malachite.

 

A me risultano 11 appartenenti al San Marco, altre fonti affermano fossero della XX Mas.

 

Inoltre nessuno di essi fece ritorno dalla missione a cui erano preposti, potete confermare ?

Edited by Naumachos
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Da USMM "I mezzi d'assalto", dott. Carlo De Risio, 1972, pag. 234-235:

 

"Prima di chiudere il capitolo dedicato alle azioni studiate e progettate dai barchini siluranti contro i porti nemici durante la campagna di Tunisia, è opportuno ricordare che, nel quadro delle operazioni contro il Nord Africa francese occupato dagli Alleati, rientra anche la missione svolta dal sommergibile MALACHITE che, partito da Cagliari il 2 febbraio 1943, effettuò, nella notte sul 7 febbraio, lo sbarco di un gruppo di sabotatori sulla costa algerina. Attardatosi al largo in attesa del rientro degli operatori, il sommergibile venne successivamente silurato e affondato poco lontano dal porto di Cagliari verso il quale dirigeva per rientrare in porto." Solo questo.

 

Da USMM "I sommergibili nel Mediterraneo. 1° gennaio 1942-8 settembre 1943", cap. vasc. Marcello Bertini, 1968:

"Parteciparono alle missioni trasporto incursori due battelli. La sera del 2 febbraio, infatt, lasciarono Cagliari i Smg MALACHITE (ten vasc. Alpinolo Cinti) e VOLFRAMIO (ten. vasc. Giovanni Manunta) con a bordo, ciascuno, una pattuglia di arditi (10 uomini più 1 ufficiale) da sbarcare sulla costa algerina, rispettivamente nelle vicinanze di Capo Matifou e nel tratto di costa compreso fra Capo Carbon e Capo Sigli. (...)

Il Smg MALACHITE giunto anch'esso nella notte sul 6 sul punto d'inizio dell'operazione, dové ritardare lo sbarco per le avverse condizioni del mare incontrate e a causa dell'avvistamento nella zona di due cacciatorpediniere o altro tipo di unità leggere in evidente pattugliamento antisom. La sera del 6 tuttavia lo sbarco poté essere effettuato nel punto previsto: mg 9,5 per 105° dal semaforo di Capo Matifou, inviando a terra su battelli pneumatici la pattuglia degli incursori. Atteso inutilmente il ritorno a bordo della stessa sino alle ore 06.30 del mattino successivo, il MALACHITE diresse per il rientro alla base subendo saltuariamente ricerca e caccia antisom.

Giunto il mattino del 9, alle ore 11.00 circa, sul punto di approdo di Cagliari (3 miglia a sud di Capo Spartivento) il MALACHITE fu fatto segno al lancio di quattro siluri da parte di un sommergibile avversario, risultato poi essere l'olandese DOLPHIN [rectius DOLFIJN ndr], in agguato in quelle acque. Pur essendo riuscito ad evitare con la manovra tre delle armi, il nostro battello fu colpito dalla quarta arma al centro-poppa sul lato sinistro, ed affondò in brevissimo tempo. Mezzi del Comando di Cagliari riuscirono a recuperare 13 uomini dell'equipaggio tra cui il comandante.

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Da USMM “Sommergibili Italiani” (tomo II) A. Turrini e O.Miozzi, USMM,1999:

Il 2 febbraio 1943 il Malachite lasciò Cagliari per una missione di trasporto di incursori del Battaglione “San Marco” da sbarcare sulla costa algerina. La sera del 6 inviò a terra, con tre battellini, undici operatori che sbarcarono a Capo Matifou; atteso inutilmente il loro ritorno, il mattino successivo diresse per il rientro (…)

 

Per quanto non sempre Internet sia attendibile, reputo corretto il resoconto di Wikipedia, essendo citata la fonte di provenienza: Giorgio Giorgerini, Attacco dal mare. Storia dei mezzi d'Assalto della Marina italiana, p. 279-280"

 

Il Malachite salpò da Cagliari nella serata del 2 febbraio 1943, con a bordo 11 incursori del Battaglione San Marco (li comandava il sottotenente Bartolini), incaricati di sabotare un ponte ferroviario a El Kejur, in Algeria. Il sommergibile raggiunse la zona prevista per lo sbarco degli incursori – a 9 miglia da Capo Matifou – nella notte del 5-6 febbraio, ma furono avvistate due navi impegnate in ricerca antisommergibile e per di più il mare mosso impedì di effettuare subito l'operazione. Nella serata del 6 febbraio fu finalmente possibile portare a terra i sabotatori su alcuni canotti; il sommergibile stazionò poi in attesa del loro ritorno. Più tardi, da bordo del sommergibile fu udito un forte scoppio e poco dopo avvistato il segnale che avrebbe dovuto annunciare la riuscita della missione ed il ritorno degli incursori: tuttavia sulla spiaggia stabilita per il reimbarco scoppiò un violento scontro; nessuno dei sabotatori fece ritorno. Alle 6.30 del 7 agli uomini del sommergibile non rimase che ripartire per tornare a Cagliari.

 

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Altre fonti affermano che gli incursori appartenevano al battaglione NP, ma le due specialità diverse, Nuotatori e Paracadutisti che all'atto della loro costituzione erano separate, confluirono in un unico reparto solo a partire dal 1°aprile 1943. I nuotatori provenivano prevalentemente dal “San Marco”, lo stato maggiore, il comandante CV Carlo Simen e l'ufficiale in 2^, cap. GN Nino Buttazzoni, dalla regia Marina. Per il coordinamento d'impiego tattico e strategico il gruppo NP fu posto alle dipendenze di “Generalmas” sotto la guida dell'ammiraglio Aimone di Savoia, da cui dipendeva anche la X^ Mas; forse da qui nasce l'equivoco, ma si trattava in effetti di due diverse unità speciali della regia Marina. Dopo l'armistizio sarà tutta un'altra storia.

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Per essere precisi , malgrado quanto riportato dalle fonti citate, i sabotatori a bordo del MALACHITE non sono del reggimento (e non battaglione!) San Marco e neppure dei battaglioni “N” o “P”.

Si tratta infatti di una squadra della 102° compagnia (Nuotatori) del 1° battaglione del 10° Reggimento Arditi del Regio Esercito, unità all’epoca basata in Sardegna a La Maddalena, composta da Sten. Bertolini, Serg.Magg. Massa, Serg. Pierelli, Capor.Magg. Dal Passo, Capor. Landolfi, arditi Cavalletto, D’Ercole, Pasini, Vincenzi.

Forse la confusione nasce dal fatto che l’unità, per i suoi specifici compiti, si addestrò assieme alle analoghe unità del San Marco (battaglione “N” e compagnia “G”), tant’è che anche il volume “Le fanterie di Marina italiane” edito dall’U.S.M.M. elenca erroneamente questa azione tra quelle del San Marco pur senza dare alcun dettaglio in merito.

L’obiettivo della squadra non è il ponte ferroviario di El Kejur , località che peraltro non sono riuscito a identificare, ma il ponte ferroviario sullo Oued Bou Donaou (questo è il nome corretto secondo le mappe francesi dell’epoca, nei documenti italiani relativi alla missione è indicato come “Uadi Boudovaou”): la scelta non è casuale in quanto la linea ferroviaria algerina corre abbastanza all’interno e solo in questa zona fa un’ansa avvicinandosi alla costa ed è quindi raggiungibile dal mare.

Domenico C.

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