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  1. Partigianieria cieca, anche in campo internazionale e strategico . L' Iran ed il "non" accordo Un problema che ci riguarda da vicino, sul piano economico come sul piano militare ed in generale della nostra sicurezza, quello di un accordocon l’Iran, è anche un problema di etica e di raziocinio che non può essere strumentalizzato a fini immediati di simpatia od antipatia politica. UN accordo, con l’Iran è assolutamente necessario, ma non è detto che debba essere quell’ accordo: il problema non è essere d’ accordo o meno con Trump, ma quello dei rapporti generali con l’Iran, e la sua collocazione nelle relazioni e nella sicurezza internazionale. Non voglio certo trasformarmi, per molteplici problemi, anche di assonanza e comportamenti, in un paladino di Trump e della sua forma di far politica, ma devo essere obbiettivamente contro la forma ed i comportamenti dell’accordo sottoscritto cinicamente e frettolosamente da Obama, per suoi obbiettivi personali, di prestigio e futuro politico, proprio e di sua moglie. Un accordo che ci era stato presentato come una panacea, un successo, ma in effetti era un accordo monco perché non riguardava né vettori né rafforzamento militare, che venivano di fatto concessi all’ Iran con la liberazione di grandi risorse ed accesso alla tecnologia occidentale grazie all’ eliminazione dell’embargo e delle sanzioni. Per quanto riguarda il nucleare si trattava di una moratoria, dilazionando di soli dieci o quindici anni al massimo (tempi corti in questo campo), la possibilità che l’Iran raggiungesse lo status e la capacità di potenza nucleare. L’ attacco alla revisione (non siamo ancora alla rottura, è solo una minaccia neppure velata per riaprire un tavolo di trattativa) viene da tutti i paladini del politicamente corretto, ma è indicativo di quanto questa categoria sia affetta da ipocrisia. In questo caso si è trattato di adottare il punto di vista dei movimenti liberali ed anti-Trump degli Stati Uniti, con le proprie propaggini liberal-scic europee, e montare una campagna di opinione riguardo a “cose di cui non sanno nulla; Una sorta di partito unico internazionale, traversale, uso a immischiarsi in tutto e per tutto, abituato ad aprire cause a priori, salvo poi cancellarle o dimenticarle qualora i promotori si rendano conto di essere che impopolari o che la gente si è stufata. Ricerca di popolarità, mascherata da politicamente corretta, ricerca del consenso immediato e non strategia (e meno bene comune). Gli Stati Uniti, gli unici con una politica globale (l’Europa ha solo politiche internazionali settoriali e di pochi interessi nazionali), gli USA e non Trump che si è trovato il cerino in mano, non avevano altra strada – pena la loro credibilità, non solo il potere – che (ri)negoziare l’accordo (in realtà negoziare, perché di fatto non è mai stato un negoziato ma una serie di concessioni progressive). Un accordo tanto favorevole per l’Iran, che gli ayatollah certamente non intendevano né vorrebbero toccare: con la legge del bastone e la carota non rimaneva che la minaccia (con 90 gg di tempo, possibilmente estensibili). In un quadro viziato dalla personalizzazione della politica, Trump si sta ritirando da un impegno personale di Obama con l’Iran, non da un impegno dell’America, e sembra voglia chiarire tale situazione, che non riguarda una conquiste storica per la pace, in quanto nessuno tocca il tasto che era priva di valore legale, effettivo, in quanto Obama non aveva sottoposto l’accordo all’approvazione del Senato e dunque non ne aveva fatto un trattato con validità di legge, un trattato con validità internazionale. Va sottolineato che pur con questa intesa, l' Iran si è ben guardato di sottoscrivere il trattato di non proliferazione nucleare L’ Europa, con i paesi “culla del diritto” come il nostro, aveva chiuso gli occhi ed approfittato molto più degli USA di quella che in realtà era solo un’ intesa; quello del 2015 sbandierato come accordo vincolante ed “inchiodante” per l’ Iran non solo era aria fritta ma ha consentito all’ Iran di accedere nuovamente alle necessarie tecnologie occidentali, campo nucleare e militare inclusi, a anche di recuperare più di 100 miliardi di dollari di surplus commerciale, grazie alla sospensione delle sanzioni. Cosa ha dato in cambio il regime iraniano, che regime è: nulla! Soprattutto non eliminando nessuna capacità installata ò raggiunta, mantenendosi la possibilità di riavviare il suo programma nucleare dopo 15 anni, un tempo infimo per i programmi nucleari, comunque lo stesso che era necessario all’ Iran ”sanzionato”, di mettere a punto il “proprio sistema”. Un non accordo che nel migliore dei casi aveva solo rinviato l’ingresso dell’Iran nel club atomico, dando nel contempo risorse e status al regime iraniano per appoggiare e finanziare le sue avventure ed i suoi alleati in Medio Oriente (ma anche, per precauzione, in aree lontane, vedi il Venezuela). La crisi, che vogliamo nascondere, della Turchia è specchio e risultato di questa folle politica indotta dalla superficialità ed avventurismo della Clinton in Mediterraneo e Medio Oriente. E’ inconcepibile che siano oggi gli europei, che potrebbero tenersi fuori ed osservare l’evoluzione, a tentare di mantenere in vita l’accordo nella speranza di sbarazzarsi di Trump alle prossime elezioni. L’ unico vantaggio per l’ Europa sarebbe convincere l’Iran a rinegoziare un vero accordo, con valore di trattato, vincolante per tutte le parti. Non si fa chiarezza con l’opinione pubblica, soprattutto europea, che avvicina il mondo occidentale a ciò che più si dovrebbe temere (per gli europei ed in particolare l’ Italia): una nuova guerra in Medio Oriente. E’ demenziale affermare (e basare la politica di contrasto all’ amministrazione statunitense) che l’Iran ha sempre rispettato l’ “accordo” ed ha (forse) ridotto le sue scorte di materiale fissile (tanto ne aveva in abbondanza … altro è poi vedere dove e come sia andato …) : è stato solo formale ed era nell’ interesse proprio e principale dello stesso Iran. E’ giusto e preveggente, cauteloso, prima di tutto per l’ Europa (e non solo per Israele che è a tutti gli effetti un avamposto, gradito o sgradito che sia agli europei) che il presidente Usa, in questa sbagliata personalizzazione di una politica globale, voglia rimpiazzare il non accordo con un patto onnicomprensivo che fermi Teheran anche nello sviluppo dei missili balistici e nelle su ambizioni regionali. L’ Europa potrebbe avere un ruolo, mediando e stabilendo (anche a proprio vantaggio e tutela) una road-map credibile. I più colpiti da una corsa al riarmo nella regione, e le prime vittime di un conflitto, sono e sarebbero gli europei, che invece si preoccupano delle sanzioni e non delle conseguenze.
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