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  1. Avevo sentito che il libro “Tecnica della sconfitta” di Franco Bandini dava una ricostruzione non convenzionale degli avvenimenti legati all’entrata in guerra dell’Italia e, malgrado qualche perplessità, mi è sembrato valesse la pena di leggerlo. È disponibile alla Biblioteca Sormani, così seguendo la mia recente politica di limitare l’invasione di libri in casa, lo ho chiesto in prestito. Mi è stato presentato un volume della prima edizione del ’63 con pagine ingiallite dai bordi strappati, rilegatura allentata, in condizioni tali che poteva solo dato in visione e non in prestito, comunque illeggibile. Mi sono quindi rassegnato ad acquistare su Amazon la ristampa del 2013. Il libro dedica molto spazio all’aspetto navale e la prima parte è dedicata al piano Z e alle reazioni che questo progetto ha causato in Inghilterra. Per prima cosa bisogna sapere che il piano Z era una cosa molto diversa dalla flotta imperiale prebellica destinata al Mare del Nord. È nota la battuta secondo cui Jellicoe era l’unico uomo che avrebbe potuto perdere la guerra in un pomeriggio. In realtà anche se avesse perso in modo disastroso la battaglia dello Jutland verosimilmente sarebbe cambiato poco; i tedeschi non avevano i mezzi per organizzare uno sbarco in Inghilterra e la loro flotta di superficie con ridotta autonomia non poteva incidere nella battaglia contro i convogli in Atlantico. La concezione del piano Z era completamente diversa. Tutte le navi avevano alta velocità, grande autonomia e motori diesel. Si progettavano due task force ognuna con 3 corazzate classe H, 1 portaerei, incrociatori e caccia che dovevano entrare in Atlantico; appoggiandosi a questi nuclei i 3 incrociatori da battaglia classe H avrebbero dovuto attaccare i convogli. Nel 1938 quando fu concepito lo schema poteva funzionare e in effetti funzionò fino alla primavera del 1941, anche con i mezzi ridotti di cui i tedeschi disponevano. Alla fine del 1942, quando al più presto sarebbero state consegnate le navi maggiori del piano Z, sarebbe stato ormai irrimediabilmente superato da portaerei e ricognizione aerea a lungo raggio. La tesi di Bandini è che gli inglesi ritenessero di non riuscire a tenere il passo con le costruzioni tedesche e che quindi avessero concluso che era meglio la guerra subito piuttosto che nel ’43, quando il programma del piano Z sarebbe stato ultimato. Quindi la garanzia data alla Polonia del 31 marzo 1939 non sarebbe stato un errore che ha messo la decisione tra pace e guerra nelle mani di irresponsabili generali polacchi, ma un atto deliberato con l’intenzione di arrivare rapidamente alla guerra. Non credo che il governo inglese avesse la lucidità e il cinismo di prendere una decisione del genere, più probabile che avesse deciso di rischiare la guerra pur sperando ancora di evitarla. Certo che mettere la decisione nelle mani di altri, polacchi o tedeschi, non può essere considerata una politica estera lungimirante. Se volevano evitare la guerra potevano almeno mettere ben in chiaro con i polacchi che in caso di guerra non erano in grado di aiutarli, che all’inizio sarebbero stati inevitabilmente sconfitti e che la vittoria finale sarebbe arrivata solo dopo molti anni di occupazione tedesca. Non averlo fatto farebbe pensare che la tesi di Bandini non sia poi così campata in aria; credo più probabile che il governo inglese fosse in balia degli eventi senza aver ben deciso cosa fare. All’inizio del secolo la Germania non aveva reale necessità di una grande flotta; bastava mantenere la superiorità sulla flotta russa del Baltico e durante la guerra del ’70 si era visto che la flotta francese enormemente superiore non poteva fare danni. Per giustificare l’esistenza della grande flotta imperiale era stata ideata la teoria del rischio, cioè che la flotta, pur inferiore a quella inglese, in una grande battaglia doveva essere in grado di infliggere danni tali da far rischiare agli inglesi la loro superiorità sul resto del mondo. Quindi per non rischiare gli inglesi sarebbero stati indotti a mantenere buoni rapporti con i tedeschi. Naturalmente questo concetto contorto non funzionò o meglio funzionò alla rovescia, la grande flotta fu considerata una minaccia per l’Inghilterra e rese difficile mantenere i buoni rapporti come era intenzione dei tedeschi. In realtà le dimensioni della flotta erano dovute a motivi di prestigio e dall’ambizione dell’Imperatore. Hitler nel Main Kampf criticò questa politica che considerava un errore e andato al potere seguì la strada opposta con il trattato navale anglo tedesco, che fu considerato uno dei suoi maggiori successi in politica estera. Con la denuncia del trattato navale anglo tedesco e con il piano Z direi che Hitler è tornato alla politica che aveva già considerata sbagliata. Forse si sentiva abbastanza forte per sfidare l’Inghilterra, forse non considerava più essenziale evitare la guerra, sta di fatto che oltre che negativo sul piano diplomatico il piano Z sarebbe stato un enorme impiego di risorse che sarebbe stato meglio impegnare per aviazione, esercito e sommergibili. Comunque con lo scoppio della guerra e l’immediata sospensione della costruzioni sotto questo aspetto i danni furono limitati.
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