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Jean-Pierre Misson ha comunicato sulla posta elettronica dell'AIDMEN di aver rintracciato il relitto del cacciatorpediniere britannico QUENTIN, che fu affondato il mattino del 2 dicembre 1942 da aerei da bombardamento tedeschi decollati dalla Sicilia. Riporto di seguito i particolari di quell'affondamento, già da me postati in vari siti di Internet, compresi uboat.net, Wikipedia e Warsailors. Francesco Mattesini HMS Quentin – 1.705 tonn. (2 dicembre 1942) Alle ore 17.30 del 1° dicembre 1943, il Quentin (capitano di corvetta Alan Herbert Percy Noble) uscì dal porto di Bona con altre quattro unità della “Forza Q”, comprendente gli incrociatori della 12a Divisione Aurora (vice ammiraglio C.H.J. Harcourt), Argonaut e Sirius, e il cacciatorpediniere Quiberon. Lo scopo dell’operazione era quello di intercettare un convoglio italiano nel Canale di Sicilia. Questo convoglio, denominato “H”, partito da Palermo e diretto a Biserta, era costituito dai quattro piroscafi Aventino, Puccini, Aspromonte, e tedesco K.T. 1, ed era scortato dai cacciatorpediniere Da Recco (capitano di vascello Aldo Cocchia), Camicia Nera, Folgore e dalle torpediniere Procione e Clio. La Forza Q, procedendo ad altissima velocità, attaccò nella notte sul 2 dicembre 1942, ed il convoglio venne completamente distrutto. Andarono a fondo i quattro piroscafi e il cacciatorpediniere Folgore, e riportarono gravi danni il cacciatorpediniere Da Recco e la torpediniera Procione. Nessun danno fu riportato dalle unità britanniche, che ancora una volta si dimostrarono maestre nella tattica del combattimento notturno. Non appena si verificò l’attacco al convoglio italiano, fu dato l’allarme al II Fliegerkorps, che subito mando in volo le sue formazioni da combattimento. Pertanto, nelle prime ore del mattino, ossia alle 03.15, decollarono dagli aeroporti della Sardegna, in due formazioni, dodici aerosiluranti He.111 del 1° Gruppo del 26° Stormo Bombardamento (I./KG.26) e quattro aerosiluranti Ju. 88 del 3° Gruppo del 26° Stormo Bombardamento (III./KG.26). Essi furono seguiti, con decollo dalla Sicilia che si realizzò tra le 04.37 e le 04.47, da tredici bombardieri Ju.88 del 54° Stormo (KG.54) ripartiti in tre formazioni, rispettivamente di tre, quattro e sei velivoli. I primi ad attaccare le navi britanniche, che essendo sulla rotta di ritorno a Bona si trovavano a 50 per 48° da Capo De Garde (Algeria), in lat. 37°27’N, long. 08°35’E, furono gli aerosiluranti, ma soltanto alcuni di essi, a causa del tempo cattivo incontrato lungo la rotta, effettuarono l’attacco contro quello che ritennero essere un convoglio avvistato presso l’isola Galite. Nel bollettino dell’O.B.S. n. 371 del 4 dicembre si legge: “affondata una nave scorta probabilmente inglese “PC 74” ed attaccato un incrociatore con effetto non osservato causa nebbia: maggior parte velivoli convoglio non trovato causa maltempo”. Da quanto sopra si deduce che difficilmente la presunta nave scorta “PC 74” fosse il Quentin (capitano di corvetta Allen Herbert Percy Noble), che le fonti britanniche danno erroneamente affondato da un siluro. Questo cacciatorpediniere fu poi attaccato, alle 06.36, nell’incerta luce del crepuscolo mattutino, da tre velivoli Ju.88 del 1° Gruppo del 54° Stormo Bombardamento (I./KG.54), e gli equipaggi riferirono che una bomba da 500 chilogrammi aveva colpito il fianco di quella nave arrestandola. Sopraggiunse poi la seconda onda di bombardieri, costituita da quattro Ju.88, che ha loro volta sganciarono le bombe su Quentin che appariva fermo e con la poppa sott’acqua. Arrivò infine la terza formazione dei bombardieri Ju.88, costituita da sei velivoli del 3°Gruppo del 54° Stormo (III./KG.54), che dopo aver sganciato contro il cacciatorpediniere Quiberon, che fu visto fermarsi lasciandosi dietro grosse macchie di olio, proseguirono per Bona per attaccarvi depositi portuali. L’azione dei velivoli tedeschi avvenne a bassa quota, ed essendosi sviluppata nell’incerta luce che precedeva l’alba, resa ancora più fosca dal tempo cattivo, la bomba che colpì il fianco del Quentni dette ai britannici l’impressione che il cacciatorpediniere fosse stato colpito da un siluro. Le condizioni della nave colpita apparvero subito disperate e il comandante della Forza Q decise di ordinanare al Quentin di abbandonare la nave. Il cacciatorpediniere affondò rapidamente, nello spazio di quattro minuti, in lat. 37°32’N, long. 08°32’E. Con esso andarono perduti 20 uomini dell’equipaggio. Altri 78, compresi il comandante e sette ufficiali, furono recuperati dal sezionarlo Quiberon (capitano di fregata Hugh Waters Shelley Browning), sotto l’imperversare dell’attacco degli Ju. 88 del III./KG.54 che procurò a quest’ultima unità australiana alcuni danni, per l’esplosione di una bomba caduta vicino allo scafo. Dopo il recupero degli uomini il Quiberon si allontanò alla velocità di trentatrè nodi. Alle ore 08.55, ossia quando già il Quentin era stato colpito ed affondato dagli Ju.88 del I./KG.54 da oltre due ore, su ordine del Comando Aeronautica della Sardegna decollarono da Elmas, per rintracciare ed attaccare la Forza Q, tra Capo Blanc e Capo Bougaroni, otto aerosiluranti italiani S. 79 del 130° Gruppo. Durante la rotta il velivolo del maggiore Melley, comandante del Gruppo, ebbe disturbi ai motori e dovette rientrare alla base. I restanti sette velivoli, guidati dal capitano Giuseppe Cimicchi, nel dirigere verso le navi britanniche, che si trovavano a nord di Biserta, furono attaccati da tre Spitfire della R.A.F.( due del 242° Squadron R.A.F.e uno con il comandante del 322° Stormo tenente colonnello P.H Hugo). Nel combattimento che seguì, con gli aerei italiani che manovravano contro le navi, per poi lanciare i siluri senza riuscire a colpire il bersaglio, andarono perduti quattro S. 79 e uno dei caccia britannici.
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