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Giorni fa stavo sistemando e indicizzando una piccola serie di numeri della nota rivista Warship International. Ad un certo punto, mi sono imbattuto in un articolo a firma Georg von Rauch, pubblicato sul n. 4 del 1978, dal titolo “Cruisers for Argentina”. L’articolo tratta della costruzione e della vendita all’Argentina di quattro incrociatori corazzati della classe GARIBALDI, originariamente impostati per la Regia Marina. Facile mi è giunto il parallelo con le attuali vicende e polemiche per la cessione, prima ancora dell’entrata in servizio, di due fregate della classe BERGAMINI all’Egitto, (SPARTACO SCHERGAT divenuto AL GALALA ed EMILIO BIANCHI ora BERNEES) e a quelle che stanno per arrivare per la ventilata cessione di due pattugliatori della classe PAOLO THAON DI REVEL all’Indonesia, anche se in questo caso non siamo certi quali siano e nemmeno se l’acquisto avverrà realmente. Nella parte finale del XIX secolo per gli incrociatori delle più importanti Marine Militari era in corso una rapida evoluzione, dagli incrociatori protetti si stava passando agli incrociatori corazzati. Fra le unità migliori in costruzione c’erano quelli della classe GARIBALDI. La Regia Marina ne aveva fatti impostare uno presso i Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente ed uno presso gli Orlando di Livorno. Nel frattempo, in Sud-America, cresceva la tensione fra Argentina e Cile. “L’Armada de la Republica Argentina” riteneva di avere urgente bisogno di rinforzare la propria squadra navale per potersi opporre all’avversaria “Armada de Chile”. L’occasione fu colta al volo dal finanziere Ferdinando Maria Perrone, rappresentante dell’Ansaldo nel Paese Sud-Americano. Sorvolando su “come” fu raggiunto il risultato, nel luglio 1895 le prime due unità italiane (GARIBALDI e VARESE) furono vendute ancora sullo scalo all’Argentina, assumendo i nomi di GENERAL GARIBALDI e GENERAL SAN MARTIN. GENERAL GARIBALDI probabilmente fotografato a Genova o a Napoli prima della partenza per l’Argentina. La nave sembra non sembra sventolare alcuna bandiera (foto di A. Noack, NH 88671, Naval History and Heritage Command). (Segue)
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Inchiesta su naufragio ARA San Juan
Giancarlo Castiglioni posted a topic in Marine Militari - Navies
Su La Stampa di oggi sono uscite le conclusioni della commissione d’inchiesta della Marina Argentina sulla perdita del sommergibile ARA San Juan https://www.lastampa.it/2018/11/06/societa/il-sottomarino-argentino-esploso-per-un-errore-umano-QY92BrdEGRp3mSkcK8d1SJ/pagina.html Non mi fido molto di quanto interpretano i giornalisti che devono semplificare, sarebbe meglio leggere direttamente il documento, ma credo il contenuto sia correttamente sintetizzato nelle prime righe: “Un errore umano nel maneggio della valvola di ventilazione denominata “E19”: ecco, secondo la commissione d’inchiesta del ministero della Difesa argentino la causa principale del naufragio del sottomarino San Juan, scomparso il 15 novembre di un anno fa nell’Atlantico del Sud con 44 componenti di equipaggio.“ Quindi conclusione tranquillizzante, comoda per tutti, “un errore umano”, chi lo ha fatto è morto, nessun colpevole. Quando ci eravamo occupati della vicenda circa un anno fa eravamo arrivati a conclusioni diverse. L’analisi più completa è quanto riporto integralmente in seguito, segnalata da Giuseppe Garufi, tratta dalla pagina FB dell’ammiraglio Guastadisegni: Il sommergibile argentino era un sommergibile convenzionale con propulsione diesel-elettrica. Questi battelli navigano in immersione con l’energia delle batterie e periodicamente devono raggiungere la quota “Snorkel” (non emergere) per innalzare la canna di aspirazione che, una volta uscita dalla superficie del mare, consente di aspirare l’aria necessaria a mettere in moto i diesel per ricaricare le batterie. La canna snorkel è dotata di appositi valvoloni che si chiudono automaticamente quando un sensore viene bagnato dall’acqua per evitare di imbarcare troppa acqua di mare. Naturalmente un po’ di acqua entra comunque ma viene raccolta in un apposito pozzetto che poi viene esaurito con pompe di drenaggio o per semplice travaso. Nella fattispecie il battello navigava in oceano Atlantico con una tempesta in atto con onde alte fino a otto metri (dichiarato dalla marina argentina). Le mie ipotesi: Dopo aver atteso inutilmente che il mare si calmasse, il battello ha lentamente esaurito l’energia delle batterie e si è trovato nella urgente necessità di mettere in moto un diesel per produrre la necessaria energia elettrica. Alzata la canna snorkel ha iniziato la carica delle batterie nonostante la tempesta in corso. Sicuramente il battello rollava e beccheggiava come un tappo di sughero mettendo l’equipaggio in grave difficoltà. Molto probabilmente qualche onda più alta delle altre ha sommerso la canna causando l’ingresso di acqua di mare. Considerando l’altezza delle onde si può immaginare che il battello rollasse molto violentemente consentendo all’acqua entrata di fuoriuscire dal pozzetto e invadere il battello raggiungendo il locale batteria. In questo caso è inevitabile il corto circuito e probabilmente il blackout dell’energia elettrica e, forse anche un principio d’incendio a causa delle scintille (per non parlare della possibilità di sviluppo del letale gas cloro). Il battello, improvvisamente appesantito dall’acqua entrata, senza energia elettrica e quindi senza possibilità di manovra propulsiva e di alimentazione alle pompe di esaurimento o agli impianti per l’emersione di emergenza, ha cominciato a precipitare verso il fondo. Immagino il marasma a bordo, la confusione, l’impossibilità di agire e l’atmosfera degradata da fumi, gas e fiamme … a bordo di un sommergibile in mare qualunque piccola avaria se non affrontata e risolta con tempi rapidissimi può diventare una tragedia. Un allagamento incontrollato causa l’affondamento. Un incendio incontrollato causa il soffocamento dell’equipaggio. Un blackout totale causa la paralisi di tutti gli impianti. A tutti questi eventi si può porre rimedio con un maniacale addestramento agli interventi d’emergenza. Potrei raccontare almeno 10 episodi molto pericolosi dai quali siamo usciti solo grazie ai nostri automatismi comportamentali. Gli argentini non sono stati così fortunati. L'emersione rapida sarebbe stata possibile se il battello fosse stato dotato di un impianto di esaurimento rapido delle casse zavorra con funzionamento NON elettrico ... non mi risulta che l'avesse e la manovra manuale non è abbastanza rapida sempre che ci sia il tempo di attuarla. Il battello è sceso verso gli abissi e alla profondità di 1200 metri, secondo i calcoli teorici di progetto, è imploso causando la morte istantanea di tutto l’equipaggio fino a quel momento sopravvissuto. Quindi nessun guasto e nessun errore umano. Esaurite le batterie, obbligato ad accendere i motori diesel malgrado le condizioni proibitive del mare, l’equipaggio si è trovato in una situazione senza via d’uscita e l’affondamento è stata la naturale conseguenza. La conclusione è che i sommergibili diesel-elettrici moderni, progettati per navigare sempre in immersione, non possono navigare per lungo tempo in un mare in tempesta e in queste condizioni sono pericolosi. Sicuramente molti sommergibilisti lo sapevano già prima dell’incidente, ma credo che questa informazione sia sempre stata passata sotto silenzio per non minare la fiducia nell’efficienza dell’arma. Gli alti gradi della Marina Argentina lo sapevano? Forse no. Pensavo a cosa sarebbe successo in Italia dove in caso di incidente la stampa, i politici, i magistrati, vogliono sempre trovare un colpevole, possibilmente in alto loco. Per prima cosa sarebbero stati messi sotto processo i progettisti. Avrebbero dovuto mettere una avvertenza sul loro progetto come si fa nel manuale d’istruzione per gli elettrodomestici: “Non usare in caso di maltempo prolungato”. Abbastanza ridicolo. Poi sarebbero stati messi sotto processo gli Ammiragli. Avrebbero dovuto prevedere il mal tempo e ordinare di percorrere una rotta più sicura, più vicino alla costa. Per gli Ammiragli la questione è più controversa, per esprimersi in termini giuridici l’accusa non è manifestamente infondata. Sarebbe giusto condannarli? Non lo so. Certamente sarebbe inutile, i morti non tornano indietro. Concludendo, l’inchiesta ha conclusioni sbagliate, certamente non dice tutta la verità. Ma forse è meglio così.- 10 replies
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Un sottomarino argentino, il SAN JUAN, non risponde alle chiamate ... http://www.rionegro.com.ar/argentina/el-submarino-argentino-ara-san-juan-perdio-contacto-y-lanzan-un-rescate-DG3932173 EDIT: da Wikipedia ... El 16 de noviembre de 2017, mientras realizaba tareas de control en la zona económica exclusiva de Argentina, el submarino desapareció obligando al Comando Naval de Tránsito Marino a desplegar un operativo de rescate en la que participaron dos unidades de búsqueda superficial con capacidad de operar en profundidad, más una aeronave. El incidente se produjo a la altura de Puerto Madryn, 15 millas mar adentro.