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Russia Navy Day Parade in St. Petersburg


CARABINIERE
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Russia Navy Day Parade in St. Petersburg

      https://youtu.be/LIkRgneARQA

dal sito della US Navy

 

 

Mi sono concesso un’ora e mezzo di attenta visione (e revisione) della telecronaca completa della celebrazione del centenario della marina Russa e della parata navale di San Pietroburgo, anche per verificare le indicazioni e valutazioni  di un mio studio sulla US Navy e le sue minacce attuali.

 

Se dovessi definire con un solo concetto, o parola, l’intera manifestazione, userei “malinconica”.

Di quella Marina (sovietica) che ci minacciava (e magari ci terrorizzava) cinquant’ anni fa non è rimasto nulla…..  (anzi è rimasto qualcosa, con le navi da sbarco tipo Alligator ancora schierate).

Al di là della manifestazione di potere (e probabilmente di popolarità) di Putin, che dimostra un innegabile carisma ed ha sempre le fisique du rol e sa comportarsi con messaggi anche subliminali ad ogni manifestazione pubblica, anche non militare dove da il meglio di se stesso anche se mai in uniforme di qualsiasi tipo, la parata navale è stata ben poca cosa.

Una quarantina di navi, la maggior parte agli ormeggi e con equipaggi schierati per il saluto alla voce tanto numerosi da far pensare a generosi rinforzi che presentavano ben poche unità moderne, e proiezioni di forza (se non mi sono confuso con le numerose inquadrature e ri-prese, non prese sequenziali, non più di tre unità di superficie e due/tre sommergibili forse tipo Lada).

Una parata navale con un’ accorta regia scenografica di una sfilata dove le (poche) unità della Marina sono state sapientemente integrate dalle unità delle forze di frontiera e da un certo numero di unità minori, vedette e mezzi da sbarco (forse per far durare lo spettacolo).

Patetico, altro non potrei definirlo, il povero Typhoon (oggetto di tanto can can nel corso del suo lungo trasferimento) ormeggiato sullo sfondo, testimone di una Marina che era e non c’ è più.

Una Marina che ha alle spalle, soprattutto per le unità di superficie, grandissimi ed innegabili problemi industriali, una marina che non ha certo aspirazioni, e meno capacità, di proiezione ed operazioni globali.

Una Marina che sarebbe però colpevole ed inappropriato sottovalutare:   come tutto lo strumento militare russo (e la tradizione sovietica mai persa) perfettamente e permanentemente adeguato ed in sintonia con la politica estera del Paese.

Risorse forse inadeguate per una politica di grandeur, ma calibrate come impiego e risorse per un progressivo allargamento della cintura difensiva e per puntate offensive in aree di debole contrasto, come gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato.

Una forza, la Marina Russa, che sarebbe meglio avere “non avversaria” in un contesto dove la minaccia, consistente, temibile e crescente sembra essere altra, quella cinese.

Una Forza che certamente non è né una minaccia né contrapponibile strategicamente alla US Navy.

E non è detto che non sia la stessa minaccia, per Russia ed occidente

 

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Com'è noto, la marina russa ha rinunciato a costruire altre portaerei, e si accontenterà di ristrutturare la vecchia KUZNETSOV. Ma il suo ruolo nel Mediterraneo, grazie alla improvvida ritirata americana voluta da Obama e ai suoi rapporti con Siria ed Egitto (e con il generale Haftar, che noi contiuiamo a snobbare per ragioni incomprensibili, o fin troppo comprensibili) e' tornato primario. Qualche osservatore comincia a rilevare che l'affidare alla povera famiglia Regeni i nostri rapporti con un paese importante per tanti riguardi come l'Egitto forse non è una scelta così lungimirante.

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In politica estera l'Italia ha una vocazione irresistibile a puntare sul cavallo sbagliato.

Si capiva subito che il primo minisstro scelto dall'ONU non contava nulla, ha perfino fatto fatica ad entrare a Tripoli.

Comprensibile che ci fossero ragioni di opportunità per appoggiarlo, ma si poteva almeno farlo con meno entusiasmo.

E non costava nulla lasciarsi aperta una via di riserva mantenendo buoni rapporti con Haftar.

Ovvio per come è stato trattato che adesso Haftar faccia la voce grossa e non voglia navi italiane nelle acque territotiali libiche.

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