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La Royal Navy, la Marina delle Due Sicilie. I "Monument Men" di ieri.


Francesco De Domenico
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Ho appena visitato alle Scuderie del Quirinale la mostra "Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova", che celebra il duecentesimo anniversario della restituzione a Roma, e agli altri Stati italiani, delle 500 opere d'arte requisite (eufemismo per razziate) dalle armate napoleoniche occupanti l'Italia dal 1796 in poi (per Roma la "requisizione" era stata legalizzata espressamente con la pace di Tolentino del febbraio 1797).

Alla Restaurazione dopo Waterloo (giugno 1815), molte (non tutte) di queste opere d'arte, pitture e sculture, sono state riportate in Italia, parte via terra e parte via mare.

 

Grazie all'intervento di Antonio Canova, ambasciatore straordinario dello Stato Pontificio a Parigi nel settembre-ottobre del 1815 incaricato di questa specifica missione, e amico personale del sottosegretario al Foreign Office William Hamilton (omonimo del defunto marito di Lady Hamilton), il principe reggente e futuro re Giorgio IV mette a disposizione una nave della marina militare per trasportare a Civitavecchia parte delle opere recuperate, dopo che nel primo invio effettuato via terra la celebre, classica statua del Laocoonte era stata seriamente danneggiata per la caduta della cassa nel passaggio attraverso le scivolose piste innevate sulle Alpi.

La seconda spedizione di 15 carri va quindi via terra da Parigi ad Anversa, dove giunge il 26 novembre 1815, e qui si imbarca sulla nave per rifornimenti (storeship) HMS ABUNDANCE, un nome appropriato alla circostanza, costruita da Adams a Buckler's Hard, varata il 30.9.1799 dopo esser stata acquistata ancora sullo scalo dalla Royal Navy, in servizio l'anno successivo, builder's measurement (una misura di capacità corrispondente al numero di bariletti di vino imbarcabili) 24.673, lunghezza 140 piedi, larghezza 32.5 piedi. Il Master era Josiah Oakes.

La ABUNDANCE, dopo una lunga traversata, giunge a Civitavecchia il 5 maggio 1816 (forse se Manzoni avesse saputo di questa data sarebbe stato un po' meno filonapoleonico: tanto più che ABUNDANCE sarà a Sant'Elena il 5 maggio 1821 ...) e qui sbarca il suo prezioso carico, che giungerà a Roma nell'agosto successivo. Il Segretario di Stato, cardinal Ercole Consalvi, giunto a Civitavecchia per l'occasione, offre una cena di stato a tutti gli ufficiali della nave e li invita a Roma a spese dello Stato pontificio, usando la carrozza papale per il viaggio. A Roma vengono subito ricevuti insieme al console britannico dal papa Pio VII, cui Josiah Oakes bacia tre volte la mano. Scambio di doni, con regalo di molte statue e altri omaggi da parte papale. ABUNDANCE torna a Portsmouth il 16 ottobre 1816.

Dopo il viaggio a Sant'Elena dal 1819 al giugno 1821, la nave sarà posta in disarmo a Deptford nell'agosto 1821 e qui venduta a Mr. Levy il 22 maggio 1823.

Ma anche il Regno delle Due Sicilie trasporta (per ultimo) via mare, sia pure per un tragitto molto più breve, da Marsiglia a Napoli, le sue opere d'arte trafugate dal viceré Gioacchino Murat in fuga dopo la sconfitta di Waterloo. La fregata borbonica LA SIRENA da 40 cannoni salpa da Marsiglia il 28 gennaio 1817 con il suo prezioso carico diretta a Napoli. Non ho molti dati su questa nave, se qualche amico può venirmi incontro...

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Molto interessante, voglio proprio vederla questa moatra. Qualche giorno fa su Repubblica è apparso un articolo di Tommaso Montanari che spiega come proprio in epoca napoleonica nasce il concetto di patrimonio culturale (ma anche la coscienza che le opere fuori dal loro contesto sono meno comprensibili)

 

http://materialismostorico.blogspot.it/2016/12/la-mostra-sulle-opere-riportate-in.html

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Mi pareva di ricordare che gli Uffizi risalgono al '500....se le fanno i napoleonici eredi dei giacobini sono grandi operazioni culturali (vedere il titolo della mostra), se le fanno i nazisti sono razzie e saccheggi.

Ahi ahi ahi signora Longari mi sta cadendo sul volatile senza nemmeno analisi ;)

 

 

"Ma nella sistematica spoliazione napoleonica del fiore dell’arte europea c’è qualcosa di nuovo: ed è l’ideologia rivoluzionaria. Le opere, ora, non sono trofei che passano da un sovrano ad un altro: dopo la prima fase vandalica della Rivoluzione (quella in cui erano stati distrutti i simboli del potere monarchico), si era fatta strada l’idea del valore civile dell’arte, così che i musei non furono più il luogo di delizia del principe, ma cruciali spazi pubblici per la formazione di un popolo ormai libero. Nasceva così l’idea stessa di “patrimonio culturale”: e cioè l’idea che ai significati originali delle singole opere che lo componevano se ne sommasse ora uno nuovo, non legato al passato ma alle dinamiche del presente, e anzi rivolto al futuro. Questa enorme operazione di “patrimonializzazione” su scala continentale aveva dunque due facce: da una parte era una spoliazione violenta che colpiva le singole identità nazionali (e, specie in Italia, anche quelle locali), ma dall’altra esercitava sugli artisti e sugli intellettuali un fascino indiscutibile. Nel catalogo è Isabella Sgarbozza a rievocare con finezza questa intima, fecondissima, contraddizione, ricostruendo il dibattito che si aprì a Roma nel 1816, allorché tornarono da Parigi le opere che Canova era riuscito a farsi restituire (77 sulle 100 che se ne erano andate). Il contratto che quest’ultimo aveva firmato prevedeva che le pale d’altare non tornassero nelle chiese a svolgere una funzione di culto, ma che – «sull’esempio delle altre insigni capitali d’Europa» – fossero esposte in una galleria pubblica, dove fossero restaurate, ben conservate, studiate. Canova, i letterati e gli artisti romani erano entusiasti di questa soluzione: che rappresentava un altro passo nella liberazione dell’arte da ogni funzione esterna. Contrario era Carlo Fea, il commissario delle antichità di Pio VII, che suggerì di non rispettare i patti, e di rimettere invece le opere nei luoghi originali, ripristinando il contesto."

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Provate a chiedervi quanti letterati o poeti italiani hanno scritto l'equivalente del "Cinque maggio" ma dedicato ad un uomo politico o a un militare inglese o americano o tedesco... sulle spoliazioni naziste sono stati girati film francesi, americani, e non so quanti altri. Di spoliazioni "artistiche" è piena la storia, come Roma di obelischi egizi, o Berlino di Pergamon Museum e di "Porte di Babilonia". Ma solo quelle napoleoniche vengono nobilitate come atti di rinnovamento e arricchimento culturale. Tanto è vero che nessuno sapeva del ruolo della marina inglese nel recupero...

Kipling chiamava il colonialismo in India "il fardello dell'uomo bianco", the white man's burden, nel senso della fatica di civilizzare i peninsulari indiani, i birmani, gli afghani e quant'altro. Questo è un fardello dell'uomo di Parigi, che doveva farsi carico di civilizzare i peninsulari italiani...

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Provate a chiedervi quanti letterati o poeti italiani hanno scritto l'equivalente del "Cinque maggio" ma dedicato ad un uomo politico o a un militare inglese o americano o tedesco... sulle spoliazioni naziste sono stati girati film francesi, americani, e non so quanti altri. Di spoliazioni "artistiche" è piena la storia, come Roma di obelischi egizi, o Berlino di Pergamon Museum e di "Porte di Babilonia". Ma solo quelle napoleoniche vengono nobilitate come atti di rinnovamento e arricchimento culturale. Tanto è vero che nessuno sapeva del ruolo della marina inglese nel recupero...

Kipling chiamava il colonialismo in India "il fardello dell'uomo bianco", the white man's burden, nel senso della fatica di civilizzare i peninsulari indiani, i birmani, gli afghani e quant'altro. Questo è un fardello dell'uomo di Parigi, che doveva farsi carico di civilizzare i peninsulari italiani...

A parte che siamo ampiamente OT, mi stai attribuendo al povero Montanari affermazioni che non ha fatto. Rileggere con un minimo di contestualizzazione orsù.

Però io si, sono dell'idea che per quanto spocchiosi siano i cugini d'oltralpe aver sparso in Europa i principi illuministici la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino e la semplificazione codicistica napoleonica sia stato qualcosa di cui esser loro grati, e questo non significa 'perdonare' le razzie, dai su.

Le spoliazioni sono note e stranote e non dimenticate, dalle nostre parti si dice ancora sei ladro come Napoleone. A inizi 900 qualcuno pensava che la Gioconda fosse stata sottratta e se l'è presa.

 

Per il resto: fardello? Dai su. Direi piuttosto vergogna di cui vediamo i nefasti effetti ancora oggi.

 

Ogni paese ha i suoi scheletroni nell'armadio: Axum ci dice qualcosa?

 

Perchê poi questo schierarsi a simpatia pro e contro le cattive azioni delle contese europee? Mi pare abbastanza futile. Quando gli inglesi restituiranno i frontoni del Partenone alla Grecia ne riparliamo ;)

 

Fine della discussione OT, il moderatore dixit. Amministratore avvisato ;)

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Ricordo di un nanetto (direbbe il conterraneo del nostro Odisseo)

 

 


A proposito del saccheggio di opere d’arte un breve aneddoto a botta e risposta: “Gli italiani sono tutti ladri” disse un giorno Napoleone conversando coi suoi salottieri. Al che lo scultore Antonio Canova, presente alla discussione, commentò sottilmente: “Tutti no, ma Bona parte si”!

 

 

è pleonastico ricordare che i Corsi erano da poco francesi, ( https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_Versailles_(1768)) e prima erano Genovesi

Edited by Iscandar
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