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Incontro AIDMEN a Roma 5 novembre 2016


Luiz
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Volevo dare continuità e risalto alla riunione di Roma, ma per la mia professione sono continuamente in movimento e spesso non posso corrispondere, e per questo sono rimasto al margine della piega degli avvenimenti e dei messaggi che si sono susseguiti alla riunione stessa, ed ho riscontrato, senza poter entrare nel merito, notizie e interpretazioni in continua evoluzione e qualche contradditorie.

 

Cerco di recuperare un filo logico, scusandomi per le eventuali ripetizioni.

 

A)    Assunzioni e riferimenti

a.     Documenti certi  (?):  circolano con troppa liberta troppi disegni ed elaborati da appassionati, quasi sempre interpretazioni, spesso spacciati come vangeli per il solo fatto di essere stati postati e recuperati su alcuni siti, con vari livelli di adesione ed attendibilità.   Per le navi, almeno per l’ aspetto esterno, il documento di identità è rappresentato dai piani generali, nelle tre viste.   Ho notato che è sorto un dubbio che chiarisco: convenzionalmente la vista laterale si riferisce al lato Dr (poppa a sn e prora a destra del disegno) e solo in casi estremamente rari, di asimmetrie, si fanno dei particolari:  è ovvio che la fotografia di identità si ottiene dalle tre viste, vista laterale, piano dei ponti, sezioni significative, compre (non sempre) Pr e pp.   Anche definendo i piani generali documenti certi, occorre grande cautela e conoscenza del processo relativo agli stessi piani generali, e bisogna sempre riferirsi a:

a.1 Data: i piani generali subiscono non meno di tre passaggi ed edizioni, quasi sempre con profonde differenze tra loro:  piani generali all’ ordine, piani generali all’ inizio della costruzione, piani generali a fine allestimento (questi ultimi previsti a capitolato non sempre puntualmente eseguiti, e generalmente poco disponibili

a.2 Cantiere: (soprattutto se si tratta di una classe di unità ed esistono capocomessa e cantieri a valle della filiera):  non sempre i piani generali coincidono, anche per disponibilità di mezzi e di abitudini dei cantieri (esempi noti, come qullo che sullo stesso disegno base si realizzarono fumaioli rotondi, ovali, squadrati ecc ecc)

a.3 Dotazioni, fisse e mobili, e predisposizioni: i piani generali riportano tutto e tutte le posizioni (tipico nel caso in esame, la scaletta o il barcarizzo: ha vari usi e posizionamenti e solo una è, anche se indicata in tutte le posizioni in cui potrebbe essere sistemata).   Nel tutto sono comprese le predisposizioni e  gli apparati che potrebbero essere imbarcati (soprattutto per l’ armamento) ma forse non verranno mai portati a bordo, o verranno sostituiti con altri

a.4 Allestimento:  ancora oggi, con schemi molto rigidi di prefabbricazione e preallestimento, si riscontrano variazioni molto notevoli.   In passato, anche molto dopo la 2^ GM l’allestimento era molto flessibile (a volte  garibaldino), rispondeva a criteri di soluzione immediata di problemi e qualche volta di disponibilità dei materiali, ed esistevano comunque notevoli differenze tra unità gemelle allestite nello stesso cantiere.   Le interpretazioni e le differenze erano spesso abissali per unità della stessa classe allestite in cantieri diversi

a.5 Aspetto e date di riferimento:  non solo particolari esigenze operative, ma lo stesso carattere ed abitudini dal primo equipaggio e dal primo comandante agli avvicendamenti successivi, portavano e portano a soluzioni pratiche e visive diverse.   Ricordiamoci che una unità navale ha un cambio previsto con i lavori di fine garanzia (dopo circa un anno dalla consegna) ed ha periodici passaggi di lavori in arsenale e di carenamento: ognuno di questi passaggi è sempre un “ritocchino”, a maggior ragione diverso se fatto da un cantiere e da un arsenale piuttosto che da un altro:  su questa base e con questa evoluzione le navi diventano sempre più riconoscibili e personalizzate.

E’ questo anche il caso dei portelli ovalati in coperta, più o meno in prossimità del cannone, indipendente dall’ uso che viene loro attribuito (e non erano certamente elementi da scafo resistente)

Unico riscontro possibile dell’ evoluzione e dello stato dell’ arte sono foto a data certa.

a.6 Presenza nella zona di affondamento: è il dato più carente: la presenza nella baia di El Hilal delle unità a cui vengono attribuiti i relitti è presunta anche in forma un po’, ardita, ed anche per i bersagli/relitti probabili rimane difficile spiegarne esattamente la presenza, anche se con molte estrapolazioni ci può arrivare: Ras El Hilal sino al 1942, credo di aver capito, non era una base navale e neppure un punto di appoggio (sino alla costruzione di un molo come infrastruttura minimale) ma era quella che in nautica si chiama “punto notevole” certamente il punto di atterraggio o di partenza verso l’ Italia delle rotte da/per la Libia.   Si deve ritenere altamente probabile, almeno, che esistesse almeno una stazione segnali, di avvistamento, che segnalasse e registrasse il traffico marittimo e navale.  Di tutto questo non c’ è traccia? Eppure in ben quattro occasioni quel ristretto braccio di mare dovrebbero essere avvenuti scontri importanti, tra l’ altro, seguendo le ipotesi, tutti – se non eventualmente uno – in superficie, tra l’ altro in almeno un caso, sempre secondo le ipotesi (battello e scaletta), di un’ unità che sarebbe stata in collegamento con terra …

 

Conseguenza e risultato, soprattutto per la 2^ GM: molto difficile riferirsi a uniformità di classe, ed estrapolare su questo ipotesi e teorie

 

b.Dati generici e incerti: Sono quelli relativi alla dislocazione operativa ed alla catena di comando, che portano a profonde differenze.    Mentre con una certa fatica e considerando inesatti i dati ufficiali relativi alla loro sparizione ed affondamento, si potrebbe accettare la presenza in rada dell’ Urge e della Picci Fassio, è moto arduo attribuire la presenza di masse rilevate, in una caso con probabilità, nell’ altro molto meno, ad Argonauta e Foca.    Qui siamo molto lontani dalle aree di affondamento presunte, totalmente in contrasto con i dati ufficiali, su cui non ritengo dare un’ opinione né sarei in grado di farlo;  bisogna prima appurare che si tratti di relitti, e di quale natura, e poi – con dettagli attendibili, e rilievi diversi da quelli oggi disponibili - tentarne l’ attribuzione (non si può fare il percorso inverso, non disponendo di alcun dato peculiare e distintivo dell’ eventuale relitto ma solo dell’ unità presunta non si possono “incollare” particolari sul rendering di un eco che non si sa cosa sia ed in quale assetto)

 

c.     Modalità e situazioni operative: occorre una profonda conoscenza di vita vissuta, e riferita al tempo, in quanto la vita vissuta di bordo è una continua e radicale evoluzione, per poter interpretare gli assetti (ad esempio quali portelli aperti o chiusi in navigazione, in porto od in rada,  quali i flussi ed i posizionamenti di personali, dotazioni, materiali;   ho assistito a lunghe disquisizioni su lance, scialuppe, battelli e chi più ne ha ne metta…   esiste in proposito uno schema ed una regolamentazione, non mi sembra sia al momento necessario ma è rintracciabile;  i sommergibili, anche per stivaggio e movimentazione, avevano un solo tipo di galleggiante (non chiamiamola neppure imbarcazione), ovviamente e rigorosamente a remi, dimensionata per le necessità di servizio e manutenzione dello scafo, che ovviamente – quale natante – poteva essere in emergenza utilizzata per collegamenti, purché in acque calme, quali trasbordi e collegamenti con terra. Dalle dotazioni ed accessori, variabili ed eterogenei, è impossibile risalire al mezzo, alla nave di appartenenza

 

d.     Peculiarità ed organizzazione:    nel caso specifico dei sommergibili, ed in particolare di quelli della 2^ Gm e di quelli italiani, bisogna ricordare che esistevano due grandi spazi: 

 

d1 -  la zona stagna, resistente a pressione, riservata al personale, ai sistemi vitali, ai sistemi di combattimento, alle riserve di ogni genere

d2 – la zona non stagna, non resistente a pressione e pertanto equilibrata a circolazione di mare, che per i sommergibili italiani era particolarmente estesa e voluminosa, compresa la vela, o torretta, o falsa torre, dove era ricavata anche una cucina ed un locale igienico (da qui la disquisizione che ho rilevato sulle asimmetrie, i porteli ecce cc.)   La zona non stagna comprendeva, con grandi volumi, lo scafo esterno, che era limitato dal ponte di coperta: oltre alla torretta, che in navigazione soprattutto in immersione era il ridosso dove sistemare e rizzare quanto relativamente delicato ma soprattutto di pronto uso in emersione, gli spazi tra lo scafo interno e lo scafo esterno, con la coperta, erano sfruttati sino all’ inverosimile come stive/riposti di ogni genere di dotazioni /sempre soggette alla circolazione di acqua di mare).  Qui veniva sistemato il battellino, i cavi, le tende, le gruette, parte dei candelieri, ecce cc, ma tutto doveva essere rizzabile e rizzato accuratamente in quanto qualsiasi cosa che si muovesse avrebbe generato rumore, ed il rumore è vulnerabilità per il sommergibile.

Per l’allestimento di questi spazi non valevano certo i piani generali e tutti, dai cantieri, agli allestitori, agli equipaggi, agli arsenali, si ingegnavano per sfruttarli al meglio.

L’ inventiva in fase di allestimento non solo era il massimo ma anche la norma, e classificare i mezzi in base ad aperture, perni, dettagli di queste sistemazioni non solo è arduo, ma risibile

 

B)    Metodo

 

Come in tutte le ricerche si dovrebbe partire dal macro per arrivare al micro, ai dettagli.  Mi sembra che dalla ricerca si sia passati allo spotting, con una spasmodica ricerca di particolari inutili nella fase attuale, dovrebbe essere maggiore la ricerca e la tutela della credibilità per coinvolgere istanze superiori e specializzate, siano esse militari o civili

 

·      La mappatura

Nel caso di Mars el Hilal, con uno limitato dal tempo e dall’ accessibilità, con uno strumento non certo ottimizzato per le ricerche sottomarine è stato fatto un importante lavoro di scoperta, si voglia casuale o si voglia risultato di intuizioni o di ricerche preparatorie.

 

La scoperta, riferisce l’ autore, è stato il risultato di un rilievo quasi casuale, con un solo passaggio su una fascia non eccessivamente estesa in lunghezza e limitata in larghezza dalla portata (apertura) dell’ apparato, con- e’ stato riferito – una mappatura non del tutto completa di riferimenti GPS.

 

Dopo la scoperta, od associato alla scoperta, è mancato un rigoroso lavoro di rilievi, secondo una griglia rigida e predeterminata, con precisi riscontri di posizione, correlando le scansioni (sovrapposte) con tutti gli altri necessari, in primis la posizione e la misurazione esta della profondità, e possibilmente, come ulteriore riscontro ed eliminazioni di altri echi da masse non riconducibili a relitti, di un magnetometro.

Certamente la posizione, la profondità e la possibile trasparenza delle acque avrebbe consentito oltre ad eventuali immersioni, una sistematica ed abbastanza rapida campagna con un ROV ottenendo attendibili immagini video

 

Abbiamo quindi come risultato non una mappatura attendibile, ma una sorta di fotografia dall’ alto di una striscia stimata dove sono evidenti echi certi, di alta probabilità, ed altri  echi, diremmo non sicuramente attribuibili.

Grandi masse molto vicine, con una prossimità inusuale che diminuisce le probabilità, due attribuibili con certezza relitti, una terza possibile, una quarta da verificare, con attenzione, e sagoma incerta

 

Un rilievo necessariamente effettuato con metodi sommari, che in altre circostante, e stanti i risultati immediate, avrebbe portato ad approfondimenti, con rigore, per portare a riscontri, a risultati attendibili

 

Chiama l’attenzione che – ovviamente – non sia chiara la posizione sul fondo dei relitti, se stranamente tutti pressoché in assetto o parte coricati sui fianchi

 

·      L’ Interpretazione

 

Sin troppo è stato fatto con i mezzi a disposizione, e né dalla conferenza in Roma né dai posts ne dalla corrispondenza è emerso con quali programmi ed in che modo sono state sviluppate, magnificate ed interpretate le immagini ricavando dettagli anche minimi, è non del tutto accettabile che con il sonar utilizzato e le distanze in gioco si sia arrivati alla determinazione di tali dettagli.

 

Ricordo che non ci troviamo di fronte ad una mappatura fotografica, con risoluzione fotografica, ma di fronte ad una “raccolta”, anche se coerente, di echi sonar su bersagli non si sa esattamente in quale assetto e quale profondità, fattori che incidono sull’ interpretazione degli echi e della loro immagine

Raccolta di echi da un sonar rimorchiato ed a profondità non certa né costante, non da un sonar a scansione laterale né da una sonar al alta risoluzione, tipo caccia alle mine

 

Malgrado queste difficoltà e riserve, a livello di scoperta, e di attribuzione dei crediti di scoperta, va riconosciuto che l’ attribuzione di due relitti al smg URGE ed alle cisterna PICCI FASSIO potrebbe rientrare nelle probabilità, e le certamente più interpretabili – come sagome

 

Abbiamo a disposizione sagome, e non foto, abbiamo una massa di echi concentrati, ma nulla più.   Per esempio non abbiamo misurazioni credibili, e non abbiamo dati dimensionali attendibili, né altezze sul fondo, né profili rispetto al fondo

 

Anche l’ancora non chiarita forma (o metodo) di rendering ed interpretazione degli echi (con interpretazioni non del tutto accettabili di densità o dimensioni di particolari quali perni), porta a confusione: non sappiamo quale sia l’ assetto , sia longitudinale che trasversale dei relitti, ma di volta in volta si considera un’ immagine, molto labile, come vista dall’ alto e la sezione successiva si interpreta come vista laterale, e  su questo si costruisce l’ attribuzione

 

·      Le supposizioni  

Le supposizioni, spesso con effetti contrastanti, senza una base tecnica ed una (oggi molto difficile) conoscenza delle procedure e della vita di bordo) sono assolutamente controproducenti: questo ritornare continuamente sul battello, la scaletta, l’ apertura del portello, ecc  sono elementi che invece di apportare elementi chiarificatori incrementano i dubbi.

Faccio un esempio concreto:. Difficilmente un battello in transito, in assetto più che operativo, di navigazione se non di combattimento, avrebbe messo a mare il battellino con tutto ciò che comporta, compreso il personale esposto;  se l’ avesse fatto allora il suo passaggio e la sua sosta non sarebbero stati casuali ma motivati, avrebbe dovuto sostare in rada e la sua presenza ed il suo contatto sarebbe stato in qualche maniera registrato.

Anche il posizionamento della scaletta, a meno di sosta in rada, è poco credibile;  ovviamente un’ unità in rada è vulnerabile ad un attacco nemico, sia dal mare che dall’ aria, ma non mi sembra se ne abbia riscontro

Come scaletta e battellino in questo balletto ci sono troppe supposizioni, spesso ininfluenti e per un osservatore “tecnico” generatici di incredulità

 

 

 

C)    Conclusioni e suggerimenti

 

·      come appassionato, amateur, JPM ha fatto scoperte che definire interessanti è poco

·      sia per i mezzi impiegati, sia per i metodi del tutto empirici, sia, soprattutto per i tempi e l’accessibilità, non ha potuto portare a termine l’ analisi

·      si dovrebbe ricorrere ad interventi esterni da parte di soggetti (compresa le marine interessate) che sono scettici, restii, o almeno hanno difficoltà ad intervenire

·      non è mè politicamente né operativamente possibile prevedere campagne in quel sito

 

Tra le scoperte fatte da JPM ce ne sono alcune di alta probabilità, che dovrebbero essere il motivo, la causa, il “gancio” per convocare altri soggetti alla ricerca ed all’ approfondimento.

Proseguire oggi con i soli limitati dati raccolti e con mezzi e sistemi empirici significa solo sminuire il valore di quanto va riconosciuto ed attribuito.

Le inevitabili polemiche invece di consensi generano schieramenti, conclusioni a priori, creano alibi per allontanarsi e non fare nulla, nemmeno le dovute verifiche.

 

L’ approfondimento necessario può essere solo con

·      Un rastrello ed una mappatura sonar con passaggi sia longitudinali che trasversali

·      La risultante mappatura sia orizzontale (in pianta) sia verticale

·      Il posizionamento geografico certo dei relitti e la loro dimensione

 

La prova regina è l’ ispezione visiva, sia con immersioni umane sia – oggi più provante – con ROV

 

Conosciamo poco di Ras Hilal ma se sino al 1942 non era un ancoraggio organizzato, come punto di atterraggio sulla costa africana aveva almeno una stazione segnali e se non vere e proprie registrazioni regolari almeno notizie, ricordi ecc

 

Non mi sembra che ci sia concordanza con gli storici, in mancanza di dati tecnici, riguardo ad avvenimenti, rotte e probabilità

 

Si può solo avviare (solo avviare, come si è fatto a Roma) un contradditorio di carattere tecnico, per acquisire alla fine identificazioni se non sulla specifica unità sul tipo di relitto.

Un contradditorio con lo stesso metodo (o molto simile) che qualsiasi ente (militare e non) adotta o ha adottato o adotterebbe dopo la consegna della documentazione raccolta, ma non elaborata e interpretata, un contradditorio aperto, partecipe e non riservato come probabilmente hanno fatto o stanno facendo alcuni dei soggetti sinora coinvolti

 

Un’ azione costruttiva, in quanto critica, che a mio parere dovrebbe dare la massima credibilità al sistema puntando sulle probabilità maggiori e sui consensi attuali (che con i dati attuali sono già una grande dimostrazione di fiducia e di partecipazione)

 

Qualche dubbio e qualche limite, se questo dibattito e le necessarie verifiche, su queste ipotesi e intuizioni e speculazioni coinvolgono soggetti emotivamente già provati, come le famiglie dei dispersi …

 

Anche se personalmente non ritengo che i punti di partenza siano errori, ma intuizioni basate sull’ esperienza e su un minimo di riscontri, non posso che prendere atto di opinioni diverse, e se prevalgono tutta la credibilità delle scoperte iniziali ne verrebbe compromessa.

 su una tale, purtroppo limitata, messe di echi e di supposizioni abbiamo un margine di errori e di probabilità molto alto, che verrebbe acuito se andassimo a confrontare dettagli, certi, provenienti da documenti certificati (i piani costruttivi, che vanno comunque interpretati, come la nostra ultima corrispondenza dimostra) con dato incerti come la non attendibile risoluzione delle attuali ed uniche tracce sonar, tra l’ altro con correlate né correlabili ad una scala certa.

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