Giuseppe Garufi Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 3 ore fa, Giancarlo Castiglioni ha scritto: A parte i toni, non direi che Mattesini abbia insultato. Ha solo rievocato una realtà storica ammessa da tutti. Per la verità durante la guerra civile spagnola anche Mussolini ordinò dei bombardamenti su Barcellona diretti contro la popolazione civile. Non mi risultano bombardamenti italiani su città nella seconda guerra mondiale. Lo hai letto l'intervento di Mattesini? Dare del "trippone sigaraio" a Churchill non mi sembra opportuno. Churchill, da qualche anno, è divenuto il bersaglio preferito di tutti i revisionisti, di tutti quelli che "Mussolini ha fatto anche cose buone", "Hitler è stato provocato" e via così piacendo. Un po' di decenza qui che non siamo su Facebook e non è necessario tenere sveglio lo stanco uditorio del popolo dei like bisognerebbe tenerla, oppure dobbiamo "fare Storia" insultando l'avversario che ci ha fragorosamente battuti sul campo di battaglia? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted August 31, 2022 Author Report Share Posted August 31, 2022 Bravo Castiglioni. Sull'Iprite ai detto quellò che avrei detto anch'io. A Mussolini e al RE veniva detto nei rapporti ricevuti, ma purgati, che un certo numero di aerei aveva attaccato un determinato obiettivo, che erano state sganciate un certo numero di bombe, ma senza specificare di quali bombe si trattasse, peso ed esplosivo, quindi anche con i gas. Naturalmente, nel dopoguerra, adeguandosi alla nuova realtà repubblicana, i responsabili ancora in vita hanno negato decisamente, e che di ogni malfatto o errore dei militari la colpa era del DUCE. Ricordo poi, a Council, che per gli Alleati il termnine "Liberazione non esisteva". L'Italia era considerata "nemica tollerata" (cobelligerante) e nei loro rapporti in ogni conquista di una località, anche di grandi dimensioni come Roma, si parla sempre di conquista. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Luiz Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 5 ore fa, Francesco Mattesini ha scritto: Questa si che é stata una serie di azioni sanguinarie e criminali, in cui gli uomini morivano bruciati vivi, mentre mai la popolazione ha avuto, nella seconda guerra mondiale, l'ordine di Mussolini di colpire i centri demografici del nemico. Solo obiettivi militari, anche se spesso le bombe sganciate da alta quota colpivano obiettivi civili. E mai sono state impiegate bombe al fosforo e al napalm. uh che sciocchezza. ci siamo dimenticati l'uso del gas nelle colonie? Ecco eviterei di schiacciare il tasto invio su certi post alle volte, un consiglio in amicizia, giusto per non autosvalutare quanto si scrive e si è scritto in passato. saluti e per rinfrescarsi la memoria I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia Autore: Angelo Del Boca ISBN13: 9788835981992 Giuseppe Garufi and Conterosso 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 Vorrei pregare Mattesini di non insistere nella rivalutazione dell'Italia fascista. La liberazione dal nazifascismo e dai suoi orrori è stata una conquista che l'Europa (non solo l'Italia) deve innanzitutto a Churchill e Roosevelt, e la cui memoria non può esser cancellata. Ricordate cosa disse De Gasperi alla conferenza di Parigi nel febbraio 1947: "So che tutto, salva la vostra personale cortesia, qui milita contro di me". Aveva ragione da vendere. Se non vi basta l'aggressione all'Etiopia, l'occupazione dell'Albania, l'attacco alla Grecia, la dichiarazione di guerra alla Francia (la "pugnalata alla schiena"), alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti per formulare un giudizio storico un minimo obiettivo, è affar vostro. Un triste affar vostro. Non c'è revanscismo che tenga, dobbiamo esser grati a chi ci ha liberato, sissignori, liberato. Io ho avuto un nonno materno tedesco morto a Dachau nel gennaio 1943, un padre nel comitato antifascista di Piombino nel settembre 1943 e una zia staffetta partigiana a Firenze nell'agosto 1944, e vado fiero del loro ricordo e del loro insegnamento. E vi prego di considerare chiusa la discussione. Grazie. Conterosso and Giuseppe Garufi 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Giancarlo Castiglioni Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 1 ora fa, Giuseppe Garufi ha scritto: Lo hai letto l'intervento di Mattesini? Dare del "trippone sigaraio" a Churchill non mi sembra opportuno. Churchill, da qualche anno, è divenuto il bersaglio preferito di tutti i revisionisti, di tutti quelli che "Mussolini ha fatto anche cose buone", "Hitler è stato provocato" e via così piacendo. Un po' di decenza qui che non siamo su Facebook e non è necessario tenere sveglio lo stanco uditorio del popolo dei like bisognerebbe tenerla, oppure dobbiamo "fare Storia" insultando l'avversario che ci ha fragorosamente battuti sul campo di battaglia? Perdonatemi la battuta, sarebbe stato più corretto definire Churchill ubriacone piuttosto che trippone. Ma non è su queste cose che si giudicano gli uomini politici. Per una critica seria dell’operato di Churchill consiglio di leggere “Churchill Hitler and the unnecessary war. How Britain lost his Empire and the west lost the world”. Mette in rilievo come Churchill pur vincendo la guerra abbia fallito tutti i suoi obbiettivi politici. Ha voluto la guerra contro la Germania per evitare che ci fosse una potenza egemone in Europa e alla fine in questo ruolo si è trovavo la Russia. Voleva conservare l’Impero e lo ha perso. Prima della guerra la Gran Bretagna era una potenza mondiale, dopo una potenza impoverita e di secondo piano. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Giancarlo Castiglioni Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 1 ora fa, Luiz ha scritto: uh che sciocchezza. ci siamo dimenticati l'uso del gas nelle colonie? Ecco eviterei di schiacciare il tasto invio su certi post alle volte, un consiglio in amicizia, giusto per non autosvalutare quanto si scrive e si è scritto in passato. saluti e per rinfrescarsi la memoria I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia Autore: Angelo Del Boca ISBN13: 9788835981992 Non è corretto giustificare un delitto di una parte con quello delle parte avversa, questo ci fa scadere al livello di dibattito televisivo. Piuttosto prima del 1935 l'Italia aveva firmato qualche impegno a non usare i gas in guerra? Se così fosse sarebbe grave che i nostri generali lo abbiano violato senza informare il governo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Giancarlo Castiglioni Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 Ho verificato ed l’impegno esisteva: Divieto dell'impiego in guerra di gas asfissianti, tossici e similari e di mezzi batteriologici Protocollo adottato a Ginevra il 17 giugno 1925 Ratificato dall’Italia con R.D.L. 6 gennaio 1928, n. 194 (G.U. n. 46 del 24 febbraio 1928). Probabilmente i generali consideravano che il divieto valesse per altri popoli civili, non nelle guerre coloniali. La mancata comunicazione al governo conferma che avevano la coscienza sporca. Sull’uso dei gas è stato mantenuto uno stretto segreto; ricordo la polemica tra Del Boca e Montanelli che in perfetta buona fede sosteneva che non era vero. Avendo combattuto in Etiopia gli sembrava impossibile non averne saputo nulla. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Luiz Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 8 minuti fa, Giancarlo Castiglioni ha scritto: Ho verificato ed l’impegno esisteva: Divieto dell'impiego in guerra di gas asfissianti, tossici e similari e di mezzi batteriologici Protocollo adottato a Ginevra il 17 giugno 1925 Ratificato dall’Italia con R.D.L. 6 gennaio 1928, n. 194 (G.U. n. 46 del 24 febbraio 1928). Probabilmente i generali consideravano che il divieto valesse per altri popoli civili, non nelle guerre coloniali. La mancata comunicazione al governo conferma che avevano la coscienza sporca. Sull’uso dei gas è stato mantenuto uno stretto segreto; ricordo la polemica tra Del Boca e Montanelli che in perfetta buona fede sosteneva che non era vero. Avendo combattuto in Etiopia gli sembrava impossibile non averne saputo nulla. Benissimo ti sei risposto da solo È proprio così, nelle guerre coloniali c'è un pure un riflesso della politica razziale e razzista che il fascismo non fece altro che traslare dalla legislazione coloniale a quella famigerata del 1938. Con questo chiudo qui Ciao Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted August 31, 2022 Author Report Share Posted August 31, 2022 Io non faccio nessunba rivalutazione dell'Italia fascista, ma solo desidero che gli avvenimenti siano veritieri. Riporto, riguardo alla “Guerra di Liberazione”, dalle conclusioni del mio ultimo libro “I bombardamenti di Arezzo e i partigiani”, (RiStampa Edizioni, 2022), appena stampato. … Omissis … Non è corretto né onesto nei confronti dello sforzo compiuto nelle vaste operazioni degli eserciti Alleati, il continuare a dire stucchevolmente che con poche decine di migliaia di partigiani e collaboratori l’Italia è stata liberata. Gli anglo-americani hanno calcolato che nel 1944, per fare opposizione ai tedeschi, anche per evitare i bandi di arruolamento repubblicani, in tutto vi fossero in Italia, tra ex militari, formazioni cattoliche, liberali e comuniste, 10.000 partigiani che stavano realmente alla macchia e 90.000 collaboratori. Ma io dubito che si possa arrivare a queste cifre perché molti sono stati considerati partigiani e patrioti senza meritarlo, e molti di quei 10.000 partigiani erano di varie nazionalità straniere, in gran parte ex prigionieri di guerra, e vi erano bande costituite da veri mascalzoni, la cui attività era la violenza e i soprusi.[1] In questo contesto lo sforzo fatto per numero di uomini e di mezzi da parte delle Forze Armate del Regno d’Italia per contribuire, con Esercito, Marina e Aeronautica alla liberazione dell’Italia è stato, e di molto, nettamente superiore, a quello tanto decantato dalle varie organizzazioni partigiane, il cui maggior merito è stato quello di aver messo sotto pressione le retroguardie tedesche, generando loro molta preoccupazione; ma a che costo di vite umane e senza riuscire, per mancanza di armi pesanti ed esplosivi adatti, a conseguire, se non in parte, la distruzione di caserme, centri e postazioni militari, grosse infrastrutture, ecc. Comunque, anche se lo sforzo dei partigiani fu inferiori alle possibilità della guerra, a causa della scarsità di uomini che avrebbero dovuto partecipare alla resistenza e che si nascondevano in attesa dell’arrivo degli Alleati, e questa non era guerra di popolo, nel solo periodo tra la conquista di Roma e il mese di agosto 1944, “i tedeschi subirono notevoli perdite per mano dei partigiani; Kesselring stimò che circa 13.000 soldati tedeschi vennero uccisi e quasi altrettanti feriti, tra il giugno e l’agosto del 1944. Inoltre si estendeva il sabotaggio delle installazioni militari, dei depositi e delle comunicazioni di tutti i generi”; per cui ai primi di agosto fu dato un nuovo ordine per neutralizzare i metodi di guerra dei partigiani, con rappresaglie ancora più severe.[2] Come detto, una delle preoccupazioni del Governo italiano era quella di aumentare a dismisura il numero dei partigiani combattenti, da far conoscere agli Alleati quando si discuteva del trattato di Pace, anche mostrando immagini propagandiste o false. Non dimentichiamo che l’Italia era ancora considerata nemica, che secondo gli anglo-americani per avere condizioni di pace più favorevoli, doveva “pagare il biglietto di ritorno”, come disse Winston Churchill. Più sarebbe stato utile lo sforzo dell’Italia nella guerra contro i tedeschi, e più questo sforzo sarebbe stato tenuto in considerazione dagli anglo-americani, ciò che non avvenne se non in piccola parte, causando infine molta delusione. Ad ogni sollecito dei marescialli Pietro Badoglio, Capo del Governo italiano, e Giovanni Messe, Capo del Comando Supremo, rivolto ai vertici militari e politici degli Alleati, britannici in particolare, per dare all’Italia la possibilità di aumentare il suo sforzo militare contro i tedeschi, la risposta era sempre la stessa: Gli italiani stanno “cercando di trovare un espediente per togliersi dalla posizione di nemico sconfitto”. Avrebbero dovuto essere “richiamati duramente e con fermezza altrimenti, al momento opportuno, non saremo in grado di far valere le clausole territoriali del trattato di pace che alla fine concluderemo con l’Italia”. Anche l’idea di una partecipazione italiana alla guerra contro il Giappone, probabilmente suggerita da Badoglio, ottenne lo stesso rifiuto, giacché ciò avrebbe “aumentato gli obblighi” degli Alleati” nei confronti dell’Italia e l’avrebbe posta in una posizione contrattuale migliore al tavolo della pace”.[3] Essere inclusi nell’elenco dei partigiani è stato nel dopoguerra molto facile. Gran parte della popolazione, dove si svolgevano combattimenti, o era ritenuta operante in zona di guerriglia, o aveva vicini sedi di partigiani, o i parenti uccisi nelle rappresaglie nazi-fasciste, è stata inclusa negli elenchi. E questo senza mai aver dormito alla macchia, aver sparato un colpo di pistola o brandito un coltello contro i nazi-fascisti, anche perché di armi, se gli uomini ne avevano, tipo fucili da caccia, le nascondevano per non essere soggetti a rappresaglie, oltre a scappare o occultarsi alla prima vista di un tedesco. Come ho detto, furono accettati anche coloro che, provenienti da reparti della Repubblica Sociale, si ravvedevano disertando dai loro reparti, dopo la fuga dei vertici fascisti da Arezzo, e passando alla resistenza con le loro armi. Vi erano anche contadini o fattori che per le loro continue ruberie (chiamate requisizioni), i partigiani vedevano come il fumo negli occhi, e che in un certo senso s’intese risarcire, con le motivazioni più varie, tipo quella che avevano sfamato e prestato soccorso ai partigiani. Chi è stato riconosciuto partigiano, ricevette 14.000 lire (soltanto 1.000 lire i patrioti) che era in quel momento di difficoltà una gran bella cifra, nonché dava la possibilità di poter usufruire con le campagne (una ogni anno di attività), uno scalo di carriera negli enti pubblici e sulla pensione. Pertanto tutti facevano la fila presso i conoscenti che contavano, per essere inclusi nell’elenco dei partigiani, oggi visibile da tutti nei siti dell’ANPI: circa 300.000. Ritengo che almeno i due terzi di partigiani e patrioti quel titolo di combattente non lo meritassero. Tutto ciò avvenne, lo ripeto, per puro calcolo di convenienza, in base alla logica di aumentare smisuratamente il numero dei combattenti alla macchia, perché serviva anche per aumentare i meriti antifascisti e di collaborazione e di combattimento con gli Alleati, dai quali eravamo considerati nemici tollerati, perché ciò faceva comodo anche per la loro causa. Anche questo occorre non dimenticarlo mai.[4] Ma purtroppo gli Alleati non erano ingenui da cascarci, e conoscevano questo giochetto voluto dal Governo italiano e dallo Stato Maggiore Generale delle Forze Armate (Comando Supremo) e che, diciamolo francamente faceva comodo soprattutto ai partiti politici, specie quelli di sinistra, e all’ANPI ancora oggi in buona salute per mantenere il consenso con le ricorrenze, doverose, in onore ai caduti. Però é anche questo un modo di fare politica, come fanno politica i Sindaci e i Presidenti di Regione mostrandosi e parlando dei meriti degli antifascisti a ogni cerimonia commemorativa. Forse io sarò un eccessivo sentimentalista per la formazione culturale realizzata in una famiglia onesta e cattolica, con padre militare di carriera, ed io con quasi quarantuno anni di servizio trascorsi, dal 7 febbraio 1958 al 3 luglio 1998, allo Stato Maggiore dell’Esercito (4° Reparto, Ufficio Servizi, poi divenuto Programmi di approvvigionamento e infine Mobilità Tattica), con classifica di segretezza COSMIC Segretissimo, in cui ho affinato e approfondito la conoscenza della guerra scrivendo moltissime e importanti pubblicazioni, in cui tratto amici e nemici con la stessa obiettività; ma ritengo che un civile non armato e un prigioniero di qualsiasi nazionalità sono sacri, così come è sacra la gentilezza da riservare alle donne, anche se hanno sbagliato. Gianpaolo Panza ha riportato il numero di almeno 20.000 i fascisti o ritenuti fascisti uccisi dai partigiani in una strage senza fine, e 2.365 le donne fasciste o presunte tali, quasi tutte giovanissime e uccise prima o dopo la liberazione spesso torturate o stuprate dai partigiani, che non furono fermati dai loro mediocri comandanti, e che oggi si continua a tendere a giustificare con l’imbecille motivazione che: “Erano Fascisti”.[5] E’ come voler confermare che i fascisti, di qualsiasi età e sesso, senza aver commesso nulla nel corso di una guerra civile (perché come ha ben spiegato il Professor Renzo De Felice era una guerra civile), al massimo vestendo una divisa, come quella di un giovane avanguardista, oppure di avergli trovato una tessera del partito fascista non ancora distrutta, erano meritevoli di quel trattamento e della morte. Questo è ancora oggi il giudizio dell’ANPI ? Bene hanno fatto molti partigiani disgustati, tra cui i militari e i moderati, ad andarsene dall’ANPI, costituendo nel 1949 la Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane (FIAP). Si risponderà dall’altra parte che moltissimi stupri compirono anche i fascisti su donne partigiane. E vero, non si può negare, e non vedo perché da persona obiettiva dovrei negarlo e non sentire verso chi ha commesso il crimine, sentimento uguale e disgustoso, e pietà per chi lo ha subito. Per fortuna io non ho assistito a quelle scene raccapriccianti e disgustose. Nelle nostre formazioni partigiane paramilitari della Divisione “Garibaldina” “Arezzo”, dove comandavano ufficiali e sottufficiali gentiluomini, che sapevano guidare i loro uomini in combattimento e stroncarne preventivamente gli eccessi, e dove non si accettavano le imposizioni del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale di Firenze, controllato dal Partito Comunista, non avvenne mai nulla di simile. E nessuno di quei partigiani, veri sotto ogni profilo, stimati e sostenuti dalle nostre popolazioni dove avevano parenti e amici anche dall’altra parte, ha avuto la necessità di dover giustificare il loro comportamento. Purtroppo non altrettanto si può dire per le brigate “Garibaldi” e delle bande autonome di razziatori della provincia, in particolare i fiorentini ma anche dei residenti del Valdarno votati alle vendette per le stragi naziste. E accadde che, tornando a casa al suo paese dell’aretino al termine della guerra, un sottufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana fu massacrato di botte e poi arso vivo. Un altro milite al rientro a casa a Cavriglia (dove tra il 4 e l’11 luglio 1944 erano stati uccisi dai tedeschi 192 persone) fu circondato dalla folla inferocita e linciato a morte, e altri due assaliti sull’uscio di casa e uccisi a bastonate a Montevarchi. Il 4 giugno 1945 ci fu il linciaggio di un altro milite che era tornato a Castelnuovo dei Sabbioni. Ancora un milite ventenne della Guardia Nazionale Repubblicana, picchiato a sangue all’arrivo a Rassina, fu salvato dai carabinieri che per sottrarlo al linciaggio lo portarono nelle carceri di Arezzo. Questo era il clima del dopoguerra, proseguito fino al 1948, quando i rossi erano convinti, sbagliando, di poter arrivare al potere. Ma la chiesa cattolica e i moderati, compresi i membri della mia famiglia, fecero quadrato intorno alla Democrazia Cristiana, e il sogno dei rossi svanì, impedendo che l’Italia divenisse un paese satellite dell’Unione Sovietica. [1] Francesco Mattesini, L’Armistizio dell’8 Novembre 1943, Parte 3a, in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Dicembre 1994, p. 62, Nota 40. [2] G.A. Shepperd, La campagna d’Italia 1943-1945, Garzanti, Milano, 1975, p. 369-370. [3] Francesco Mattesini, L’Armistizio dell’8 Novembre 1943, Parte 3a, in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Dicembre 1994, p. 61. [4] Antonio Curina, nel suo Libro Fuochi sui Monti dell’Appennino Toscano (p. 425-446 riporta l’elenco dei nomi dei partigiani combattenti della Divisione Arezzo in 1.321, mentre i patrioti sono 652. Ricordo che la popolazione di Arezzo e Provincia era di circa 325.000 persone. Anche i digiuni e gli scettici debbono convenire che erano troppo pochi per ritenere che si fosse trattato di una guerra di popolo! [5] Carlo Simiani, uomo della Resistenza, alla fine della guerra pubblicò, col titolo "I giustiziati fascisti dell’aprile 1945", un serio ed onesto studio, secondo il quale durante l’insurrezione le uccisioni ammonterebbero a circa 40.000, cifra che però appare eccessiva rispetto ai dati di Panza. Secondo altre fonti forse la cifra di 30.000 è quella che più si avvicina alla realtà . Le tombe di molti caduti durante la resistenza non sono conosciute, sebbene ricercate dalle famiglie, in particolare per la manifesta ostilità dimostrata da parte delle organizzazioni partigiane e cittadine (GAP e SAP) e dei partiti che parteciparono alla lotta antifascista. Inoltre il riconoscimento spesso era reso impossibile per il fatto che i militari e civili catturati dai partigiani venivano regolarmente privati dei documenti personali e sepolti alla meglio in fosse individuali o comuni, non facilmente rintracciabili. Gli assassini cercavano di cancellare ogni traccia dei loro misfatti, e gli assassinati sepolti frettolosamente nel più vicino cimitero, spesso senza possibilità di riconoscimento. Inoltre, fatto ancora più deprecabile, la ricerca dei propri cari da parte delle famiglie fu ostacolata in molti modi, incluse le minacce. Ancora oggi ci sono amministrazioni comunali amministrati dai partiti della sinistra che, in un clima di omertà inconcepibile per chi ha una carica pubblica, non permettono di far conoscere i nominativi degli uccisi, come è accaduto all’Autore di questo libro. Ho scritto, ma senza ricevere per molto tempo una risposta. Oggi ringrazio l’attuale Sindaco di Rassina, di una lista civica, Lorenzo Remo Ricci. . Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted August 31, 2022 Author Report Share Posted August 31, 2022 Poiché, su richiesta di Francesco, ho capito che la discussione su Mussolini, che ritenevo perfettamente logica corretta e interessante dal punto di vista storico, ha assunto una caratteristica personale e idiologica, da questo momento mi astengo dal continuarla. Saluti a tutti, Francesco Mattesini Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted August 31, 2022 Report Share Posted August 31, 2022 Mi viene a proposito una citazione dall'ultimo libro di Henry Kissinger, "Leadership. Six Studies in World Strategy", Penguin Press, New York, 2022, pag. 5: "Da adulto, Adenauer aveva fatto l'esperienza delle tre configurazioni dello stato tedesco unificato post-bismarckiano: la sua truculenza sotto il Kaiser, le sollevazioni domestiche sotto la repubblica di Weimar, l'avventurismo sotto Hitler, culminando nella sua autodistruzione e disintegrazione. Sforzandosi di ricostruire un posto per il suo paese in un legittimo ordinamento post-bellico, si trovava di fronte un'eredità di risentimento globale e, in patria, il disorientamento di una pubblica opinione strapazzata dalla lunga sequenza di rivoluzione, guerra mondiale, genocidio, sconfitta, partizione, crollo economico e perdita dell'integrità morale. Scelse una via d'uscita sia umile che coraggiosa: confessare le iniquità tedesche; accettare le penalizzazioni della sconfitta e dell'impotenza, inclusa la partizione del suo paese; consentire lo smantellamento della sua base industriale a titolo di riparazioni di guerra; e cercare di costruire, assumendo un ruolo subordinato ma propositivo, una nuova struttura europea al cui interno la Germania poteva divenire un partner affidabile. La Germania, sperava, sarebbe divenuta un paese normale, ma sempre, lo sapeva, con una memoria anormale." pag.9: "Il primo discorso pubblico di Adenauer dopo la fine della guerra il 26 marzo 1946 fu il preannuncio della sua leadership politica. Criticando la condotta della Germania sotto Hitler, Adenauer chiese ad un pubblico di migliaia di persone riunite nel salone principale gravemente danneggiato dell'Università di Colonia come era possibile che i nazisti fossero arrivati al potere. Avevano poi commesso "grandi crimini", disse, e i tedeschi potevano trovare la strada verso un futuro migliore solo facendo i conti con il loro passato. Un simile sforzo era necessario per la rinascita del loro paese. Da questo punto di vista, l'atteggiamento della Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale doveva esser l'opposto della sua reazione alla Prima. Invece di attardarsi ancora una volta in un nazionalismo di autocommiserazione, la Germania doveva cercare il suo futuro all'interno di un'Europa da unificare. Adenauer stava proclamando una strategia di umiltà." Giuseppe Garufi 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
gttf Posted September 1, 2022 Report Share Posted September 1, 2022 Buongiorno, mi permetto di aggiungere un episodio di dettaglio alla vicenda narrata, con la consueta competenza, da Francesco Mattesini. Da giornali dell'epoca ( si veda http://news.google.com/newspapers?nid=41&dat=19230908&id=zaImAAAAIBAJ&sjid=2DYDAAAAIBAJ&pg=2005,2043369 ) sembrerebbe che un sommergibile italiano abbia bersagliato (shelled) o addirittura danneggiato con fuoco d'artiglieria il piroscafo greco Georgios al largo di Igoumenitza, attorno alla fine di agosto 1923, nell'ambito delle operazioni su Corfu. (si veda anche http://www.warsailors.com/forum/archive/forum/read.php-1,56911,56911.html#msg-56911 C'è qualche conferma in merito ? Cordiali saluti Fabrizio Gatti Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Giancarlo Castiglioni Posted September 1, 2022 Report Share Posted September 1, 2022 Mi sembra strano che questo episodio non sia citato da nessuna parte (almeno che io sappia). Nell'affare Corfù il governo italiano intendeva chiaramente limitare danni e conseguenze, quindi è da escludere esistesse un ordine di interferire con la navigazione civile greca. Possibile sia stata una iniziativa del comandante del sommergibile. Possibile che la Georgios stesse navigando diretta a Corfù e che il sommergibile abbia sparato dei colpi di avvertimento davanti alla prua per allontanarla, qualcosa di simile alle cannonate alla Martha Washington nel 1911. Se fosse vero era interesse dell'Italia non diffondere la notizia per evitare complicazioni. Possibile che sia tutto inventato. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
gttf Posted September 1, 2022 Report Share Posted September 1, 2022 Concordo con la Sua analisi, compresa l'invenzione del tutto, naturalmente, magari come azione di propaganda. Grazie e cordiali saluti Fabrizio Gatti Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.