Francesco Mattesini Posted June 13, 2019 Report Share Posted June 13, 2019 (edited) Mi rivolgo agli esperti della Lista e a tutti coloro che possono dare una mano per completare, con aggiornamenti, questo capitolo del mio libro LA MARINA E L'8 SETTEMBRE. Occorrerebbe conoscere quali batterie e mezzi navali tedeschi contrastarono i due cacciatorpediniere italiani nello Stretto di Bonifacio, nonché i mezzi impiegati nell'opera di soccorso dopo il loro affondamento. In definitiva avere più notizie possibili! Se é possibile, desidero avere anche notizie sugli aerei Alleati che intervennero attaccando i mezzi di soccorso tedeschi. Grazie Francesci Mattesini L’affondamento dei cacciatorpediniere Da Noli e Vivaldi Per la Marina italiana l’affondamento della corazzata Roma e il danneggiamento dell’Italia ad opera degli aerei tedeschi del 100° Stormo Bombardamento non doveva restare un episodio isolato. Alle ore 20.00 del 9 settembre, al termine degli attacchi condotti dai velivoli del II./KG.100, un isolato Do.217 di questo Gruppo attaccò il cacciatorpediniere Vivaldi, nave comando della 16a Squadriglia, che assieme al gemello Da Noli era stato inizialmente destinato a raggiungere Civitavecchia, per imbarcare la famiglia reale, i membri del governo del maresciallo Badoglio, e i suoi capi militari. Quando, nelle prime ore di quella mattinata del 9 Settembre, fu presa la decisione che quelle alte personalità sarebbero andate a Pescara, per imbarcarsi sulla corvetta Baionetta (tenente di vascello Piero Pedemonti), alla cui scorta erano stati destinati il piccolo e velocissimo incrociatore Scipione Africano e la corvetta Scimitarra (tenente di vascello Remo Osti), i due cacciatorpediniere ricevettero l’ordine, impartito da Supermarina alle 09.23, di raggiungere la Forza Navale da Battaglia a La Maddalena. Tuttavia, a causa della situazione militare sfavorevole che si era verificata in quella base navale della Sardegna per il colpo di mano tedesco che aveva portato alla pratica cattura del Comando dell’Ammiraglio Bruno Brivonesi, alle 14.14 Supermarina ordinò al Vivaldi e al Da Noli di proseguire per Bona, cercando di aggregarsi alle navi dell’ammiraglio Bergamini. Avendo poi ricevuto, con il telecifrato n. 87775 delle ore 15.49, l’ordine di affondare nel passaggio delle Bocche di Bonifacio tutti i mezzi navali tedeschi incontrati – adibiti al traffico tra la Sardegna e la Corsica – i due cacciatorpediniere aprirono il fuoco contro alcune motozattere ed altri natanti. Queste unità reagirono con le armi di bordo, e la loro reazione di fuoco fu appoggiata dal tiro delle batterie tedesche situate lungo le coste meridionali della Corsica.[1] Nel duello d’artiglieria che seguì, il Vivaldi (capitano di vascello Francesco Camicia) e il Da Noli (capitano di fregata Pio Valdambrini) incendiarono alcune motozattere, ma poi, verso le ore 17.00, furono entrambi ripetutamente colpiti dal preciso fuoco delle artiglierie germaniche. Il Da Noli, nel tentativo di disimpegnarsi dal fuoco nemico, finì per affondare su uno sbarramento minato, che era stato costituito su tre file, e con l’impiego di 410 mine, il 26 agosto 1943 a sud di Capo Fenu dai posamine germanici Pommer e Brandenburg. Di questo sbarramento, costituito su tre file e coll’impiego di ben quattrocentodieci mine, per uno di quei tanti e incomprensibili misteri di leggerezza e di confusione – diremmo di irresponsabilità – esistenti in quei giorni nell’ambito dei comandi della Regia Marina, le due siluranti italiane non erano state messe al corrente. Sull’azione a fuoco dei due cacciatorpediniere, iniziata dopo che erano stati avvistati due natanti tedeschi diretti verso la Corsica, e sull’affondamento del Da Noli riportiamo quanto scrisse nella sua relazione il comandante del Vivaldi, capitano di vascello Camicia:[2] Alle 16.50, quando alla distanza di 8-9000 metri apro il fuoco a sinistra coi tre complessi da 120 mm su detti natanti, che risultano essere una motosilurante e una motozattera. Il tiro dalla terza salva in poi inquadra perfettamente i bersagli. Dopo l’ottava salva nella zona si vede solo la motozattera, che ha invertito la rotta, è sbandata e fa fumo. Sospendo il tiro. Si vedono diversi aerei a bassa quota lungo le coste della Corsica; essi si tengono fuori portata dalle nostre mitragliere. Alle 17.00 si apre il fuoco coi tre complessi da 120 mm e colle mitragliere in campo su una motosilurante e poi su due motozatterde, che si avvistano sotto la costa della Corsica. Il tiro è molto ben centrato fin dalle prime salve: le due motozattere sembrano ambedue decisamente colpite. Violenta reazione da parte delle unità contro le quali si spara e da parte di alcune batterie situate sulla costa meridionale della Corsica, che sulle prime non si riesce ad individuare. Aumento la velocità a 25 nodi e cerco di tenermi al largo della costa, per quanto lo consente la posizione delle mine; quando ambedue le motozattere sono scadute di poppa, apro il tiro contro la batteria di terra che si è potuta individuare. La nave viene colpita da colpi di mitragliera e di piccolo calibro a poppa; diverso personale, specie degli armamenti delle due mitragliere poppiere, viene messo fuori combattimento. Alle 17.15 arrivano colpi di piccolo calibro in caldaia n. 1 e nello scudo del pezzo di prora, provocando incendio e inutilizzazione della caldaia n. 1, forti perdite di vapore ed inutilizzazione delle turbodinamo, nonché inutilizzazione del complesso da 120 di prora con molti morti e feriti. Si da ordine di accendere rapidamente la caldaia n. 4. La nave riduce di velocità e poco dopo anche la caldaia n. 2 d’evessere spenta per impossibilità del personale di restare nel locale, dato il grande aumento di temperatura provocato dall’incendio in caldaia n. 1 e dato che i ventilatori aspirano tutto il fumo e i gas causati dall’incendio sotto il castello. Proietti da 88 colpiscono la nave poco sopra il galleggiamento a prora… provocando incendio. Anche la caldaia n. 3 dev’essere spenta, avendo ricevuto un colpo nel deposito nafta dal lato dritto. La nafta si è in parte sparsa nel locale della caldaia, provocando un principio di incendio quasi subito domato. Il colpo ha provocato aanche avarie alle tubolature di alimento ausiliario di detta caldaia. Alle 17.30 la nave ha le macchine ferme per mancanza di vapore ed è ancora sotto il fuoco di una delle batterie della costa corsa. Sfruttando il poco abbrivio rimasto, mi presento al vento, che nel momento spira leggero dal secondo quadrante, coprendomi verso la Corsica con nebbia di cloridrina e col denso fumo della caldaia in accensione. Nel frattempo il DA NOLI, che ha preso parte al tiro contro le unità e le batterie dal lato della Corsica, sembra anch’esso colpito; si allarga dalla costa, mi sopravanza in velocità verso sud-ovest e fa molto fumo. Alle 17.50 una grande colonna d’acqua biancastra, come di esplosione di mina, avvolge il DA NOLI che spezzato in due al centro affonda. Si vede molta gente in mare e poco dopo anche una motolancia in moto vicino alle zattere di salvataggio. Avendo la radio principale inutilizzata, trasmetto con radiosegnalatore (alimentato con batterie di riserva) a Supermarina e al Comando Squadra l’affondamento e la posizione del DA NOLI e la posizione e le avarie del VIVALDI. Prima di affondare per l’esplosione della mina, il Da Noli era stato colpito da due proietti, che avevano raggiunto la linea galleggiamento a poppa e il sotto il castello a prora, senza però procurare alcuna perdita umana. L’urto contro la mina avvenne mentre l’equipaggio stava tamponando le vie d’acqua apertesi a poppa, e nell’esplosione trovò la morte il comandante dell’unità, capitano di fregata Pio Valdambrini, e buona parte degli uomini che si trovavano con lui sul ponte di comando. Quanto alle navi tedesche prese a bersaglio dai due cacciatorpediniere, che ritennero di aver messo alcuni colpi a segno, non risulta che ve ne sia stata alcuna colpita, per quanto fossero state inquadrate dal tiro delle unità italiane. Il Vivaldi, che come abbiamo visto si era fermato dopo essere rimasto gravemente danneggiato da alcuni proietti da 88 mm che avevano determinato incendi scoppiati nei locali caldaie, avendo proseguito la navigazione e attraversato faticosamente lo Stretto di Bonifacio per poi dirigere, alle 18.30 del 9 settembre, verso le Isole Baleari con l’intenzione di raggiungere Minorca, fu attaccato alle 20.00 dal solitario Do.217 del II./KG.100. La bomba radioguidata Hs.293 del velivolo tedesco, cadendo visino allo scafo del cacciatorpediniere, esplose determinando una forte concussione che scaraventò in mare una ventina di uomini dell’equipaggio – a cui fu lanciato in mare un canotto di salvataggio “Carley” – spezzò alcune tubature, e fece incastrare alcune valvole. Ciò determinò dapprima un calo di velocità della nave e poi, per lo spegnimento dell’unica caldaia rimasta in funzione, l’immobilizzazione del Vivaldi. Nella testimonianza del sottocapo furiere Eugenio Costa, il dramma del Vivaldi, rimasto privo di ogni possibile aiuto perché, come vedremo, i suoi segnali di soccorso furono male interpretati dai cacciatorpediniere della 12a Squadriglia e dalle torpediniere che stavano ancora nella zona dell’Asinara dopo aver recuperato i naufraghi della corazzata Roma, ebbe inizio alle ore 02.10 del 10 settembre. A quell’ora, infatti, il direttore di macchina, maggiore del G.N. di complemento Rodolfo Strudel, salì in plancia per comunicare al comandante Camicia “di non poter più proseguire per mancanza di acqua dolce”. Nelle restanti ore della notte, con il cacciatorpediniere che, con vento e mare forza 3, scarrocciava verso levante ad una cinquantina di miglia ad ovest della Punta dell’Asinara, senza possibilità di poter essere salvata, l’equipaggio si dedicò alla costruzione di zatterini per aumentare il numero di quelli in dotazione, che furono legati l’uno all’altro per mantenerli riuniti in mare.Quindi, dopo un alternarsi di speranze e di delusioni, la nave fu abbandonata alle ore 05.30 10, ed affondò alle 11.30. Del personale del Vivaldi, che aveva preso posto su un numero sufficiente di imbarcazioni e canotti di salvataggio, mancarono all’appello 40 dei 280 uomini dell’equipaggio, la maggior parte caduti nel corso del combattimento con le batterie costiere e le unità navali tedesche, i restanti tra quelli che erano stati sbalzati in mare dall’esplosione della bomba. Un esempio luminoso ed eroico di sacrificio fu offerto dal capitano di corvetta Alessandro Cavriani e dal capo meccanico Virgilio Fasan che, abbandonata l’imbarcazione sulla quale si erano già posti in salvo, non curanti dei richiami del comandante Camicia, l’ultima persona ad abbandonare il Vivaldi, tornarono a nuoto sul cacciatorpediniere per renderne più sicuro e rapido l’affondamento. Furono visti per l’ultima volta sul castello, sull’attenti nel saluto della bandiera, mentre la loro nave si inabissava di prora. Entrambi, per aver voluto eroicamente immolare la vita per seguire la sorte della loro nave furono decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria. Dei superstiti del Vivaldi 21, in massima parte feriti, furono raccolti da un idrovolante trimotore tedesco Do.24, che ammarò nel pomeriggio del 10 presso i mezzi di salvataggio, che erano guidati ordinatamente dal comandante Camicia. Altri tre idrovolanti della Luftwaffe del medesimo tipo, provenienti da Livorno ammarati, successivamente, non poterono poi decollare perché alle 14.35 furono sorpresi nella fase di imbarco dei naufraghi da un velivolo da caccia P.38 statunitense, arrivato nella zona.Dopo che il suo pilota ebbe fatto cenno ai naufraghi di allontanarsi, in tre successivi passaggi effettuati a bassa quota, il velivolo statunitense, non tenendo assolutamente conto dei visibili segni della croce rossa sugli idrovolanti tedeschi, sviluppò un fuoco micidiale contro i tre Do.24, incendiandoli tutti. Sebbene non vi fossero state perdite fra i membri dell’equipaggio, che avevano reagito all’attacco con il fuoco delle loro mitragliere, 20 marinai italiani, tra quelli già raccolti dagli idrovolanti, restarono uccisi. Tra essi vi furono il capo silurista Salvatore Fais e il cannoniere ordinario Salvatore Costa, che non poterono uscire dai Do.24 in fiamme, perché in precedenza erano rimasti gravemente feriti sul Vivaldi. Gli equipaggi tedeschi, che avendo preso posto nelle imbarcazioni di salvataggio italiane, furono poi raccolti, assieme a 47 uomini del Vivaldi, da una piccola motovedetta tedesca arrivata nella zona nelle prime ore del giorno 11. Altri due naufraghi italiani erano stati raccolti nel tardo pomeriggio del 10 da un idrovolante statunitense, il che ridusse il numero dei superstiti del Vivaldi ancora in mare a 142 . Nel frattempo il mare si era andato ingrossando da levante, determinando la frequente rottura dei cavi di rimorchio e rendendo molta difficoltosa la navigazione delle varie scialuppe che, unite da cavi di rimorchio, erano guidate da una motobarca, da cui il comandante Camicia dirigeva le operazioni. Ben presto il vento alternato a violenti piovaschi finì per disperdere il convoglio, e il comandante Camicia, che aveva tentato fino all’ultimo di impedirlo, si trovò solo con il suo natante sul quale si trovavano 50 persone. Basandosi per la navigazione su una piccola bussola, che aveva recuperato da uno degli idrovolanti tedeschi incendiati, ed agevolato dalla caduta del vento, se non delle onde, navigando a lento moto Camicia riuscì ad approdare alle 23.30 del 17 ottobre sulla spiaggia del villaggio di Blanés, 60 Km. a nord est di Barcellona, ove raccomando alle autorità spagnole la ricerca delle altre imbarcazioni. Una di queste, con 35 uomini, che era guidata dal sottotenente di vascello Oddone, approdò il mattino dell’indomani 18 poco a sud di Capo San Sebastiano. Altri due naufraghi erano stati nel frattempo recuperati da un idrovolante tedesco, e un altro gruppo fu salvato nella notte sull’11 settembre dal sommergibile britannico Sportsman (tenente di vascello Richard Gatehouse) che stava rientrando ad Algeri dalla zona di agguato assegnata al largo di Bastia. Lo stesso Sportsman, il 12 settembre, passando a circa 90 miglia ad ovest di Bonifacio, recuperò anche 42 uomini del Da Noli.[3] Infine un gruppo di 7 marinai del Vivaldi venne tratto in salvo il giorno 15 settembre dalla motozattera italiana MZ. 780 (aspirante guardiamarina Alfonso Fappiano) che, essendo salpata il giorno avanti dall’Isola Capraia, nell’Arcipelago Toscano, approdò nel pomeriggio del 16 nelle Isole Baleari, a Port Mahon, dopo una navigazione difficilissima a causa di due dei tre motori in avaria e per aver consumato tutta la nafta e l’acqua. Complessivamente le perdite del Vivaldi assommarono a 60 uomini, inclusi 2 ufficiali e 4 sottufficiali. Le perdite umane del Da Noli, considerando la rapidità con cui il cacciatorpediniere andò a fondo spezzandosi in due tronconi, risultarono più elevate di quelle del Vivaldi, poiché su un equipaggio di 267 persone i mancanti all’appello furono ben 205, tra cui il comandante Valdambrini. I 39 superstiti, oltre ai 42 raccolti dal sommergibile britannico Sportsman, raggiunsero la vicina coste della Corsica dopo molti stenti, a causa del vento di levante che, soffiando nelle Bocche di Bonifacio, ostacolò non poco la lentissima navigazione dei mezzi di salvataggio. [1] Ricordiamo che il Da Noli era salpato da La Spezia mentre il Vivaldi, che aveva fuori servizio le dinamo azionate da motori Diesel, proveniva da Genova. I due cacciatorpediniere, diretti a Civitavecchia, si erano riuniti alle ore 23.15 dell’8 settembre poco a sud di La Spezia, per poi essere dirottati al mattino del 9, in seguito all’ordine impartito da Supermarina di raggiungere La Maddalena. L’occupazione di questa base navale da parte dei tedeschi era stata conosciuta per intercettazione del segnale d’allarme lanciato dalla corvetta Danaide; ragion per cui, all’ordine ricevuto da Supermarina di attaccare i mezzi navali tedeschi in transito tra la Sardegna e la Corsica, il capo squadriglia, capitano di vascello Camicia, trovò logico impegnarsi contro il nuovo nemico. Cfr. USMM, La Marina dall’8 settembre 1943 alla fine del conflitto, cit., p. 50-51.[2] Ibidem, p. 51-53.[3] Il 13 settembre, il giorno prima di raggiungere la destinazione di Algeri, lo Sportsman fu individuato ed attaccato, per errore, da un quadrimotore statunitense B.24. che sganciò contro il sommergibile sette bombe con alto esplosivo al torpex. Esse caddero talmente vicine allo Sportsman da causargli seri danni alla torretta, mettendogli fuori uso anche l’apparato radar. Cfr., Historical Section Admiralty, Submarines, vol. II, Londra, 1955, p. 179-180. Edited June 13, 2019 by Francesco Mattesini Naumachos 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Conterosso Posted June 16, 2019 Report Share Posted June 16, 2019 Perchè usate accorciare i nomi delle navi?I due cacciatorpediniere non si chiamavano VIVALDI e DA NOLI.Si chiamavano UGOLINO VIVALDI e ANTONIO DA NOLI !!!! Admeto Verde 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted June 18, 2019 Author Report Share Posted June 18, 2019 (edited) Per 60 anni le navi le ho scrtitte con il solo Cognome, adesso é di moda scrivere una nave con nome e cognome. Quanto ho scritto era nella mia bozza del Libro LA MARINA e l'8 SETTEMBRE, e il capitol l'ho riportato tale e quale. Edited June 18, 2019 by Francesco Mattesini Naumachos 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted June 20, 2019 Report Share Posted June 20, 2019 Grazie a Gabriele Milani, traduco qui due pagine del KTB (KriegsTageBuch, diario di guerra) della 11. Raeumbootflottille (11a flottiglia motodragamine) KTB della flottiglia: 9.9.1943 R 200 con R 198 in rotta da Bonifacio alla Maddalena, si avvistano due cacciatorpediniere, si fa dietrofront e si allerta il porto [di Bonifacio ndt]. Cannoneggiamento del porto di Bonifacio da parte di entrambi i caccia (si veda l'allegato 3). Firmato Freytag, capoflottiglia KTB dello R 200: 9.9.1943 a Bonifacio poi in mare h 16.15 vento da SW forza 1-2, mare forza 1, giornata luminosa, visibilità buona. Si salpa con a bordo il Kapt.z.See Jasper del Comando Marina Italia (Markdo Italien) per andare alla Maddalena.h 16.36 due cacciatorpediniere (di tipo non accertato) entrano ad alta velocità provenienti da Est nello Stretto di Bonifacio, cannoneggiano Santa Teresa [di Gallura ndt] in Sardegna poi si dirigono su Bonifacio. Il battello fa immediatamente dietrofront per allertare il porto e le batterie, non essendo stato previsto alcuno specifico collegamento a mezzo segnali.h 16.45 I cacciatorpediniere cannoneggiano l'ingresso del porto e i Siebel-Fahren che stanno entrando [siebel ferries, piccole motozattere da 40-60 t]. Le batterie costiere tedesche rispondono al fuoco. I cacciatorpediniere si allontanano verso Sudest, uno di essi è in fiamme e procede a lento moto. Firmato Gmuech Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted June 21, 2019 Author Report Share Posted June 21, 2019 (edited) Grazie Francesco, Grazie Milani, molto bene. Come al solito i nostri non hanno fatto un tubo, e hanno perso i due cacciatorpediniere. Franco Edited June 21, 2019 by Francesco Mattesini Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco De Domenico Posted June 22, 2019 Report Share Posted June 22, 2019 La 11. Raeumbootflottille è stata attivata nel settembre 1942 e ha prestato servizio in Olanda nel 1942-43. Nell'estate 1943 è stata trasferita nel Mediterraneo attraverso i canali e i fiumi francesi. Il suo comandante era il Kpt.Ltn. Felix Freytag, dal settembre 1942 al maggio 1944. Nel 1943-44 ha operato sulla costa meridionale francese, in Sardegna e in Corsica. E' stata disciolta il 23 settembre 1944.Al 9 settembre 1943 ne facevano parte 12 battelli, di cui 9 operativi: R 162 e R 161; R 189, R 199, R 201; R 212 e R 215 (questi ultimi due impegnati nello scontro alla Capraia con le nostre VAS); R 190 e R 191 (ancora in transito ad Auxerre in Francia); R 192 (ancora in approntamento a Marsiglia); R 200 e R 198 in Sardegna/Corsica. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Francesco Mattesini Posted June 24, 2019 Author Report Share Posted June 24, 2019 Grazie Francesco Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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