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9 MAGGIO 1940: LA FRANCIA VOLEVA "PUGNALARE ALLA SCHIENA" L' ITALIA?


Alfabravo 59
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La  Storia non si fa con i "se". Daccordo. Però penso che l' ipotizzare scenari diversi dalla realtà, senza allontanarsene troppo, possa essere utile per uno studio critico della medesima. E' difficile, ma mai ho pensato che il lavoro dello Storico sia facile.

 

Vengo al sodo. Alle pag. 93 e 94 del libro di Enrico CERNUSCHI ed Andrea TIRONDOLA "COMANDO CENTRALE - La mente della Marina" edito dall' UFFICIO STORICO della M.M. è riportato un episodio che per puro caso da "se" non si è trasformato in realtà.

 

Cito testualmente ed integralmente.

 

"Fu così che la notte sul 9 maggio 1940 le due moderne navi da battaglia francesi DUNKERQUE e STRASBOURG, di base a Mers-el-Kebir, in Algeria, uscirono "...per ricercare la flotta italiana verso la Sardegna dal 9 al 10 maggio 1940". (24) L' invasione germanica dell' Occidente scatenatasi improvvisamente e per puro caso nel corso di quelle stesse ore scongiurò, all' ultimo istante, sia la puntata di quelle due navi di linea transalpine sia la mossa successiva prevista nei piani anglo-francesi, ovvero un attacco, da parte delle 7 navi da battaglia (WARSPITE, MALAYA, ROYAL SOVEREIGN, RAMILLIES, BRETAGNE, PROVENCE e LORRAINE) di base, in quel momento, ad Alessandria in compagnia della portaerei britannica EAGLE, rivoto contro le coste della Sicilia, da Augusta fin dentro lo Stretto di Messina, allo scopo di arrivare all' attesa, grande battaglia navale decisiva contro la Regia Marina".

 

Temo che per noi sarebbero stati forti dolori. Nel Maggio del "40" avevamo operativi solo i due CESARE e CAVOUR essendo DORIA, DUILIO, LITTORIO e VITTORIO VENETO a fine allestimento - addestramento.

 

L' obiettivo di tutto questo sarebbe stato non tanto una guerra vera e propria contro l' Italia, ma la caduta del Governo MUSSOLINI e, come "effetto domino", il crollo politico - militare della Germania nazista.

 

Su quanto sopra scritto sarei interessato a saperne di più...

 

Ma voglio andare oltre. Il 10 Giugno 1940 l' Italia fece una formalmente corretta "Dichiarazione di Guerra" a Francia ed Inghilterra, ma nonostante ciò ci siam guadagnati la fama di "pugnalatori alla schiena" doppiogiochisti ecc. ecc.

 

Questo è un argomento che merita un libro. Già su altro Forum feci la medesima proposta suggerendone il titolo "I TRADIMENTI DELLA RAGION DI STATO - traditori, traditi ...e doppiogiochisti". 

 

E' tempo che si sappia che noi Italiani non siam stati più traditori e/o infedeli di altri!

 

(24) Robert DUMAS, LES CUIRASSESSE'S DUNKERQUE et STRASBOURG, Marines Editions et Realisations, 1993, Bourg-en- Bresse, pagina 69.

Edited by Alfabravo 59
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L'argomento é talmente inverosimile, che mi rifiuto di commentarlo. I due autori sono perennemente alla ricerca dello scoop. Leggono un libro di qualsiasi autore, anche i più scalcinati e inattendibili, e si convincono che é il vangelo. Quindi, accusando l'ex nemico di nascondere la verità, scrivono da par loro e fanno stampare le loro  pubblicazioni. Fino a qualche anno fa vi erano Ufficiali che controllavano conoscendo l'argomento, oggi purtroppo tutto questo non esiste più. Leggere il loro libro sulla Battaglia di Punta Stilo é qualcosa di un altro mondo. 

 

 

Francesco Mattesini

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Il libro di Dumas citato scrive quanto segue:

 

"Dato che l'Italia si faceva sempre più minacciosa, i francesi decisero di rimandare la Force de Raid nel Mediterraneo e di intimidire così la flotta italiana. La nave ammiraglia DUNKERQUE salpa da Brest il 24 aprile alle 16, seguita dalle seguenti navi: STRASBOURG, GLOIRE, GEORGES-LEYGUES, MOGADOR, TERRIBLE, AUDACIEUX. La formazione si ormeggia a Mers-el-Kebir il 27 aprile verso le 16.

Il DUNKERQUE esce a più riprese per cercare la flotta italiana verso la Sardegna dal 9 al 10 maggio e dal 12 al 13 giugno per intercettare delle corazzate tedesche che volevano entrare nel Mediterraneo (le informazioni in merito erano false)."

 

Ma aggiungo io, per meglio inquadrare il contesto storico della vicenda, e per sgombrare il campo dalle fake news tanto di moda oggi, una citazione tratta dal classico di J. B. Duroselle, "Histoire Diplomatique de 1919 a' nos jours", Dalloz, Parigi 1962, un libro di testo del mio esame di Storia dei Trattati e Politica Internazionale a Scienze Politiche alla Sapienza nel 1964/65, prof. Mario Toscano.

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Ma la flotta italiana nell'aprile e maggio 1940 se ne stava tranquilla. Come facevano i francesi a pensare che si sarebbe spinta al di fuori delle acque territoriali della Sardegna per andare a disturbare ad esempio la navigazione francese sulle rotte Francia-Algeria, o a realizzare una minaccia cointro le coste francesi, per me é un mistero. La presunta puntata offensiva può esasere accettata soltanto con  la manovra del DUNKERQUE del 12 e 13 giugno, poiché in quei primi  giorni di guerra dichiarata  gli incrociatori italiani della 2^ Squadra Navale si erano spinti al largo delle coste sud-occidentali della Sardegna, e occidentali della Sicilia, ma sempre vicino alle acque metropolitane, subendo molti allarmi per attacchi di sommergibili.

 

Un tentativo di spingersi verso le acque territoriali italiane nel mese di maggio 1940 sarebbe stato per i francesi (con tutti guai che avevano con i tedeschi) controproducente non essendovi stata alcuna dichiarazione di guerra dell'Italia, che si sperava restasse neutrale. Se poi quelle uscite in mare da Mers el Kebir servivano alla Francia per esercitare una pressione psicologica sugli italiani, potrebbe anche essere accettata, ma vi era anche il richio che gli italiani reagissero contro le navi francesi,  risparmiando,  eventualmentre , le navi di superficie, data la superiorità  delle corazzate del nemico, e impiegando soltanto i sommergibili e in particolare i bombardieri della loro numerosa aviazione.

 

Inoltre il Governo francese avrebbe affrettato, con un atto sconsiderato, la dichiarazione di guerra da parte dell'Italia. Non vi é traccia nei documenti italiani, dei tre Uffici Storici, da me riportati nelle Direttive di Supermarina, di queste presunte minaccie francesi. Mi si mostri qualche documento francese dell'epoca, e non chiacchere, e mi ricredero. Fino ad allora permettetemi di dubitarne. 

 

Francesco Mattesini

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La notizia è inattendibile, come sono inattendibili quelli che la hanno diffusa.

Spostando le loro uniche corazzate moderne in Mediterraneo i francesi intendevano premunirsi da un eventuale intervento italiano,

Ma non c'era niente di strano, era la stessa disposizione di forze della IGM quando i francesi avevano portato tutta la loro flotta in Mediterraneo, lasciando gli inglesi ad occuparsi dell'Atlantico.

Se lo avessero ritenuto vantaggioso per la condotta di guerra, non si sarebbero fatti scrupoli attaccando uno stato neutrale, .

Gli inglesi avevano già iniziato le operazioni per invadere la Norvegia e sono stati preceduti solo di poco dai tedeschi.

Ma durante la nonbelligeranza la diplomazia francese faceva il possibile per mantenere l'Italia neutrale.

Un attacco sarebbe stato fare l'esatto contrario.

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Voglio precisare quanto ho scritto prima.

Tirondola non lo conosco, Cernuschi non lo ritengo inattendibile in assoluto, anzi lo ritengo informato e competente, solo ogni tanto parte per la tangente, costruisce dei castelli in aria e sostiene cose assurde.

Non dice una cosa assurda quando parla della possibile caduta del governo Mussolini dopo l'inizio della guerra e prima dell'offensiva tedesca in Francia.

In quel periodo molti in ambienti monarchici, nell'esercito, ma anche nel partito fascista, ritenevano che alla fine gli alleati avrebbero vinto e che quindi, per uscire dall'alleanza con la Germania ed entrare il guerra dalla parte giusta, sarebbe stato necessario liberarsi di Mussolini.

Ci furono sicuramente embrionali tentativi di complotto, poi con il successo dell'offensiva tedesca tutti divennero interventisti.

I complotti ripartirono all'inizio del '43 quando la guerra era avviata alla sconfitta e si materializzarono il 25 luglio.

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Dal libro di Duroselle citato, pagg. 286-288:

 

"Ultimi negoziati con l'Italia.

 

L'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania, ardentemente reclamata da Hitler in una lunga lettera al Duce dell'8 marzo 1940, fu praticamente decisa durante l'incontro tra il Fuehrer e il Duce al Brennero il 18 marzo 1940. Come al solito durante gli incontri tra i due dittatori, Hitler parlò quasi ininterrottamente. Mussolini si accontentò di affermare che  l'entrata in guerra dell'Italia era inevitabile, ma che occorreva scegliere il momento opportuno. Nulla di tutto ciò era molto preciso e Ciano, sempre più neutralista, credette perfino di poter affermare il 19 marzo con l'inviato speciale americano Sumner Welles, che compiva una missione d'informazione in Europa, che l'Italia non sarebbe mai entrata in guerra finché lui era ministro degli affari esteri.

La sera del 14 maggio l'ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi mise al corrente il gabinetto francese di una conversazione che il suo collega di Roma aveva avuto la sera prima con il conte Ciano. Ne emergeva che l'Italia sarebbe probabilmente entrata in guerra. D'altronde, Ciano riferiva nei suoi diari alla data del 13 maggio che Mussolini gli aveva detto: "Prima della fine del mese dichiaro la guerra." E Ciano aggiungeva: "Oggi per la prima volta non ho risposto. Ormai, non posso più fare nulla per trattenere il Duce. Ha deciso di agire e agirà. Crede al successo dei tedeschi e alla rapidità del loro successo. Solo un nuovo sviluppo degli avvenimenti militari può indurlo a ritornare sulla sua decisione; ma per il momento le cose vanno così male per gli Alleati che non c'è alcuna speranza."

 

(segue)

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Il gabinetto francese di guerra decise di non rispondere ai gesti provocatori dell'Italia, e di rinforzare con discrezione la flotta del Mediterraneo.   Ma dato che la situazione peggiorava, si fu costretti a spingersi più oltre sulla via delle concessioni. Il 26 maggio, Reynaud si recò all'improvviso a Londra. Fu preparata una nota secondo cui gli Alleati avrebbero convenuto con l'Italia delle soddisfazioni [delle sue  rivendicazioni ndt] che le avrebbero accordato dopo la guerra.

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Il 26 maggio il presidente Roosevelt, che aveva già inviato degli avvertimenti il 29 aprile e il 14 maggio, indirizzò un messaggio a Mussolini proponendogli di servire da intermediario per trasmettere a Londra e a Parigi le rivendicazioni italiane. Una volta trovata la soluzione, Roosevelt garantiva a nome degli Stati Uniti che tale soluzione sarebbe stata attuata dopo la guerra, a condizione beninteso che l'Italia non entrasse nel conflitto. Sperava così di cancellare il ricordo di Wilson, che si era opposto nel 1919 alla realizzazione delle promesse fatte agli italiani a Londra nell'aprile 1915 dai francesi, dagli inglesi e dai russi. Ma Ciano, che ricevette l'ambasciatore americano, gli rispose con un rifiuto. In una lettera di Mussolini a Hitler, in data 25 maggio, il Duce annunciava l'entrata in guerra dell'Italia dopo il 5 giugno. Il consiglio dei ministri francese preparò allora, la sera del 27 maggio, un progetto di concessioni massicce agli italiani per trattenerli sull'orlo del baratro. Si sarebbero ceduti loro degli immensi territori a spese dell'Africa Equatoriale Francese, dal sud della Libia al Golfo di Guinea. Lo status politico della Tunisia sarebbe cambiato. A questo progetto si aggiunse il 28 la cessione della Somalia francese e della ferrovia di Addis Abeba.

Il nuovo segretario generale del ministero degli affari esteri, Charles-Roux, che era subentrato il 21 maggio ad Alexis Léger, ottenne che il progetto venisse sottoposto preliminarmente al governo britannico. Quest'ultimo [primo ministro Churchill dal 10 maggio ndt] lo criticò duramente: Mussolini, a suo avviso, non si sarebbe dichiarato soddisfatto e avrebbe reclamato sempre di più. Non avrebbe voluto abbandonare il suo alleato germanico nel momento della vittoria. Sopratutto, l'effetto morale in Francia e in Inghilterra sarebbe stato disastroso.

 

(segue)

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L'entrata in guerra dell'Italia.

 

Di fronte a questa reazione, si abbandonò il progetto senza sottoporlo all'Italia. Ma in seno al governo francese Anatole de Monzie, sostenitore delle concessioni, in costante collegamento con l'ambasciatore italiano Guariglia, esercitava una forte influenza su Daladier, ministro degli affari esteri. Difatti si concordò  il 31 maggio su una offerta di negoziati con l'Italia concepita in termini molto più vaghi e che comportava una consultazione con Londra: si sarebbe aperto immediatamente  un ampio negoziato con l'Italia sull'insieme delle questioni mediterranee. Lo stesso giorno, Roosevelt prese una nuova iniziativa, più energica. Dichiarò che l'intervento italiano nella guerra avrebbe portato con sé un aumento della produzione americana di armamenti. Questi due tentativi non giunsero a segno. Il giorno prima, Mussolini aveva inviato una lettera a Hitler che gli annunciava l'entrata in guerra dell'Italia per il 5 giugno. Il 1° giugno Hitler gli rispose chiedendo di ritardare di qualche giorno. Si decise allora per l'11. La dichiarazione di guerra fu notificata il 10 giugno. Come disse allora François-Poncet a Ciano: "E' una pugnalata ad un uomo già a terra" e aggiunse "I tedeschi sono dei padroni duri, ve ne accorgerete anche voi".

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"Fu così che la notte sul 9 maggio 1940 le due moderne navi da battaglia francesi DUNKERQUE e STRASBOURG, di base a Mers-el-Kebir, in Algeria, uscirono "...per ricercare la flotta italiana verso la Sardegna dal 9 al 10 maggio 1940". (24) L' invasione germanica dell' Occidente scatenatasi improvvisamente e per puro caso nel corso di quelle stesse ore scongiurò, all' ultimo istante, sia la puntata di quelle due navi di linea transalpine sia la mossa successiva prevista nei piani anglo-francesi, ovvero un attacco, da parte delle 7 navi da battaglia (WARSPITE, MALAYA, ROYAL SOVEREIGN, RAMILLIES, BRETAGNE, PROVENCE e LORRAINE) di base, in quel momento, ad Alessandria in compagnia della portaerei britannica EAGLE, rivoto contro le coste della Sicilia, da Augusta fin dentro lo Stretto di Messina, allo scopo di arrivare all' attesa, grande battaglia navale decisiva contro la Regia Marina".

 

Di tutto questo progetto, che doveva portare secondo gli autori ad eliminare la Flotta italiana prima ancora di una dichiarazione di guerra (un Tora Tora Tora per capirci) non c’è traccia nei documenti britannici, in particolare nella ben conosciuta corrispondenza dell’Ammiraglio Andrew Browne Cunningham, Comandante della Mediterranean Fleet.

 

Sono in collegamento con l’amico Augusto De Toro, il quale sta cercando qualche particolare sull’episodio nella sua enorme documentazione. L’unica cosa che finora ha trovato è una lettera dell’ammiraglio Darlan del 5 maggio 1940 in cui si parla di un possibile attacco navale all’Italia. Ma questo non significa che il progetto sia stato mandato al Governo Francese per l’approvazione, ma che restò soltanto come un Promemoria ad uso interno. Approvazione che il Governo Francese non avrebbe mai concesso, senza dichiarazione di guerra, e la Francia di attaccare l’Italia non ci pensava assolutamente. Non appena ne saprò di più vi terrò informasti.

 

In conclusione che “La Francia volesse pugnalare l’Italia alle spalle” mi sembra non stia né in cielo né in terra. Quanto alle prese di posizione di Darlan esse non mi meravigliano, conoscendo bene il personaggio, doppiogiochista. Sui due autori che intendevano fare lo scoop, e che in certi discutibili ambienti non mi meraviglierei che lo considerassero fatto, non ho altro da aggiungere a quanto ho già detto.

 

Francesco Mattesini

Edited by Francesco De Domenico
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Continuo con la citazione di fonti bene informate e abbastanza attendibili: il libro dell'ammiraglio Auphan  (un fedelissimo di Darlan, in seguito segretario di stato per la marina nel governo di Vichy) e di Jacques Mordal, "La Marine Française dans la seconde guerre mondiale", Editions France-Empire, Parigi, 1967.

Pagg. 156-161:

 

"In fin dei conti, il consiglio supremo interalleato del 23 aprile aveva deciso di non cambiare nulla nell'organizzazione del comando;  ma venne convenuto che la Force de Frappe, ancora a Brest, raggiungesse definitivamente il Mediterraneo occidentale e che un'altra squadra francese sarebbe stata inviata d'urgenza in Mediterraneo orientale, dove gli inglesi avevano al momento solo delle forze leggere. In attuazione di questo piano, la squadra dell'ammiraglio Gensoul (DUNKERQUE, STRASBOURG e parecchi gruppi leggeri) arrivò a Mers-el-Kebir il 27 aprile, e una squadra d'occasione battezzata Force X, comprendente tre corazzate classe LORRAINE, due poi tre incrociatori pesanti e del naviglio leggero, sotto il comando dell'ammiraglio Godfroy, raggiunse ad Alessandria le due corazzate britanniche che l'ammiraglio sir Andrew B. Cunningham vi aveva appena condotto di persona. Tre settimane più tardi, dopo che la squadra inglese era stata  rafforzata, la BRETAGNE e la PROVENCE tornarono in Mediterraneo occidentale, lasciando la LORRAINE incorporata in una divisione britannica di navi di linea.

Così per far fronte alla flotta italiana  il dispositivo strategico alleato comprendeva a grandi linee: a Tolone, la 3e Escadre francese (4 incrociatori pesanti e una decina di contre-torpilleurs); a Mers-el-Kebir e ad Algeri le due corazzate veloci dell'ammiraglio Gensoul e le due corazzate lente del contrammiraglio Bouxin, con due divisioni di incrociatori e numerosi contre-torpilleurs; a Biserta una importante flottiglia di sommergibili francesi (sei divisioni), senza contare i sommergibili britannici di Malta; ad Alessandria infine, sotto il comando superiore dell'ammiraglio Cunningham, una squadra britannica e la Force X.

Riportando le grandi navi delle forze navali alleate alle due estremità del Mediterraneo, lontano dai bombardamenti aerei che la Luftwaffe ci aveva insegnato a temere, attribuimmo all'aviazione italiana un coefficiente di efficacia che l'esperienza rivelerà sopravvalutato...(1)

 

(segue)

 

(1) Precisiamo che l'Italia non aveva un'aviazione marittima e che, a quanto sembra, la Regia Aeronautica mancava di addestramento all'attacco contro le navi in mare.

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L'ammiraglio Sud (ammiraglio Esteva) si era installato il 30 aprile a Biserta, dove l'ammiraglio Cunningham, con cui aveva rapporti cordiali, era venuto a trovarlo prima di partire per il Levante. Nell'attesa della dichiarazione di guerra italiana, il traffico commerciale britannico da est a ovest era stato sospeso nel Mediterraneo e dirottato sulla rotta del Capo. Ma nel bacino occidentale le comunicazioni francesi con l'Africa del Nord funzionavano come di consueto, con le forze aeree delle 3e  e 4e Régions Maritimes e le divisioni di navi scorta di pattuglia del Mediterraneo occidentale pronte ad entrare in azione.

 

L'idea nutrita da tempo era che la prima sera seguente alla dichiarazione di guerra dell'Italia si doveva, ovunque possibile, attaccarne le basi, bombardarne i centri industriali, punzecchiarne le coste al fine di provocarne la flotta. Squadriglie della RAF erano posizionate sui campi d'aviazione della Provenza a portata d'intervento contro le fabbriche della valle padana. La 3e Escadre aveva preparato il bombardamento dei depositi di carburante e di altre installazioni militari del Golfo di Genova. Era l'operazione "Vado", decisa in linea di principio il 15 maggio. Altre dovevano seguire senza ritardo: in mar Tirreno ad opera delle forze di Tolone, in Italia del Sud e in Sicilia di quelle di Biserta e di Algeri, nel Dodecaneso e sulle coste della Cirenaica di quelle d'Alessandria.

 

Fu così che l'11 giugno alle 8 h 50 - le ostilità  erano aperte appena dalla mezzanotte - l'Ammiragliato francese emana l'ordine di eseguire "Vado" la sera stessa. Gli inglesi sono informati che si fa affidamento come previsto sull'appoggio della loro aviazione. L'ammiraglio Duplat riceve l'ordine di impegnarsi anche se l'Armée de l'Air francese non può garantirgli alcuna copertura. Questa conferma diramata alle 17 h 35 trova la 3e Escadre concentrata nella rada delle Salins d'Hyères, con le turbine accese, attendendo la notte per salpare in modo da trovarsi all'alba davanti agli obiettivi.

 

Ventidue minuti più tardi, contrordine "Annullate Vado. Annullate i miei telegrammi precedenti. E' un ordine del governo".

Catastrofe! Gli equipaggi vengono avvertiti. Occorre rientrare a Tolone con la coda tra le gambe, dato che la rada dei Salins è mal difesa contro l'aviazione. Il segreto rischia di trapelare. Prima di risolversi a rientrare, l'ammiraglio Duplat ha inviato una rispettosa ma ferma protesta. Ancora una volta non è l'Ammiragliato, è il governo che ha dato il contrordine.

Che cosa è accaduto?

E' accaduto che nel corso delle riunioni ministeriali tenute quel giorno a Briare, qualcuno avrà fatto notare che è cattiva politica, al punto in cui ci si trova, provocare la Regia Aeronautica e recare all'Italia il primo colpo. Quel  parere è prevalso, e Darlan ha dovuto inchinarsi. Il generale Vuillemin ha ricevuto l'ordine di bloccare le squadriglie della RAF che si apprestavano a decollare.

Sul momento questa decisione provoca una viva emozione. Churchill ne parla ancora nelle sue "Memorie" con grande malumore. Si sa oggi che in realtà l'aviazione italiana aveva effettivamente il 10 giugno delle istruzioni molto restrittive: limitarsi a voli di ricognizione senza sorvolare il litorale francese. Decisamente una "drole de guerre"!. Ma l'indomani queste consegne vennero tolte. Il 12 giugno, 21 bombardieri Savoia 79 attaccavano Biserta, danneggiando alcuni apparecchi e incendiando duecento fusti di benzina sul campo d'aviazione di Sidi-Ahmed. Darlan ottiene finalmente il ritiro del contrordine. Si farà "Vado". Non quella sera, dato che è troppo tardi, ma l'indomani, nella notte tra il 13 e il 14.(1)

Quasi a finir di togliere ogni scrupolo, Tolone viene bombardata il 13, ma così timidamente che si invita la contraerea a risparmiare le munizioni.

 

 

(1) "Essendo stata bombardata Biserta, il governo autorizza delle rappresaglie. La 3e Escadre eseguirà Vado nella notte dal 13 al 14... Dare alle squadriglie dell'aviazione britannica libertà di manovra per attaccare". Messaggio n. 50 delle 22h 50 del 12 giugno.

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La vasta esposizione  di Francesco De Domenico fornisce  la prova lampante che non ci fu da parte della Francia alcuna intenzione di entrare con la Flotta nelle acque territoriali italiane per affrontarne la Flotta, ma anche  se a titolo dimostrativo, perché in entrambi i casi avrebbero condotto alla temuta entrata in guerra dell'Italia. Ma le azioni offensive avvennero soltanto dopo la dichiarazione di guerra, attuando i piani preparati dagli Uffici Operativi degli Stati Maggiori, e ciò avvenne con l'intervento navale realizzato dai francesi con il bombardamento di Genova.

 

Ogni azione di guerra preparata sulla carta, per lo storico serio può essere accennata, dandogli il giusto valore, ma non  deve essere descritta, per far colpo sull'opinione pubblica, in modo irrazionale o ambiguo, basandosi su notizie iomprecise, a volte tendenzialmente  manipolate. Ossia i piani di guerra compilati in tempo di pace devono essere tenuti divisi dal reale compimento di un'azione navale, anche se poi  essa si verificò realmente in seguito a quegli stessi piani.

 

Ad esempio l'Italia aveva piani per attaccare in ogni parte del Mediterraneo, e vi includevano perfino la eventuale conquista delle Baleari, ma da realizzare soltanto con il permesso di Franco, che poi il Governo si guardò bene dal chiedere. Fu mandato un gruppo da bombardamento alle Baleari per attaccare Gibilterra, ma Franco, dopo averne concesso prima della guerra le basi, né chiese il ritiro.

 

Di questi piani nel giugno del 1940 l'Italia non né dette attuazione ad alcuno, limitandosi all'ultimo momento  alle quattro cannonate sul confine con la Francia, e rimediandoci la distruzione del forte dello Chaberton, la fortificazione più potente delle Alpi, che controllava la Valle di Briancon. E il tutto per avere un miglaio di morti con i quali potersi sedere al tavolo della pace.

 

In mancanza d’altro, di fronte alle schiaccianti vittorie tedesche, e al nostro fallimento dello sfondamento al Moncenisio, fu glorificata dalla stampa la conquista di Mentone, a 2 Km dal confine di Ventimiglia, massima distanza dell'avanzata italiana in territorio francese.

 

Nel frattempo era avvenuto il bombardamento di Genova, senza che alcuna Divisione Navale italiana fosse stata mantenuta in posizione per intervenire nel porto di La Spezia E ciò perche la strategia dell'ammiraglio Cavagnari comportava che ogni unità navale della 1a e 2a Squadra doveva tenersi pronta a fronteggiare il nemico nel Mare Ionio e nel  Basso Tirreno, proprio perché egli temeva che la coalizione franco-britannica avrebbe potuto attaccare fin dai primi giorni di guerra obiettivi italiani e la navigazione marittima.

 

E infine la ciliegina sulla torta:

 

Secondo quanto riferitomi da Augusto de Toro che mi manderà i documenti (che poi porterò a conoscenza), nei colloqui navali tra i rappresentanti francesi e quelli britannici del 4 – 6 maggio 1940, i francesi, tramite il loro Capo di Stato Maggiore  ammiraglio Darlan, chiesero di iniziare operazioni navali  congiuunte contro l’Italia, ma trovarono l’opposizione dei rappresentanti britannici, e si di mostrò contrario anche il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Francesi. Lo stesso Darland con lettera del 2 maggio aveva però specificato con gli Alleati che l’intervento navale doveva verificarsi soltanto dopo l’entrata in guerra dell’Italia.

 

L’8 e il 9 maggio 1940 i due incrociatori da battaglia DUNKERQUE e STRASBOURG, uscirono dalla base di Mers-el-Kebir, ma non per andare a ricercare ed attaccare la Flotta italiana in direzione della Sardegna, ma per svolgere soltanto un periodo di esercitazioni di addestramento. Con i due incrociatori da battaglia uscirono soltanto i quattro incrociatori leggeri della 4a Divisione LA  GALISSONNIERE, JEAN DE VIENNE, MONTCALM e JEAN DE VIENNE e i tre cacciatorpediniere MAGADOR (6a Divisione) e  L'AUDAcieux e LE TERRIBLE. (10a Divisione). Quindi, nove  unità in tutto.

 

Inoltre,. a dimostrazione di una serie di errori, l'uscita delle navi francesi da Mers el Kebir del 12-13 giugno 1940, non avvenne in direzione delle costre italiane, ma verso lo Stretto di Gibilterra, poiché gli anglo-francesi temevano che navi di superficie della flotta tedesca potevano entrare nel Mediterraneo per ricongiungersi alle unità della Flotta italiana.

 

E questo dovrebbe mettere  fine alla discussione, dimostrando come la storia possa essere distorta quando si da fiducia, senza effettivo controllo e riscontro, ai testi inesatti di alcuni storici o scrittori male informati. Lo dico con orgoglio, ma Mattesini nelle contestazioni di quel genere, per gravità di affermazioni, non ci é mai cascato. Al limite ho avuto delle discussioni, sapendo rispondere e, se in errore, riconoscendolo pubblicamente.

 

Francesco Mattesini

Edited by Francesco Mattesini
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Volevo commentare la citazione dal libro di Duroselle pagg. 286-288:


 


"Ultimi negoziati con l'Italia.


 


L'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania, ardentemente reclamata da Hitler in una lunga lettera al Duce dell'8 marzo 1940, fu praticamente decisa durante l'incontro tra il Fuehrer e il Duce al Brennero il 18 marzo 1940."


 


Confermo l'esistenza della lettera e che chiedesse l'intervento dell'Italia, ma contesto l' "ardentemente".


Il mio giudizio è che i tedeschi non siano mai stati convinti che l'intervento dell'Italia fosse un vantaggio per loro.


Lo chiedevano perché eravamo alleati e sarebbe stato scortese non farlo, ma non credo con grande convinzione.


Quando il 30 maggio comunicammo ai tedeschi che intendevamo entrare in guerra il 5 giugno ci risposero di attendere qualche giorno.


L'Italia neutrale dava la possibilità di aggirare il blocco economico, poteva essere utile in diplomazia e in ultima analisi proteggeva meglio il fronte sud.


Con l'Italia neutrale nel '43 la situazione militare della Germania sarebbe stata molto migliore.


Del resto Hitler fu sempre contrario ad estendere il conflitto senza necessità.


Non obbligò la Spagna ad intervenire quando avrebbe potuto farlo e intervenne nei Balcani solo perché obbligato dal colpo di stato Jugoslavo e dall'attacco italiano alla Grecia.


 


L'affermazione successiva sull'incontro al Brennero del 18 marzo è sicuramente sbagliata.


Dai diari di Ciano, Mussolini promise l'intervento per un futuro indeterminato, come già fatto più volte in passato.


Mussolini si convinse a intervenire solo il 13 maggio, quando l'attacco in Francia era chiaramente un successo.

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