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La saldatura nella costruzione navale


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Abbiamo toccato più volte questo argomento, specie per merito di Poddighe, che ultimamente sul lavoro “Vesikko – il primo battello della Reichsmarine” ha scritto:

“La sua costruzione faceva uso esclusivo della saldatura elettrica (relativamente una novità, ai tempi un’enorme progresso, che precedette di almeno due anni gli Stati Uniti, maggiormente Francia, Inghilterra e Giappone, non parliamo dell’Italia, che ne scoperse l’impiego con oltre dieci anni di ritardo ..)” (pag. 29).

Mi interessava sapere con più precisione quando la saldatura è stata introdotta per ogni nazione, per cui ho fatto un po’ di ricerche in proposito, nella mia biblioteca ed in internet.

Particolarmente interessante è stato il libro “The Royal Navy 1930-2000 Innovation and Defence” di Richard Harding di cui la parte relative alla saldatura: “Welding in the British Shipbuilding industry” di Lewis Johnman and Hugh Murphy è interamente visibile in internet.

Ecco il risultato della mie ricerche, senza pretesa di completezza, se qualcun altro riesce a tappare i buchi che ho lasciato, è benvenuto.

 

Germania

Il Vesikko del 1931 anche se costruito in Finlandia, può essere considerato la prima costruzione interamente saldata, seguito da tutti gli altri sommergibili tedeschi; non sono riuscito ad avere informazioni sulle navi di superficie.

 

Giappone

Dal libro “Gli Incrociatori” di Giorgio Giorgerini risulta che i giapponesi impiegarono la saldatura elettrica già dal 1922 nell’incrociatore leggero Yubari e che continuarono ad usarla in tutti gli incrociatori costruiti successivamente.

Ho trovato altre informazioni in parte contraddittorie.

Sul libro “Design and construction of the battleship Yamato e Musashi” di Matsumoto a pag 343: “As early as 1932 this welding was used extensively in building the minelayer Yaeyama. The 10.000 ton submarine tender Taigei, completed in march 1934, was the first ship in the Japanese Navy with a completely welded shell.”.

Ma non tutto andò bene, il 12 marzo 1934 si capovolse la torpediniera Tomozuru e il 26 settembre 1934 in una tempesta i caccia classe Fubuki Hatsuyuki e Yugiri persero la prua fino alla torre di comando ed altri subirono fessurazioni e danni strutturali.

La Marina giapponese fece una inchiesta, modificò e rinforzò le navi esistenti e per il futuro decise di non usare la saldatura nei membri strutturali longitudinali.

La Yamato fu costruita con un sistema misto, con quasi tutte le sovrastrutture saldate.

Credo probabile che per Yubari e incrociatori successivi la costruzione fosse mista, si arrivò a costruzione completamente saldata con la Taigei e poi si tornò parzialmente indietro usando la chiodatura sulle parti strutturali più sollecitate.

 

Russia

Dal libro “Submarines of the Russian and Soviet Navies 1718-1990 di Polmar e Noor (pag 86): “...construction of the first all wended submarine starting in 1934.”

Tutti i sommergibili successivi dovrebbero avere costruzione saldata, non ho informazioni sulle navi di superficie.

 

Stati Uniti

Dal libro “U.S. Submarines trouth 1945” di Friedman (pag 200) la costruzione saldata fu adottata sui sommergibili dal 1934; non è chiaro quando questa decisione sia stata messa in atto, forse dalla successiva classe “Pearch” impostata dal 1935.

Non ho informazioni sulle navi di superficie.

 

Italia

Dalla pubblicazione “Sommergibili Italiani Rivista Marittima 1990” di Turrini (pag.78): “La saldatura elettrica venne applicata per la prima volta sui sommergibili della classe “Marconi” alla fine del 1938. Tuttavia per prudenza sulla parte interna vennero mantenuti i coprigiunti a semplice chiodatura. Solo con i sommergibili della classe “Saint Bon” costruiti a guerra ormai iniziata si passò alla saldatura elettrica normale.”

I Saint Bon furono impostati nel 1939 e varati nella prima metà del ’40 quindi l’impiego della saldatura elettrica in Italia data dal ’39.

Alla luce dei problemi incontrati dai giapponesi la prudenza italiana nella prima realizzazione è comprensibile.

 

Inghilterra

Dal libro “The Royal Navy 1930-2000 Innovation and Defence” di Richard Harding.

La saldatura fu introdotta nel 1917 e nel 1920 fu costruita la “Fullagar” un piccolo cargo lungo 45m; i risultati furono buoni, ma non ebbe seguito anche per le resistenze dei sindacati in quanto la costruzione rivettata impiegava una mano d’opera numerosa ed il primo dopoguerra era un periodo di depressione per i cantieri navali.

Verso il 1930 si iniziò ad includere parti saldate nella costruzione delle navi militari.

L’Ammiragliato spingeva per la costruzione saldata e la usava nelle navi costruite negli arsenali, mentre cantieri privati e lavoratori facevano resistenza per non cambiare le tecniche di costruzione in uso, per evitare investimenti e per timore di disoccupazione.

Nel 1931 l’incrociatore Achilles fu costruito dalla Cammel Laird in buona parte saldato e nel 1935-37 la portaerei Ark Royal sempre Cammel Laird fu al 75% di costruzione saldata.

Anche gli altri incrociatori leggeri della classe Leander (Leander, Achilles, Neptune Aiax) e il successivo Arethusa, costruiti tra il ’31 e il ’34 furono in buona parte saldati.

Il dragamine Seagull 850t completato il 30 marzo 1938 fu la prima nave della Royal Navy interamente saldata.

Solo nel 1942 si cominciò a pensare a caccia (credo di scorta) interamente saldati, ma la notizia dagli USA di navi mercantili interamente saldate che si erano spezzate in due indusse alla cautela. Famosa fu la rottura della petroliera tipo T2 Schenecstady (poi Diodato Tripcovich) nuova, pronta per la consegna avvenuta in porto il 16 gennaio 1943.

In conclusione la resistenza all’innovazione continuò ad essere forte, con ovvi riflessi negativi sulla competitività dei cantieri inglesi. Scot’s di Grenock costruì la sua prima petroliera interamente saldata solo nel 1956 e Hartland&Wolff costruiva ancora navi passeggeri rivettate nel 1960.

 

Francia

Il libro “French destroyers” di John Jordan e Jean Moulin (pag 161) riporta un esteso uso della saldatura nel Mogador impostato nel 1935, mentre la precedente classe Fantasque era interamente rivettata.

 

Riassumendo, per la costruzione parzialmente saldata la situazione mi risulta:

Giappone 1922, Germania 1931, Inghilterra 1931, URSS 1934, Stati Uniti 1935, Francia 1935, Italia 1938.

Per la costruzione interamente saldata:

Germania 1931, Giappone 1934, URSS 1934, Stati Uniti 1935, Inghilterra 1938, Italia 1939; per la Francia nessuna informazione.

Le date di prima costruzione parziale o totale sono un criterio indicativo, più significativa sarebbe la percentuale della costruzione saldata sul totale costruito negli anni, ma per ottenere questi dati sarebbe necessaria ricerca approfondita.

In conclusione in questo modo vedo il bilancio molto meno sfavorevole per l’Italia di quanto lo giudicasse Poddighe; la metterei sempre all’ultimo posto, ma con un ritardo più limitato.

 

Poddighe nei suoi scritti attribuisce l’arretratezza italiana principalmente alla resistenza al cambiamento dell’industria, che ci fu certamente.

A questo proposito è interessante il confronto con il caso inglese.

La Marina spingeva per il cambiamento, ma per le resistenza dell’industria non riuscì ad imporlo e fece dei progressi molto lenti.

Nel caso italiano, la mia impressione, non basata su informazioni certe, è che non ci sia stata nessuna richiesta da parte della Marina, anzi, le notizie dei guai giapponesi e la mancata adozione da parte degli inglesi, che erano il nostro riferimento, spingevano ad evitare novità.

La nostra Marina era gerarchica e tradizionalista, le proposte di innovazione erano viste con sospetto.

Un industriale propone una innovazione se pensa di poterne avere un vantaggio competitivo, se prevede che la sua proposta sia respinta o addirittura vista in modo negativo, si guarda bene di avanzarla.

Immagino che negli Stati Uniti la situazione sarebbe stata completamente diversa; una proposta innovativa sarebbe stata ricevuta con interesse e attentamente esaminata.

Anche da noi ci sono state eccezioni, il Conte Caproni era innovativo, ma era un caso particolare.

Concludendo, ritengo gli industriali quasi innocenti, la maggiore responsabilità è del committente.

 

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La mia mota sul Vesikko in merito alla saldatura riguarda gli scafi dei sommergibili in Europa

Il mio lavoro generale sulla saldatura, riporta sia gli esperimenti in Inghilterra durante la 1^ GM, sia l' impegno delle imprese di Edison negli USA nei primi anni 20. ed evidenzia come l' applicazione su larga scala (su navi di superficie) fu quella tedesca allo scopo di alleggerire le navi in un quadro di aggiramento delle regole di Versailles.

nel complesso gli inglesi furono restii ad adottare la saldatura elettrica, per problemi (attrezzature e qualifiche del personale) simili a quelle degli italiani, ma certamente i più arretrati in assoluto furono i cantieri italiani.

Occorre fare poi una distinzione tra unità di superficie e sommergibili, il progresso in questo settore fu diverso, e le scelte divergenti

Per esempio, ancor prima del Vesikko, i russi (tra l' altro sulla realizzazione anche di progetti italiani, adottarono la saldatura elettrica. parziale già nel 1929

In Italia si sapeva, avevamo due fonti, USA e Germania, ma coscientemente si scelse (industria e cantieri) di non adottarla, per ragioni speculative/economiche, non tecniche (a parte le carenze sulla qualità degli acciai, comunque esistenti)

Sui sommergibili, con una politica scellerata di costruzioni, le scelte furono politiche, su input di lobbies cantieristiche che hanno nomi e cognomi

La responsabilità non fu assolutamente del committente operativo, la regia Marina, ma del committente politico (che passava ben sopra le specifiche operative) ed agiva in simbiosi con le lobbies cantieristiche

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